Domani 10 Febbraio - giornata del Ricordo

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Giorno del ricordo - Wikipedia

Istria, Fiume, Dalmazia, ricordiamo in eterno i nostri fratelli massacrati e costretti a lasciare le loro terre italiane da millenni.
Perdoniamo i loro persecutori ma non perdoneremo mai i negazionisti nostrani, per quelli nessun perdono ma massimo disprezzo.
 
Terre "ITALIANE" da millenni? :wtf:
 
Terre "ITALIANE" da millenni? :wtf:

Dall'epoca romana e poi veneziana. Da dannunziano poi ricordo l'epopea di Fiume e della Carta del Carnaro. Quelle terre saranno italiane per sempre anche se nessuno, io per primo, vuole toccare lo status quo e vuole invece una autentica politica di amicizia con la Slovenia e la Croazia. Il passato è passato, ma non bisogna scordare, soprattutto non bisogna perdonare gli ATTUALI negazionisti nostrani.
 
Ultima Frontiera Terra rossa - YouTube

Terra rossa, terra mia
Quando sono andato via
Ho affidato a te il mio cuore
Ti ho giurato eterno Amore
Casa mia, terra mia

Terra rossa, sangue mio
Rosso il sangue dei miei padri
Massacrati ed infoibati
Sangue il pianto dei miei padri
Esiliati ed umiliati
Terra e sangue ho nel mio cuore
Terra rossa, dolce amore,
lacrime della mia gente
Terra rossa che non sente
Il dolore mai lontano
Del popolo Istriano

Vojo tornar, voglio tornare
Vojo tornar, voglio tornare
A casa mia!
Istria, Fiume e Dalmazia
Né slovenia, né croazia
Terra rossa, terra Istriana
Terra mia, terra Italiana!
Istria, Fiume e Dalmazia
Né slovenia, né croazia
Terra Dalmata e Giuliana
Terra mia, terra Italiana!

Questa terra ho nelle vene
Questa terra mi appartiene
Terra nostra per la storia
Nel mio sangue la memoria
Terra e sangue sempre uniti
Non possono esser divisi
Terra mia santificata con il sangue
Terra sacra
Questa è la mia religione
Unità della Nazione
Religione insanguinata
Religione della Patria
Terra pazzamente amata
Terra mai dimenticata
Ogni vero Italiano è anche Dalmata e Giuliano
 
Dall'epoca romana e poi veneziana. Da dannunziano poi ricordo l'epopea di Fiume e della Carta del Carnaro. Quelle terre saranno italiane per sempre anche se nessuno, io per primo, vuole toccare lo status quo e vuole invece una autentica politica di amicizia con la Slovenia e la Croazia. Il passato è passato, ma non bisogna scordare, soprattutto non bisogna perdonare gli ATTUALI negazionisti nostrani.

Che c'entra Roma con l'Italia poi? A me non sembra la stessa cosa.
Rimane il cordoglio per le vittime ovviamente eh, non voglio polemizzare su questa cosa.
 
Giorno del ricordo - Wikipedia

Istria, Fiume, Dalmazia, ricordiamo in eterno i nostri fratelli massacrati e costretti a lasciare le loro terre italiane da millenni.
Perdoniamo i loro persecutori ma non perdoneremo mai i negazionisti nostrani, per quelli nessun perdono ma massimo disprezzo.

Azz...avevo appena scritto che m'aspettavo i vostri vomiti domani invece anticipate per portarvi avanti...bravi...

ahahahah
 
Che c'entra Roma con l'Italia poi? A me non sembra la stessa cosa.
Rimane il cordoglio per le vittime ovviamente eh, non voglio polemizzare su questa cosa.

Vedi, dipende cosa intendi per Italia e italianità. Per me Roma antica è (E') Italia. Per me Venezia (repubblica serenissima) è (E') Italia, per me Istria, Fiume e Dalmazia sono (SONO) Italia. La cultura e la memoria storica di un popolo oltrepassano i confini meri dello stato attuale. Istria, Fiume e Dalmazia, per me, saranno italiane per sempre anche se fanno e faranno parte della Slovenia e della Croazia.
 
Giorno del ricordo - Wikipedia

Istria, Fiume, Dalmazia, ricordiamo in eterno i nostri fratelli massacrati e costretti a lasciare le loro terre italiane da millenni.
Perdoniamo i loro persecutori ma non perdoneremo mai i negazionisti nostrani, per quelli nessun perdono ma massimo disprezzo.

perenne ricordo ai nostri compatrioti. esponiamo la Bandiera! per loro.
 
