Erminio Ottone
Memento Audere Semper
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Proviamo ad essere lucidi e senza cedere agli interessi di partito. Agli interessi demagogici, al tanto peggio tanto meglio. Mi sembra evidente che per l’ennesima volta abbiamo una situazione in cui, sia il capo del governo che le opposizioni, non badano all'interesse degli italiani e dello Stato, ma solo a manovre politiche di corto respiro. Chi afferma il contrario sa di mentire o fa parte degli ultras curva nord, sud, est ed ovest.
È un dato incontrovertibile che il tasso di interesse offerto all’Italia con il MES sia molto appetibile, ovvero ricevere un grande quantitativo di denaro A TASSO RAGIONEVOLE, sufficiente a rimettere in piedi la sanità del Paese. Eppure, invece di ringraziare la UE per il fatto di venire in soccorso con enormi risorse (tra MES, Recovery Fund ecc.) che l’Italia da sola non riuscirebbe a reperire, ( o se le reperisse, a tassi di interesse ben diversi) da una parte abbiamo il premier Conte il quale, pur di conservare la poltrona deve barcamenarsi a fronte della vergognosa e ignorante demagogia di una parte del M5S, e quindi prende tempo (quando i soldi alla sanità servono il più presto possibile). Dall’altra abbiamo i cosiddetti sovranisti, quel gruppo di canaglie e traditori della Patria, i quali, pur di non veder sconfessata tutta la loro assurda retorica anti-UE, remano contro l’interesse nazionale, farneticando di trappole e vincoli inesistenti.
Magari ci fossero vincoli maggiori! Possibile che non ci si voglia rendere conto che la classe politica e la pubblica amministrazione italiana sono corrotte? È forse un segreto che si spendano male, malissimo (in particolare nel Meridione, ma anche spesso anche al nord) i soldi pubblici? Possibile che un infantile nazionalismo accechi molti dei mass media e gran parte dell'opinione pubblica al punto di non capire che sarebbe molto meglio per i contribuenti italiani (che i soldi del MES dovranno un giorno restituirli), che l’Unione Europea controllasse rigorosamente e ponesse vincoli severi a come vengono spesi? Purtroppo invece non controllerà che una cosa, che la voce di spesa indichi qualcosa di classificabile come “spesa sanitaria diretta o indiretta”. Il che è un assist a porta vuota. Noi, in cialtronaggine, siamo abilissimi nell' inventare magheggi per rendere credibili le pezze giustificative
Poi vorrei dire due cose a Norma Rangeri (direttrice del Manifesto, la conduttrice della settimana della Rubrica radiofonica di Radio 3 RAI, Prima Pagina).
1) Ieri ha affermato di non capire “per quale motivo Stati come Olanda, Finlandia, Danimarca ecc. vengano definiti frugali, anche se hanno un debito privato elevato”.
Glielo spiego subito.
Il motivo è che il debito di uno Stato si chiama “debito pubblico”, non “debito privato” (che è invece quello di famiglie e imprese). Pertanto, visto che, incontrovertibilmente, lo Stato italiano storicamente è stato scialacquatore e spendaccione (già sento levarsi l’obiezione demenziale del cosiddetto "avanzo primario"), mentre sono state le famiglie italiane ad essere frugali, lo Stato italiano ha meritata fama di Stato spendaccione ed irresponsabile.
Al contrario invece, gli Stati frugali hanno accumulato poco debito pubblico. Il fatto che alcuni di essi abbiano popolazioni residenti con minore propensione media al risparmio, c’entra come i proverbiali cavoli a merenda. La solvibilità di un debito si misura rispetto al debitore! Se la persona giuridica “Bel paese” è sommersa di debiti, poco importa se i residenti sul suo territorio siano indebitati, a meno che non si ipotizzi di far pagare il debito pubblico a tali residenti, aumentando in maniera sufficiente le imposte ai residenti stessi, tramite una super-patrimoniale;
2) lei, gentile Rangeri, a proposito del MES cita il caso della Grecia. La realtà è che gli Stati che hanno fatto ricorso al MES in passato (Irlanda, Portogallo e Spagna) si sono risanati con sforzi ragionevoli. Invece la Grecia ha pagato il risanamento imposto dalla troika con lacrime e sangue perché ha scontato il fatto di essere stata governata, dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi, da governi ancora più corrotti e clientelari di quelli italiani.
Segue un ottimo editoriale sul Corriere di oggi, di Massimo Franco, che illustra la situazione attuale con il MES.
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IL PREMIER CONTE PRIGIONIERO DELLE AMBIGUITÀ DEL MOVIMENTO M5S
La domanda rimbalza tra Palazzo Chigi e i partiti, arrivando fino al Quirinale. Il governo rischia di più rinviando qualsiasi decisione sul Mes, o assumendosi la responsabilità di chiedere il prestito europeo di 37 miliardi di euro per il sistema sanitario? La questione riguarda in primo luogo il Movimento Cinque Stelle, barricato ufficialmente dietro un «no» granitico; e a cascata il premier Giuseppe Conte, che di quel rifiuto è portavoce e forse vittima. L’insistenza con la quale l’opposizione chiede il voto in Parlamento, sicura che emergerà, parole del leghista Matteo Salvini, «una maggioranza favorevole all’interesse nazionale», dovrebbe far nascere qualche sospetto.
