L’ultimo libro di Rampini demolisce la sinistra

fallugia

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Il libro di Rampini in pratica demolisce la Sinistra.
L' autore invita anzitutto a smetterla di «raccontarci che siamo moralmente superiori e che là fuori ci assedia un' orda fascista». Invita anche a smetterla «di infliggere ai più giovani delle lezioni di superficialità, malafede, ignoranza della storia. Si parla ormai a vanvera di fascismo, lo si descrive in agguato dietro ogni angolo di strada, studiando pochissimo quel che fu davvero...

Si spande la retorica di una nuova Resistenza, insultando la memoria di quella vera (o ignorandone le contraddizioni, gli errori, le tragedie)».
Poi l' autore ricorda le orribili assemblee studentesche degli anni Settanta, dove «gli estremisti, decidevano chi aveva diritto di parola e chi no. "Fascisti", urlavano a chiunque non la pensasse come loro. L' élite di quel momento (giovani borghesi, figli di papà, più i loro ispiratori e cattivi maestri tra gli intellettuali di moda) era una Santa Inquisizione che sottoponeva gli altri a severi esami di purezza morale, di intransigenza sui valori

Attualmente sembra si sia disinvoltamente cambiato tutto, ma «nel politically correct di oggi sono cambiate solo le apparenze, il linguaggio, le mode. Tra i guru progressisti ora vengono cooptate le star di Hollywood e gli influencer dei social, purché pronuncino le filastrocche giuste sul cambiamento climatico o sugli immigrati. Non importa che abbiano conti in banca milionari, i media di sinistra venerano queste celebrity. Mentre si trattano con disgusto quei bifolchi delle periferie che osano dubitare dei benefici promessi dal globalismo».

Le parole d' ordine e gli slogan dell' attuale Sinistra vengono demoliti con chirurgica precisione. I sovran-populisti sono accusati di alimentare la paura? «Da quando in qua» si chiede Rampini «la paura è una cosa di destra, anticamera del fascismo? Deve vergognarsi chi teme di diventare più povero? Chi patisce l' insicurezza di un quartiere abbandonato dallo Stato?».

E le parole identità, patria, interesse nazionale?

Rampini sconsolato scrive: «dobbiamo smetterla di regalare il valore-Nazione ai sovranisti...». A loro - dice - «abbiamo lasciato» la parola Italia: «certi progressisti» si commuovono per le grandi cause come «Europa, Mediterraneo, Umanità» mentre ritengono la nazione «un eufemismo per non dire fascismo».

Solo che la liberal-democrazia è nata proprio «dentro lo Stato-nazione» e Mazzini e Garibaldi «erano padri nobili della sinistra», la quale peraltro ha «venerato tanti leader del Terzo Mondo - da Gandhi a Ho Chi Minh a Fidel Castro - che erano prima di tutto dei patrioti».

La Sinistra nostrana si entusiasma solo per il sovranismo altrui. Rampini osserva: «non si conquistano voti presentandosi come "il partito dello straniero". Negli ultimi tempi in Italia il mondo progressista ha sistematicamente simpatizzato con Macron quando attaccava Salvini e con Juncker quando criticava il governo Conte».


Così si conferma «il sospetto che la sinistra sia establishment, e pronta a svendere gli interessi nazionali. Ed è un' illusione anche scambiare Macron per un europeista: è un tradizionale nazionalista francese, che dell' Europa si serve finché gli è utile, ma per piegarla ai propri interessi». Su Juncker poi Rampini è durissimo ricordando che faceva parte del governo del Lussemburgo quando adottava certe politiche fiscali, cioè offriva «privilegi fiscali alle multinazionali di tutto il mondo: uno dei principali meccanismi di impoverimento del ceto medio e delle classi lavoratrici di tutto l' Occidente».


Secondo Rampini «uno che ha governato il Lussemburgo» non dovrebbe essere «promosso» a dirigere la Commissione europea.
L' autore trova incredibile che «opinionisti di sinistra abbiano tifato per Juncker».
E poi si chiede: «Perché solo gli italiani dovrebbero vergognarsi di avere cara la propria nazione? Definirsi europeisti in chiave antinazionale, il vezzo attuale della nostra sinistra, è un errore grave: a Bruxelles né i tedeschi né i francesi dimenticano mai per un solo attimo di difendere con determinazione gli interessi del proprio paese».

