Il ruolo dei curdi durante il genocidio degli armeni

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Phanander

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La verità sul genocidio degli armeni
Gwynne Dyer, giornalista

È con grande riluttanza che mi occupo del genocidio armeno, poiché so per esperienza che ciò che scrivo farà infuriare entrambi le parti. Ma questo mese ricorre il centesimo anniversario della tragedia e papa Francesco ha dichiarato che lo sterminio degli armeni commesso dall’impero ottomano nel 1915 fu in effetti un genocidio. La Turchia, come era prevedibile, ha risposto richiamando il proprio ambasciatore dal Vaticano.

Sono ormai diverse generazioni che assistiamo a questa diatriba, che di solito si limita a scambi del tipo “Sì, lo hai fatto” – “No, non l’ho fatto”. Sfortunatamente, di questa faccenda io conosco molte altre cose. Molti anni fa, quando ero un dottorando in storia e stavo facendo alcune ricerche sul ruolo della Turchia nella prima guerra mondiale, andai negli archivi dello stato maggiore turco ad Ankara e trovai i telegrammi originali (scritti nell’antico stile calligrafico riq’a) scambiati tra Istanbul e l’Anatolia orientale nella primavera del 1915.

In seguito ho esaminato i documenti britannici e russi relativi ai piani di azione congiunta con i rivoluzionari armeni nella primavera del 1915, e posso quindi dire di conoscere anche il contesto nel quale turchi e armeni si muovevano. E posso dire con una certa sicurezza che entrambe le parti si sbagliano.

C’è stato un genocidio armeno. Certo che c’è stato. Quando quasi ottocentomila membri di una singola comunità etnica e religiosa muoiono di morte violenta, di fame o di assideramento in un breve periodo, mentre sono scortati da uomini armati di etnia e religione diversa, la questione è presto chiarita. Oggi gli armeni sostengono che le vittime furono un milione e mezzo, ma è una cifra troppo alta. Quella corretta potrebbe essere anche di mezzo milione, ma ottocentomila è una stima plausibile.

D’altra parte, gli armeni vogliono assolutamente che la loro tragedia sia messa sullo stesso piano del tentativo dei nazisti di sterminare gli ebrei europei, e non si accontenteranno di niente di meno. Ma ciò che è accaduto agli armeni non è stato pianificato dal governo turco, e da parte armena effettivamente c’era stata una provocazione. Ciò non significa neanche lontanamente che sia possibile giustificare cosa è accaduto, ma mette i turchi in una posizione un po’ differente.

Nel 1908 un gruppo di ufficiali di grado inferiore chiamati giovani turchi aveva preso il controllo dell’impero ottomano, e nel novembre del 1914 il loro leader Ismail Enver era incautamente entrato nella prima guerra mondiale a fianco della Germania. L’esercito turco aveva marciato verso est per attaccare la Russia, allora alleata di Regno Unito e Francia.

Quell’armata fu annientata in mezzo alla neve vicino alla città di Kars (solo il 10 per cento dei soldati riuscì a sfuggire) e i turchi furono presi dal panico. Per un errore strategico i russi non contrattaccarono subito, ma se avessero deciso di farlo ai turchi non sarebbe rimasto quasi niente per fermarli. I turchi si sforzarono di mettere insieme una qualche forma di linea difensiva, ma alle loro spalle, nell’Anatolia orientale, c’erano dei cristiani armeni che da qualche decennio stavano lottando per l’indipendenza dall’impero ottomano.

Vari gruppi di rivoluzionari armeni avevano preso contatto con Mosca, offrendosi di provocare delle rivolte alle spalle dell’esercito turco nel momento in cui le truppe russe fossero arrivate in Anatolia. Quando ricevettero la notizia che l’esercito turco era in rotta, alcuni di loro pensarono che i russi stessero arrivando e agirono prima del tempo.

Analogamente i rivoluzionari armeni del sud, vicino alla costa mediterranea, erano in contatto con il comando britannico in Egitto e avevano promesso di scatenare un’insurrezione in coincidenza con gli sbarchi britannici previsti nella costa meridionale della Turchia, vicino ad Adana. All’ultimo momento Londra decise di spostare l’invasione molto più a ovest, a Gallipoli, ma anche in questo caso alcuni rivoluzionari armeni non ricevettero il messaggio e scatenarono comunque la ribellione.

Enver e il governo turco andarono nel panico. Se i russi fossero penetrati nell’Anatolia orientale, tutti i territori arabi dell’impero sarebbero stati tagliati fuori. Per questo ordinarono la deportazione di tutti gli armeni nell’est della Siria, attraverso le montagne, d’inverno e a piedi, dato che non c’era ancora una ferrovia. E poiché non c’erano soldati regolari disponibili, furono soprattuto le milizie curde a scortare gli armeni verso sud.

