European Centre for Disease Prevention and Control

EU/EEA, the UK, San Marino and Switzerland Cases Deaths
Italy 650 17
Germany 47 0
France 38 2
Spain 25 0
United Kingdom 16 0
Switzerland 8 0
Sweden 7 0
Austria 5 0
Norway 4 0
Croatia 3 0
Greece 3 0
Finland 2 0
Estonia 1 0
Netherlands 1 0
Lithuania 1 0
Romania 1 0
Belgium 1 0
San Marino 1 0
Denmark 1 0
Total 815 19 novel-coronavirus-covid-19-algorithm-management-contacts-cases.jpg
 
Borrelli: "650 le persone positive al coronavirus in Italia. Morti altri 3 ultraottantenni" Sono 650 le persone positive al Coronavirus in Italia. Lo ha detto il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, facendo il punto sull'emergenza. "Iniziamo da una buona notizia che arriva dalla Lombardia: ci sono 3 guariti, con un totale in regione di 40 persone. In totale, con i 2 della Sicilia e i 3 del Lazio, in Italia i guariti sono 45", ha detto inoltre Borrelli. "In Lombardia tre i decessi di persone ultra ottantenni, due di 88 e una di 82. Persone con quadro clinico dEleicato e importante". Rese disponibili 35mila mascherine nelle regioni Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. "Voglio ringraziare Eni - ha aggiunto Borrelli - che ha messo a disposizione mascherine Fpp2", ha aggiunto - See more at: Borrelli: "650 le persone positive al coronavirus in Italia. Morti altri 3 ultraottantenni" - Video - Rai News
 
Massimo Galli: il virus circolava già prima dei casi conclamati “E’ un passo importante per capire di più sulla diffusione del virus in Italia e anche per lo sviluppo di un vaccino”. Così Massimo Galli, Direttore delle Malattie Infettive al Sacco e responsabile del team che ha isolato il ceppo italiano del Coronavirus. "Dobbiamo ancora capire molte cose. E' mia convinzione personale che questa epidemia nel nostro Paese non sia recentissima e che questo virus abbia circolato qualche settimana prima dei primi casi conclamati" – spiega nell’intervista a Chiara Paduano - See more at: Massimo Galli: il virus circolava gia prima dei casi conclamati - Video - Rai News
 
Coronavirus, studio italiano all'Oms: epidemia da ottobre, contagi raddoppiati ogni 4 giorni
Il lavoro firmato da scienziati della Statale di Milano: "Verosimile che la rapidità di crescita dei casi si sia ridotta in seguito alle misure restrittive adottate in Cina". La scuola di medicina della Zhejiang University rileva il Sars-Cov-2 nelle lacrime

Repubblica.it28 febbraio 2020
Coronavirus, studio italiano all'Oms: epidemia da ottobre, contagi raddoppiati ogni 4 giorni
(afp)
ROMA - La circolazione del nuovo coronavirus in Cina è cominciata diverso tempo prima rispetto ai primi casi di "polmonite misteriosa" individuati nel Paese asiatico. A ricostruire i primi mesi di vita della Covid-19 è uno studio italiano firmato da scienziati dell'università Statale di Milano. Un'indagine epidemiologico-molecolare effettuata su 52 genomi virali completi del patogeno, dalla quale emerge una stima chiave: "L'origine dell'epidemia da Sars-CoV-2 può essere collocata tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019, quindi alcune settimane prima rispetto ai primi casi di polmonite identificati".
L'origine dell'epidemia

Comparsa "tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019", l'epidemia di nuovo coronavirus ha avuto a partire da dicembre una super accelerazione: da allora, ogni contagiato ha prodotto altri 2,6 casi e il tempo di raddoppio dell'epidemia è stato di quattro giorni. "La stima del numero riproduttivo (il numero di casi generati da ogni singolo caso), ovvero il parametro che misura la rapidità con cui il virus viene trasmesso, attuata utilizzando modelli matematici ed evolutivi - spiegano gli scienziati milanesi - ha consentito di evidenziare una vera accelerazione nella capacità di propagazione del virus, una spinta espansiva databile a dicembre 2019. Da un numero riproduttivo molto contenuto, inferiore a 1, a dicembre il virus è infatti passato a 2,6, osservazione che permette di ipotizzare la rapida acquisizione di una maggior efficienza di trasmissione del virus". Questa trasformazione, ipotizzano gli studiosi, "potrebbe essere dovuta a variazioni o nelle capacità del virus di trasmettersi da uomo a uomo, o nelle caratteristiche della popolazione prevalentemente infettata".
L'accelerazione a dicembre

Un altro aspetto chiave rilevato dai ricercatori, "collegato al precedente, è il tempo di raddoppiamento dell'epidemia", cioé il periodo nell'arco del quale si raddoppia il numero degli infetti. E' stato "stimato a partire da dicembre in circa quattro giorni, quindi inferiore a quello calcolato sulla base del numero dei casi notificati nello stesso periodo, che risultava pari a circa una settimana". La teoria degli scienziati è "che la trasmissione animale serbatoio-uomo e le prime trasmissioni interumane siano state limitatamente efficienti, per poi aumentare in rapidità ed efficienza durante il mese di dicembre".
Le misure adottate in Cina

"E' verosimile - commentano comunque gli autori - che tale rapidità di crescita dei casi si sia successivamente ridotta in seguito alle misure restrittive adottate in Cina. Ulteriori studi su genomi isolati in un periodo più recente potranno confermare l'utilità di queste tecniche anche nel valutare gli effetti delle misure di prevenzione adottate". "L'epidemiologia molecolare e lo studio della filogenesi virale - concludono i ricercatori - non sono influenzati da possibili fonti di incertezza, come i ritardi di notifica o le sottonotifiche di nuovi casi e rappresentano quindi un importante strumento complementare all'epidemiologia classica".
La ricerca

Il lavoro dei ricercatori italiani è stato appena accettato per la pubblicazione sul Journal of Medical Virology e i risultati sono già stati inviati dalla rivista all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L'équipe è di Gianguglielmo Zehender, Alessia Lai e Massimo Galli del Dipartimento di Scienze biomediche e cliniche (Dibic) Luigi Sacco dell'Università degli Studi di Milano e Crc Episomi (Epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni). La ricerca, condotta nel laboratorio della Clinica delle Malattie infettive del Dibic all'ospedale Sacco di Milano, è stata svolta "sulle variazioni del genoma virale e quindi sulla filogenesi del virus stesso - precisano gli autori - e non sul numero dei casi osservati".

Oggetto dell'indagine 52 genomi virali completi di Sars-Cov-2 depositati in banche dati al 30 gennaio 2020. "La ricerca ha consentito la datazione dell'origine e la ricostruzione della diffusione dell'infezione nei primi mesi dell'epidemia in Cina - evidenziano gli studiosi - attraverso la stima di parametri epidemiologici fondamentali come il numero riproduttivo di base (R0) e il tempo di raddoppiamento delle infezioni".
La scoperta cinese delle lacrime

Alcuni ricercatori cinesi hanno recentemente rilevato il nuovo coronavirus nelle lacrime e nelle secrezioni congiuntivali di un paziente affetto da COVID-19. Un gruppo di ricercatori del First Affiliated Hospital della Scuola di Medicina della Zhejiang University ha condotto uno studio sui campioni raccolti in ospedale da 30 diversi pazienti risultati contagiati tra il 26 gennaio e il 9 febbraio. Tra questi, due campioni di secrezioni lacrimali e congiuntivali ottenuti da un paziente affetto da congiuntivite sono risultati positivi al nuovo virus, mentre 58 campioni prelevati da altri pazienti avevano prodotto risultati negativi.
 
