La vita, il lavoro... in effetti... mah

Zedemel

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"Qual è la direzione? Quale il senso della vita lavorativa? La nostra attività assorbe la maggior parte del tempo, la miglior parte del tempo: la giovinezza e la maturità.
A fare cosa? E per quale motivo? Guidati da qualche significato? L'avvento della produzione industriale ha reso queste domande abituali per le persone. La ripetizione, la spersonalizzazione e il profitto, considerato valore fondamentale, sono normali nelle aziende e nelle fabbriche.
Si lavora per mangiare, per guadagnare di più, per carriera, per recitare un ruolo sociale, per potere. Tutti motivi comprensibili, in particolare il mangiare, ma è veramente tutto qui? 35 anni moltiplicati per 200 giorni per 8 ore meritano di più.
Quanti lavorano per realizzare sé stessi? Quanti si accorgono delle loro potenzialità? Quanti, entrando in ufficio o in fabbrica, hanno la sensazione di fare la cosa giusta, di esercitare una scelta non dettata dal bisogno o da una rinuncia a priori? E' stupefacente il numero delle persone che tirano letteralmente a campare convinte che sia giusto così, "Del resto è così" direbbe Enrico Bertolino.
Il lavoro come obbligo, come dipendenza diventa allora una condizione umana simile all'autoipnosi, un sogno permanente dal quale è meglio non svegliarsi, non si sa mai.
Il tempo, l'unica reale ricchezza di cui disponiamo, è sprecato, banalizzato, utilizzato come se fosse una risorsa infinita. Spesso il tempo lavorativo è visto come una gabbia temporale in cui le persone sono autorizzate a non pensare, a non esistere. Il cartellino è la chiave della gabbia. Poi, finalmente, il tempo libero, oasi, fuga dal lavoro, ma in fondo da esso totalmente dipendente. Replichiamo gli ambienti lavorativi anche in vacanza. Courmayeur e Rimini sono rese sempre più simili alle città in cui lavoriamo. E spesso ci incontriamo pure i colleghi.
A fine agosto, tornando in ufficio dalla Bretagna, sono stato infastidito dalla ripetitività delle frasi che sentivo: "Finite le vacanze? - Sì, purtroppo - Io non me lo ricordo neanche più - Adesso dobbiamo aspettare l'anno prossimo - Siamo di nuovo qui - Si stava meglio prima!"
Un mantra ripetuto per esorcizzare il rientro. Ma nessuno ci obbliga ad accettare una condizione di dipendenza. Se non esprimiamo noi stessi, la colpa non può essere addebitata al sistema. Noi siamo i responsabili.
Wasteland è il nome dato dai Celti alla terra senza vita, piena di desolazione che divenne per un certo periodo l'Inghilterra al tempo di Re Artù. La Britannia sembrava preda di un sortilegio. Merlino convinse Artù che per sciogliere l'incantesimo doveva trovare il Graal. Il cavaliere puro di cuore inviato a cercarlo fu Parsifal. Ma cosa doveva in realtà cercare? All'inizio lo ignorava e solo quando comprese il vero significato della ricerca, Wasteland cessò di esistere. Il Graal ha avuto molte interpretazioni: piatto in cui Gesù consumò l'agnello pasquale, pietra magica, corno dell'abbondanza, calice dell'Eucaristia, calderone celtico della vita, la conoscenza assoluta e altre ancora. Probabilmente è la ricerca del significato della nostra esistenza.
Wasteland è la nostra vita in assenza di significato. "To waste" in lingua inglese vuol dire guastare, distruggere, sprecare, dissipare. Quello che quotidianamente facciamo in assenza di una ragione superiore per le nostre azioni. Di un significato.
Quella "ragione superiore" che nel nostro lavoro dovrebbe essere la volontà di migliorare, di creare, di generare positività. A chi scuotesse la testa suggerisco di provare a cambiare e di usare la sua immaginazione senza porsi dei limiti a priori. Ad applicare ed esercitare la sua volontà. Significato, volontà e immaginazione sono tre potenti talismani che chiunque possiede, di solito sono latenti, ma sono lì, a nostra completa disposizione. Con essi si può creare una nuova realtà che prima non sembrava possibile. Non è forse così che sono successe tutte le cose importanti nella Storia con la esse maiuscola e anche nella nostra vita quotidiana? Con un significato, l'immaginazione e la volontà?
Usiamo i nostri talismani, dissolviamo il sortilegio di Wasteland."
 
