La Francia pagherà col sangue per come sta facendo in immigrazione

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Francia paghera col sangue la codardia dei politici davanti alla piaga dell’islamismo | Imola Oggi

Dopo l’attacco alla prefettura di Parigi di qualche settimana fa, per il quale è quasi certa la matrice islamista, Sputnik ha intervistato l’ex giudice ed ex capo dei Servizi francese Alen Marsaud.

In Francia si continua a fare i conti con il terrorismo jihadista e, dopo gli eclatanti casi di Charlie Hebdo e del Bataclan nel 2015, si sono moltiplicati i casi di attacchi per i quali le motivazioni sono riconducibili alla radicalizzazione di matrice islamista. L’ultimo caso simile è quello dell’attacco alla prefettura di Parigi, avvenuto il 3 ottobre scorso e che ha portato alla morte di quattro persone oltre all’attentatore, per il quale le indagini sono ancora in corso sebbene la principale pista seguita relativamente al responsabile della strage sia proprio quella del terrorismo di stampo jihadista.


A questo proposito Sputnik ha intervistato l’ex capo della squadra antiterrorismo francese Alain Marsaud. Secondo lui, la Francia pagherà con il sangue la “profonda codardia” dei suoi politici davanti ad una “piaga come l’islamismo”.

Mancanza di coraggio ed egoismo gli errori da parte dei politici – – Per Marsaud molti dei volti più noti della scena politica francese sarebbero infatti portati a mettere in secondo piano le esigenze della società per racimolare qualche voto in più.

“Dobbiamo abituarci a soffrire. Vi posso assicurare che le generazioni venture saranno costrette ad una vera sofferenza. Ed è orribile dover dire una cosa del genere nel 2019”.
Marsaud ha spiegato che nel corso degli anni è notevolmente cambiata la considerazione dei movimenti islamisti: “all’inizio si manifestava una certa cautela che col tempo si è trasformata, oserei dire, in ingenuità, e si ha l’impressione che col tempo si sia venuta a creare una certa viltà di fondo, in particolare da parte dei politici“.

Per l’ex capo dell’antiterrorismo transalpino “non sono necessarie riforme, ma soltanto un po’ di coraggio e disegnare dei contorni certi al nemico. (…) Se non ci si decide ad indicarlo con univocità, ci sono poche chance di vincere”.

La colpa della situazione sarebbe dovuta ad un certo rammollimento: “Non abbiamo più il coraggio di parlare dell’islamismo, si ha paura di farlo perché, si dice, non bisogna mettere delle etichette. E alla fine questa parola non si può più nemmeno usarla. L’Islam, bisogna dirlo, è prima di tutto una religione di conquista. Si parla dell’inculcare una religione con la conquista e, in primo luogo, con la conquista delle menti. E’ ora di guardare la realtà negli occhi. Ho l’impressione che i nostri politici siano all’oscuro di tutto, che non siano al corrente di quello che succede nel mondo e che non possano reagire in alcun modo”.

La diffusione del fondamentalismo in Francia

In diversi resoconti relativi al 2018, la direzione centrale per la sicurezza interna (DGSI) ha messo in luce la diffusione in Francia del salafismo, il ramo più radicale del sunnismo. Nonostante ciò in Francia si continua a parlare del salafismo come di un di movimento fondamentalista islamico “indefinito”, quasi “marginale”, sottovalutando, come sostiene Marsaud, la gravità della situazione.

“Penso che bisognerebbe invitare i politici a mostrare un po’ di coraggio. (…) Molti di loro non prendono neanche le misure più elementari per la salvaguardia della sicurezza dei cittadini. Dal momento della sua elezione ogni deputato pensa solo a come essere rieletto. Per raggiungere questo scopo è pronto a comportarsi in modo vile, a sottostare ad ogni genere di compromesso”.