Il primo capitolo del libro s' intitola "Dalla parte dei deboli solo se stranieri". La fissazione delle élite progressiste per gli immigrati (che sono utilissimi a un certo capitalismo per abbattere retribuzioni e protezioni sociali) va di pari passo con la dimenticanza della stessa Sinistra per i nostri poveri e il nostro ceto medio impoverito. Qui l' analisi di Rampini si fa spietata per moltissime pagine. E fa capire perché il popolo e i lavoratori hanno divorziato dalla Sinistra e questa è diventata il partito delle élite e dei quartieri-bene: «L' Uomo di Davos ha plagiato la sinistra, i cui governanti si sono alleati proprio con quelle élite».


La conclusione di Rampini è questa: «non vedo un futuro per la sinistra italiana se si ostinerà a essere il partito dei mercati finanziari e dei governi stranieri, in nome di un europeismo beffato proprio da tedeschi e francesi».


Antonio Socci per ''Libero Quotidiano''
 
Hai capito Rampini
 
grande rampini

se il pd lo capisse
sarebbe una vera minaccia
per i gialloverdi...

ma non mi sembrano così svegli da capire
 
Hai capito Rampini

Se ne parla già da qualche giorno, ne ha parlato lui stessa in diretta da Formigli giovedì sera, facendo anche un parallelo tra il 4/3 qui in Italia e la vittoria di Trump alle ultime presidenziali USA.

Quando l'ho citato a Belanda (post di ieri e oggi) gli ha dato del paracu**. A me sono sembrate, finalmente, critiche sensate.
 
grande rampini

se il pd lo capisse
sarebbe una vera minaccia
per i gialloverdi...

ma non mi sembrano così svegli da capire


il PD ha troppi interessi in ballo per capire qualsiasi cosa

se continua così forse si estingue a breve, se non riescono a distruggere Lega e M5S (cosa non scontata, visto che contano ancora pareccho); se fa pulizia ed entra davvero nel merito si estingue ieri
 
E' mia opinione che sia un libro molto interessante e che siano molto vicine all'oggettività le opinioni che Rampini vi ha esposto.
 
Quello è il commento di Socci, notoriamente non molto brillante, al libro di Rampini: che è uno solidamente di sinistra e dice cose che pensano in tanti a sinistra, normale fare autocritica, mica siamo della settaassettatadisancue:D
 
E' mia opinione che sia un libro molto interessante e che siano molto vicine all'oggettività le opinioni che Rampini vi ha esposto.

E' mia opinione che ad esempio siano stupende le opinioni che ho copiato e incollato:

"..... Tra i guru progressisti ora vengono cooptate le star di Hollywood e gli influencer dei social, purché pronuncino le filastrocche giuste sul cambiamento climatico o sugli immigrati. Non importa che abbiano conti in banca milionari, i media di sinistra venerano queste celebrity. Mentre si trattano con disgusto quei bifolchi delle periferie che osano dubitare dei benefici promessi dal globalismo».
....
"Dalla parte dei deboli solo se stranieri". La fissazione delle élite progressiste per gli immigrati (che sono utilissimi a un certo capitalismo per abbattere retribuzioni e protezioni sociali) va di pari passo con la dimenticanza della stessa Sinistra per i nostri poveri e il nostro ceto medio impoverito. Qui l' analisi di Rampini si fa spietata per moltissime pagine.
.....
«non vedo un futuro per la sinistra italiana se si ostinerà a essere il partito dei mercati finanziari e dei governi stranieri ....."
 
Ma Rampini scrive ancora per la Repubblica?

:mmmm:
 
Il libro di Rampini in pratica demolisce la Sinistra.
L' autore invita anzitutto a smetterla di «raccontarci che siamo moralmente superiori e che là fuori ci assedia un' orda fascista». Invita anche a smetterla «di infliggere ai più giovani delle lezioni di superficialità, malafede, ignoranza della storia. Si parla ormai a vanvera di fascismo, lo si descrive in agguato dietro ogni angolo di strada, studiando pochissimo quel che fu davvero...