Bella riflessione sul tempo, quello che serve per pensare, non per fare 'vacanza'.

Purtroppo la nostra è una società difficile, se lavori e guadagni ti puoi comprare auto favolose, smartphone all'ultimo grido, case, vestiti e quant'altro.

Ma non riesci a comprarti il tempo. E le lo capisci quando scopri che due contratti part-time costano ad un'azienda più di uno a orario intero, o quando percepisci che meno commesse prendi e meno ne arriveranno in futuro.

Ci vorrebbe un ripensamento della nostra società per poter contrattare ed acquistare il nostro tempo come un bene. Prezioso.
 
"Qual è la direzione? Quale il senso della vita lavorativa? La nostra attività assorbe la maggior parte del tempo, la miglior parte del tempo: la giovinezza e la maturità.
A fare cosa? E per quale motivo? Guidati da qualche significato? L'avvento della produzione industriale ha reso queste domande abituali per le persone. La ripetizione, la spersonalizzazione e il profitto, considerato valore fondamentale, sono normali nelle aziende e nelle fabbriche.
Si lavora per mangiare, per guadagnare di più, per carriera, per recitare un ruolo sociale, per potere. Tutti motivi comprensibili, in particolare il mangiare, ma è veramente tutto qui? 35 anni moltiplicati per 200 giorni per 8 ore meritano di più.
Quanti lavorano per realizzare sé stessi? Quanti si accorgono delle loro potenzialità? Quanti, entrando in ufficio o in fabbrica, hanno la sensazione di fare la cosa giusta, di esercitare una scelta non dettata dal bisogno o da una rinuncia a priori? E' stupefacente il numero delle persone che tirano letteralmente a campare convinte che sia giusto così, "Del resto è così" direbbe Enrico Bertolino.
Il lavoro come obbligo, come dipendenza diventa allora una condizione umana simile all'autoipnosi, un sogno permanente dal quale è meglio non svegliarsi, non si sa mai.
Il tempo, l'unica reale ricchezza di cui disponiamo, è sprecato, banalizzato, utilizzato come se fosse una risorsa infinita. Spesso il tempo lavorativo è visto come una gabbia temporale in cui le persone sono autorizzate a non pensare, a non esistere. Il cartellino è la chiave della gabbia. Poi, finalmente, il tempo libero, oasi, fuga dal lavoro, ma in fondo da esso totalmente dipendente. Replichiamo gli ambienti lavorativi anche in vacanza. Courmayeur e Rimini sono rese sempre più simili alle città in cui lavoriamo. E spesso ci incontriamo pure i colleghi.
A fine agosto, tornando in ufficio dalla Bretagna, sono stato infastidito dalla ripetitività delle frasi che sentivo: "Finite le vacanze? - Sì, purtroppo - Io non me lo ricordo neanche più - Adesso dobbiamo aspettare l'anno prossimo - Siamo di nuovo qui - Si stava meglio prima!"
Un mantra ripetuto per esorcizzare il rientro. Ma nessuno ci obbliga ad accettare una condizione di dipendenza. Se non esprimiamo noi stessi, la colpa non può essere addebitata al sistema. Noi siamo i responsabili.
Wasteland è il nome dato dai Celti alla terra senza vita, piena di desolazione che divenne per un certo periodo l'Inghilterra al tempo di Re Artù. La Britannia sembrava preda di un sortilegio. Merlino convinse Artù che per sciogliere l'incantesimo doveva trovare il Graal. Il cavaliere puro di cuore inviato a cercarlo fu Parsifal. Ma cosa doveva in realtà cercare? All'inizio lo ignorava e solo quando comprese il vero significato della ricerca, Wasteland cessò di esistere. Il Graal ha avuto molte interpretazioni: piatto in cui Gesù consumò l'agnello pasquale, pietra magica, corno dell'abbondanza, calice dell'Eucaristia, calderone celtico della vita, la conoscenza assoluta e altre ancora. Probabilmente è la ricerca del significato della nostra esistenza.
Wasteland è la nostra vita in assenza di significato. "To waste" in lingua inglese vuol dire guastare, distruggere, sprecare, dissipare. Quello che quotidianamente facciamo in assenza di una ragione superiore per le nostre azioni. Di un significato.
Quella "ragione superiore" che nel nostro lavoro dovrebbe essere la volontà di migliorare, di creare, di generare positività. A chi scuotesse la testa suggerisco di provare a cambiare e di usare la sua immaginazione senza porsi dei limiti a priori. Ad applicare ed esercitare la sua volontà. Significato, volontà e immaginazione sono tre potenti talismani che chiunque possiede, di solito sono latenti, ma sono lì, a nostra completa disposizione. Con essi si può creare una nuova realtà che prima non sembrava possibile. Non è forse così che sono successe tutte le cose importanti nella Storia con la esse maiuscola e anche nella nostra vita quotidiana? Con un significato, l'immaginazione e la volontà?
Usiamo i nostri talismani, dissolviamo il sortilegio di Wasteland."