Secondo Marsaud, un altro esempio del fatto che in Francia oggi regnino “la viltà e l’impotenza”, è la presenza nel Paese della figura dell’imam marocchino frequentato da Mikael Harpon, l’autore dell’attentato alla prefettura di Parigi del 3 ottobre. Nel 2015 l’imam Ahemd Hilali era stato inserito nella lista dei soggetti ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale “per fondamentalismo religioso”. Dopo la perquisizione del suo appartamento, Hilali era stato condannato a lasciare il territorio della Francia entro 30 giorni. Nonostante ciò, nel giugno 2019 il suo permesso di soggiorno era stato rinnovato in virtù del fatto che suo figlio possiede la nazionalità francese.

Si rischia una guerra civile?

Per Alain Marsaud, la questione del rimpatrio dei jihadisti che si trovano nelle carceri irachene e dei loro parenti è un altro motivo di preoccupazione per la sicurezza nazionale. Marsaud ha ricordato infatti che entro il 2022 almeno 254 detenuti, dichiarati colpevoli in Francia per terrorismo saranno rimessi in libertà.

“La nostra intelligence teme che una volta che la Francia sarà piena di gente invasata (…) basterà un ordine, anche soltanto ricevuto dall’estero, perché tutti comincino a compiere degli attentati. E allora il Paese potrebbe precipitare in una situazione di una gravità tale che si rischierà sul serio lo scoppio di una guerra civile”.

Pochi anni di governo marxista piddino stellato sono riusciti a portarci a livelli simili a quelli della francia ed ora vogliono dare allo ius soli ai clandestini anche jihadisti che abbiamo nelle nostre strade.
 
Francia paghera col sangue la codardia dei politici davanti alla piaga dell’islamismo | Imola Oggi



Pochi anni di governo marxista piddino stellato sono riusciti a portarci a livelli simili a quelli della francia ed ora vogliono dare allo ius soli ai clandestini anche jihadisti che abbiamo nelle nostre strade.

a commissa' nel'agosto del 90 e cioe' 30 anni fa sono andato a parigi x turismo

erano piu' i visi colorati che i visi pallidi in giro.

sulla metropolitana e proprio su tutte i treni che ho preso c'erano stabilmente delle orchestrine a suonare e tutti quanti chi piu' chi meno dava qualche franco(praticamente quasi obbligati a farlo)
tanti cartelloni alle stazioni facevano vedere un albero con un uccellino bello pasciuto sui rami ed uno a terra tutto malandato e malnutrito,con una frase che recitava piu' o meno così: ricordati che una percentuale del...... e' come l'uccellino sotto


vedere questa citta' che stentava opulenza da tutte le parti(tutti i monumenti illuminati e dai rivoli di acqua a fianco delle strade per portare via il rusco ecc.ecc.) e vedere in metropolitana cio' che ho scritto, strideva tantoOK!
 
Clamoroso! Macron: possibile guerra civile in Francia! | Trend Online

Clamoroso! Macron: possibile guerra civile in Francia!

Tempo stimato di lettura: 5 minuti

In Francia il problema immigrati sta diventando esplosivo.



In Francia il problema immigrati sta diventando esplosivo. Lo Stato laico per eccellenza ha al suo interno una “minoranza” islamica molto numerosa. E si sa che l’islam, anche se moderato, è una religione con norme piuttosto rigide.
Ed ecco allora che, nonostante la presenza di immigrati nordafricani in Francia, a causa del passato colonialista, non sia certamente un fenomeno recente, ma risalga ormai a parecchi decenni fa, certe problematiche si stanno acuendo soltanto ora, segno evidente che il processo di integrazione sia tutt’altro che completato.
L’economia transalpina non è certo florida ed un welfare come quello assicurato alla popolazione è possibile soltanto perché la Francia da decenni chiude bilanci in deficit, come suol dirsi usando il linguaggio degli economisti, non termina mai con un avanzo primario. In altri termini i francesi non hanno ancora sperimentato politiche di austerity.
Attualmente una polemica, apparentemente di poco conto, la richiesta di togliersi il velo entrando in un luogo pubblico, la sala consigliare, avanzata da consiglieri regionali del partito della Le Pen, ad una accompagnatrice di una scolaresca in gita, ha scatenato un dibattito che ben presto ha coinvolto anche le massime cariche dello Stato.
Naturalmente i lepenisti sono stati accusati di razzismo, criticati duramente da diversi esponenti del partito di Macron, oltre che naturalmente da un gruppo di 90 “celebrità” francesi di origine musulmana.
Ma l’attuale Ministro delle finanze, Bruno Le Maire, titolare del dicastero anche ai tempi di Sarkozy, ha precisato che “Il velo non è auspicabile nella nostra società”, mentre il Ministro dell’Istruzione prima ha criticato aspramente il gesto nei confronti della donna, successivamente ha però dichiarato che “Indossare il velo in quelle occasioni è una pratica che non va assolutamente incoraggiata