È evidente che in Cina fosse in circolazione da ben prima di ottobre. Già a novembre infatti c'erano i primi casi accertati non occultati dalla stampa.
Che l'Italia sia tra i paesi europei più colpiti non deve stupire affatto: l'Italia, per la sua posizione geografica, è sempre stato "il porto d'Europa" a causa degli intensi scambi commerciali del nostro paese con l'estero.


Storicamente infatti ogni epidemia in Europa importata da fuori si è sempre manifestata dapprima nella nostra penisola.

Nulla di cui stupirci, così come non deve stupire che al momento in Scandinavia vi siano zero o pochi casi, per motivi analoghi (da sempre sono stati periferici negli scambi commerciali).
 
Coronavirus "ha 30 mila lettere. Scoprire come e quando muta"
'Mettere subito a disposizione della ricerca i risultati della sequenza ceppo italiano isolato a Milano'

Coronavirus ha 30 mila lettere. Scoprire come e quando muta
Pubblicato il: 28/02/2020 10:48

di Margherita Lopes

"Speriamo che i ricercatori milanesi rendano subito disponibili alla comunità scientifica, come hanno fatto i cinesi, i risultati della sequenza del ceppo italiano del coronavirus: abbiamo bisogno di queste informazioni per comprende un elemento importante, ovvero il tasso di mutazione di questo virus". A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Roma Tor Vergata, che aggiunge: "Si tratta di un virus a Rna lungo 30 mila lettere, ma ancora mancano i dati per permetterci di valutare il tasso di mutazione".

Anzi, "sarebbe utile mettere in piedi una task force ad hoc, proprio per valutare questo aspetto, che noi chiamiamo tasso di mutazione di replica. La Sars - afferma il genetista - ogni volta che replicava cambiava una lettera ogni 10 mila, questo virus dai primi dati sembra più veloce, ne cambia una ogni 1.000. Ma è bene fare chiarezza. E per farlo ci aiutano le sequenze realizzate allo Spallanzani e al Sacco. Il confronto con i dati della Cina - aggiunge - ci permetterà di fare proiezioni e comprendere meglio questo microrganismo". Per Novelli "dobbiamo abituarci: i virus sono strutture biologiche che mutano e fanno salti di specie, e questo non sarà l'ultimo. Ma è importante ritrovare razionalità, anche nella comunicazione, e univocità nella comunicazione dei casi", conclude.

LA PROPOSTA - "Dobbiamo abituarci al fatto che i virus sono strutture biologiche che mutano, e acquisiscono l'abilità di fare il salto di specie. Il nuovo coronavirus non sarà l'ultimo. Ecco perché sarebbe importante creare un'unità ad hoc per lo studio dei virus epidemici, un po' come l'Istituto per lo studio del raffreddore messo in piedi anni fa in Gran Bretagna, e poi chiuso". E' la proposta di Giuseppe Novelli, che parlando all'Adnkronos Salute auspica la creazione di una struttura specializzata, "magari sotto il cappello del Centro nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie, o dell'Istituto superiore di sanità. Un gruppo di studio che coordini tutti i laboratori italiani, che sono eccellenti, impegnati in questo settore", conclude il genetista.
 
Coronavirus, polmoniti anomale a metà gennaio: "Così è nato il focolaio di Codogno”

La svolta della task force di medici sul boom di influenze che retrodata la propagazione del contagio. “Solo con più infetti inconsapevoli in circolazione per molti giorni, si spiegano diffusione e velocità del virus"

dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI28 febbraio 2020
Coronavirus, polmoniti anomale a metà gennaio: "Così è nato il focolaio di Codogno”
(ansa)
CODOGNO - Il focolaio italiano del coronavirus covava sotto la cenere "almeno dalla metà di gennaio". Da questa conclusione si trova "ormai a un passo" la task force di epidemiologi, ricercatori, forze dell'ordine e inquirenti al lavoro a Milano e dentro la zona rossa del contagio. Grazie alla genetica, poche conferme separano ormai gli scienziati anche dalla ricostruzione del nesso tra "il principale epicentro dell'epidemia", individuato tra i dieci Comuni isolati nel Basso Lodigiano, e quello definito "secondario" di Vo', nel Padovano. A una settimana dalla prima diagnosi nell'ospedale di Codogno, l'individuazione del "paziente zero" resta incerta. A vacillare però è in particolare, secondo chi segue il dossier, anche l'ipotesi che il dipendente dell'Unilever di Casalpusterlengo sia il "paziente uno".

L'uomo, 38 anni di Castiglione, ha diffuso il Covid-19 nell'ospedale del primo ricovero a Codogno e tra coloro che ha frequentato per giorni una volta infetto, al lavoro a facendo sport. La caccia a chi ha involontariamente trasformato l'area ora sigillata in Lombardia in una sorta di "Wuhan italiana", dilagata poi nel resto della regione, nelle zone confinanti dell'Emilia e del Nord Italia, ha registrato una svolta grazie a medici, operatori delle case di riposo e farmacisti dei centri dove si concentra l'origine di oltre il 90 epr cento dei casi di positività.

Dopo l'esplosione dell'emergenza tra Codogno, Castiglione d'Adda e Casalpusterlengo, i sanitari hanno ricollegato tra loro decine di pazienti, non solo anziani, che da metà gennaio "sono stati colpiti da strane polmoniti, febbri altissime e sindromi influenzali associate a inspiegabili complicanze". Fino al 20 febbraio, giorno in cui il primo caso è stato accertato nell'ospedale di Codogno grazie all'intuizione di una anestesista, nessun italiano privo di rapporti anche indiretti con la Cina, era risultato positivo ai test.


Nel Basso Lodigiano già in gennaio c'era però un boom, non inosservato, di influenze e polmoniti. Purtroppo nessun elemento previsto dai protocolli sanitari internazionali l'ha ricondotto "a fattori estranei alla stagionalità". "Eravamo tutti convinti - dice Alberto Gandolfi, medico di base in quarantena a Codogno con vari assistiti infetti - che quelle polmoniti fossero favorite da freddo e assenza di pioggia. Rivelate dalle lastre, sono state curate con i consueti antibiotici". Ora il quadro è cambiato e la verità emerge da cartelle cliniche e ricette farmaceutiche di tutti i pazienti della zona rossa, che per oltre un mese sono stati curati per influenze e polmoniti "normali". La maggioranza è guarita, ma nel sangue sono rimaste le tracce degli anticorpi contro il Covid-19.

Dopo l'isolamento del "ceppo lombardo" del coronavirus a Milano, queste vengono ora incrociate geneticamente tra loro. In laboratorio, anche a Roma e a Pavia, prende così forma una rete sempre più precisa di relazioni personali anche non dichiarate, o che gli stessi contagiati non ricordano. "Tra giovedì 20 e lunedì 24 febbraio - spiega uno dei ricercatori - siamo improvvisamente passati da zero a oltre 200 casi di coronavirus tra 50 mila persone di un unico territorio. Effetto di tamponi fatti a tappeto, ma una simile accelerazione non ha precedenti nemmeno in Cina e non trova riscontri nei tempi d'incubazione del Covid-19".

