Miki63
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Gli amici respinti dall’agriturismo dopo aver mostrato i documenti. La ragazza che non ha potuto regalare un weekend al fidanzato, il b&b siciliano «tutto esaurito». I cittadini di Codogno che vogliono prenotare una vacanza: «Ci trattano da appestati»
Ma non dovevamo diventare tutti più buoni? Che poi Codogno è la zona più sicura, insieme alla bergamasca, oggi, e una delle poche dove si possa parlare di immunità di gregge reale.
«Mi spiace, ma non abbiamo più un posto libero. Provate più avanti». La scusa del tutto esaurito è spesso usata albergatori per rifiutare clienti non graditi. E in queste settimane molti codognesi se la sono sentita ripetere mentre cercavano di prenotare le vacanze. «Ora, non due mesi fa — obietta il sindaco della cittadina, Francesco Passerini — come se la nomea del primo focolaio di Coronavirus ci sia rimasta attaccata addosso». La «zona rossa» è un ricordo, la curva dei contagi si è azzerata e in ospedale da tempo non ci sono malati di Covid-19. Eppure la Bassa Lodigiana ancora richiama la paura del virus. Molti sono albergatori. Le storie sono tante e attraversano l’Italia: Toscana, Abruzzo, Sicilia, Romagna, Liguria. Ne abbiamo raccolte quattro.
Davide Passerini, avvocato codognese e sindaco a Fombio si sente «triste e umiliato». Aveva progettato un weekend in un agriturismo toscano; si è sentito rispondere picche una volta che i titolari avevano controllato la provenienza del gruppo. «Il nostro contatto in Toscana era avvilito — spiega Passerini —. Aveva trovato il posto, ma il proprietario ci ha ripensato quando ha visto i documenti, era terrorizzato dall’idea di convivere con chi proveniva dalla zona in cui si era propagato il virus. Eppure da due mesi da noi non ci sono casi». Passerini non vuole fare il nome: «Non sarebbe giusto, sui social finirebbero in pasto ai leoni, ma è solo gente che ha paura».
Una 28enne di Codogno si è vista respingere da tre hotel di Riccione con modi molto meno urbani. A raccontare la vicenda è il padre Danilo Traversoni: «Mia figlia Ambra voleva fare un regalo al suo ragazzo organizzando una vacanza sulla Riviera Romagnola: ha chiamato tre alberghi, tutti l’hanno respinta: “Codogno? Non c’è posto”. È vergognoso, non siamo appestati. Alla fine ha ripiegato sulle Marche”. Un’altra residente, che vuole restare anonima, ha avuto problemi in Sicilia: «Volevo tornare a Marsala, ho contattato tre b&b. “Quelli della zona rossa? Ci spiace ma non abbiamo posto”, le risposte in fotocopia».
Lieto fine invece per Dario Migliorini e la sua fidanzata Lara Nicolini, lei infermiera all’ospedale e per mesi in prima linea contro il Covid. Volevano fare un tour in Italia «per aiutare il turismo del nostro paese». Hanno prenotato in Abruzzo tramite un sito specializzato e ricevuto conferma. «Qualche giorno dopo ci ha chiamato la struttura scusandosi perché nel frattempo i posti erano esauriti. Abbiamo segnalato la cosa alla piattaforma. Nulla di esplicito ma il sospetto resta».
È stato l’unico intoppo per la coppia, che si sta godendo la vacanza in Italia. «A Jesolo ci hanno accolto come eroi — racconta Dario — e fatto complimenti alla mia fidanzata per il suo impegno con i malati. Alla fine gli ignoranti, per fortuna, sono solo una minoranza».
Le ferie impossibili dei Codognesi: «In molti casi trattati da appestati» - Corriere.it
Ma non dovevamo diventare tutti più buoni? Che poi Codogno è la zona più sicura, insieme alla bergamasca, oggi, e una delle poche dove si possa parlare di immunità di gregge reale.
«Mi spiace, ma non abbiamo più un posto libero. Provate più avanti». La scusa del tutto esaurito è spesso usata albergatori per rifiutare clienti non graditi. E in queste settimane molti codognesi se la sono sentita ripetere mentre cercavano di prenotare le vacanze. «Ora, non due mesi fa — obietta il sindaco della cittadina, Francesco Passerini — come se la nomea del primo focolaio di Coronavirus ci sia rimasta attaccata addosso». La «zona rossa» è un ricordo, la curva dei contagi si è azzerata e in ospedale da tempo non ci sono malati di Covid-19. Eppure la Bassa Lodigiana ancora richiama la paura del virus. Molti sono albergatori. Le storie sono tante e attraversano l’Italia: Toscana, Abruzzo, Sicilia, Romagna, Liguria. Ne abbiamo raccolte quattro.
Davide Passerini, avvocato codognese e sindaco a Fombio si sente «triste e umiliato». Aveva progettato un weekend in un agriturismo toscano; si è sentito rispondere picche una volta che i titolari avevano controllato la provenienza del gruppo. «Il nostro contatto in Toscana era avvilito — spiega Passerini —. Aveva trovato il posto, ma il proprietario ci ha ripensato quando ha visto i documenti, era terrorizzato dall’idea di convivere con chi proveniva dalla zona in cui si era propagato il virus. Eppure da due mesi da noi non ci sono casi». Passerini non vuole fare il nome: «Non sarebbe giusto, sui social finirebbero in pasto ai leoni, ma è solo gente che ha paura».
Una 28enne di Codogno si è vista respingere da tre hotel di Riccione con modi molto meno urbani. A raccontare la vicenda è il padre Danilo Traversoni: «Mia figlia Ambra voleva fare un regalo al suo ragazzo organizzando una vacanza sulla Riviera Romagnola: ha chiamato tre alberghi, tutti l’hanno respinta: “Codogno? Non c’è posto”. È vergognoso, non siamo appestati. Alla fine ha ripiegato sulle Marche”. Un’altra residente, che vuole restare anonima, ha avuto problemi in Sicilia: «Volevo tornare a Marsala, ho contattato tre b&b. “Quelli della zona rossa? Ci spiace ma non abbiamo posto”, le risposte in fotocopia».
Lieto fine invece per Dario Migliorini e la sua fidanzata Lara Nicolini, lei infermiera all’ospedale e per mesi in prima linea contro il Covid. Volevano fare un tour in Italia «per aiutare il turismo del nostro paese». Hanno prenotato in Abruzzo tramite un sito specializzato e ricevuto conferma. «Qualche giorno dopo ci ha chiamato la struttura scusandosi perché nel frattempo i posti erano esauriti. Abbiamo segnalato la cosa alla piattaforma. Nulla di esplicito ma il sospetto resta».
È stato l’unico intoppo per la coppia, che si sta godendo la vacanza in Italia. «A Jesolo ci hanno accolto come eroi — racconta Dario — e fatto complimenti alla mia fidanzata per il suo impegno con i malati. Alla fine gli ignoranti, per fortuna, sono solo una minoranza».
Le ferie impossibili dei Codognesi: «In molti casi trattati da appestati» - Corriere.it