A questo punto tutti attendevano l’intervento di Macron in merito, ed il Presidente francese ha approfittato della questione per criticare ferocemente gli esponenti del Rassemblement National arrivando a dire che:


Un mix di questioni d'immigrazione, radicalizzazione, comunitarismo e secolarismo potrebbe trascinare la Francia in una guerra civile.


Ora è chiaro che Macron l’ha sparata grossa, ma rimane il fatto che la tolleranza nei confronti di coloro che manifestano l’appartenenza ad un gruppo religioso non deve arrivare al punto di entrare in conflitto con le regole di uno Stato che, per sua natura, non può essere che laico.

Quel che sta accadendo in Francia, poi, deve servire da monito anche all’Italia, naturalmente la percentuale di immigrati nel nostro Paese è notevolmente inferiore a quella che si registra in Francia, tuttavia la nuova politica di apertura dei porti, rivendicata dal nuovo Governo, sta facendo sensibilmente aumentare gli sbarchi di clandestini, con le conseguenze che tutti quanti ben conosciamo.


 
la francia, nelle zone costiere e metropolitane era già compromessa 20 anni fa, nell'ultimo decennio è peggiorata moltissimo per COLPA delle politiche interne ed europee sull'accoglienza
 
la francia, nelle zone costiere e metropolitane era già compromessa 20 anni fa, nell'ultimo decennio è peggiorata moltissimo per COLPA delle politiche interne ed europee sull'accoglienza

un 20 25 anni fa andavo a tagliarmi i capelli da un barbiere marocchino...
un giorno mi disse che di lì a poco sarebbe andato in francia che la' chi aveva figli veniva premiato
e non lo vidi piu'
 
La soluzione è non menzionare più la nazionalità e la religione dei vari attentatori. Come fanno al nord europa dove neanche fanno le statistiche ufficiali per non essere razzisti.
Problema risolto e vivono (finché non saltano in aria) tutti felici e contenti :D

Dire che l'Islam e l'islamismo sono pericolosi sarebbe razzismo, ohibò :o
 
“Dilagano sharia e odio contro l’occidente”, ministro francese Collomb si dimette

EUROPA UE, NEWS mercoledì, 10, ottobre, 2018



“Appare incredibile – dichiara l’eurodeputato Mario Borghezio – come la recente vicenda delle dimissioni del Ministro dell’Interno francese, il socialista Gerard Collomb, sia stata trattata da certi media nostrani, senza approfondire le vere cause del dissenso con il Presidente Macron.


Nel più totale imbarazzo dell’Eliseo, l’ex ministro ha denunciato la drammatica situazione delle banlieues e di molte zone urbane di Francia a maggioranza islamica, divenute in breve tempo dei veri e propri ghetti dove vige solamente la legge islamica (esattamente quelli da sempre nel mirino della Lega). Ha anche affermato che le autorità si sono di fatto arrese ed oggi, grazie anche al lassismo sui valori identitari nel settore della scuola, dilagano la sharia, l’odio contro l’occidente e la segregazione delle donne. Infine Collomb ha ammesso che sarebbe indifferibile una ‘reconquista’ del territorio.