I curdi condividevano l’Anatolia orientale con gli armeni, ma i rapporti tra le due comunità non erano mai stati buoni. Molti miliziani curdi approfittarono dell’occasione per violentare, rapinare e uccidere. La mancanza di cibo e il clima fecero il resto, provocando la morte di quasi la metà dei deportati. Per quanto non sia chiaro fino a che punto il governo turco fosse informato di questa tragedia, di certo non fece nulla per fermarla.

Altri armeni morirono a causa del clima torrido e delle malattie nei campi in cui furono ammassati in Siria. Fu un genocidio commesso attraverso il panico, l’incompetenza e l’incuria deliberata, ma non può essere paragonato a quanto successe agli ebrei europei. La numerosa comunità armena di Istanbul, lontana dalle operazioni militari in Anatolia orientale, uscì dalla guerra quasi indenne.

Se solo i turchi avessero avuto il buon senso di ammettere, cinquanta o settantacinque anni fa, cosa è successo in realtà, oggi non ci sarebbero polemiche. L’unico dovere della nostra generazione è riconoscere il passato, non correggerlo. Invece abbiamo assistito a cento anni di totale negazione, ed è per questo che la questione è ancora d’attualità. E continuerà a esserlo finché i turchi non faranno finalmente i conti con il loro passato.

(Traduzione di Federico Ferrone)
 
Uhm, ammesso che sia tutto vero...che c'entrano quelli che hanno vissuto 100 anni fa, con quelli di oggi?
 
Uhm, ammesso che sia tutto vero...che c'entrano quelli che hanno vissuto 100 anni fa, con quelli di oggi?

tutti i problemi del meridione
dipendono dai savoia
non lo sapevi?
 
La verità sul genocidio degli armeni
Gwynne Dyer, giornalista

È con grande riluttanza che mi occupo del genocidio armeno, poiché so per esperienza che ciò che scrivo farà infuriare entrambi le parti. Ma questo mese ricorre il centesimo anniversario della tragedia e papa Francesco ha dichiarato che lo sterminio degli armeni commesso dall’impero ottomano nel 1915 fu in effetti un genocidio. La Turchia, come era prevedibile, ha risposto richiamando il proprio ambasciatore dal Vaticano.

Sono ormai diverse generazioni che assistiamo a questa diatriba, che di solito si limita a scambi del tipo “Sì, lo hai fatto” – “No, non l’ho fatto”. Sfortunatamente, di questa faccenda io conosco molte altre cose. Molti anni fa, quando ero un dottorando in storia e stavo facendo alcune ricerche sul ruolo della Turchia nella prima guerra mondiale, andai negli archivi dello stato maggiore turco ad Ankara e trovai i telegrammi originali (scritti nell’antico stile calligrafico riq’a) scambiati tra Istanbul e l’Anatolia orientale nella primavera del 1915.

In seguito ho esaminato i documenti britannici e russi relativi ai piani di azione congiunta con i rivoluzionari armeni nella primavera del 1915, e posso quindi dire di conoscere anche il contesto nel quale turchi e armeni si muovevano. E posso dire con una certa sicurezza che entrambe le parti si sbagliano.

C’è stato un genocidio armeno. Certo che c’è stato. Quando quasi ottocentomila membri di una singola comunità etnica e religiosa muoiono di morte violenta, di fame o di assideramento in un breve periodo, mentre sono scortati da uomini armati di etnia e religione diversa, la questione è presto chiarita. Oggi gli armeni sostengono che le vittime furono un milione e mezzo, ma è una cifra troppo alta. Quella corretta potrebbe essere anche di mezzo milione, ma ottocentomila è una stima plausibile.

D’altra parte, gli armeni vogliono assolutamente che la loro tragedia sia messa sullo stesso piano del tentativo dei nazisti di sterminare gli ebrei europei, e non si accontenteranno di niente di meno. Ma ciò che è accaduto agli armeni non è stato pianificato dal governo turco, e da parte armena effettivamente c’era stata una provocazione. Ciò non significa neanche lontanamente che sia possibile giustificare cosa è accaduto, ma mette i turchi in una posizione un po’ differente.

Nel 1908 un gruppo di ufficiali di grado inferiore chiamati giovani turchi aveva preso il controllo dell’impero ottomano, e nel novembre del 1914 il loro leader Ismail Enver era incautamente entrato nella prima guerra mondiale a fianco della Germania. L’esercito turco aveva marciato verso est per attaccare la Russia, allora alleata di Regno Unito e Francia.

Quell’armata fu annientata in mezzo alla neve vicino alla città di Kars (solo il 10 per cento dei soldati riuscì a sfuggire) e i turchi furono presi dal panico. Per un errore strategico i russi non contrattaccarono subito, ma se avessero deciso di farlo ai turchi non sarebbe rimasto quasi niente per fermarli. I turchi si sforzarono di mettere insieme una qualche forma di linea difensiva, ma alle loro spalle, nell’Anatolia orientale, c’erano dei cristiani armeni che da qualche decennio stavano lottando per l’indipendenza dall’impero ottomano.

