Dav. c. G.
Nuovo Utente
- Registrato
- 16/9/09
- Messaggi
- 50.372
- Punti reazioni
- 807
"La discesa si è fermata. Se la pandemia non rallenta il prossimo inverno rischiamo".
“Avremmo dovuto sfruttare le temperature alte di queste settimane per portare vicino a zero i casi positivi. Ma la discesa si è fermata", ha spiegato Crisanti al Messaggero.
“Stiamo perdendo un’occasione”. Il professor Andrea Crisanti, consulente della Regione Veneto e direttore del dipartimento di Microbiologia e Virologia all’università di Padova , al Messaggero si è detto preoccupato perché “dovevamo sfruttare le temperature alte, nei giorni in cui il virus fatica maggiormente a circolare, per avvicinare allo zero la sua presenza. Invece, la discesa si è fermata”
“I numeri dell’epidemia ora sono bassi, però c’è un elemento che ci deve fare molto preoccupare: i nuovi casi sono costanti, non diminuiscono da settimane, gli scostamenti sono poco significativi. Come è possibile? Qualcosa non sta funzionando, basta guardare i numeri della Lombardia: non si sta facendo il tracciamento dei casi, non li si sta cercando e isolando, perché altrimenti il calo sarebbe proseguito. Pare evidente che questo virus è sensibile al fattore climatico, ma questo fa aumentare i timori per l’autunno-inverno”
Secondo il professore, il rischio è che in inverno ci possa essere un ritorno. Inoltre, ci sono gravi mancanze nel tracciamento dei contatti: infatti, non stiamo trovando tutti i casi.
“Avremmo dovuto sfruttare queste settimane per portare vicino a zero i casi positivi, in modo da ridurre al massimo la base di infetti per quando tornerà il freddo e la situazione climatica sarà favorevole a Sars-CoV-2. Non ci stiamo riuscendo. Non va bene. Stiamo tanto parlando dell’R0 o Rt, diciamo che è a 0,5, ok? Se abbiamo 300 casi, sa quanti sono gli infetti da trovare? 700. E non vengono trovati. In Lombardia come mai non riescono a individuare tutti i casi? Non stiamo facendo la cosa giusta, il tracciamento”.
"La discesa si e fermata. Se la pandemia non rallenta il prossimo inverno rischiamo" | L'HuffPost
“Avremmo dovuto sfruttare le temperature alte di queste settimane per portare vicino a zero i casi positivi. Ma la discesa si è fermata", ha spiegato Crisanti al Messaggero.
“Stiamo perdendo un’occasione”. Il professor Andrea Crisanti, consulente della Regione Veneto e direttore del dipartimento di Microbiologia e Virologia all’università di Padova , al Messaggero si è detto preoccupato perché “dovevamo sfruttare le temperature alte, nei giorni in cui il virus fatica maggiormente a circolare, per avvicinare allo zero la sua presenza. Invece, la discesa si è fermata”
“I numeri dell’epidemia ora sono bassi, però c’è un elemento che ci deve fare molto preoccupare: i nuovi casi sono costanti, non diminuiscono da settimane, gli scostamenti sono poco significativi. Come è possibile? Qualcosa non sta funzionando, basta guardare i numeri della Lombardia: non si sta facendo il tracciamento dei casi, non li si sta cercando e isolando, perché altrimenti il calo sarebbe proseguito. Pare evidente che questo virus è sensibile al fattore climatico, ma questo fa aumentare i timori per l’autunno-inverno”
Secondo il professore, il rischio è che in inverno ci possa essere un ritorno. Inoltre, ci sono gravi mancanze nel tracciamento dei contatti: infatti, non stiamo trovando tutti i casi.
“Avremmo dovuto sfruttare queste settimane per portare vicino a zero i casi positivi, in modo da ridurre al massimo la base di infetti per quando tornerà il freddo e la situazione climatica sarà favorevole a Sars-CoV-2. Non ci stiamo riuscendo. Non va bene. Stiamo tanto parlando dell’R0 o Rt, diciamo che è a 0,5, ok? Se abbiamo 300 casi, sa quanti sono gli infetti da trovare? 700. E non vengono trovati. In Lombardia come mai non riescono a individuare tutti i casi? Non stiamo facendo la cosa giusta, il tracciamento”.
"La discesa si e fermata. Se la pandemia non rallenta il prossimo inverno rischiamo" | L'HuffPost