Davanti a questo autorevole allarme – conclude Borghezio -, l’Europa dovrebbe rispondere all’unisono con politiche di severità sui flussi migratori e di rigido controllo della predicazione islamista!”
On. Mario Borghezio – – Deputato Lega Nord al P.E.
 
Ovvio, silenzio assoluto su quanto accade con i nostri amici muslim.
Non c'è nessuna emergenza :o
 
Ad un gruppo di persone viene imposto marxismo, femminismo, aborto e divorzio mentre all'altro unità familiare, pater familias, matrimonio e prole.

Non c'è da stupirsi se uno prevale sull'altro.
 
UN FOGLIO INTERNAZIONALE

“Gli islamisti stanno vincendo”

L’allarme dell’avvocato di Charlie Hebdo alla vigilia del processo sull’attentato


a cura di Giulio Meotti

24 Agosto 2020

A pochi giorni dall’apertura del processo sugli attentati islamisti del gennaio 2015, lo storico avvocato di Charlie Hebdo lancia l’allarme.

Le Point – Nel processo sugli attentati del gennaio 2015, che si apre il 2 settembre davanti alla Corte d’assise speciale di Parigi, lei difenderà gli interessi delle Éditions Rotative, la società editrice di Charlie Hebdo. Sarà l’avvocato di un giornale, di una comunità intellettuale, della libertà d’espressione? O di tutto ciò allo stesso tempo?

Richard Malka – Dopo gli attentati, abbiamo deciso che l’avvocato della persona morale Charlie Hebdo non poteva rappresentare allo stesso tempo le vittime e i loro cari. Ci sono difese e approcci differenti. E’ da trent’anni che difendo questo giornale, ciò che simboleggia e ciò che precisamente i fratelli Kouachi hanno voluto sradicare. La mia cliente infelice sarà dunque la libertà, e temo che a medio termine sia una causa persa.

Lei è ancora sotto scorta?

Sì, lo sono ancora. Tutto è iniziato l’8 gennaio 2015 e da allora non c’è stata pace. Aggravo regolarmente la mia situazione difendendo Mila (studentessa minacciata di morte per aver criticato l’islam su Instagram, sotto scorta dallo scorso febbraio, ndr) o una ragazza che non viene lasciata salire in un autobus della Ratp (la società dei trasporti pubblici parigini, ndr) perché è maghrebina e porta una gonna sopra al ginocchio… Se si analizza ciò a freddo, ci si rende conto che è qualcosa di inverosimile. E lo è ancor di più perché sotto scorta ci sono anche dei pacifici vignettisti, dei caricaturisti inoffensivi, ma tutti sembrano essersi abituati. Del resto era ciò che si cercava: instaurare una nuova normalità, la paura e il silenzio per il terrore delle conseguenze dell’irriverenza.

Questo processo sarà quello dei secondi coltelli, dei complici, di coloro che hanno fornito i mezzi.

Sarà un processo storico, ragion per cui sarà filmato. I fatti giudicati hanno segnato la Francia e il mondo, ma effettivamente sul banco degli imputati si ritroveranno quelli che lei chiama “i secondi coltelli” perché i principali responsabili sono morti. In tutta franchezza, non mi interessano molto. E se i Kouachi fossero sul banco non ci sarebbe comunque da parte mia un maggior interesse. Sono solo delle armi. Sono importanti tanto quanto un kalashnikov, anche se può essere necessario capire attraverso quale processo degli uomini possano trasformarsi in macchine di morte. Chi ha armato intellettualmente i Kouachi, Coulibaly o un Merah, bramoso di uccidere dei bambini di cinque anni? Ciò che mi interessa è il lavaggio del cervello che viene prima dell’atto. All’inizio, c’è sempre la parola.

Lei dunque istruirà, in udienza, il processo di questi “complici intellettuali”?