Orpelli diplomatici....se l'italia avesse consegnato agli slavi i criminali di guerra del "SI AMMAZZA TROPPO POCO!" avrebbe avuto piu' autorita'...:D

altro che Italiani brava gente...KO!

Ma tu fai sempre di ogni erba...un fascio! :D Madò.
 
Giorno del ricordo - Wikipedia

Istria, Fiume, Dalmazia, ricordiamo in eterno i nostri fratelli massacrati e costretti a lasciare le loro terre italiane da millenni.
Perdoniamo i loro persecutori ma non perdoneremo mai i negazionisti nostrani, per quelli nessun perdono ma massimo disprezzo.

plurale maiestatis? :mmmm:

1946: l’olocausto dimenticato della spiaggia di Vergarolla – Storia In Rete

Per decenni, quindi, il destino ha continuato a beffare le vittime di Vergarolla, con la lunga e strisciante offesa data dall’oblio; l’Italia dimenticò subito quelle vittime innocenti e perlopiù giovanissime e mai un governo italiano cercò di aprire un’indagine o chiese alle autorità alleate, (da considerarsi responsabili dell’accertamento della verità visto che occupavano Pola in quei tristi giorni), di rendere pubbliche le risultanze dell’inchiesta. Nessuno storico di rilievo nazionale esaminò la vicenda, nessun rappresentante dello stato italiano rese mai omaggio a quegli Italiani, nessuna delle odierne trasmissioni che trattano le cosiddette stragi di stato irrisolte, si arrischia ad accennare alla vicenda della spiaggia polesana. Persino nella memorialistica editoriale delle associazioni degli esuli, la strage di Vergarolla ha occupato per tanti anni uno spazio inspiegabilmente modesto.


verità per regeni ... e solo per regeni, mai per le stragi di italiani
 
è la dimostrazione che la classe 'dirigente' è stata scelta dall'invasore straniero per scarso intelletto, per il piacere di vendersi per trenta denari e soprattutto per odio nei confronti della Patria e degli Italiani.
 
Ma tu fai sempre di ogni erba...un fascio! :D Madò.

Ti diro' che se ti stai a casa tua e' meglio anziche' andare in giro a fare casini...un ripassino intramuscolo ...:D

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L'ITALIANIZZAZIONE NELLE REGIONI ANNESSE.

Questa impostazione della politica verso la popolazione slava viene confermata nel momento dell'occupazione militare, in particolare nei territori annessi della Slovenia e della Dalmazia, e articolata in quattro dimensioni distinte e connesse tra loro: «L'italianizzazione forzata delle nuove province compreso l'accertamento della 'pertinenza', cioè la mappatura etnica e razziale del territorio; la snazionalizzazione, cioè la cancellazione dell'identità nazionale, l'internamento, il trasferimento e l'espulsione di una parte degli autoctoni; la fascistizzazione degli autoctoni, opera destinata soprattutto alla generazione più giovane e realizzata attraverso l'educazione e l'intervento 'totalitario' di tutti gli organi dello Stato e del partito; la colonizzazione italiana delle nuove province» (25).

Il primo provvedimento riguarda le regole per la concessione della cittadinanza. Elaborata da Bastianini introducendo il principio della

«pertinenza», la normativa prevede una casistica restrittiva (essere nati nei territori annessi da padre nativo anch'esso delle stesse regioni, avere parenti italiani sino al terzo grado, possedere beni immobili da almeno dieci anni), ma, soprattutto, riserva alle autorità la possibilità di revocare in qualunque momento l'eventuale concessione. La predisposizione di appositi registri per i «pertinenti» si risolve così in una schedatura della popolazione fatta con ampi margini di discrezionalità, tali da permettere di operare secondo la fondamentale distinzione politica tra favorevoli e contrari al regime. Non a caso non esistono dati certi sul numero di «pertinenti» censiti: la cittadinanza è essenzialmente uno strumento repressivo, da usare in negativo per escludere gli indesiderati.

Parallelamente alla mappatura etnica, procede infatti l'allontanamento degli elementi considerati ostili: Bastianini ordina nel luglio 1941

l'espulsione di tutti i funzionari pubblici jugoslavi, in novembre cancella dall'albo delle professioni avvocati, medici, veterinari, notai e farmacisti di origine slava; in Slovenia Grazioli, preoccupato dalla paralisi amministrativa che procurerebbe un'espulsione in massa, inserisce invece personale italiano nelle posizioni apicali con funzioni di «controllo».