Speciale Anatomia del coronavirus, tutto quello che c'è da sapere

Per questo nelle ultime ore viene retrodatata la "diffusione silente" del contagio nel Lodigiano e chi cerca la verità sull'epidemia in Italia tende a concludere che il "paziente uno", stabile e ancora intubato al San Matteo di Pavia, possa non essere tale. Soltanto "con più infetti inconsapevoli in circolazione per parecchi giorni" si spiegano "diffusione, velocità e trasversalità" del contagio infine scoperto giovedì 20 nell'attuale "zona rossa". Area che, pur con crescenti deroghe per consentire una ripresa parziale di aziende e servizi, potrebbe vedere prolungato l'isolamento. All'inizio la cintura sanitaria, presidiata dai posti di blocco, era fissata fino al 4 marzo. Da ieri le autorità temono di doverla prorogare "come minimo fino a metà mese". Più probabile "almeno fino a fine marzo".
 
Galli: «Il Coronavirus in Italia da settimane. I pazienti gravi? Contagi vecchi e sintomi lenti»
L’infettivologo: «Uno tsunami per il sistema sanitario. I quadri clinici gravi non fanno pensare che l’infezione sia recente. Il virus circolava già prima di gennaio»

L’intervista
Galli: «Il Coronavirus in Italia da settimane. I pazienti gravi? Contagi vecchi e sintomi lenti»
ROMA — Mentre parliamo al telefono per analizzare l’impennata dei casi di Covid-19, il professor Massimo Galli — primario infettivologo dell’ospedale «Sacco» di Milano — è in reparto, costretto a interrompere tre volte la conversazione per rispondere ai colleghi di altre strutture che chiedono di potergli inviare pazienti gravi: «Quello che lei sta ascoltando in tempo reale vale più delle mie risposte. Siamo in piena emergenza. Sì, sono preoccupato».

Come si spiega questa impennata di contagi?
«È accaduto quello che molti di noi temevano e speravano non accadesse. Il virus ha dimostrato di aver eluso i criteri di sorveglianza. L’epidemia ha a tutti gli effetti conquistato una parte d’Italia. Ci troviamo a dover gestire una grande quantità di malati con quadri clinici importanti. Sta succedendo qualcosa di grave, non soltanto da noi ma anche in Germania e Francia, che potrebbero ritrovarsi presto nelle nostre stesse condizioni e non glielo auguro. Stiamo trattando una marea montante di pazienti impegnativi».

A cosa è dovuta questa esplosione di casi?
«I quadri clinici gravi non fanno pensare che l’infezione sia recente. È verosimile che i ricoverati abbiamo alle spalle dalle due alle quattro settimane di tempo intercorso dal momento in cui hanno preso il virus allo sviluppo di sintomi molto seri, dalla semplice necessità di aiutarli con l’ossigeno fino a doverli assistere completamente nella respirazione».

C’è chi ha paragonato questa malattia all’influenza. Accostamento incauto?
«Chi ha cercato di infondere tranquillità, e li capisco, non ha considerato le potenzialità di questo virus. In quarantadue anni di professione non ho mai visto un’influenza capace di stravolgere l’attività dei reparti di malattie infettive. La situazione è francamente emergenziale dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria. È l’equivalente dello tsunami per numero di pazienti con patologie importanti ricoverati tutti insieme. Le descrivo la giornata di venerdì, prima che arrivasse la nuova ondata di casi. In Lombardia erano 85 i posti letto occupati da malati intubati con diagnosi di Covid-19, una fetta molto importante di quelli disponibili. Per non contare il rischio di contagio al quale sono esposti gli operatori. Un carico di lavoro abnorme».

Le misure predisposte dal governo italiano hanno funzionato?
«È stato fatto tutto ciò che era possibile e adesso bisogna continuare con le restrizioni, cercando di evitare il più possibile l’affollamento. Purtroppo il virus è entrato in Italia prima che si cominciasse a ostruirgli la strada con la chiusura dei voli dalla Cina. La penetrazione nel nostro Paese è precedente, circolava già prima della fine di gennaio anche a giudicare dall’impennata di questi ultimi giorni. Sono tutti contagi vecchi per la maggior parte. Risalgono agli inizi di febbraio, qualcuno anche a prima».

Significa che questa malattia si sviluppa lentamente a cominciare dal contagio?
«È esattamente così. Ha più fasi e si esprime nella sua massima gravità anche a 7-10 giorni dalla comparsa dei primi sintomi. È molto probabile che dietro tutti i pazienti gravi ce ne siano altrettanti infetti ma meno gravi. Per usare un termine tipico dell’epidemiologia, questa è solo la punta dell’iceberg. Anche la migliore organizzazione sanitaria del mondo, e noi siamo tra queste, rischia di non reggere un tale impatto».

L’Italia sembra per ora divisa in due. Al Nord l’emergenza, al Centro-Sud un’apparente calma. Come mai?
«Poteva capitare ovunque e non ci sarebbe stata differenza. Qualcuno, forse una sola persona, è arrivato a Codogno e ha sparso l’infezione senza che ce ne accorgessimo. Un fenomeno casuale con l’aggravante che il focolaio è partito in ospedale. Mi auguro che non accada di nuovo quello che è successo in Lombardia dove un paziente infetto si è presentato al Pronto soccorso e non è stato riconosciuto perché i criteri di classificazione dei sospetti dettati dall’Organizzazione mondiale della sanità erano già superati. Credo che grazie a questo precedente gli ospedali siano allertati».

Lei cosa prevede?
«La maggior parte dei malati guariscono ma ce ne sono tanti, troppi, da assistere. Le aree metropolitane finora sono rimaste fuori dalla zona rossa e speriamo restino così».

1 marzo 2020 (modifica il 1 marzo 2020 | 11:24)
 
Intanto Francia e Germania oltre i 100...
 
Coronavirus: ricostruita la mutazione che lo ha trasmesso all'uomo
Una team di ricercatori del Campus Bio-medico di Roma ha ricostruito l'albero genealogico del virus. Il salto di specie dall'animale all'uomo "è avvenuto fra il 20 e il 25 novembre"

Repubblica.it01 marzo 2020
Coronavirus: ricostruita la mutazione che lo ha trasmesso all'uomo
(afp)
Ricostruita la mutazione genetica che ha trasformato il coronavirus degli animali in un virus umano, adattato cioè all'organismo degli esseri umani e capace di colpirlo. Il risultato, accessibile online e in via di pubblicazione sul Journal of Clinical Virology, è italiano e si deve al gruppo di statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell'Università Campus Bio-medico di Roma diretto da Massimo Ciccozzi; il primo autore è lo studente Domenico Benvenuto.

Studiando le sequenze genetiche del virus in circolazione in Cina i ricercatori ne hanno ricostruito le mutazioni fino a scoprire quella che è stata decisiva per il cosiddetto salto di specie, ossia il cambiamento che ha permesso a un virus tipico degli animali, in particolare dei pipistrelli, di diventare capace di aggredire l'uomo. "E' stato un cambiamento decisivo, una mutazione molto particolare avvenuta fra il 20 e il 25 novembre".