Il primo capitolo del libro s' intitola "Dalla parte dei deboli solo se stranieri". La fissazione delle élite progressiste per gli immigrati (che sono utilissimi a un certo capitalismo per abbattere retribuzioni e protezioni sociali) va di pari passo con la dimenticanza della stessa Sinistra per i nostri poveri e il nostro ceto medio impoverito. Qui l' analisi di Rampini si fa spietata per moltissime pagine. E fa capire perché il popolo e i lavoratori hanno divorziato dalla Sinistra e questa è diventata il partito delle élite e dei quartieri-bene: «L' Uomo di Davos ha plagiato la sinistra, i cui governanti si sono alleati proprio con quelle élite».


La conclusione di Rampini è questa: «non vedo un futuro per la sinistra italiana se si ostinerà a essere il partito dei mercati finanziari e dei governi stranieri, in nome di un europeismo beffato proprio da tedeschi e francesi».


Antonio Socci per ''Libero Quotidiano''

Chiamasi riposizionamento. Sia chiaro: assolutamente legittimo e che porta a enunciare anche cose condivisibili. Certo, se invece di adesso che la Lega sta tracimando queste critiche fossero arrivate diciamo anche solo un paio di anni fa magari apparirebbero meno opportunistiche.
 
Chiamasi riposizionamento. Sia chiaro: assolutamente legittimo e che porta a enunciare anche cose condivisibili. Certo, se invece di adesso che la Lega sta tracimando queste critiche fossero arrivate diciamo anche solo un paio di anni fa magari apparirebbero meno opportunistiche.


Tale riposizionamento lo interpreti come una tardiva sorta di opportunistico salto della quaglia?

Oppure come un tardivo sussulto di coscienza e travolgente impeto di non negare più le evidenze?
 
Tale riposizionamento lo interpreti come una tardiva sorta di opportunistico salto della quaglia?

Oppure come un tardivo sussulto di coscienza e travolgente impeto di non negare più le evidenze?

Spero la seconda che hai detto. Ma realisticamente temo che quella giusta sia più la prima.

Comunque magari ci sono anche motivazioni opportunistiche molto più concrete del fare l’occhiolino al nuovo establishment. Visto che è un libro chi lo scrive ci guadagna se viene comprato. E un libro che dice che la sx sbaglia tutto qualche chance ce l’ha. Uno invece che fa la litania ius soli, razzisti ecc chi se lo compra?
 
Spero la seconda che hai detto. Ma realisticamente temo che quella giusta sia più la prima.

Comunque magari ci sono anche motivazioni opportunistiche molto più concrete del fare l’occhiolino al nuovo establishment. Visto che è un libro chi lo scrive ci guadagna se viene comprato. E un libro che dice che la sx sbaglia tutto qualche chance ce l’ha. Uno invece che fa la litania ius soli, razzisti ecc chi se lo compra?

È il commento che avrei voluto fare io ..
 
Il libro di Rampini in pratica demolisce la Sinistra.
L' autore invita anzitutto a smetterla di «raccontarci che siamo moralmente superiori e che là fuori ci assedia un' orda fascista». Invita anche a smetterla «di infliggere ai più giovani delle lezioni di superficialità, malafede, ignoranza della storia. Si parla ormai a vanvera di fascismo, lo si descrive in agguato dietro ogni angolo di strada, studiando pochissimo quel che fu davvero...

Si spande la retorica di una nuova Resistenza, insultando la memoria di quella vera (o ignorandone le contraddizioni, gli errori, le tragedie)».
Poi l' autore ricorda le orribili assemblee studentesche degli anni Settanta, dove «gli estremisti, decidevano chi aveva diritto di parola e chi no. "Fascisti", urlavano a chiunque non la pensasse come loro. L' élite di quel momento (giovani borghesi, figli di papà, più i loro ispiratori e cattivi maestri tra gli intellettuali di moda) era una Santa Inquisizione che sottoponeva gli altri a severi esami di purezza morale, di intransigenza sui valori

Attualmente sembra si sia disinvoltamente cambiato tutto, ma «nel politically correct di oggi sono cambiate solo le apparenze, il linguaggio, le mode. Tra i guru progressisti ora vengono cooptate le star di Hollywood e gli influencer dei social, purché pronuncino le filastrocche giuste sul cambiamento climatico o sugli immigrati. Non importa che abbiano conti in banca milionari, i media di sinistra venerano queste celebrity. Mentre si trattano con disgusto quei bifolchi delle periferie che osano dubitare dei benefici promessi dal globalismo».