Vari gruppi di rivoluzionari armeni avevano preso contatto con Mosca, offrendosi di provocare delle rivolte alle spalle dell’esercito turco nel momento in cui le truppe russe fossero arrivate in Anatolia. Quando ricevettero la notizia che l’esercito turco era in rotta, alcuni di loro pensarono che i russi stessero arrivando e agirono prima del tempo.

Analogamente i rivoluzionari armeni del sud, vicino alla costa mediterranea, erano in contatto con il comando britannico in Egitto e avevano promesso di scatenare un’insurrezione in coincidenza con gli sbarchi britannici previsti nella costa meridionale della Turchia, vicino ad Adana. All’ultimo momento Londra decise di spostare l’invasione molto più a ovest, a Gallipoli, ma anche in questo caso alcuni rivoluzionari armeni non ricevettero il messaggio e scatenarono comunque la ribellione.

Enver e il governo turco andarono nel panico. Se i russi fossero penetrati nell’Anatolia orientale, tutti i territori arabi dell’impero sarebbero stati tagliati fuori. Per questo ordinarono la deportazione di tutti gli armeni nell’est della Siria, attraverso le montagne, d’inverno e a piedi, dato che non c’era ancora una ferrovia. E poiché non c’erano soldati regolari disponibili, furono soprattuto le milizie curde a scortare gli armeni verso sud.

I curdi condividevano l’Anatolia orientale con gli armeni, ma i rapporti tra le due comunità non erano mai stati buoni. Molti miliziani curdi approfittarono dell’occasione per violentare, rapinare e uccidere. La mancanza di cibo e il clima fecero il resto, provocando la morte di quasi la metà dei deportati. Per quanto non sia chiaro fino a che punto il governo turco fosse informato di questa tragedia, di certo non fece nulla per fermarla.

Altri armeni morirono a causa del clima torrido e delle malattie nei campi in cui furono ammassati in Siria. Fu un genocidio commesso attraverso il panico, l’incompetenza e l’incuria deliberata, ma non può essere paragonato a quanto successe agli ebrei europei. La numerosa comunità armena di Istanbul, lontana dalle operazioni militari in Anatolia orientale, uscì dalla guerra quasi indenne.

Se solo i turchi avessero avuto il buon senso di ammettere, cinquanta o settantacinque anni fa, cosa è successo in realtà, oggi non ci sarebbero polemiche. L’unico dovere della nostra generazione è riconoscere il passato, non correggerlo. Invece abbiamo assistito a cento anni di totale negazione, ed è per questo che la questione è ancora d’attualità. E continuerà a esserlo finché i turchi non faranno finalmente i conti con il loro passato.

(Traduzione di Federico Ferrone)

e quello romano sui cartaginesi?
 
Uhm, ammesso che sia tutto vero...che c'entrano quelli che hanno vissuto 100 anni fa, con quelli di oggi?

Stanno suggerendo di andare in Germania e decimare la popolazione per le colpe del XX secolo.
 
L’unica coincidenza è che i turchi si sono imbarcati in un’operazione militare che gli si ritorcerà contro
 
Io sono certissimo che i turchi siano i cattivi e poi erdogan è la quintessenza del cattivo che è odiato sia dai destri che dai sinistri ( eccetto che da Trump e Putin ) pero' anche nei processi contro il peggior serial killer mi piace ascoltare le arringhe della difesa per quanto surreali nel difendere l'assistito.

Possiamo saper i turchi ed Erdogan cosa dicono ??? Non trovo nulla in giro . Questo sembra il classico caso in cui la ragione è al 100 per cento da una parte e zero dall'altra.

Anche Hitler aveva due o tre ragioni per volere il corridoio di Danzica
 
C 'è sempre qualcuno che dice qualcosa di diverso, tanto per farsi un po' di luce.

Cosa vuol dire costui? Che i turchi non son cattivi come li si dipinge? Che i cattivi sono i curdi?