Come tutti i virus, anche il coronavirus Sars-CoV-2 "muta in continuazione e cerca di cambiare aspetto per essere in equilibrio con il sistema immunitario ospite", ha proseguito l'esperto. Dopo quella di due proteine strutturali, la terza mutazione del coronavirus è stata quella decisiva: a trasformarsi è stata la proteine di superficie chiamata 'spike' (punta, spina), che il virus utilizza per aggredire le cellule e invaderle per moltiplicarsi.

"E' stata la mutazione della proteina spike che ha permesso al virus di fare il salto di specie. E' una proteina abbastanza conservata nella storia evolutiva del virus - ha detto ancora Ciccozzi - e questa mutazione le ha permesso di fare il passaggio dall'animale all'uomo, innescando l'epidemia umana".
 
Coronavirus: ricostruita la mutazione che lo ha trasmesso all'uomo
Una team di ricercatori del Campus Bio-medico di Roma ha ricostruito l'albero genealogico del virus. Il salto di specie dall'animale all'uomo "è avvenuto fra il 20 e il 25 novembre"

Repubblica.it01 marzo 2020
Coronavirus: ricostruita la mutazione che lo ha trasmesso all'uomo
(afp)
Ricostruita la mutazione genetica che ha trasformato il coronavirus degli animali in un virus umano, adattato cioè all'organismo degli esseri umani e capace di colpirlo. Il risultato, accessibile online e in via di pubblicazione sul Journal of Clinical Virology, è italiano e si deve al gruppo di statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell'Università Campus Bio-medico di Roma diretto da Massimo Ciccozzi; il primo autore è lo studente Domenico Benvenuto.

Studiando le sequenze genetiche del virus in circolazione in Cina i ricercatori ne hanno ricostruito le mutazioni fino a scoprire quella che è stata decisiva per il cosiddetto salto di specie, ossia il cambiamento che ha permesso a un virus tipico degli animali, in particolare dei pipistrelli, di diventare capace di aggredire l'uomo. "E' stato un cambiamento decisivo, una mutazione molto particolare avvenuta fra il 20 e il 25 novembre".

Come tutti i virus, anche il coronavirus Sars-CoV-2 "muta in continuazione e cerca di cambiare aspetto per essere in equilibrio con il sistema immunitario ospite", ha proseguito l'esperto. Dopo quella di due proteine strutturali, la terza mutazione del coronavirus è stata quella decisiva: a trasformarsi è stata la proteine di superficie chiamata 'spike' (punta, spina), che il virus utilizza per aggredire le cellule e invaderle per moltiplicarsi.

"E' stata la mutazione della proteina spike che ha permesso al virus di fare il salto di specie. E' una proteina abbastanza conservata nella storia evolutiva del virus - ha detto ancora Ciccozzi - e questa mutazione le ha permesso di fare il passaggio dall'animale all'uomo, innescando l'epidemia umana".




Va premiato sto studente, bravo!
 
Milano si trova a dover fare i conti con il coronavirus e tra le voci più autorevoli c’è quella del professor Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale «Sacco» di Milano. Ecco allora alcuni delle sue risposte, date lunedì mattina a Rai Radio1 e Skytg24, alle domande che tutti in questi giorni si pongono.

Qual è la distanza di sicurezza?
«Diciamo almeno un metro e mezzo, 1,80 per essere sicuri in tutti i sensi»: è il «droplet», ovvero la distanza da tenere tra le persone per essere sicuri di non essere infettati.

Che cosa devono fare gli over 65?
«Anche io sono un over 65. Ritengo che siamo anziani ed esperti e dobbiamo avere la capacità di gestire una problematica come questa con esperienza e prudenza senza diventare allarmisti. Non c’è bisogno di fare provviste in casa come se fosse scoppiata la guerra, se però riusciamo ad evitare situazioni affollate, tanto di guadagnato. Rassegniamoci a stare un pochino in più in casa».

Qual è la situazione degli ospedali lombardi?
Al Sacco «la situazione è dura. Abbiamo molti pazienti e diversi in condizioni precarie. Ci sono alcuni ospedali in Lombardia che sono ancora più sotto stress di noi». L’evoluzione dei contagi si sta evolvendo in «scala maggiore di quello che si poteva prevedere, è una situazione senza precedenti», ha detto Galli. Il Sacco e lo Spallanzani erano già identificati per contrastare minacce di questo tipo, ha aggiunto, «ma alcuni ospedali lombardi sono più sotto stress. Bisogna pensare ad avere strutture che possano ospitare quei pazienti non gravi ma che non possono stare a casa».

Quando sono avvenuti i contagi?
«Si tratta di numeri attesi e di infezioni già avvenute svariati giorni fa. Questo numero in crescita non è di nuove infezioni ma è un numero in crescita di nuove diagnosi di infezioni già avvenute magari da qualche settimana».

Che prospettive ci sono a Milano città?
«Per la città di Milano facciamo gli scongiuri ma occorre stare estremamente attenti, identificare subito i focolai e circoscriverli».

Quanto tempo durerà l’emergenza?
«Non ritengo che da queste cose ci si possa liberare tanto presto. Ritengo che ce la faremo e la stragrande maggioranza delle persone colpite vinceranno sul virus e supereranno la malattia senza particolare difficoltà. Questa è anche una occasione per la ricerca, è possibile che dovremo convivere per anni con il coronavirus e occorre avere armi affilate».

Le misure restrittive sono indispensabili?
«Abbiamo questo ospite indesiderato in casa e dobbiamo fare tutto quello che è necessario per contenerlo e per impedire nuove infezioni e questo implica sacrifici: è inutile girarci attorno».

2 marzo 2020 | 12:27
 
Coronavirus ultime notizie: Italia: 258 nuovi contagi, 66 guarigioni e 18 nuove vittime. In Lombardia guariti due pazienti «zona rossa»

● Lombardia, dagli ospedali privati messi a disposizione 50-60 posti letto per terapia intensiva
● Guariti due pazienti della «zona rossa» in Lombardia
● I nuovi dati del coronavirus in Italia: 1.835 contagiati, 258 nuovi, 66 nuove guarigioni, 18 decessi nella giornata di lunedì
● In Lombardia 38 morti e 1.254 contagiati
● Istituto superiore di sanità: «Decisivi i prossimi sette giorni»
 
Coronavirus, il primario di Codogno: "Ore decisive, se il contagio si allarga sarà dura"
Stefano Paglia, 49 anni, guida il pronto soccorso dell'ospedale di Codogno e di Lodi, la frontiera del coronavirus in Italia. "Aspettiamo di capire se l'ondata dell'epidemia è passata o se l'emergenza è ancora all'inizio"

dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI03 marzo 2020
Coronavirus, il primario di Codogno: "Ore decisive, se il contagio si allarga sarà dura"
Stefano Paglia
LODI - "Stiamo facendo il conto alla rovescia. Monitoriamo minuto per minuto i nuovi contagi nella zona rossa e nelle aree confinanti: ci aspettano altri due giorni con il fiato sospeso per capire se qui la grande ondata dell'epidemia è passata e quando arriverà nel resto della Lombardia. Stefano Paglia, 49 anni, è il primario dei pronto soccorso di Codogno e di Lodi.

