The age of protest: il mondo scende in piazza. Ci sara' un perche'?

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Ebenezer Scrooge

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Varie nazioni, diverse spinte e motivazioni. Sembra tutto spontaneo: vedremo.

5 proteste nel mondo spiegate in numeri

Ecco 5 proteste nel mondo spiegate in numeri. Da Hong Kong all’Iraq, passando per il Libano fino al Cile e alla Spagna, i manifestanti sono scesi in piazza per esprimere la loro contrarietà alle decisioni politiche dei propri governi.
Alcune proteste possono apparire come esplosioni spontanee di rabbia per preoccupazioni non proprio prioritarie. In realtà, tutte le principali manifestazioni di questi mesi del 2019 hanno radici profonde.
Esse sono il risultato di anni di crescente frustrazione per l’inattivismo ambientale, i problemi economici, la cattiva gestione del potere, la corruzione e la repressione governativa.

:rolleyes:

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Il volto radicale e non violento

Inattivismo ambientale tra le cause??? Ahahah :D:D:D

C'è sempre chi pensa che si può fare di più...

Extinction Rebellion: chi sono e cosa chiedono i nuovi attivisti ambientali | Ohga!

In Italia non se ne è ancora parlato molto, ma in Inghilterra, dove sono nati, si stanno già facendo notare. Perché, sulla scia delle loro rivendicazioni, la Camera dei Comuni della Gran Bretagna ha proclamato, a inizio maggio, lo stato di emergenza climatica. Sono gli attivisti di Extinction Rebellion, il volto radicale non violento dell’attivismo ambientale.

:specchio:
 
Si parlava delle rivolte in Cile, HK, etc legarle all'inattivismo ambientale è ridicolo.....poi che ci siano talebani-ambentalisti (piu' animalisti) in giro per il mondo non è una novità visto che è uno dei più grossi pericoli dell'era moderna
 
Qui Cile

Nuova giornata di proteste in Cile - Ultima Ora - ANSA

SANTIAGO DEL CILE, 9 NOV - Centinaia di migliaia di persone sono scese nuovamente in piazza oggi a Santiago del Cile ed in varie altre città del Paese, quando ormai la protesta sociale antigovernativa dura da tre settimane.
Come nella manifestazione del 25 ottobre, quando la polizia indicò la cifra di 1,2 milioni di manifestanti, piazza Italia è il punto di raccolta della gente, soprattutto giovani che, riferisce il portale Emol, ha riempito tutte le strade vicine, riversandosi, per il momento pacificamente, sull'Alameda e nel Parque Bustamante. Ma i media cileni sottolineano che non è solo la capitale a protestare. Molte migliaia di persone sfilavano nel pomeriggio nel centro di Vina del Mar e Valparaíso, sede del Parlamento.

:o
 
ultimi anche in questa specialità:rolleyes:
 
beh se ce lo spiega il giornale INTERNAZIONALE...... ......

in cile, bolivia e altri centro e sud america cè il FORUM DI SAO PAULO in opera........... tutti comunistacci......della vecchia guardia che riescono a fomentare le piazze di beoti funfionali............ si salvava il Brasile.... ma ieri l'ex presidente lula è stato scarcerato (LUI DICE INNOCCENTE) dal tribunale federale in cui Loro in 16 anni hanno messo la maggioranza dei giudici che poi sono avvocatuzzi... il presidente in carica del tribunale in questo momento ha lavorato per il partito fino a poco prima di essere letto MINISTRI DEL TRIBUNALe............

comunque sto per partire per il brasile il 1 dicembre ... speriamo che sti cretini non facciano tafferulli.... anche se oggi sabato il popolo non rosso scende in strada per chiedere la riforma costituzionale che metta la carcerazione dopo essere stati giudicati colpevoli alla fine dellìappello.....come era fino a l'altro ieri e che il tribunale federale ha cancellato la carcerazione ed ecco che tutti i politici corrotti e corruttori sono già usciti o usciranno entro 48h
 
Qui Bolivia

Bolivia, forze ordine contro presidente - Rai News

Bolivia, forze ordine contro presidente

09 novembre 2019

7.08 Non si allentano tensione e proteste in Bolivia, dove si registra l'ammutinamento di almeno tre compagnie delle forze di polizia contro il presidente Morales. A quasi 20 giorni dall'inizio delle proteste per la rielezione di Morales si sono verificate nuove proteste e violenze, sopratutto nelle città di Cochabamba, Sucre e Santa Cruz. Ieri il presidente Morales aveva convocato una riunione urgente con più ministri.

:rolleyes:
 
chiamateli come volete, ma per me sono gli effetti collaterali della globalizzazione selvaggia...
ci vorranno decenni prima di ritrovare un assetto "stabile" a livello mondiale...e niente sarà più come prima...
 
globalizzazione

integrazione

accoglienza

melting pot
 
globalizzazione

integrazione

accoglienza

melting pot

Ognuno ha le sue fisse.
Io però penso che sia come in Mr. Robot.
Nel 2019 è impossibile che proteste di massa siano spontanee. Non esiste proprio.
 
la globalizzazione ha alterato lo status quo, rendendo il pianeta una polveriera... inseguendo il mito del benessere per tutti gli abitanti della terra...:o
 
