Il Pasquin: Caimano o non nano , è ancora un leader in “questa” politica italica

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Caimano o nano , è ancora un leader in “questa” politica italica



Il cav. Mascarato ha 81 anni.
È un vecchio, è logoro,è in politica da 25.
è salito e sceso da Palazzo Chigi
come dalle scale di casa sua, è della generazione della guerra.
Ha come viso, una maschera ceronata e tragica.
Si tinge i capelli, una storia giudiziaria discutibile e sulla quale si discute e si discuterà forse in eterno è impresentabile.

Sì, d'accordo, tutto questo e volendo anche di più
ma intanto è ancora qui e tomo tomo cacchio cacchio
mangia posizioni agli avversari,
sale al 20%, traina la coalizione al 39%,
(dicono gli ultimi sondaggi)
l'avevano dato per morto tre volte ma lui “rinasce come la fenice”,
e torna ago della bilancia.
Comunque finiscano le elezioni,
sarà impossibile fare a meno di lui anche se ha 40 anni meno di lui.
Mentre sul suo carrozzone risalgono, a frotte,
tutti quelli che ne erano scesi in tempi sospetti.

A questo punto, va capito se testa d’asfalto è una anomalia italiana,
se l'Italia è una anomalia asfaltata.
o se c'è dell'altro.
Uno che, oltre l'età della pensione dà dei punti,
come competitore elettorale,
a gente di due o tre generazioni più giovane,
eppure il programma politico del imbonitore,
in un quarto di secolo non è mai cambiato:​


segue:
 
la rivoluzione liberale
(mai fatta, mai neppure sognata quando aveva il potere),
meno tasse e meno burocrazia
(idem come sopra),
adesso ha solo sostituito
i grillini ai comunisti, Di Maio a D'Alema.

Come uomo di governo o di Stato non è esistito,
Che abbia pensato anzitutto, se non esclusivamente,
al proprio conflitto d'interessi, rendendolo un concerto,
non lo nega più nessuno,
lui compreso,

«Aveva in mano l'Italia, ma andava a casa di Noemi»,
cit. Bruno Vespa.

Eppure la gente, stando ai sondaggi,
crede ancora a sua emittenza.
Immagina davvero un futuro più moderno con lui.

È la stessa gente di 25 anni fa?

Non proprio,

Molti nel frattempo sono passati a miglior-vita oppure disillusi,
si son dati ad altre parrocchie, sono passati al non voto;
c'è, per forza di cose, una nuova fascia che gli dà fiducia
e gliela dà perché considera gli altri più
improbabili e vecchi di lui,
perché non si fida
dei casinisti,
degli antivaccinisti
legati mani e piedi e cervello al server di una società privata:

azienda per azienda, debbono aver pensato,
tanto vale quella del padrone di Mediaset,
che è più solida e più divertente.
Un dinosauro da avanspettacolo del ventesimo secolo,
riesce a superare veloci trenta-quarantenni che al confronto appaiono ambiziosi, anche cinici, ma irrimediabilmente loffi, inconsistenti.
 