se è farina del tuo sacco ......una stending ovation di applausi se no grazie per averlo segnalato,mi fà capire ed apprezzare di più la scelta di mio figlio_OK!
 
se è farina del tuo sacco ......una stending ovation di applausi se no grazie per averlo segnalato,mi fà capire ed apprezzare di più la scelta di mio figlio_OK!

che scelta ha fatto tuo figlio?

Non l'ho scritto io, ma sono frasi che mi hanno colpito molto, forse perchè ultimamente sto riflettendo spesso sul fatto che il tempo è uno solo, anche se purtroppo bisogna anche far qualcosa per campare.... il sentiero è stretto.
 
che scelta ha fatto tuo figlio?

Non l'ho scritto io, ma sono frasi che mi hanno colpito molto, forse perchè ultimamente sto riflettendo spesso sul fatto che il tempo è uno solo, anche se purtroppo bisogna anche far qualcosa per campare.... il sentiero è stretto.

negl'ultimi giorni di vita non si pensa di certo a quanto si è lavorato
 
negl'ultimi giorni di vita non si pensa di certo a quanto si è lavorato

beh spero di non essere negli ultimi giorni di vita:D ...lo so... condivido pienamente ciò che è scritto nel pezzo, ma allo stesso tempo mi chiedo come sia possibile cambiare tutto questo sistema.
 
È una riflessione che ho fatto anche io alcuni anni fa. Non abbiamo la percezione del tempo che sprechiamo, tempo che non torna più. Questo è un posto che avevo messo in macroeconomia nel 2008:

"Scusi, quante ore costa ?
Questa è la domanda che ci dovremmo tutti fare quando acquistiamo qualcosa.
Non ha più senso ragionare in euro. Si spendono 50-60-80 euro catacranio per mangiare al ristorante. Auto da 30-40k€. La moneta ci stà confondendo le idee. Io la chiamo (erroneamente) "assimmetria informativa". Non siamo più in grado di quantificare e valutare il valore corretto di un bene in euro, perchè non sappiamo quale sia il vero valore di un €.
Allora conviene ragionare in termini di ore di lavoro necessarie per acquistare quel bene. Un operaio guadagna netti (credo) 10-15 neuri/h. Se volesse acquistare un paio di scarpe da 100 euro significa che deve lavorare circa 6 ore. Vedi poi come passa la voglia di comprare i cellulari da 300 € (20 ore di lavoro, cioè 2,5 giorni).
Sarebbe fico vedere nei cartellini dei supermercati il prezzo di un bene in € e in ore lavorative. Sai quante belle sorprese salterebbero fuori??
Un pò come il prezzo di una confezione di cioccolatini e il prezzo AL KG di quei cioccolatini.
Ah, già, è vero, dobbiamo salvare i consumi, e con un'informazione del genere a molti passerebbe la voglia di spendere, perchè se è vero che gli euro quando finiscono, con il credito al consumo fai il pieno, quando finisci le ore di lavoro di una settimana, devi aspettare quella successiva.....
Meditate gente, meditate............"
Ultima modifica di tonaus : 25-02-08 alle ore 07:50
 
beh spero di non essere negli ultimi giorni di vita:D ...lo so... condivido pienamente ciò che è scritto nel pezzo, ma allo stesso tempo mi chiedo come sia possibile cambiare tutto questo sistema.