All'epurazione politica e amministrativa si associa il tentativo di rimozione del passato slavo e asburgico, attraverso il cambiamento dei toponimi di città e piazze, la distruzione di monumenti, la cancellazione

«totalitaria» delle istituzioni del passato e il trapianto forzato delle leggi e degli organi dello Stato: «Bastianini mise al bando qualsiasi attività associativa, politica, sportiva, culturale non controllata dal P.N.F.

(Partito nazionale fascista), impose l'italiano come lingua ufficiale dell'amministrazione, dei tribunali e degli atti ecclesiastici, decretò la nazionalizzazione delle imprese e l'immediata realizzazione di opere pubbliche con fini eminentemente politici ... In Slovenia Grazioli trapiantò le principali normative d'ordinamento sociale, previdenziale e d'assistenza vigenti nel Regno» e nel dicembre «estese ai territori annessi le leggi fondamentali, dallo Statuto, alla legge sulle attribuzioni del capo del governo, alla legge sul Gran Consiglio, allo Statuto del P.N.F., a quello della Camera dei fasci e delle corporazioni» (26).

Ancora più radicale l'intervento sulla scuola, con il licenziamento dei maestri di origine slava, a meno che non parlino perfettamente l'italiano. Il progetto fascista è bene esplicitato in un discorso di Bastianini, che nell'aprile 1942 dichiara a Zara: «Noi inculchiamo nei più giovani quello che millenni di civiltà hanno dato alla nostra cultura.

Se essi volessero rinunciarvi, noi non li terremo a viva forza né a scuola né in casa, apriremo ben larghe le porte delle nostre frontiere per lasciare uscire chi non vuole essere o non si sente degno di tale privilegio» (27). Fascistizzare i «pertinenti» è il compito della scuola, imponendo ai bambini autoctoni il modello nazionale dei «figli della lupa», dei «balilla» e delle «piccole italiane». Il bilancio è tuttavia modesto: i posti lasciati liberi dai maestri slavi allontanati vengono coperti solo in parte da insegnanti mandati dall'Italia e molte scuole restano prive di docenti. Di fatto, il risultato dell'operazione è lo smantellamento del sistema scolastico jugoslavo, senza che si riesca a sostituirlo con il modello fascista.

L'insieme di questi provvedimenti dovrebbe preparare il terreno alla colonizzazione: «Accertati i pertinenti, espulsi, trasferiti o internati gli individui di altra razza, cancellate le tracce del passato, introdotti gli organi e le leggi italiani, fascistizzati i pochi autoctoni degni di ottenere la nazionalità italiana, sarebbe stata avviata la colonizzazione, che a lungo termine avrebbe portato alla migrazione interna di italiani» (28).

Si tratta di un progetto organico di italianizzazione dei territori annessi, che per oltre un anno caratterizza la politica di alti commissari e governatori e che dimostra la volontà di costruire un «nuovo ordine»

nei Balcani: «Anche se non è appropriato parlare di pulizia etnica o di purificazione razziale, il regime fascista attuò, nei confronti delle popolazioni autoctone non espulse, una snazionalizzazione totalitaria.

Con il tempo, non solo si sarebbe cancellata ogni traccia del passato recente, ma il processo di fascistizzazione avrebbe fornito ai pochi autoctoni di stirpe italiana una nuova identità, l'identità fascista» (29).

Ed è proprio questo sforzo, per reazione, a creare le premesse politico-culturali nelle quali germinerà di lì a poco la partecipazione massiccia degli «allogeni» al movimento partigiano, con un coinvolgimento trasversale rispetto alle diverse componenti sociali slovene e croate:

«Tutti quei Balilla e quelle Piccole Italiane che la scuola fascista aveva allevato con tanta cura» ha scritto lo storico triestino Carlo Schiffrer «si gettarono allo sbaraglio nella guerra partigiana ... proprio per reazione spontanea ad un sistema di coartazione spirituale, più odioso ancora del sistema di violenze materiali che lo sorreggeva» (30).
 
Ti diro' che se ti stai a casa tua e' meglio anziche' andare in giro a fare casini...un ripassino intramuscolo ...:D

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L'ITALIANIZZAZIONE NELLE REGIONI ANNESSE.