I complici intellettuali non sono perseguiti. E non chiedo che vengano perseguiti proprio in nome della libertà d’espressione, quella dei miei avversari in questo caso. E’ sul terreno politico e ideologico che bisogna combatterli. Bisognerà ad ogni modo affrontare il movente del crimine, che non può essere il fantasma di cui non si parla. Perché si è verificato questo attentato? Perché quasi dieci anni fa sono state pubblicate delle vignette. Il movente del crimine è la volontà di proibire la critica di Dio, dunque la libertà d’espressione, dunque la libertà tout court. Mirabeau presentava la libertà d’espressione come “il bene più prezioso dell’essere umano”, formula ripresa nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789. E’ preziosa perché tutte le altre derivano da essa.

Cos’è che non abbiamo fatto e che avrebbe permesso di evitare, per riprendere la vostra formula, di “armare” questi terroristi?

E’ la storia di un grande tradimento. Sono diventato l’avvocato di Charlie Hebdo nel 1992, avevo 23 anni. Ho passato il primo decennio a difendere questo giornale contro dei cattolici integralisti. Abbiamo vinto i nostri processi, e una sentenza ha consacrato la libertà di caricatura religiosa. La sinistra ci ha applaudito unanime, eravamo celebrati, eravamo degli eroi ed ero felice. In realtà, non c’era niente di eroico. In quel momento, le nostre battaglie erano utili e legittime, ma eravamo sostenuti dallo spirito del tempo. Le cose hanno iniziato a cambiare all’inizio degli anni Duemila. Abbiamo subìto gli stessi attacchi, basati sugli stessi fondamenti giuridici, per delle vignette identiche, se non meno virulente, ma da parte di associazioni che si rivendicavano islamiche. Peccato che il clima fosse cambiato. Il blocco della sinistra, legato storicamente alla libertà d’espressione della Rivoluzione francese, poi difesa dai repubblicani, e in particolare dall’Unione repubblicana, il partito di Victor Hugo, che diede la nascita alla legge del 1881 (sulla libertà di stampa, ndr), ha cominciato a mostrare delle crepe. Alcuni nostri amici ci hanno voltato le spalle e, poco a poco, ci hanno condannato. Una parte della sinistra, ma anche della comunità universitaria, intellettuale e mediatica è arrivata a dire più o meno questo: per i cattolici eravamo d’accordo, ma per l’islam bisogna fare attenzione, è una minoranza.

Quand’è che la pressione su Charlie ha iniziato a essere veramente forte?

A memoria, le prime minacce di morte risalgono al 2002. Cabu aveva scritto questo nella legenda di una delle sue vignette: “Elezione di miss sacco di patate organizzata da Maometto”. Si vedeva il profeta divertito mentre presentava una decina di donne in burka… Questa vignetta era una reazione a un’aberrazione: la Nigeria aveva organizzato un concorso di Miss Mondo, considerato come un insulto all’islam da alcuni. Una manifestazione di protesta si era conclusa con duecento morti. Duecento vite strappate per una tale futilità!

In seguito, c’è stata la pubblicazione delle caricature di Maometto, nel 2006…

E in quel momento la sinistra si è divisa in maniera ancora più netta. Ma non solo essa. Le condanne piovevano da tutte le parti: da Jacques Chirac, che denunciava “le provocazioni suscettibili di fomentare pericolosamente le passioni”, a Dominique de Villepin, il suo primo ministro, che invitava “al rispetto e a evitare tutto ciò che ferisce inutilmente le convinzioni religiose”. Poi Jean-Marc Ayrault ha manifestato la sua “disapprovazione dinanzi a qualsiasi eccesso” e ha fatto appello allo “spirito di responsabilità di ognuno”.

Il processo sugli attentati del gennaio 2015 durerà due mesi e mezzo. Con che spirito lo affronta?