il sistema non si può cambiare
è incentrato sull'adorazione del vitello d'oro
si può cambiare il proprio modo di vita solitariamente o in piccole comunità
ma bisogna essere veramente forti ed impermeabili alla società
 
beh spero di non essere negli ultimi giorni di vita:D ...lo so... condivido pienamente ciò che è scritto nel pezzo, ma allo stesso tempo mi chiedo come sia possibile cambiare tutto questo sistema.

no il sistema non lo cambi ma il trucco è trovarti un tuo spazio in cui le cose funzionano a modo tuo.
Io avrei potuto fare molto di più sul lavoro, più soldi, più tutto ma ho scelto di guadagnare meno per avere il tempo di fare le cose che mi va di fare.
Faccio un bel lavoro che mi piace e guadagno quello che serve ma la carriera e la vita privata non vanno d'accordo quindi ho preferito puntare sulla seconda.
Preferisco lavorare per vivere che viceversa. Come la maggioranza poi accetti di campare in un certo modo cioè quasi schiavizzata io non l'ho mai capito. Quando mi capita di uscire la mattina all ora di punta qui a Roma e mi trovo nel traffico assurdo con gente che magari fa la stessa fila andata e ritorno da 30 anni mi dico: ma come ***** fanno questi? ma prendete un mitra e fate una rapina,mettetevi a spacciare,imbarcatevi su un cargo battente liberiana insomma tutto ma non questo! io ormai penso solo al mio particulare come diceva Guicciardini e affangala il resto...il tempo in cui volevo cambiare il mondo è passato e sai che ti dico? il mondo non se lo meritava.:rolleyes:
 
A', se non si lavorasse non si apprezzerebbe il tempo libero.
Che poi se non sei miliardario sai cosa te ne fai del tempo libero, e se lo sei finisce che ti annoi e peggio finisci drogato, depravato e depresso.

E chi me le dà le soddisfazioni che provo sul lavoro ?
 
diciamo anche se non fossimo in questa società, se tornassimo indietro di 500, 1000 o 10000 anni, il nostro tempo lo passeremmo a procurarci il cibo, a difenderci dal freddo, dai nemici e dalle malattie


A', se non si lavorasse non si apprezzerebbe il tempo libero.

anche questo, è, in parte vero


insomma l'auspicio qual è? una società dove tutti possono vivere come vogliono?! e come vogliamo vivere?

ovvio che ci si rifletta..spesso :)
anche quando si è giovani
 
La cosa sconcertante è che, grazie al progresso, oggi ci si mette metà a fare le stesse cose di 50 anni fa. In quasi tutti i campi lavorativi. Un solo esempio: mio padre, bancario, per chiudere cassa a fine giornata spendeva oltre un'ora (carta, carta, carta); mio fratello, stesso lavoro, con un click al computer ci mette 10 secondi. Eppure lavoriamo come e più di 50 anni fa. Cui prodest? Lascio a voi la conclusione.
 
A', se non si lavorasse non si apprezzerebbe il tempo libero.
Che poi se non sei miliardario sai cosa te ne fai del tempo libero, e se lo sei finisce che ti annoi e peggio finisci drogato, depravato e depresso.

E chi me le dà le soddisfazioni che provo sul lavoro ?

dal lavorare sempre per vivere al non fare nulla in tutto il giorno ci sono tante vie di mezzo :o
 
A', se non si lavorasse non si apprezzerebbe il tempo libero.
Che poi se non sei miliardario sai cosa te ne fai del tempo libero, e se lo sei finisce che ti annoi e peggio finisci drogato, depravato e depresso.

E chi me le dà le soddisfazioni che provo sul lavoro ?

Si vede che il tuo lavoro è qualcosa che ami fare, ma è una cosa per pochi eletti
 
La cosa sconcertante è che, grazie al progresso, oggi ci si mette metà a fare le stesse cose di 50 anni fa. In quasi tutti i campi lavorativi. Un solo esempio: mio padre, bancario, per chiudere cassa a fine giornata spendeva oltre un'ora (carta, carta, carta); mio fratello, stesso lavoro, con un click al computer ci mette 10 secondi. Eppure lavoriamo come e più di 50 anni fa. Cui prodest? Lascio a voi la conclusione.