La frontiera del coronavirus in Italia, ormai allargata agli ospedali di Seriate, Cremona, Crema, Bergamo e Piacenza, passa qui. Il cosiddetto "paziente uno" del Covid-19, grazie all'intuizione di una anestesista, è stato individuato a Codogno dodici giorni fa. Dal 20 febbraio Paglia non lascia il reparto. A Lodi lotta in silenzio con medici e infermieri a cui il Paese guarda quale presidio estremo della forza morale collettiva. All'inizio sono finiti pure sotto accusa e la Procura lodigiana è stata costretta ad aprire un'inchiesta, considerandoli però "vittime". "Nessuna amarezza - dice - la coscienza è a posto. La verità è che a Codogno, grazie a una straordinaria e anonima dottoressa con qualità cliniche di altissimo livello, l'Italia ha scoperto l'epidemia. Ha avuto il tempo per reagire e può tentare di limitarne le conseguenze. L'inchiesta così potrebbe perfino farci scoprire cose interessanti".

Perché fino a oggi lei ha preferito tacere?
"Come ogni altro medico travolto dall'emergenza, penso solo a chi si ammala".

Cosa è successo a Codogno?
"Il cosiddetto "paziente uno" all'inizio aveva i sintomi classici di un'influenza e per due volte ha negato relazioni sospette con la Cina. Non rispondeva alle terapie ed essendo giovane era stato invitato invano a rimanere in ospedale sotto osservazione. Si è ripresentato il 19 notte, la polmonite si era aggravata, nessun farmaco funzionava. Nel primo pomeriggio di giovedì 20, dopo il trasferimento dalla medicina alle terapie intensive, si è accesa la lampadina all'anestesista che ha salvato tutti dalla catastrofe".

Quanto tempo è passato prima che scattassero le misure anti-contagio?
"La mia collega, forzando il protocollo, ha fatto fare il tampone. Prima ancora di avere conferme, personale e reparti sono stati messi in sicurezza".

Perché allora l'ospedale di Codogno si è rivelato focolaio del Covid-19?
"Nell'area il coronavirus, senza poter essere individuato, girava almeno da gennaio. A fine dicembre, anticipando il piano di sovraffollamento invernale, avevo aumentato a 18 i letti dell'osservazione breve intensiva. I medici di base registravano un boom di polmoniti: ci siamo preparati senza aspettare i finanziamenti".

Perché tanti medici e infermieri sono stati contagiati?
"Dopo il primo caso, per tre giorni siamo rimasti senza tamponi. Pur di circoscrivere il focolaio dentro l'attuale zona rossa, sono stati fatti a tappeto. I laboratori del Sacco di Milano e del San Matteo di Pavia si sono intasati. Chi lavora negli ospedali, ha dato la precedenza ai pazienti. L'equivoco è confondere la generosità per un errore".

Qual è oggi la priorità?
"Quella del primo giorno. Rallentare il contagio per salvare Milano, le grandi città della Lombardia e il resto del Nord Italia".

Cosa intende dire?
"Se a Milano, Bergamo e Brescia la percentuale di positivi nei prossimi giorni raggiungerà quella del Basso Lodigiano e ora della Bergamasca, l'organizzazione sanitaria finirebbe sotto forte stress. Per fortuna chi deve sapere, lo sa".

Cosa la preoccupa di più?
"Non sono preoccupato e le persone non devono allarmarsi. L'importante è capire che il sacrificio fatto dentro la zona rossa e lungo la cintura sanitaria creata attorno a Milano, ha un senso e può accelerare la ripresa della salute e di una vita normale. I miei colleghi in Lombardia lo sanno e già stanno facendo ciò che serve".

Che cosa?
"Dobbiamo tenere duro ancora un paio di giorni. Tra domani e venerdì nella zona rossa scadono le due settimane di quarantena. E' un termine cruciale per capire il comportamento del coronavirus. Faremo i conti e analizzeremo la tendenza. Anche Milano e l'Italia sapranno qualcosa di più su quanto ci aspetta".

Perché dice che serve tempo?
"Per organizzarci. C'è bisogno di personale e di apparecchiature. Ma soprattutto di completare la riorganizzazione di strutture e reparti, per non intasare le terapie intensive. I colpiti da Covid-19 non devono entrare a contatto con gli altri pazienti. Se il piano non funzionerà si profilano misure forti per tutto il Settentrione.

Perché il pronto soccorso di Codogno non ha ancora riaperto?
"Come l'intera zona rossa, focolaio dell'epidemia, può rivelarsi anche la prima area virus-free. E' stata colpita prima e dovrebbe pure guarire prima. L'ospedale di Codogno è stato sanificato ed pronto ad essere strategico quando arriveremo alla fase due della lotta".

Resta l'emergenza medici e infermieri?
"Fino alle 17 di ogni giorno non sappiamo chi tra noi potrà lavorare il giorno dopo, chi finirà in quarantena, chi ricoverato. Forse all'esterno sfugge l'eccezionalità della situazione. Per ora, grazie ai sostituti, meglio concentrare le forze a Lodi".

Può fare una previsione?
"No. Dobbiamo assolutamente rallentare il contagio e continuare a riorganizzarci per aumentare gli spazi riservati, a vari livelli, al Covid-19. La fase più assurda forse è passata, ma davanti potremmo misurarci con quella più drammatica. Lavorando con la testa però dimostreremo che la scienza guarisce".
 
Si è ripresentato il 19 notte, la polmonite si era aggravata, nessun farmaco funzionava. Nel primo pomeriggio di giovedì 20, dopo il trasferimento dalla medicina alle terapie intensive, si è accesa la lampadina all'anestesista che ha salvato tutti dalla catastrofe".
Alla dottoressa si sara' pure accesa la lampadina, ma i colleghi non mi sembrano tanto svegli.
 
Coronavirus, Oms: “Nessun segnale che possa sparire in estate”. Germania: “Abbiamo più focolai. Siamo come Italia e Francia”. Malta, vietato l’attracco a una nave da crociera. Prime vittime in Uk e Olanda
di F. Q.| 6 Marzo 2020
“Non c’è al momento alcun segnale che ci dica che in estate il coronavirus sparirà come una normale influenza”. A dirlo è il dottor Mike Ryan dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel briefing quotidiano sull’epidemia. Parole che aumentano la preoccupazione, visto che nell’aumento delle temperature erano riposte alcune delle speranze di chi sta cercando di contrastare il diffondersi dell’epidemia di coronavirus che, dicono dall’Oms, corre verso i 100mila casi accertati.

Aumentano, intanto, i contagi in Spagna, Regno Unito, Germania e Francia, dove i casi di coronavirus nel dipartimento dell’Alto-Reno sono otto volte superiori al dato di ieri. Un deputato è risultato infetto ed è stato ricoverato in terapia intensiva. La Germania, che per voce del ministro della Salute Jens Spahn conferma di avere “più focolai”, spiega che “la maggioranza dei casi non è più importata dall’Italia, dalla Cina o dall’Iran o da altri Paesi. Possiamo paragonare la nostra situazione a quella dell’Italia e a quella della Francia”. Prima vittima in Olanda, seconda nel Regno Unito, dove il premier Boris Johnson ha riconosciuto che il Paese avrà “un periodo d’intoppi sostanziali”. Primi casi di contagio in Perù e Slovacchia. Altri cinque infetti a Mosca e un altro a Nizhny Novogorod: tutti i pazienti avevano visitato l’Italia.