Le parole d' ordine e gli slogan dell' attuale Sinistra vengono demoliti con chirurgica precisione. I sovran-populisti sono accusati di alimentare la paura? «Da quando in qua» si chiede Rampini «la paura è una cosa di destra, anticamera del fascismo? Deve vergognarsi chi teme di diventare più povero? Chi patisce l' insicurezza di un quartiere abbandonato dallo Stato?».

E le parole identità, patria, interesse nazionale?

Rampini sconsolato scrive: «dobbiamo smetterla di regalare il valore-Nazione ai sovranisti...». A loro - dice - «abbiamo lasciato» la parola Italia: «certi progressisti» si commuovono per le grandi cause come «Europa, Mediterraneo, Umanità» mentre ritengono la nazione «un eufemismo per non dire fascismo».

Solo che la liberal-democrazia è nata proprio «dentro lo Stato-nazione» e Mazzini e Garibaldi «erano padri nobili della sinistra», la quale peraltro ha «venerato tanti leader del Terzo Mondo - da Gandhi a Ho Chi Minh a Fidel Castro - che erano prima di tutto dei patrioti».

La Sinistra nostrana si entusiasma solo per il sovranismo altrui. Rampini osserva: «non si conquistano voti presentandosi come "il partito dello straniero". Negli ultimi tempi in Italia il mondo progressista ha sistematicamente simpatizzato con Macron quando attaccava Salvini e con Juncker quando criticava il governo Conte».


Così si conferma «il sospetto che la sinistra sia establishment, e pronta a svendere gli interessi nazionali. Ed è un' illusione anche scambiare Macron per un europeista: è un tradizionale nazionalista francese, che dell' Europa si serve finché gli è utile, ma per piegarla ai propri interessi». Su Juncker poi Rampini è durissimo ricordando che faceva parte del governo del Lussemburgo quando adottava certe politiche fiscali, cioè offriva «privilegi fiscali alle multinazionali di tutto il mondo: uno dei principali meccanismi di impoverimento del ceto medio e delle classi lavoratrici di tutto l' Occidente».


Secondo Rampini «uno che ha governato il Lussemburgo» non dovrebbe essere «promosso» a dirigere la Commissione europea.
L' autore trova incredibile che «opinionisti di sinistra abbiano tifato per Juncker».
E poi si chiede: «Perché solo gli italiani dovrebbero vergognarsi di avere cara la propria nazione? Definirsi europeisti in chiave antinazionale, il vezzo attuale della nostra sinistra, è un errore grave: a Bruxelles né i tedeschi né i francesi dimenticano mai per un solo attimo di difendere con determinazione gli interessi del proprio paese».

Il primo capitolo del libro s' intitola "Dalla parte dei deboli solo se stranieri". La fissazione delle élite progressiste per gli immigrati (che sono utilissimi a un certo capitalismo per abbattere retribuzioni e protezioni sociali) va di pari passo con la dimenticanza della stessa Sinistra per i nostri poveri e il nostro ceto medio impoverito. Qui l' analisi di Rampini si fa spietata per moltissime pagine. E fa capire perché il popolo e i lavoratori hanno divorziato dalla Sinistra e questa è diventata il partito delle élite e dei quartieri-bene: «L' Uomo di Davos ha plagiato la sinistra, i cui governanti si sono alleati proprio con quelle élite».


La conclusione di Rampini è questa: «non vedo un futuro per la sinistra italiana se si ostinerà a essere il partito dei mercati finanziari e dei governi stranieri, in nome di un europeismo beffato proprio da tedeschi e francesi».


Antonio Socci per ''Libero Quotidiano''

Ultima scialuppa di salvataggio? Presa appena in tempo? Mmmmm ....
 