Con un’assoluta determinazione, ma anche con la paura per la sofferenza che produrrà; la paura di non essere all’altezza della mia causa e di quelli che non sono più di questo mondo; la paura di non riuscire a dominare la rabbia e la collera…

Quale collera, quale rabbia?

Quella che provo nei confronti di coloro che hanno tradito la causa della libertà, per vigliaccheria, per accecamento, per mantenere una certa postura, per calcolo elettorale… La collera contro questa sinistra spesso radicale che ci ha pugnalato diventando bigotta. Questa sinistra diventata identitaria attraverso le minoranze: il suo nuovo culto. Dov’è finita la sinistra libertaria, universalista e laica? Perché questo imbarazzo?

C’è stato comunque un potente sussulto, un momento incredibile: l’11 gennaio 2015, hanno manifestato quattro milioni di persone, tra cui trentacinque capi di stato. Ci ricordiamo dei cartelli: “Je suis Charlie, je suis juif, je suis flic”. Cosa resta di quel momento?

E’ stato un momento molto forte. E, contrariamente a ciò che ha detto Emmanuel Todd, non penso che siano degli “zombie cattolici” quelli che hanno manifestato quella domenica. Ma non ho mai avuto la minima illusione sul fatto che l’11 gennaio avrebbe potuto cambiare il corso delle cose.

Dunque secondo lei hanno vinto?

I fratelli Kouachi e quelli che li hanno armati hanno vinto, sì… Chi pubblicherebbe oggi le caricature di Maometto? Quale giornale? In che pièce teatrale, in che film, in che libro si osa criticare l’islam?

Chi l’ha fatto da cinque anni a questa parte? Houellebecq…

“Sottomissione” è uscito il giorno dell’attentato. Prima, dunque. Certo che hanno vinto… Ma faccio mia la scommessa pascaliana: l’aspirazione degli uomini a vivere liberi finisce sempre per prevalere.

Lo spirito dell’11 gennaio 2015 è secondo lei evaporato?

Questo spirito non esiste più da molto tempo. Sì, la situazione è ben peggiore rispetto a cinque anni fa. Non passa mese senza che a qualcuno non venga impedito di intervenire nelle università francesi: François Hollande, Sylviane Agacinski, Mohamed Sifaoui, Alain Finkielkraut, le rappresentazioni delle pièces antiche o quella di Charb… Degli apprendisti talebani dell’Unef (sindacato studentesco marcatamente di sinistra, ndr) o delle oscure associazioni si oppongono a ciò che esprimono così come alla libertà di creazione.

La libertà non è più una priorità in occidente. E in Francia?

Sono convinto che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini sostenga queste battaglie; il fatto che non vengano ascoltati finirà per essere un problema democratico. La questione, peraltro, non è solo francese. Negli Stati Uniti, patria della libertà d’espressione, non si possono più pubblicare le memorie di Woody Allen. Alcuni artisti che avevano denunciato lo schiavismo vedono le loro opere censurate e si fanno escludere dai musei perché bianchi. Timothée de Fombelle, autore di libri di letteratura per bambini, si vede rifiutare il suo libro dal suo editore inglese perché è bianco e parla di una bambina nera…

(Traduzione di Mauro Zanon)

Fonte: IL FOGLIO
 
Immigrazionisti/negazionisti non pervenuti....
#hastatoSalvini
 
Libertà libertà però non fanno piu quel tipo di ironia mirata che ricordiamo.
 
L'unica soluzione è sbattere fuori tutti gli islamici finché si è in tempo; quando saranno il 40% della popolazione avremo la sharia.
 
Oriana aveva previsto tutto, naturalmente inascoltata e addirittura derisaOK!
 
L'unica soluzione è sbattere fuori tutti gli islamici finché si è in tempo; quando saranno il 40% della popolazione avremo la sharia.

Fuori dove? Non sono a favore ma ormai cosa vuoi sbattere fuori....semmai vieti la religione e coninbci a pestare forte...pero approcci di questo tipo nella storia hanno funzionato poco e male.
 
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