Malta vieta l’attracco alla nave da crociera Msc Opera, con 2mila passeggeri a bordo, dopo che abitanti dell’isola hanno inscenato una protesta legata ai timori di infezione da coronavirus in seguito all’allarme lanciato da un media locale su un ex passeggero austriaco sbarcato nei giorni scorsi e successivamente trovato positivo al Covid-19. Per Msc, che ha deciso di modificare l’itinerario, “la verifica dei documenti sanitari della nave fatta dalle autorità maltesi” aveva confermato l’assenza di casi a bordo. La decisione di non far attraccare la nave è stata presa “concordandola con gli operatori della Msc Crociere”, ha scritto il Governo maltese in una nota. La compagnia in un comunicato ha precisato che la nave ora si dirigerà verso il porto di Messina e ha ribadito che “nessun passeggero o membro dell’equipaggio attualmente a bordo ha o ha avuto sintomi simil-influenzali”.

Anche la Costa Fortuna, dopo il no del Madagascar a causa degli italiani a bordo, ha ricevuto il rifiuto anche dal Porto di Praslin, alle Seychelles. “Purtroppo l’autorità portuale di Praslin ha informato la compagnia della indisponibilità della banchina per questo scalo non pianificato”, dice la compagnia. “Costa Crociere sta lavorando per anticipare l’arrivo a Reunion previsto da itinerario per l’11 marzo”.

Intanto il vice presidente americano, Mike Pence, nominato responsabile per il coordinamento della risposta americana al coronavirus, ha dichiarato che sono stati accertati 21 casi positivi al coronavirus a bordo della Grand Princess, la nave da crociera bloccata al largo della California: “Si tratta di 19 membri dell’equipaggio e di due passeggeri”, ha precisato.

Coronavirus, vicepremier cinese a Wuhan verifica aiuti dati a chi è in quarantena. Cittadini bloccati in casa urlano da finestre: “È tutto falso”
Le vittime sono 3.398, per la maggior parte in Cina. Le persone guarite sono oltre la metà, 55.671. I passeggeri della Grand Princess restano bloccati a San Francisco in attesa dei risultati dei test per potere sbarcare, mentre la nave da crociera Costa Fortuna – che ha 64 italiani a bordo “tutti sani” – sta navigando verso la Malesia dopo essere rimasta bloccata al largo di Phuket. Il premier palestinese ha ordinato la chiusura di Betlemme, dopo i 16 casi di contagio registrati. La Thailandia ha infatti imposto la quarantena allo sbarco di italiani che siano stati nel nostro Paese negli ultimi 14 giorni. Anche il Madagascar ha imposto restrizioni e Costa Mediterranea ha cambiato itinerario dirigendosi alle Seychelles. In Iran sono morti l’ex vice ministro degli Esteri, Hossein Sheikholeslam e la deputata 55enne Fatemeh Rahbar, rieletta a Teheran alle parlamentari del 21 febbraio scorso. La Cina ha riportato 30 nuove vittime, 143 nuove infezioni e 16 cosiddetti “contagi di ritorno”, i casi importati da persone arrivate nel Paese. I 4 segnalati a Pechino arrivano tutti dall’Italia. La Corea del Sud, che ieri per l’Organizzazione mondiale della Sanità forniva dati incoraggianti e una curva in calo dei contagi, ne registrati altri 196 rispetto all’ultimo bollettino del pomeriggio di ieri, per un totale di infezioni salito a 6.284. I decessi sono saliti a 42. Il Paese con il più alto numero di contagi resta la Cina con 80.556 casi, seguito dalla Corea del Sud (6.593) e dall’Iran (4.747). Quarta l’Italia con 3.858 casi confermati, seguita da altri due Paesi europei: la Germania (639) e la Francia (423). Sempre secondo i dati della Johns Hopkins University, con 148 decessi l’Italia è il secondo Paese dopo la Cina (oltre 3000) per numero di vittime, davanti all’Iran (124) e alla Corea del Sud (40).

Usa, dai tamponi che mancano ai costi sanitari per chi non è assicurato. Ma per Trump “è la nuova truffa dei democratici”
Usa – Donald Trump, come atteso, ha firmato il piano da 8,3 miliardi di dollari di aiuti per l’emergenza già approvato da Camera e Senato. Il presidente minimizza la situazione smentendo i dati dell’Oms sulla mortalità in base a una sua “impressione” e dicendo che il virus è “una truffa dei democratici”, ma la sua visita programmata all’Istituto federale per la prevenzione ed il controllo delle malattie è stata annullata all’improvviso per un caso sospetto. “Tutti devono state calmi. Andrà tutto bene, speriamo che non duri troppo a lungo”, ha detto Trump in un dibattito su Fox News, dove ha però sottolineato, come elemento “che gli piace”, che “la gente ora sta negli Usa, spende i suoi soldi negli Usa“. “Le cose avrebbero potuto essere peggiori senza le nostre rapide risposte”, ha aggiunto respingendo ogni critica all’amministrazione.

Nel Paese – che ha registrato 11 morti, e 228 casi in 14 Stati – il National Nurses United (Nnu), il più grande sindacato degli infermieri americano che conta 150mila iscritti, ha denunciato una carenza di preparazione ed equipaggiamento in molti ospedali e cliniche del Paese per fronteggiare l’emergenza del coronavirus. Da un sondaggio cui hanno risposto in 6500, sono emersi risultati “allarmanti”, ha detto la direttrice del Nnu, Bonnie Castillo: solo il 29% ha riferito che c’è un piano per isolare i potenziali pazienti contagiati nei loro posti di lavoro, il 23% ha ammesso di non sapere neppure se c’è un piano, oltre un terzo ha rivelato di non avere accesso alle maschere protettive e la metà non ha ricevuto alcuna informazione sul coronavirus dai datori di lavoro.

Sale ad almeno 33 persone contagiate il bilancio del coronavirus a New York. Lo ha reso noto il governatore dello stato Andrew Cuomo, sottolineando come ci siano 10 casi accertati in più rispetto a ieri. Cinque delle persone infettate sono in ospedale e le loro condizioni migliorano, ha detto Cuomo, spiegando come almeno 4mila persone nell’intero stato sono in “quarantena precauzionale”.

In California i paracadutisti della Guardia nazionale hanno portato sulla nave da crociera Grand Princess i kit per sottoporre a test per il nuovo coronavirus alcuni dei 3.500 passeggeri a bordo. Il test è stato effettuato su 45 persone dell’equipaggio e passeggeri, dopo che una persona che aveva partecipato a un precedente viaggio è morta per Covid-19 e altre quattro persone sono risultate infette. Alla nave sono stati vietati attracco e sbarco per precauzione, mentre in California i casi di contagio sono 49, di cui una persona morta. La compagnia di navigazione Princess Cruises ha spiegato che i risultati dei tamponi sono attesi oggi. La compagnia è la stessa della Diamond Princess, che era stata messa in quarantena in un porto giapponese la scorsa settimana: oltre 700 persone a bordo erano state contagiate.

Francia – Boom di casi nell’Alto-Reno: chiuse 100 scuole. Positivo anche un deputato. Si teme contagio dopo raduno evangelico

Austria – Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha annunciato “controlli sanitari mirati” al confine con l’Italia per le prossime due settimane. Inoltre, saranno interrotti i voli diretti dall’Austria verso gli aeroporti di Milano e Bologna. “La situazione è peggiorata in Iran, in Corea del Sud e in alcune regioni dell’Italia”, ha detto Kurz in una conferenza stampa.