E forse si sta insinuando nelle file grilline, o almeno tra i ministri e in Conte, costretti ad assecondare un «no» all’Europa al quale non credono nemmeno loro. Il fatto che la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, si rivolga ai Cinque Stelle ribadendo che il Mes sarebbe «una clamorosa trappola», è significativo. Lo è ancora di più il suo appello accorato a «non cambiare idea», indice di una trincea ideologica nella quale si avvertono cedimenti. La notizia del colloquio telefonico di lunedì tra Conte e la cancelliera tedesca Angela Merkel, che inizia il semestre di presidenza della Germania, è un primo indizio.
Segue la reazione piccata del capo del governo italiano che nei giorni scorsi, di fronte alle pressioni dell’alleata, aveva ribattuto che l’agenda economica dell’Italia la preparava lui. Parole destinate a rassicurare i settori più intransigenti dei Cinque Stelle, e magari a cercare di disarmare la destra. Ma imprudenti per i contraccolpi che hanno creato nella maggioranza: in primis col Pd e Iv. E, cosa più preoccupante, per l’ennesimo segnale contraddittorio consegnato a un’Europa che nelle nazioni del Nord si nutre dei pregiudizi contro l’Italia populista e spendacciona; bisognosa di aiuti finanziari ma esitante quando deve accettarne le condizioni. Non è ancora chiaro l’epilogo.
Cominciano però a delinearsi le conseguenze di un’ambiguità che Conte avalla, ossessionato dal timore di una frattura parlamentare dei grillini. L’idea di rinviare tutto a settembre nasce dall’ansia di durare senza scossoni. Gli scossoni, però, arrivano comunque. E non si può esorcizzare la prospettiva di ritrovarsi tra due, tre mesi con un ritorno del coronavirus, senza avere chiesto i fondi che permetterebbero di agire subito sui punti deboli del sistema sanitario e di rassicurare l’opinione pubblica. È inevitabile chiedersi se l’attuale esecutivo sia in grado non solo di chiedere il prestito del Mes, ma di spenderlo nel modo migliore. Il timore che i soldi vengano utilizzati poco e male non è infondato. Ma al momento si tratta di una storia virtuale, ancora tutta da scrivere.
#MES #fondoSalvastati #Conte #coronavirus #debitopubblico #debitoprivato #normarangeri
È un dato incontrovertibile che il tasso di interesse offerto all’Italia con il MES sia molto appetibile, ovvero ricevere un grande quantitativo di denaro A TASSO RAGIONEVOLE, sufficiente a rimettere in piedi la sanità del Paese. Eppure, invece di ringraziare la UE per il fatto di venire in soccorso con enormi risorse (tra MES, Recovery Fund ecc.) che l’Italia da sola non riuscirebbe a reperire, ( o se le reperisse, a tassi di interesse ben diversi) da una parte abbiamo il premier Conte il quale, pur di conservare la poltrona deve barcamenarsi a fronte della vergognosa e ignorante demagogia di una parte del M5S, e quindi prende tempo (quando i soldi alla sanità servono il più presto possibile). Dall’altra abbiamo i cosiddetti sovranisti, quel gruppo di canaglie e traditori della Patria, i quali, pur di non veder sconfessata tutta la loro assurda retorica anti-UE, remano contro l’interesse nazionale, farneticando di trappole e vincoli inesistenti.
Magari ci fossero vincoli maggiori! Possibile che non ci si voglia rendere conto che la classe politica e la pubblica amministrazione italiana sono corrotte? È forse un segreto che si spendano male, malissimo (in particolare nel Meridione, ma anche spesso anche al nord) i soldi pubblici? Possibile che un infantile nazionalismo accechi molti dei mass media e gran parte dell'opinione pubblica al punto di non capire che sarebbe molto meglio per i contribuenti italiani (che i soldi del MES dovranno un giorno restituirli), che l’Unione Europea controllasse rigorosamente e ponesse vincoli severi a come vengono spesi? Purtroppo invece non controllerà che una cosa, che la voce di spesa indichi qualcosa di classificabile come “spesa sanitaria diretta o indiretta”. Il che è un assist a porta vuota. Noi, in cialtronaggine, siamo abilissimi nell' inventare magheggi per rendere credibili le pezze giustificative
Poi vorrei dire due cose a Norma Rangeri (direttrice del Manifesto, la conduttrice della settimana della Rubrica radiofonica di Radio 3 RAI, Prima Pagina).
