Arrestato per mafia il fratello della vedova Schifani

Incredibile...
 
Giuseppe Costa è accusato di associazione mafiosa: sarebbe affiliato alla famiglia di Vergine Maria. Per conto della cosca avrebbe tenuto la cassa, gestito le estorsioni, "convinto" con minacce le vittime - imprenditori e commercianti - a pagare la "tassa" mafiosa, assicurato alle famiglie dei mafiosi detenuti il sostentamento. Ristoranti, negozi, concessionarie di auto, imprese: nel quartiere pagavano tutti e Costa sarebbe stato tra i collettori del pizzo


Nel quartiere pagavano tutti :(
 
Hai voglia a dire di combattere la mafia, è lei a combattere noi.
 
Sono del nord Italia però mi sono formato l'opinione che varianti di mafia o di altre robe simili siano da sempre presenti e autoctonone ovunque in Italia, sud, al centro, nord.
 
Davvero una vicenda triste.
Mi immedesimo nella povera signora.
Le hanno ammazzato il marito per la seconda volta e questa volta a farlo è stato il fratello.
 
Sono del nord Italia però mi sono formato l'opinione che varianti di mafia o di altre robe simili siano da sempre presenti e autoctonone ovunque in Italia, sud, al centro, nord.

amico, io vivo da DUE vite al nord.cambiano solo le modalità di riscossione ma il mood è sempre lo stesso.c'è una parte in chiaro ed una nell'ombra.
a nord a sud al centro.
in merito alla signora addolorata..potrebbe essere stata sincera allora ma potrebbe anche non esserlo stata.la sceneggiata è nel repertorio di chiunque mafieggi
 
amico, io vivo da DUE vite al nord.cambiano solo le modalità di riscossione ma il mood è sempre lo stesso.c'è una parte in chiaro ed una nell'ombra.
a nord a sud al centro.
in merito alla signora addolorata..potrebbe essere stata sincera allora ma potrebbe anche non esserlo stata.la sceneggiata è nel repertorio di chiunque mafieggi


Stesse mie opinioni.
 
Davvero una vicenda triste.
Mi immedesimo nella povera signora.
Le hanno ammazzato il marito per la seconda volta e questa volta a farlo è stato il fratello.

E' difficile comprendere quali possano essere le evoluzioni ed i cambiamenti a livello umano cui si piomba dopo una tradegia, una perdita, ed è pure sorte comune a tutti con le dovute varianti e casi specifici. Tanti fattori possono influire. L'iniziale vicinanza delle persone e parenti, il loro progressivo allontanamento o cambiamento, il senso di abbandono, la sfiducia nelle istituzioni, l'ingiustizia sociale, la mancanza di verità certa e definita, la mutevolezza dei rapporti, nuove conoscenze etc etc...tante cose negative e positive che si susseguono nel corso della nostra vita. In mezzo a tutto questo turbinio di vicende e sentimenti variabili mi domando se sarei così a tal punto incapace di capire, intuire, anche solo sospettare di avere un fratello/sorella mafioso/a.
 
Se anche i parenti dei simboli Antimafia si cascano, è veramente un disastro.

Non so che differenza di eta ci sia tra i due ma immagino il clima familiare sociale fosse lo stesso per entrambi, ok questo conta si e anche no ma in questo caso la divergenza è davvero difficile da capire.
 
Non so che differenza di eta ci sia tra i due ma immagino il clima familiare sociale fosse lo stesso per entrambi, ok questo conta si e anche no ma in questo caso la divergenza è davvero difficile da capire.