Questa impostazione della politica verso la popolazione slava viene confermata nel momento dell'occupazione militare, in particolare nei territori annessi della Slovenia e della Dalmazia, e articolata in quattro dimensioni distinte e connesse tra loro: «L'italianizzazione forzata delle nuove province compreso l'accertamento della 'pertinenza', cioè la mappatura etnica e razziale del territorio; la snazionalizzazione, cioè la cancellazione dell'identità nazionale, l'internamento, il trasferimento e l'espulsione di una parte degli autoctoni; la fascistizzazione degli autoctoni, opera destinata soprattutto alla generazione più giovane e realizzata attraverso l'educazione e l'intervento 'totalitario' di tutti gli organi dello Stato e del partito; la colonizzazione italiana delle nuove province» (25).

Il primo provvedimento riguarda le regole per la concessione della cittadinanza. Elaborata da Bastianini introducendo il principio della

«pertinenza», la normativa prevede una casistica restrittiva (essere nati nei territori annessi da padre nativo anch'esso delle stesse regioni, avere parenti italiani sino al terzo grado, possedere beni immobili da almeno dieci anni), ma, soprattutto, riserva alle autorità la possibilità di revocare in qualunque momento l'eventuale concessione. La predisposizione di appositi registri per i «pertinenti» si risolve così in una schedatura della popolazione fatta con ampi margini di discrezionalità, tali da permettere di operare secondo la fondamentale distinzione politica tra favorevoli e contrari al regime. Non a caso non esistono dati certi sul numero di «pertinenti» censiti: la cittadinanza è essenzialmente uno strumento repressivo, da usare in negativo per escludere gli indesiderati.

Parallelamente alla mappatura etnica, procede infatti l'allontanamento degli elementi considerati ostili: Bastianini ordina nel luglio 1941

l'espulsione di tutti i funzionari pubblici jugoslavi, in novembre cancella dall'albo delle professioni avvocati, medici, veterinari, notai e farmacisti di origine slava; in Slovenia Grazioli, preoccupato dalla paralisi amministrativa che procurerebbe un'espulsione in massa, inserisce invece personale italiano nelle posizioni apicali con funzioni di «controllo».

All'epurazione politica e amministrativa si associa il tentativo di rimozione del passato slavo e asburgico, attraverso il cambiamento dei toponimi di città e piazze, la distruzione di monumenti, la cancellazione

«totalitaria» delle istituzioni del passato e il trapianto forzato delle leggi e degli organi dello Stato: «Bastianini mise al bando qualsiasi attività associativa, politica, sportiva, culturale non controllata dal P.N.F.

(Partito nazionale fascista), impose l'italiano come lingua ufficiale dell'amministrazione, dei tribunali e degli atti ecclesiastici, decretò la nazionalizzazione delle imprese e l'immediata realizzazione di opere pubbliche con fini eminentemente politici ... In Slovenia Grazioli trapiantò le principali normative d'ordinamento sociale, previdenziale e d'assistenza vigenti nel Regno» e nel dicembre «estese ai territori annessi le leggi fondamentali, dallo Statuto, alla legge sulle attribuzioni del capo del governo, alla legge sul Gran Consiglio, allo Statuto del P.N.F., a quello della Camera dei fasci e delle corporazioni» (26).

Ancora più radicale l'intervento sulla scuola, con il licenziamento dei maestri di origine slava, a meno che non parlino perfettamente l'italiano. Il progetto fascista è bene esplicitato in un discorso di Bastianini, che nell'aprile 1942 dichiara a Zara: «Noi inculchiamo nei più giovani quello che millenni di civiltà hanno dato alla nostra cultura.

Se essi volessero rinunciarvi, noi non li terremo a viva forza né a scuola né in casa, apriremo ben larghe le porte delle nostre frontiere per lasciare uscire chi non vuole essere o non si sente degno di tale privilegio» (27). Fascistizzare i «pertinenti» è il compito della scuola, imponendo ai bambini autoctoni il modello nazionale dei «figli della lupa», dei «balilla» e delle «piccole italiane». Il bilancio è tuttavia modesto: i posti lasciati liberi dai maestri slavi allontanati vengono coperti solo in parte da insegnanti mandati dall'Italia e molte scuole restano prive di docenti. Di fatto, il risultato dell'operazione è lo smantellamento del sistema scolastico jugoslavo, senza che si riesca a sostituirlo con il modello fascista.