1) Ieri ha affermato di non capire “per quale motivo Stati come Olanda, Finlandia, Danimarca ecc. vengano definiti frugali, anche se hanno un debito privato elevato”.
Glielo spiego subito.
Il motivo è che il debito di uno Stato si chiama “debito pubblico”, non “debito privato” (che è invece quello di famiglie e imprese). Pertanto, visto che, incontrovertibilmente, lo Stato italiano storicamente è stato scialacquatore e spendaccione (già sento levarsi l’obiezione demenziale del cosiddetto "avanzo primario"), mentre sono state le famiglie italiane ad essere frugali, lo Stato italiano ha meritata fama di Stato spendaccione ed irresponsabile.
Al contrario invece, gli Stati frugali hanno accumulato poco debito pubblico. Il fatto che alcuni di essi abbiano popolazioni residenti con minore propensione media al risparmio, c’entra come i proverbiali cavoli a merenda. La solvibilità di un debito si misura rispetto al debitore! Se la persona giuridica “Bel paese” è sommersa di debiti, poco importa se i residenti sul suo territorio siano indebitati, a meno che non si ipotizzi di far pagare il debito pubblico a tali residenti, aumentando in maniera sufficiente le imposte ai residenti stessi, tramite una super-patrimoniale;
2) lei, gentile Rangeri, a proposito del MES cita il caso della Grecia. La realtà è che gli Stati che hanno fatto ricorso al MES in passato (Irlanda, Portogallo e Spagna) si sono risanati con sforzi ragionevoli. Invece la Grecia ha pagato il risanamento imposto dalla troika con lacrime e sangue perché ha scontato il fatto di essere stata governata, dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi, da governi ancora più corrotti e clientelari di quelli italiani.
Segue un ottimo editoriale sul Corriere di oggi, di Massimo Franco, che illustra la situazione attuale con il MES.
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IL PREMIER CONTE PRIGIONIERO DELLE AMBIGUITÀ DEL MOVIMENTO M5S
La domanda rimbalza tra Palazzo Chigi e i partiti, arrivando fino al Quirinale. Il governo rischia di più rinviando qualsiasi decisione sul Mes, o assumendosi la responsabilità di chiedere il prestito europeo di 37 miliardi di euro per il sistema sanitario? La questione riguarda in primo luogo il Movimento Cinque Stelle, barricato ufficialmente dietro un «no» granitico; e a cascata il premier Giuseppe Conte, che di quel rifiuto è portavoce e forse vittima. L’insistenza con la quale l’opposizione chiede il voto in Parlamento, sicura che emergerà, parole del leghista Matteo Salvini, «una maggioranza favorevole all’interesse nazionale», dovrebbe far nascere qualche sospetto.
E forse si sta insinuando nelle file grilline, o almeno tra i ministri e in Conte, costretti ad assecondare un «no» all’Europa al quale non credono nemmeno loro. Il fatto che la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, si rivolga ai Cinque Stelle ribadendo che il Mes sarebbe «una clamorosa trappola», è significativo. Lo è ancora di più il suo appello accorato a «non cambiare idea», indice di una trincea ideologica nella quale si avvertono cedimenti. La notizia del colloquio telefonico di lunedì tra Conte e la cancelliera tedesca Angela Merkel, che inizia il semestre di presidenza della Germania, è un primo indizio.
Segue la reazione piccata del capo del governo italiano che nei giorni scorsi, di fronte alle pressioni dell’alleata, aveva ribattuto che l’agenda economica dell’Italia la preparava lui. Parole destinate a rassicurare i settori più intransigenti dei Cinque Stelle, e magari a cercare di disarmare la destra. Ma imprudenti per i contraccolpi che hanno creato nella maggioranza: in primis col Pd e Iv. E, cosa più preoccupante, per l’ennesimo segnale contraddittorio consegnato a un’Europa che nelle nazioni del Nord si nutre dei pregiudizi contro l’Italia populista e spendacciona; bisognosa di aiuti finanziari ma esitante quando deve accettarne le condizioni. Non è ancora chiaro l’epilogo.
Cominciano però a delinearsi le conseguenze di un’ambiguità che Conte avalla, ossessionato dal timore di una frattura parlamentare dei grillini. L’idea di rinviare tutto a settembre nasce dall’ansia di durare senza scossoni. Gli scossoni, però, arrivano comunque. E non si può esorcizzare la prospettiva di ritrovarsi tra due, tre mesi con un ritorno del coronavirus, senza avere chiesto i fondi che permetterebbero di agire subito sui punti deboli del sistema sanitario e di rassicurare l’opinione pubblica. È inevitabile chiedersi se l’attuale esecutivo sia in grado non solo di chiedere il prestito del Mes, ma di spenderlo nel modo migliore. Il timore che i soldi vengano utilizzati poco e male non è infondato. Ma al momento si tratta di una storia virtuale, ancora tutta da scrivere.
#MES #fondoSalvastati #Conte #coronavirus #debitopubblico #debitoprivato #normarangeri