''Di Maio non è il vero leader''
cit. del cav.
Di Maio lo patisce.
Salvini lo subisce.
Renzi dovrà accettarlo,
convenendo a lui per primo.
Inutile liquidare la faccenda con la solita frase sarcastica,
“questo è un Paese per vecchi”,
Troppo facile anche cavarsela col solito, poco analitico
“lui ha i soldi, lui ha le televisioni”.
La destra ha sempre avuto rendite televisive di posizione,
oggi i grillini oltre a La7 (Cairo è un loro esplicito sostenitore) hanno la Rete,
ma non sembrano in grado di manipolarla con efficacia a dispetto dei proclami futuristici o futuristi, il concetto di modernità dei grillini si è rivelato
decrepito, di cortissimo respiro.
Quello della sinistra malgrado possa contare su una rete storica di circoli Arci, di associazioni, di istituzioni, che sarà anche superata ma rappresenta sempre un bacino culturale, e ideologico, di tutto rispetto.
Alla fine conta il fattore umano, e quello, a quanto pare, prescinde dalla carta d'identità, o dei trascorsi esistenziali e perfino giudiziari.
I giovani sono più vecchi del vecchio;
resta da capire come mai gente nel fiore dell'età
non riesca ad essere più convincente, più appetibile
di uno che ha superato le 80 primavere.
Il Tappone non è cresciuto (e invecchiato) alla scuola dei dibattiti
autoreferenziali dei comunisti, neanche nelle sottigliezze parrocchiali della Dc,
ma guardiamo all'oggi:
la cultura dei Di Maio e i Di Battista,
che in vita loro non hanno combinato niente
prima di darsi al Colpo Grosso della politica,
inventati dal cabarettista Grillo;
per Di Maio bisognerebbe fare una sola cosa,
una specie di campagna elettorale al contrario.
Invece di parlarne male, diffondere le sue interviste,
anzi una sola.
Quella del 28 dicembre sul Fatto quotidiano, annunciata in prima pagina con grande clamore, è l’esempio più emblematico del politico inventato a tavolino.
Di Maio non risponde a una sola domanda, non sa proprio che cosa dire, sullo ius soli fa capire che è contrario, non vuole parlare di tasse per non irritare quegli imprenditori che lui considera accalappiabili e soprattutto si rivela un esperto di diritto costituzionale quando dice che se non c’è una maggioranza post-elettorale questa va cercata in parlamento.
Accidenti che acume, e noi pensavamo che andasse
cercata nel bosco con il cestino.
Basta farlo conoscere, magari affiancando suoi audio a quelli di Virginia Raggi
con le immagini della Roma diretta da lei.
Non bisogna aggiungere né un commento un insulto.
Di Maio contro di Maio.
Si insulta da solo

segue
 
dei Salvini, dagli studi non pervenuti;
Quel personaggetto di Salvini. Vuole fare il federatore della destra, di tutta la destra. Non credo che una campagna basata sull’antifascismo lo bloccherà.
In Italia i fascisti sono ancora tanti.
Però che in tutti i luoghi dove si radunano i meridionali
si distribuiscano cassette e video, oltre che volantini,
con i suoi ignobili insulti contro chi è nato e vive al Sud,
potrebbe produrre un po’ di schifo nei suoi potenziali elettori.

dei Renzi, dall'onesto curriculum liceale,
uno che come orizzonte filosofico cita
Jovanotti;
Non perdiamo tempo a raccontare gli splendidi e invisibili successi dei governi Renzi-Gentiloni, perché porta sempre male difendere il governo in campagna elettorale, non difendano la Boschi facendone una vittima, lei che ha gestito un potere immenso, l’unica ministra nella storia repubblicana che non è riuscita a farsi approvare dal parlamento e dal paese alcuna legge. né al contrario ne facciano la strega della politica italiana.
delle Meloni,
che ancora nessuno ha capito da dove sia uscita
col suo partito dal nome di un Cinepanettone;
degli Alfano, non pervenuto per vocazione;
la cultura di questi e praticamente tutti i coetanei prestati
alla politica in cosa sarebbe diversa?
Dove stanno i cervelli fini nel prato verde della politica attuale?

Forse non è un caso che la cosa più rilevante attribuita a Renzi e Salvini
siano le ospitate adolescenziali a programmi televisivi sulle reti di Berlusconi: politicamente un rapporto devastante, le marionette in mano al puparo.
Berlusconi, sta più simpatico agl’italiani, basta mettere la sua foto accanto a quella degli ultimi capi dell’Urss prima di Gorbaciov: sguardo vuoto, rigidità facciale, sorriso stereotipato. Chi di comunismo colpisce, di comunismo perisce. La sua immagine come quella dei boss sovietici non annuncia ritorno al passato ma le pagine di un fumetto.

Se poi la miseria culturale politica, dipenda da una scuola dell'obbligo mediocre “piuttosto che” da strutture o sovrastrutture che non hanno saputo sfornare di meglio negli ultimi tre o quattro decenni
(insomma se questi siano più effetti che cause)
è questione che lasciamo alla sociologia;
 
qui basti considerare che un ultraottantenne con cerone e liftingl , sfreccia
(per l'ennesima volta, per l'ennesima generazione politica)
sulla corsia di sorpasso e lascia impreparati i suoi rivali,
spocchiosi ma fragili, quasi in panico.
i figli della guerra più duri dei figli della bambagia,
chi cresce da bamboccio non può avere le palle,
i suoi orizzonti, nel bene e nel male, non sanno protendersi
oltre un benessere personale, in un modo o nell'altro mi sistemo
“e a culo tutto il resto”.

A questo punto, va capito se testa d’asfalto è una anomalia italiana,
o se l'Italia è una anomalia asfaltata.


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