L'insieme di questi provvedimenti dovrebbe preparare il terreno alla colonizzazione: «Accertati i pertinenti, espulsi, trasferiti o internati gli individui di altra razza, cancellate le tracce del passato, introdotti gli organi e le leggi italiani, fascistizzati i pochi autoctoni degni di ottenere la nazionalità italiana, sarebbe stata avviata la colonizzazione, che a lungo termine avrebbe portato alla migrazione interna di italiani» (28).

Si tratta di un progetto organico di italianizzazione dei territori annessi, che per oltre un anno caratterizza la politica di alti commissari e governatori e che dimostra la volontà di costruire un «nuovo ordine»

nei Balcani: «Anche se non è appropriato parlare di pulizia etnica o di purificazione razziale, il regime fascista attuò, nei confronti delle popolazioni autoctone non espulse, una snazionalizzazione totalitaria.

Con il tempo, non solo si sarebbe cancellata ogni traccia del passato recente, ma il processo di fascistizzazione avrebbe fornito ai pochi autoctoni di stirpe italiana una nuova identità, l'identità fascista» (29).

Ed è proprio questo sforzo, per reazione, a creare le premesse politico-culturali nelle quali germinerà di lì a poco la partecipazione massiccia degli «allogeni» al movimento partigiano, con un coinvolgimento trasversale rispetto alle diverse componenti sociali slovene e croate:

«Tutti quei Balilla e quelle Piccole Italiane che la scuola fascista aveva allevato con tanta cura» ha scritto lo storico triestino Carlo Schiffrer «si gettarono allo sbaraglio nella guerra partigiana ... proprio per reazione spontanea ad un sistema di coartazione spirituale, più odioso ancora del sistema di violenze materiali che lo sorreggeva» (30).

Beh ma certo, l'Italia doveva starsene a casa propria, ma chi dice niente? Lo dico degli USA oggi e lo dico per l'Italia di ieri. Tanto più che sono proprio i più destri nazionalisti a dire che gli USA hanno rotto i maroni con l'imperialismo. Il fascismo però era imperialista pure lui.
Resta il fatto che quelli uccisi non erano tutti colpevoli di qualcosa, no?
 
Beh ma certo, l'Italia doveva starsene a casa propria, ma chi dice niente? Lo dico degli USA oggi e lo dico per l'Italia di ieri. Tanto più che sono proprio i più destri nazionalisti a dire che gli USA hanno rotto i maroni con l'imperialismo. Il fascismo però era imperialista pure lui.
Resta il fatto che quelli uccisi non erano tutti colpevoli di qualcosa, no?

le città dell'Istria e della Dalmazia non erano italiane secondo te ? :mmmm:
 
Beh ma certo, l'Italia doveva starsene a casa propria, ma chi dice niente? Lo dico degli USA oggi e lo dico per l'Italia di ieri. Tanto più che sono proprio i più destri nazionalisti a dire che gli USA hanno rotto i maroni con l'imperialismo. Il fascismo però era imperialista pure lui.
Resta il fatto che quelli uccisi non erano tutti colpevoli di qualcosa, no?

Erano solo colpevoli di essere italiani. Le loro proprietà facevano gola agli slavi, come avrebbero fatto gola agli italiani a parti invertite.Mi sono ripromesso di non intervenire sui deliri dei negazionisti italioti e a tale promessa mi atterrò, rispondo ai tuoi post sempre ragionati e avidi di sapere cercando di non mettere i buoni tutti da una parte e i cattivi tutti dall'altra. La politica sicuramente anti slava messa in campo dal fascismo contribuì ad acuire la voglia di rivincita degli slavi (chi è senza peccato scagli la prima pietra), cosa migliore sarebbe stata quella di rispettare tutte le identità in Venezia Giulia, a Fiume ed in Dalmazia quando quelle terre erano sotto il governo del Regno d'Italia, non fu fatto e gli errori si pagarono nel sanguinoso e etnocida dopo guerra. Il Ricordo però è doveroso, doveroso e, per me, scevro da rivalsa territoriali oramai improponibili. Il massimo, ma siamo nell'utopia, è che i nipoti di quei nostri fratelli che furono costretti a lasciare le terre dove i loro avi vissero per millenni, potessero ritornare la e pur continuando ad essere leali cittadini della Slovenia e della Croazia riportassero la fiaccola dell'italianità in quei luoghi. Utopia?
 
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