Beh ognuno è come è. Sai la "parabola" (laica) dei due figli? 2 ragazzi figli di un super criminale. Uno diventa un criminale come il padre, un altro diventa una persona onesta, laboriosa, filantropa...entrambi dicono "che cosa potevo fare, con un padre così?".
Non è detto che i valori della famiglia tu li acquisisca in toto, nel bene e nel male.
 
mi sembra che le parole siano chiare ed i fatti anche

Lei, che aveva lanciato ai boss il monito a pentirsi, «a inginocchiarsi», ripete lo stesso appello al fratello?
«Adesso è il turno di Caino. Di questo debosciato che non vedo da tempo, nemmeno quando corro a Palermo per assistere mia madre, alle soglie dei 90 anni, pronta per morire se qualcuno le raccontasse cosa sta accadendo. Come vorrei morire io. Travolta dalla vergogna. Ma forse un modo per uscirne, per non soffocare, per tenere ancora la testa alta c’è. E dipende da Caino...».

Che cosa vuole fargli sapere?
«Che per salvarsi, che per salvarci adesso deve chiedere ai magistrati di essere ascoltato, di ammettere tutte le sue colpe, se ne ha, e di rivelare ogni recondito segreto, se ne conosce. Parlare e accettare il giudizio degli uomini, non solo quello di Dio».

Tornava qualche volta in quelle due borgate?
«Mai. Ho rivisto forse due anni fa la casa di Pino, una stamberga malandata a due passi dal cimitero, vicino a un mare che potrebbe essere bellissimo come tutta la zona dove invece si soffoca perché l’aria della mafia arriva alla gola».

Aveva intuito che suo fratello, come rivela un pentito, s’era dissociato con i padrini della mafia prendendo le distanze da lei quando, nel ’92, tuonò contro Cosa nostra?
“Come avrei potuto capire e sapere tutto questo? Ignoro se sia vero. Per me Pino resta quel fratello che ho visto crescere con mille problemi. L’adolescenza di un bullizzato. Lo chiamavano “Pino il checcho”. Per la balbuzie. Sempre isolato. A un tratto, a tredici anni, non è più andato a scuola. E ha cominciato a cercare un lavoro, a fare il manovale, il muratore...».

Frequentando pessimi personaggi?
«Gli ambienti malsani delle borgate palermitane. Non riesco a capire come possa essere caduto nella trappola. I mafiosi sono dei mostri che reclutano questi elementi. Soprattutto i deboli. Per farli sentire forti. Sfruttandoli. Ominicchi. Ma non può essere una attenuante per Pino che così ha rovinato la sua e la mia vita».

E se suo fratello non dovesse accogliere l’invito a pentirsi?
«Allora lo ripudierei definitivamente. Ma non può restare in silenzio rovinando pure i suoi ragazzi, un figlio benzinaio, una figlia estetista. Li affosserebbe per sempre».

Dicono che fosse al servizio degli Scotto e di quel padrino comparso dopo il carcere perfino sulla barca con la statua di Sant’Antonio e la fidanzata a bordo...

«Manifestazioni di volgare potenza messe in scena per conquistare un malinteso rispetto anche usando e sfruttando i santi e la Chiesa. Per i creduloni come quel Caino dal quale adesso devo difendermi per salvare anche la vita di mio figlio...».

Un capitano delle Fiamme Gialle...
«Capite la vergogna che si rovescia addosso alla nostra storia per quel maledetto? Aveva quattro mesi il mio bimbo quando arrivò la strage portando via la nostra vita. Che fatica riprenderla a pezzi, provare a costruire un futuro senza Vito per quel bimbo che cresceva facendo mille domande. E io dovevo cercare le risposte. Tormenti intimi a parte, adesso sembrava che tutto si stesse rimettendo a posto. Parlo di mio figlio. Vederlo giurare fra i cadetti, superare la laurea, la prima divisa, i gradi... e le manifestazioni antimafia con il capo della polizia, con Don Ciotti, con gli altri familiari di vittime di mafia... Ecco, penso a tutto questo e chiedo scusa al mondo per avere avuto un mostro in famiglia».


Rosaria Costa vedova Schifani: «Mio fratello è un Caino: ora si inginocchi lui» - Corriere.it
 
Indietro