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Filoco

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20/2/02
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mentre stavo cercando un libro, mi è capitato tra le mani Semonide di Amorgo :mmmm:
Per chi non lo conoscesse si tratta di poesia giambica.

Non me ne vogliano le donne, io le amo tutte quante, e questi versetti non li ho scritti io, e non li condivido, a parte l’ultimo, ma portano alla luce la diversità che intercorreva VII secoli AC. tra gli Etruschi e i (fr.oc.i) Greci dell’epoca.
 
la satira delle donne.

L’indole della donna Dio la fece
diversa.
Una deriva dalla scrofa
setosa; la sua casa è una lordura,
un caos, la roba rotola per terra.
Lei non si lava; veste panni sozzi
e stravaccata nel letame ingrassa.

Un’altra Dio la fece dalla volpe
matricolata: è quella che sa tutto;
non c’è male né bene che le sfugga.
Dice, sì, bene al bene e male al male,
ma s’adegua agli eventi e si trasmuta.

Come sua madre è quella che deriva
dalla cagna: curiosa di sentire
e di sapere, vagola, perlustra;
anche se non c’è un’anima, si sgola,
e non la calmi né con le minacce,
né se t’arrabbi e le fracassi i denti con un sasso,
né a furia di blandizie,
neppure stando in casa d’altri: insiste quell’eterno latrato senza scopo.

Una gli dèi la fecero di terra
e la diedero all’uomo: minorata,
non ha idea né di bene né di male.
Una cosa la sa: mangiare. E basta.
Se Dio manda un dannato inverno, bubbola,
ma lo sgabello al fuoco non l’accosta.

Viene dal mare un’altra, e ha due nature
opposte: un giorno ride, tutta allegra,
sì che a vederla in casa uno l’ammira
("non c’è al mondo una donna più simpatica,
non c’è donna migliore"). Un altro giorno
non la sopporti neppure a vederla
o ad andarle vicino: fa la pazza,
e che s’accosta, guai!

Pare la cagna coi cuccioli, implacabile:
scoraggia nemici e amici alla stessa maniera.
Come il mare che sta sovente calmo,
nell’estate, e sovente in un fragore
di cavalloni s’agita e s’infuria.
Tale l’umore di una donna simile:
anche il mare ha carattere cangiante.

Una viene dall’asina, paziente
alle botte. Costretta e strapazzata,
il lavoro lo tollera.
Se no mangia, rincantucciata, accanto al fuoco;
avanti notte, avanti giorno, mangia.
Così, come si prende per amante
chiunque venga per fare l’amore.

Genìa funesta quella della gatta:
non ha nulla di bello o di piacevole,
non ha nessuna grazia, nessun fascino.
Ninfomane furiosa, sta con uno
e finisce col dargli il voltastomaco.
E rubacchia ai vicini, e spesso ingoia
le offerte prima di sacrificarle.

Nasce dalla cavalla raffinata,
tutta criniera, un’altra.
Ed ecco, schiva i lavori servili e la fatica,
la macina, lo straccio, l’immondizia
e la cucina (teme la fuliggine).
Anche all’amore si piega per obbligo.
Si lava tutto il giorno la sporcizia,
due, tre volte, si trucca, si profuma.
Sempre pettinatissima la chioma
fonda, fluente, ombreggiata di fiori.
Una simile donna è uno spettacolo
bello per gli altri: per lo sposo un guaio.
A meno che non sia principe o re,
che di simili cose si compiaccia.

La prole della scimmia: è questo il guaio
più grave che da Dio fu dato agli uomini.
Bruttezza oscena: va per la città
una tal donna e fa ridere tutti.
E’ senza collo, si muove a fatica,
niente natiche, tutta rinsecchita.
povero chi l’abbraccia, un mostro simile.
Ma la sa lunga, ha i modi della scimmia.
La gente la deride? Se ne infischia.
Certo, bene non fa: non mira ad altro
né pensa ad altro tutta la giornata
che a far del male, e a farne più che può.

Una viene dall’ape, fortunato chi se la prende.
E’ immune da censure
lei sola; è fonte di prosperità;
invecchia col marito in un amore
mutuo; è madre di figli illustri e belli.
E si distingue fra tutte le donne,
circonfusa di un fascino divino.
Non le piace di stare con le amiche
se l’argomento dei discorsi è il sesso.
Fra le donne che Dio largisce agli uomini
ecco qui le più sagge, le migliori.
:D
 
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