Disquisizioni inutili di fronte ai fatti di oggi.
 
il mio intento era sottolineare che ci sono zone del mondo complicatissime......dove dividere il tutto tra buoni e cattivi mi sembra sia una semplificazione assoluta........allo stesso modo volevo postare il ruolo non proprio edificante degli armeni nella guerra del nagorno karabakh (ricordate la partita di europaleague con il drone con la bandiera armena durante la partita di una squadra azera?)..........suvvia la realta' è un casino micidiale.........il caucaso ancora di piu' !!!!
(.....poi mi sono addormentato ed avevo dimenticato il treddo)
 
il mio intento era sottolineare che ci sono zone del mondo complicatissime......dove dividere il tutto tra buoni e cattivi mi sembra sia una semplificazione assoluta........allo stesso modo volevo postare il ruolo non proprio edificante degli armeni nella guerra del nagorno karabakh (ricordate la partita di europaleague con il drone con la bandiera armena durante la partita di una squadra azera?)..........suvvia la realta' è un casino micidiale.........il caucaso ancora di piu' !!!!
(.....poi mi sono addormentato ed avevo dimenticato il treddo)

L'unica cosa da non fare, secondo me, è generalizzare dicendo "i Curdi", "gli Italiani", "i Francesi".
Intanto un popolo non è mai un tutt'uno. Gli Italiani non sono tutti d'accordo per fare questo e quello. I Francesi neppure.
Ma soprattutto è futile dire "Questi 100 anni fa hanno fatto...". Per prima cosa non sono "tutti questi", seconda cosa non sono gli stessi di adesso.
Se mio trisavolo è stato un grande uomo, non significa che lo sono anch'io. Idem se il mio trisavolo è stato un serial killer o un genocida.
Non c'entra nulla con oggi e con la gente di oggi.
 
Massacro di Khojaly - Wikipedia

Il massacro di Khojaly è stato il massacro di centinaia di civili azeri, avvenuto il 26 febbraio 1992, nella città di Xocalı (o Khojaly), in Azerbaigian da parte dell'esercito armeno e di un reggimento russo
 
L'unica cosa da non fare, secondo me, è generalizzare dicendo "i Curdi", "gli Italiani", "i Francesi".
Intanto un popolo non è mai un tutt'uno. Gli Italiani non sono tutti d'accordo per fare questo e quello. I Francesi neppure.
Ma soprattutto è futile dire "Questi 100 anni fa hanno fatto...". Per prima cosa non sono "tutti questi", seconda cosa non sono gli stessi di adesso.
Se mio trisavolo è stato un grande uomo, non significa che lo sono anch'io. Idem se il mio trisavolo è stato un serial killer o un genocida.
Non c'entra nulla con oggi e con la gente di oggi.

quindi ragioni storiche, i conflitti passati, razze e popoli e risorse economiche non centrano niente......cioe' diciamocelo: la storia mondiale rivista nell'epoca dei 5 stelle !
:wall::wall::wall:
 
quindi ragioni storiche, i conflitti passati, razze e popoli e risorse economiche non centrano niente......cioe' diciamocelo: la storia mondiale rivista nell'epoca dei 5 stelle !
:wall::wall::wall:

So che questo è il ragionamento che fanno tutti, ma allora dovremmo trattare la Germania come se fosse ancora governata da Hitler? Oppure andiamo a prima? Non so, i Tedeschi sono ancora come i Goti, quindi tra poco faranno questo e quello? Gli Italiani sono da trattare come se ci fosse ancora Mussolini? Oppure Lorenzo il Magnifico? O Traiano? :wtf:
 
il mio intento era sottolineare che ci sono zone del mondo complicatissime......dove dividere il tutto tra buoni e cattivi mi sembra sia una semplificazione assoluta........allo stesso modo volevo postare il ruolo non proprio edificante degli armeni nella guerra del nagorno karabakh (ricordate la partita di europaleague con il drone con la bandiera armena durante la partita di una squadra azera?)..........suvvia la realta' è un casino micidiale.........il caucaso ancora di piu' !!!!
(.....poi mi sono addormentato ed avevo dimenticato il treddo)

Nessuno ne dubita. Anzi ti dirò di più ; essere contro il colonialismo bianco non significa non sapere che, a parti invertite, sarebbe stato lo stesso; nessuno si illude che i neri, se avessero avuto il predominio, si sarebbero comportati meglio.
Ma questo non giustifica alcunché.


Il problema comunque è oggi, cercare di capire chi sono gli oppressi e chi gli oppressori.
E uno come Erdogan è sicuramente un oppressore, senza se e senza ma.
 
Chi non ha peccato scagli la prima pietra .
Per poter leggere la storia che vada al là dei 100 anni ( ma anche 50 anni fà gli equilibri erano molto diversi ) devono essere usate altre lenti di lettura .
Quindi oltre che inutile è anche molto pericoloso volerla relazionare con i giorni nostri .
 
vabbe' ho capito: bisogna tifare per i curdi....anzi postare su fb la foto delle guerrigliere curde fa un sacco f.ig.o!!!
a proposito ma assad adesso com'e'? buono o cattivo? spara ancora armi chimiche sulla gente in fila per il pane?.....ah no, è vero è successo tre anni fa, quindi per la gente che crede di sapere i fatti e la storia guardando history channel o leggendo larepubblica (o la quasi totalità dei quotidiani italiani o occidentali) che ci indicano, volta per volta, chi sono i buoni o i cattivi, non conta piu' niente !!!!
 
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