Perché c'è la logica reddito-lavoro, la ricchezza data dalle macchine non si è trasferita almeno in parte alla persona comune
 
È una riflessione che ho fatto anche io alcuni anni fa. Non abbiamo la percezione del tempo che sprechiamo, tempo che non torna più. Questo è un posto che avevo messo in macroeconomia nel 2008:

"Scusi, quante ore costa ?
Questa è la domanda che ci dovremmo tutti fare quando acquistiamo qualcosa.
Non ha più senso ragionare in euro. Si spendono 50-60-80 euro catacranio per mangiare al ristorante. Auto da 30-40k€. La moneta ci stà confondendo le idee. Io la chiamo (erroneamente) "assimmetria informativa". Non siamo più in grado di quantificare e valutare il valore corretto di un bene in euro, perchè non sappiamo quale sia il vero valore di un €.
Allora conviene ragionare in termini di ore di lavoro necessarie per acquistare quel bene. Un operaio guadagna netti (credo) 10-15 neuri/h. Se volesse acquistare un paio di scarpe da 100 euro significa che deve lavorare circa 6 ore. Vedi poi come passa la voglia di comprare i cellulari da 300 € (20 ore di lavoro, cioè 2,5 giorni).
Sarebbe fico vedere nei cartellini dei supermercati il prezzo di un bene in € e in ore lavorative. Sai quante belle sorprese salterebbero fuori??
Un pò come il prezzo di una confezione di cioccolatini e il prezzo AL KG di quei cioccolatini.
Ah, già, è vero, dobbiamo salvare i consumi, e con un'informazione del genere a molti passerebbe la voglia di spendere, perchè se è vero che gli euro quando finiscono, con il credito al consumo fai il pieno, quando finisci le ore di lavoro di una settimana, devi aspettare quella successiva.....
Meditate gente, meditate............"
Ultima modifica di tonaus : 25-02-08 alle ore 07:50

è vero, uno non ci pensa, se si valutasse in ore lavoro chissà forse si farebbero scelte più consapevoli, magari spenderli anche ma per cose che danno reali soddisfazioni personali, pensiamo ad uno che ama correre, spende 100 euro per una scarpa, ma ci correrà per
70 ore, costo relativamente irrisorio.
 
no il sistema non lo cambi ma il trucco è trovarti un tuo spazio in cui le cose funzionano a modo tuo.
Io avrei potuto fare molto di più sul lavoro, più soldi, più tutto ma ho scelto di guadagnare meno per avere il tempo di fare le cose che mi va di fare.
Faccio un bel lavoro che mi piace e guadagno quello che serve ma la carriera e la vita privata non vanno d'accordo quindi ho preferito puntare sulla seconda.
Preferisco lavorare per vivere che viceversa. Come la maggioranza poi accetti di campare in un certo modo cioè quasi schiavizzata io non l'ho mai capito. Quando mi capita di uscire la mattina all ora di punta qui a Roma e mi trovo nel traffico assurdo con gente che magari fa la stessa fila andata e ritorno da 30 anni mi dico: ma come ***** fanno questi? ma prendete un mitra e fate una rapina,mettetevi a spacciare,imbarcatevi su un cargo battente liberiana insomma tutto ma non questo! io ormai penso solo al mio particulare come diceva Guicciardini e affangala il resto...il tempo in cui volevo cambiare il mondo è passato e sai che ti dico? il mondo non se lo meritava.:rolleyes:

il sistema non si può cambiare
è incentrato sull'adorazione del vitello d'oro
si può cambiare il proprio modo di vita solitariamente o in piccole comunità
ma bisogna essere veramente forti ed impermeabili alla società

Se non si può fare per lavoro ciò che si ama, uno deve purtroppo trovare un compromesso, perché i soldi nella nostra società, servono.
 