Qui una possibile risposta

Il mondo in piazza

07 novembre 2019

Da Hong Kong a Santiago del Cile, passando per Baghdad, Beirut e Barcellona: gli ultimi mesi sono state le grandi proteste di massa a tenere banco sui media internazionali. Le piazze rivendicano diritti calpestati non solo da regimi e modelli economici iniqui, ma anche da governi democratici, accusati di corruzione, inefficienza e politiche ingiuste. Si protesta per motivi e con modalità diverse, ma ad accomunare le manifestazioni di mezzo mondo c’è un elemento trasversale: la frustrazione per le ineguaglianze che negli ultimi decenni si sono incuneate tra ricchi e poveri, élite e persone comuni, istituzioni e cittadini. Il rincaro dei trasporti cileni, le tasse su WhatsApp in Libano o la legge sull'estradizione a Hong Kong sono solo le gocce che stanno facendo traboccare i vasi di malcontenti ben più radicati: “Non stiamo protestando per WhatsApp, siamo qui per tutto il resto: per il carburante, il cibo, il pane, per tutto” è il grido della piazza a Beirut; un grido che fa apparire realtà tra loro lontane improvvisamente così vicine. Alcune risposte sono già arrivate, come le dimissioni del premier Hariri in Libano, il ritiro del disegno di legge a Hong Kong o il mantenimento dei sussidi in Ecuador: a dimostrazione che la piazza – a ogni latitudine – può raggiungere i propri obiettivi contingenti, e andare persino oltre. Ma perché il mondo sta scendendo in piazza? C’è davvero un comune denominatore tra i movimenti di protesta degli ultimi mesi nelle varie parti del globo? Le piazze tornano ad aver un ruolo politico nelle nostre società? E quali sono le loro proposte?

:rolleyes:
 
I Cortili dello Zio Sam

Qui un'altra...

In America Latina sta tornando il buio degli anni 70

11/11/2019

Lo scorso maggio, proprio nel bel mezzo dei tentativi statunitensi di destabilizzare il Venezuela, l’allora Consigliere per la Sicurezza Nazionale del governo degli Stati Uniti John Bolton ha dichiarato che “la dottrina Monroe è viva è vegeta”. Riferendosi al ben noto principio secondo cui l’America Latina sarebbe il cortile di casa degli Stati Uniti, che hanno il diritto sovrano di intervenire a loro piacimento negli affari interni di qualsiasi paesi della regione.

Dall’inizio dell’anno sull’America Latina sembra essersi concentrata l’attenzione dell’imperialismo statunitense, impegnato a cercare un terreno su cui conseguire una vittoria dopo il danno d’immagine accusato per le sconfitte nelle crisi siriana e nordcoreana. Il 2019 è stato quindi l’anno del Venezuela - ovvero dei tentativi di destabilizzare la rivoluzione chavista e rovesciare il governo di Maduro.

L’attenzione internazionale negli ultimi mesi si è spostata più a sud, verso il Cile, che è diventato uno degli epicentri dell’ondata mondiale di proteste che sta investendo un po’ tutto il mondo.

La situazione cilena è ancora in bilico: le piazze sono ancora piene, le proteste continuano così come la repressione e le promesse del governo che dosa bastone e carota per rimanere al potere.

Una situazione che invece nelle ultime settimane sembra essersi sopita è quella in Ecuador, dove un mese fa il governo di destra di Lenin Moreno aveva annunciato – come parte di un pacchetto di misure di austerità imposto dal Fondo Monetario Internazionale – la revoca dei sussidi sul carburante.

L’ultimo anello di questa catena di rinascita dell’imperialismo in America Latina è quello che è successo negli ultimi due giorni in Bolivia, dove dopo 13 anni di governo Evo Morales, il primo presidente indigeno nella storia del paese, è stato costretto alle dimissioni da un pronunciamento dell’esercito.

Se fino a un decennio fa di fronte alle continue guerre degli Stati Uniti in Medio Oriente si parlava del fatto che dietro ci fosse la volontà di controllare le riserve petrolifere della regione, oggi per la Bolivia si sta facendo un discorso simile – contando che nel frattempo gli Stati Uniti si sono resi autosufficienti da quel punto di vista e che il trend per l’economia globale è l’abbandono delle fonti fossili.

Da questo punto di vista la Bolivia, che possiede il 50% delle riserve mondiali di litio, componente indispensabile per le batterie nella futura transizione ecologica del capitalismo, è molto più importante di quel che sembra. Evo Morales sperava di far diventare il litio quello che il petrolio è stato per l’Arabia Saudita – “ne abbiamo abbastanza per mantenerci per un secolo” aveva detto nel 2015 – mentre da oggi tutto ciò è in mano a un governo di destra filoamericano.

Quando è stata pronunciata, la frase di Bolton sullo stato di salute della dottrina Monroe – che accompagnava l’annuncio di nuove sanzioni contro quella che lui denominava come “troika del terrore” ovvero Cuba, Venezuela e Nicaragua, gli ultimi tre paesi dell’America Latina indipendenti dagli Stati Uniti – è stata presa dalla maggior parte degli osservatori come una boutade o una sparata fuori dalla storia. In reatà, gli eventi degli ultimi mesi in America Latina hanno dimostrato che andava presa molto più sul serio e che l’imperialismo nel continente sta bene come non stava da decenni.

:rolleyes: :rolleyes:
 
comunque Hong Kong e' un caso a se' : la protesta non e' contro il carovita , ma per mantenere l'indipendenza giuridica ed amministrativa dell'isola dalla madrepatria
 
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