Germania – Il numero di persone contagiate è di 639, contro i circa 400 di cui era stato riferito ieri sera. La malattia si è diffusa in 15 dei 16 stati del paese con l’eccezione della Sassonia-Anhalt. A riferirlo è stato il Robert Koch Institute, precisando che il Land più colpito è quello del NordReno Westfalia, con 281 casi confermati, seguito dal Baden-Wuerttemberg (91) e dalla Baviera (79).
“Ci sono molti Paesi – ha detto il ministro della Salute Spahn – che sono ancora nella fase ‘detect and contain’, come noi dieci giorni fa. È un tipo di situazione in cui tutti si ritroveranno, presto o tardi. Ora in Italia, Francia e Germania siamo in una situazione in cui constatiamo dei focolai, che sono fonte di propagazione della malattia a livello nazionale”. “Prendere misure alla frontiera, come negli aeroporti, non permette di contenere la malattia. Per questo in Parlamento ho detto che l’epidemia è ormai arrivata in Germania”, ha concluso il politico della Cdu.

Regno Unito – Continuano a crescere i contagi, saliti a 163 – quasi 50 più di ieri – secondo l’aggiornamento quotidiano del ministero della Sanità britannico. In totale, a stamattina, si contano 147 casi accertati in Inghilterra, 11 in Scozia, 3 in Irlanda del Nord, 2 in Galles. Mentre il numero di test eseguiti ha superato quota 20mila. Al momento una sola persona risulta essere morta nel Regno in relazione all’emergenza Covid-19: una donna ultrasettantenne, in salute precaria, come reso noto ieri. La compagnia aerea British Airways ha confermato che due addetti ai bagagli dell’aeroporto di Heathrow, vicino Londra, sono risultati positivi al test del nuovo coronavirus.

Spagna – 345 casi confermati, 82 in più di ieri, la maggior parte importati. I morti sono almeno 5. L’ultimo aumento dei contagi è “maggiore del solito”, e gran parte si concentra nella Comunità di Madrid, dove si registrano finora 137 casi. Dei casi totali, nove rimangono in terapia intensiva.

Svizzera – Confermati 87 nuovi casi, con il totale dei contagiati che sale a 210. Daniel Koch, capo della Divisione malattie trasmissibili dell’Ufficio federale della sanità pubblica, ha parlato con esattezza di 181 i casi confermati e di 29 sospetti.

Olanda – Prima vittima. Si tratta di un uomo di 86 anni, ricoverato a Rotterdam, le cui modalità di contagio non sono ancora note. L’uomo era in isolamento dal momento della diagnosi, e si stanno cercando tutte le persone con cui era stato a contatto.

Belgio – Sono 59 i nuovi casi confermati in Belgio, la maggior parte dei quali sono tornati da vacanze in Italia, sebbene si constatino ugualmente dei contagi all’interno del Paese. Il numero totale di contagi è salito a 109, di cui uno guarito. I 59 nuovi casi confermati a seguito di 441 test effettuati. In particolare sui 108 casi confermati 65 pazienti si trovano nelle Fiandre, 12 a Bruxelles e 31 in Vallonia.

Malta – Il Governo di Malta ha negato l’attracco a una nave da crociera Msc Opera con a bordo duemila passeggeri. Lo rende noto il Times of Malta. Le autorità maltesi hanno negato l’autorizzazione a seguito di una protesta pubblica sui timori di infezione da coronavirus dopo l’allarme lanciato da un media locale su un ex passeggero austriaco sbarcato nei giorni scorsi e successivamente trovato positivo al Covid-19.

Polonia – Sono stati scoperti in Polonia altri quattro casi di coronavirus che portano così a cinque il totale delle persone contagiate nel Paese. Lo ha annunciato oggi pomeriggio il ministro della sanità polacco Lukasz Szumowski.

Romania – In Romania sono saliti a nove i casi di coronavirus, con tre contagi nella sola giornata di oggi. Si tratta di una giovane di 16 anni compagna di scuola del ragazzo già diagnosticato con Covid-19 a Timisoara, di un uomo di 51 anni entrato in contatto a Suceava con un 71enne già infettato e di un uomo di 40 anni nella provincia di Hunedoara rientrato in Romania da Bergamo.

Slovacchia – Confermato il primo caso di coronavirus nel Paese. Si tratta di un uomo di 52 anni che è ora ricoverato in ospedale. L’uomo nell’ultimo periodo non ha viaggiato all’estero ma il figlio è tornato di recente da Venezia.

Slovenia – Nuovo caso registrato che fa salire a 7 le persone contagiate nel Paese.

Corea del Sud – Conferma che ieri nel Paese si sono registrati 518 nuovi casi di coronavirus per un totale di 6.284 persone infettate e 42 morti. I dati sono stati diffusi dai Korea Centers for Disease Control and Prevention (Kcdc), come riporta l’agenzia Yonhap. La maggior parte dei nuovi casi si registrano nella sola città sudorientale di Daegu (367) e nella vicina provincia del Gyeongsang Settentrionale (123). Le vittime sono per lo più anziani con patologie pregresse.

Thailandia – “A seguito di restrizioni imposte dal Governo della Thailandia nelle ultime ore sullo sbarco di ospiti di nazionalità italiana che abbiano transitato in Italia negli ultimi 14 giorni, la nave Costa Fortuna non ha potuto effettuare la sosta pianificata come da itinerario nel porto di Pukhet”, ha spiegato Costa Crociere in riferimento alla Costa Fortuna, che è dovuta rimanere al largo di Phuket. La compagnia precisa che “la situazione sanitaria bordo è chiara e non vi è alcun caso sospetto sulla nave fra gli ospiti italiani o di altre nazionalità”. “Costa Crociere è rammaricata dell’improvviso cambiamento di itinerario e conferma, in una situazione in continua evoluzione, che la sicurezza dei propri ospiti e membri dell’equipaggio è una assoluta priorità”.

Cina – Chiude il secondo ospedale da campo di quelli realizzati in tempi record a Wuhan. A inizio mese erano già state “sospese le attività” in un ospedale ‘temporaneò del distretto di Qiaokou, da cui i pazienti erano stati dimessi o trasferiti in altre strutture. Ieri a Wuhan si sono registrati 126 nuovi casi di coronavirus e le vittime sono state 23 secondo i dati delle autorità sanitarie locali. II morti in Cina sono 3.042, i casi di infezione 80.552 (23.784 pazienti ancora ricoverati, 53.726 dimessi dagli ospedali e guariti più le vittime). Gli ultimi dati della Commissione nazionale per la salute relativi alla giornata di ieri parlano di 143 nuovi casi confermati e di altre 30 vittime, una nella provincia insulare di Hainan e 29 nella provincia di Hubei, la più colpita dall’epidemia. Ieri 1.681 persone sono state dimesse dagli ospedali della Repubblica Popolare. Al 5 marzo la Cina segnala 36 casi “importati” in totale: 11 nella provincia di Gansu, quattro a Pechino e uno a Shanghai.