"Qual è la direzione? Quale il senso della vita lavorativa? La nostra attività assorbe la maggior parte del tempo, la miglior parte del tempo: la giovinezza e la maturità.
A fare cosa? E per quale motivo? Guidati da qualche significato? L'avvento della produzione industriale ha reso queste domande abituali per le persone. La ripetizione, la spersonalizzazione e il profitto, considerato valore fondamentale, sono normali nelle aziende e nelle fabbriche.
Si lavora per mangiare, per guadagnare di più, per carriera, per recitare un ruolo sociale, per potere. Tutti motivi comprensibili, in particolare il mangiare, ma è veramente tutto qui? 35 anni moltiplicati per 200 giorni per 8 ore meritano di più.
Quanti lavorano per realizzare sé stessi? Quanti si accorgono delle loro potenzialità? Quanti, entrando in ufficio o in fabbrica, hanno la sensazione di fare la cosa giusta, di esercitare una scelta non dettata dal bisogno o da una rinuncia a priori? E' stupefacente il numero delle persone che tirano letteralmente a campare convinte che sia giusto così, "Del resto è così" direbbe Enrico Bertolino.
Il lavoro come obbligo, come dipendenza diventa allora una condizione umana simile all'autoipnosi, un sogno permanente dal quale è meglio non svegliarsi, non si sa mai.
Il tempo, l'unica reale ricchezza di cui disponiamo, è sprecato, banalizzato, utilizzato come se fosse una risorsa infinita. Spesso il tempo lavorativo è visto come una gabbia temporale in cui le persone sono autorizzate a non pensare, a non esistere. Il cartellino è la chiave della gabbia. Poi, finalmente, il tempo libero, oasi, fuga dal lavoro, ma in fondo da esso totalmente dipendente. Replichiamo gli ambienti lavorativi anche in vacanza. Courmayeur e Rimini sono rese sempre più simili alle città in cui lavoriamo. E spesso ci incontriamo pure i colleghi.
A fine agosto, tornando in ufficio dalla Bretagna, sono stato infastidito dalla ripetitività delle frasi che sentivo: "Finite le vacanze? - Sì, purtroppo - Io non me lo ricordo neanche più - Adesso dobbiamo aspettare l'anno prossimo - Siamo di nuovo qui - Si stava meglio prima!"
Un mantra ripetuto per esorcizzare il rientro. Ma nessuno ci obbliga ad accettare una condizione di dipendenza. Se non esprimiamo noi stessi, la colpa non può essere addebitata al sistema. Noi siamo i responsabili.
Wasteland è il nome dato dai Celti alla terra senza vita, piena di desolazione che divenne per un certo periodo l'Inghilterra al tempo di Re Artù. La Britannia sembrava preda di un sortilegio. Merlino convinse Artù che per sciogliere l'incantesimo doveva trovare il Graal. Il cavaliere puro di cuore inviato a cercarlo fu Parsifal. Ma cosa doveva in realtà cercare? All'inizio lo ignorava e solo quando comprese il vero significato della ricerca, Wasteland cessò di esistere. Il Graal ha avuto molte interpretazioni: piatto in cui Gesù consumò l'agnello pasquale, pietra magica, corno dell'abbondanza, calice dell'Eucaristia, calderone celtico della vita, la conoscenza assoluta e altre ancora. Probabilmente è la ricerca del significato della nostra esistenza.
Wasteland è la nostra vita in assenza di significato. "To waste" in lingua inglese vuol dire guastare, distruggere, sprecare, dissipare. Quello che quotidianamente facciamo in assenza di una ragione superiore per le nostre azioni. Di un significato.
Quella "ragione superiore" che nel nostro lavoro dovrebbe essere la volontà di migliorare, di creare, di generare positività. A chi scuotesse la testa suggerisco di provare a cambiare e di usare la sua immaginazione senza porsi dei limiti a priori. Ad applicare ed esercitare la sua volontà. Significato, volontà e immaginazione sono tre potenti talismani che chiunque possiede, di solito sono latenti, ma sono lì, a nostra completa disposizione. Con essi si può creare una nuova realtà che prima non sembrava possibile. Non è forse così che sono successe tutte le cose importanti nella Storia con la esse maiuscola e anche nella nostra vita quotidiana? Con un significato, l'immaginazione e la volontà?
Usiamo i nostri talismani, dissolviamo il sortilegio di Wasteland."

Bravo a segnalare il pezzo Zed OK!
 
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