Non saprei, per età, storia personale, ecc ho qualche dubbio che uno come Rampini si giochi la faccia proprio alla fine della carriera, con la certezza di essere messo all'indice dalla sua parte politica di cui ha fatto parte per una vita con la forte probabilità di essere comunque visto come un opportunista dal nuovo governo.
Un giornalista come Rampini può anche essere schierato, ma deve anche essere credibile nelle sue tesi, altrimenti perde la credibilità, e per una firma del suo calibro e con la sua storia vuol dire perdere (quasi) tutto
Non ricordo che nei tanti anni di governi di destra Rampini abbia mai cercato consensi a destra.
Credo piuttosto che l'essere stato testimone in così poco tempo dell'ascesa irresistibile di due personaggi come Trump e Salvini, gente a cui nessuno dava credito, a scapito di una sinistra americana e italiana con leader, discutibili o meno, di ben altra storia e statura, gli abbia messo in testa qualche ragionevole dubbio
 
Non saprei, per età, storia personale, ecc ho qualche dubbio che uno come Rampini si giochi la faccia proprio alla fine della carriera, con la certezza di essere messo all'indice dalla sua parte politica di cui ha fatto parte per una vita con la forte probabilità di essere comunque visto come un opportunista dal nuovo governo.
Un giornalista come Rampini può anche essere schierato, ma deve anche essere credibile nelle sue tesi, altrimenti perde la credibilità, e per una firma del suo calibro e con la sua storia vuol dire perdere (quasi) tutto
Non ricordo che nei tanti anni di governi di destra Rampini abbia mai cercato consensi a destra.
Credo piuttosto che l'essere stato testimone in così poco tempo dell'ascesa irresistibile di due personaggi come Trump e Salvini, gente a cui nessuno dava credito, a scapito di una sinistra americana e italiana con leader, discutibili o meno, di ben altra storia e statura, gli abbia messo in testa qualche ragionevole dubbio

Rampini quelle cose le dice dai tempi di Clinton, come lui Serra, Cacciari e tanti altri a sinistra: non solo con i libri, ma in tv, negli articoli che scrivono quotidianamente

La sinistra ha tante anime, Socci scopre l'acqua calda:D
 
Rampini quelle cose le dice dai tempi di Clinton, come lui Serra, Cacciari e tanti altri a sinistra: non solo con i libri, ma in tv, negli articoli che scrivono quotidianamente

La sinistra ha tante anime, Socci scopre l'acqua calda:D

Mah, l'ho ascoltato spesso, mi è sempre piaciuto come giornalista. Giovedì ho visto una buona parte del suo intervento, e non ricordo di averlo sentito mai così duro nei confronti di un certo modo di essere e di pensare della sinistra.
Già Cacciari l'ho visto in passato più esplicito e diretto su questa critica.
 
Mah, l'ho ascoltato spesso, mi è sempre piaciuto come giornalista. Giovedì ho visto una buona parte del suo intervento, e non ricordo di averlo sentito mai così duro nei confronti di un certo modo di essere e di pensare della sinistra.
Già Cacciari l'ho visto in passato più esplicito e diretto su questa critica.

Pochi hanno denunciato il sistema bancario e finanziario come Rampini in questo libro dopo la crisi del 2008, ad es

Banchieri. Storie dal nuovo banditismo globale: Amazon.it: Federico Rampini: Libri

Queste cose le scriveva e diceva come editorialista di Repubblica, giornale di riferimento dell'area progressista: ovvio che ce l'abbia con chi finisce per dare l'impressione che la sinistra sia dalla parte di quel mondo, perchè non è così. Quello è un mondo di destra e della destra, checchè cerchino di far credere gli arruffapopolo dei loro giornali
 
Quello è il commento di Socci, notoriamente non molto brillante, al libro di Rampini: che è uno solidamente di sinistra e dice cose che pensano in tanti a sinistra, normale fare autocritica, mica siamo della settaassettatadisancue:D

Mi hai rubato il post . Questa è l'interpretazine di Socci di cui conosciamo bene l'imparzialita' . E' uno che se potesse impiccherebbe il Papa tanto per dire . Io rampini l'ho sentito da Formigli e non mi e' certo apparso un neo seguace del salvinismo come viene descritto da Socci
 
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