Iran – Morta la deputata 55enne Fatemeh Rahbar, rieletta a Teheran alle parlamentari del 21 febbraio scorso. Morto anche l’ex vice ministro degli Esteri, Hossein Sheikholeslam. Il diplomatico 67enne, numero due della diplomazia della Repubblica Islamica negli anni Ottanta, è deceduto in un ospedale di Teheran. Gli ultimi dati del ministero della Sanità di Teheran parlano di 124 morti e 4.747 contagi. E’ di sabato scorso la notizia della morte del neo deputato iraniano Mohammad Ali Ramazani Dastak.

Australia – Acquasantiere vuote, calice del vino offlimits per il sacerdote e niente ostia sulla lingua per i fedeli: queste alcune delle misure chieste dalla Conferenza Episcopale australiana per cercare di contenere la diffusione del coronavirus nel Paese. In particolare, raccomandano i vescovi, l’ostia dovrebbe essere posta nelle mani dei fedeli “per via dell’alto rischio di trasmissione alle persone che continuano a riceverla sulla lingua”. In un comunicato la Conferenza chiede alle diocesi e alle parrocchie di adottare i cambiamenti visto il gran numero di persone che partecipano alle “celebrazioni liturgiche e in risposta a numerose richieste di chiarimenti da parte di diocesi, parrocchie e individui”. I vescovi raccomandano inoltre ai fedeli di “evitare di stringersi la mano nello scambiarsi il segno di pace, offrendo invece un sorriso, un saluto, un cenno della mano o del capo, o un inchino”. Finora in Australia si registrano due decessi a causa del virus, mentre i casi accertati sono 60.

Maldive – Le Autorità maldiviane, nell’ambito delle misure adottate per la prevenzione del contagio da Covid-19, hanno annunciato il divieto di ingresso per i viaggiatori provenienti dall’Italia a partire dalla mezzanotte di sabato 7 marzo.

Egitto – 12 casi di coronavirus su un battello turistico sul Nilo proveniente da Aswan e diretto a Luxor. Lo riferisce il quotidiano Asharq al-Awsat su Twitter.

Taiwan – Le autorità hanno chiesto a 103 persone di isolarsi in quarantena nelle loro abitazioni dopo essere state in contatto ravvicinato con un musicista australiano poi risultato positivo al coronavirus. L’uomo, arrivato il 23 a Taiwan da Londra via Singapore, ha suonato con l’orchestra nazionale per un evento in programma il 28 febbraio dopo essersi recato il 27 presso una clinica denunciando sintomi influenzali, febbre e tosse. Infine ha ripreso l’aereo per Adelaide via Brisbane. Quando è emersa la notizia del contagio, il Centro per il controllo delle epidemie ha stabilito che dovranno chiudersi in quarantena i 27 musicisti dell’Orchestra nazionale sinfonica di Taiwan, gli amici del musicista, gli spettatori, lo staff dell’albergo, equipaggio e passeggeri del volo che ha preso.

Argentina – Secondo caso “importato” di coronavirus in Argentina. Si tratta, si legge sul sito del Clarin, di un 23enne rientrato nel Paese il primo marzo da un viaggio nel nord Italia e attualmente ricoverato alla casa di cura Otamendi di Buenos Aires dopo aver manifestato il 3 marzo tosse, febbre e malessere generale. Al momento “le condizioni generali del paziente sono buone”, hanno fatto sapere i medici. Il 3 marzo l’Argentina ha confermato il primo caso di coronavirus, un uomo tra i 40 e i 45 anni rientrato da un viaggio in Spagna e Italia con un volo diretto da Roma a Buenos Aires.

Cisgiordania – Il presidente Abu Mazen ha proclamato lo stato di emergenza da questa mattina, mentre il primo ministro palestinese, Mohammad Shtayyeh, ha ordinato la chiusura totale di Betlemme dopo che nella città da ieri sono stati registrati 16 casi di coronavirus. Secondo quanto si legge sul sito dell’agenzia Wafa, durante una riunione d’emergenza dei ministri a Ramallah, Shtayyeh ha ordinato una serie di misure di precauzione per combattere il diffondersi del virus. Tra queste la cancellazione di tutte le prenotazioni di turisti stranieri in in tutti gli alberghi della Cisgiordania. Già ieri Shtayyeh aveva disposto la chiusura di scuole e università, siti turistici e luoghi di culto, parchi e alberghi oltre all’annullamento di tutte le conferenze. Il primo ministro ha anche chiesto ai palestinesi di ridurre solo a “casi di estrema necessità” gli spostamenti, soprattutto nella zona di Betlemme.

Filippine – Primo caso di trasmissione locale. Le autorità hanno confermato che è risultato positivo ai test per il nuovo coronavirus un 62enne che non ha lasciato mai il Paese. L’uomo è stato ricoverato il primo marzo per una “grave polmonite” e ieri è risultato positivo agli esami. Un altro filippino di 48 anni è risultato positivo dopo essere rientrato nel Paese da Tokyo. Entrambi sono ricoverati in ospedale in isolamento. In precedenza le Filippine avevano già confermato tre casi di contagio: tutti viaggiatori cinesi, uno dei quali è poi morto a causa dell’epidemia.

Guatemala – Dichiarato lo stato di emergenza a causa dell’epidemia di coronavirus, nonostante qui non si sia registrato sinora nessun caso di Covid-19. “Durante il Consiglio dei ministri abbiamo deciso di dichiarare lo stato di calamità pubblica su tutto il territorio nazionale”, ha confermato via Twitter il presidente Alejandro Giammattei. Il relativo decreto entrerà “immediatamente” in vigore con la pubblicazione e, ha assicurato il presidente, “aumenteranno i controlli alle frontiere”. “Chiarisco che nel Paese non c’è un solo caso” di coronavirus, ha aggiunto. Nel vicino Messico sono cinque i casi.

Qatar – Il Qatar ha confermato altri tre casi di coronavirus, portando a undici il numero dei contagiati in totale. “I contagiati si trovano ora in quarantena. Due dei nuovi casi sono cittadini qatarini, un terzo è di altra nazionalità rientrato recentemente dall’Iran”, si legge in una nota del ministero della Sanità.

Perù – Il presidente Martín Vizcarra ha annunciato oggi a Lima l’esistenza di un primo caso. In un messaggio alla nazione accompagnato dalla ministra della Sanità Elizabeth Hinostroza, indica la radio Rpp, il capo dello Stato ha precisato che si stratta di un giovane di 25 anni rientrato da un viaggio in Spagna, Francia e Repubblica ceca. Dopo aver sottolineato che “il rischio di una manifestazione del virus in Perù” era tenuta “in alta considerazione”, Vizcarra ha assicurato che attraverso il ministero della Sanità sono state predisposte tutte le misure necessarie dal punto di vista medico affinché il paziente, il cui stato di salute è stabile, disponga di un’assistenza integrale. Ieri Lima aveva disposto che le navi che intendano entrare nei porti peruviani dovranno prima sostare nelle baie antistanti per permettere l’effettuazione dei controlli sanitari di equipaggio e passeggeri legati alla prevenzione del coronavirus.

Togo – Il governo del Togo ha annunciato il primo caso di coronavirus, spiegando che si tratta di una donna di 42 anni che è stata in Germania, Francia e Turchia prima di rientrare nel Paese attraverso il vicino Benin.

Coronavirus, Oms: "Nessun segnale che possa sparire in estate". Germania: "Abbiamo piu focolai. Siamo come Italia e Francia". Malta, vietato l'attracco a una nave da crociera. Prime vittime in Uk e Olanda - Il Fatto Quotidiano
 
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