La finta di "Garrincha" .
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Lo chiamavano "il Garrincha di Quarto Oggiaro".
Alto, dinoccolato, con un che di elegante anche coi calzettoni arrotolati sotto i polpacci, all'
Half Sempione 1919 era una presenza storica, fin dai pulcini.
Era la classica ala destra 'pura' : prendeva la palla e s'involava sulla fascia puntando verso l'aria di rigore avversaria.
Rapido, amante del triangolo stretto, quell' uno-due per cui gli serviva una spalla d'appoggio per saltare il primo avversario, danzava sul pallone finendo spesso per incartarsi su se stesso. E perdendo palla, per la disperazione dei compagni che erano costretti a precipitarsi in difesa dopo essere corsi appresso a lui rovesciandosi all'attacco.
In questi casi chiamava spesso il fallo; e quando l'arbitro non flo fischiava favore, gridava al complotto, s'incavolava col mondo e l'allenatore era costretto spesso a sostituirlo dopo una prima ammonizione, per evitare di rimanere in 10 già a metà partita.
Minacciava di andarsene : in campo, a fine partita, a fine stagione. Poi rimaneva sempre li, coi dirigenti che si guardavano in faccia dubbiosi e stupiti.
Erano venuti a vederlo pure due osservatori toscani; ma, dopo un primo approccio, aveva rifiutato di trasferirsi li. <<La Garfagnana, Piombino, Livorno...sono posti tristi : e poi non ci sono negozi bio !>>. Una delle sue fissazioni era infatti la cucina 'sana', ed era l'unico che -nell'intervallo- nello spogliatoio bevesse tisane anziché "bombardini" per potenziare le prestazioni in campo !
Un'altra delle sue fissazioni era cambiare ad ogni stagione il numero di maglia. Prima il 90 (per un po' di stagioni), poi il 28, poi il 44. Per la gioia dei magazzinieri.
Ormai, tra tornei e campionati, avevano imparato a conoscerlo.
Epici i suoi duelli col terzino della Comasina, Michele F.i.c.a.razzi (di chiare origini meridionali), in arte "Mifi" !
Era un balletto di finte e contro finte, entrate ruvide e tocchi d'altra scuola, rispetto per lavversario e sfottò da campanile, in quello che era quasi un
derby.
Al campo di via Aldini, per vederli uno contro l'altro, venivano da Musocco, da Lampugnano, addirittura da Baggio e dalla Barona.
Erano pomeriggi di divertimento e rissa pura, finché "Mifi" si stufò, appese gli scarpini al chiodo e si ricordò del diploma di geometra che aveva preso alle serali.
"Garrincha" cercava nuovi 'avversari'.
Il primo fu Davide Ossu (detto "Davos"), un sardo roccioso che giocava nell'Aurora. Piccolo, scuro, tignosetto, aveva capito qual'era il trucco ed, ogni volta che "Garrincha" fintava di portare la palla sul destro cercando di distrarlo e scappare col sinistro, teneva fissi gli occhi sul pallone ed entrava dritto sul suo sinistro facendolo rovinare a terra e togliendogli il pallone.
"Garrincha", dopo, non era più lo stesso: sbagliava tocchi facili, si estraniava dal gioco, diventava abulico, tanto che doveva essere sostituito perchè divenuto un peso.
Poi arrivò Marzio Gervanosi (il "Mageno"), un 'foresto' che non si sa come era in forze al Precotto. Fisicamente devastante, stava praticamente incollato al Nostro ogni volta che si avvicinava alla linea di metà campo. Non tentava mai l'anticipo, semplicemente gli si affiancava senza abboccare a nessuna finta e si limitava a mettergli la palla in fallo laterale : senza sudare mai!
Alla fine, dopo quattro o cinque tentativi di superarlo, "Garrincha" cambiava tattica, si allontanava dalla sua zona, andava a prendere palla in altre zone ("In amaca !" gridavano i tifosi), spariva dal gioco e non arrivava mai alla sufficienza a fine partita.
Il terzo giocava nel San Donato, squadra di f.i.g.h.etti coi padri quadri o dirigenti dell'ENI. Maglietta sempre pulita, calzettoni tirati su fin sotto al ginocchio, dei curiosi baffetti impomatati ed un fazzoletto bianco che gli usciva dai calzoncini e con cui si asciugava meticolsamente la fronte dopo aver colpito ogni palla di testa.
Questo lo marcava spesso da dietro, e -per farsi sentire- gli dava prima un colpetto col suo ginocchio nel popliteo, giusto due secondi prima che gli arrivasse il pallone.
Se non bastava, correndogli a fianco, appena "Garrincha" faceva il terzo passo, quello che preludeva la finta. entrava in scivolata "
Nesta's style" col piede ad uncino per lasciare li il pallone e far volare oltre la stella di Quarto Oggiaro.
"Garrincha" si sbracciava, si dimenava, gridava al complotto, diceva <<Siete un branco di lupi attorno ad un pallone !>>, ogni tanto veniva ammonito dall'arbitro ma restava sempre all'
Half Sempione 1919.
E secondo me, anche ora che i campionati sono finiti, che è scoppiata questa bolla di caldo, se andate in via aldini lo troverete li, a ripassare le sue finte e controfinte, i suoi triangoli stretti, i suoi
cross tesi e a giro per le punte che non li raccoglieranno mai. Incompreso, come tutti i grandi campioni di periferia.