Erminio Ottone
Memento Audere Semper
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oggi 18 agosto 2010
alle 8.00 sono puntuale davanti all' entrata di Gino. Avendo appena passato una dolorosissima colica arenale, credo sia doveroso farsi fare una visita prostatica, nevvero?
Sono ansioso, come immagino lo siate tutti voi, ma non temete, ora vi racconterò tutto. Per l' occasione mi sono persino bideato con Perlano. Chissà se l' urinolaringoiatra mi tratterà con tatto e tanto ammmore.
"Avanti il prossimo" se ne esce con una voce acuta a mò di cantante dei Cuggini di Campagna subito dopo aver congedato un tomo di almeno di 2 m per un peso specifico approssimativo di 150 kg.
Prima di entrare, per educazione, busso alla porta. "Eppermesso?" bifonco con una certa timidezza e la fronte rorida di sudore.
"Venghi, venghi" mi urlicchia il marrano. (sempre con la vocetta)
"Buongiorno Dr. Gino, sono venuto per una visita, sà... ciò avuto le cotiche renali".
Lui, Dr. Gino (che è pure ecologo) è un signorotto di mezza età, viso con pallore degno della migliore Christiana F. (noi urologi dello zoo di Pastrengo), una forte stempiatura corredata da un procione morto penzolante facente cavacecio dalla sommità dalla calotta.
Mi guarda con gli occhi spalancati e, con un sorriso ambiguo bluckiano, mi invita a sedermi sul lettino.
Mi presenta la sua assistente: una donnina segaligna, quasi prossima alla pensione e somigliante in maniera impressionante a Frau Blucher (... prostata ululì e patasgnao ululà?....)
Mi invita dolcemente a calare le brache. Poi, con un sorrisetto quasi imbarazzato e con qualche moina ad anca ondeggiante, mi chiede di abbassare le Mou...tande. (probabilmente sapeva che sono Interista... questa mi sa che l' hanno capita in pochi).
Frau Blucher se ne esce con un indecoroso: " Ohhhhh, Swanzstück" cercando immediatamente di riparare alla gaffe mettendosi la mano sulla bocca.
Gino, l' ecologo, ha delle dita grosse e tragicamente nodose; inizia a calzare un guanto in lattice e mi supplica di divaricare le gambe, rimanere in piedi, inarcare la schiena sul davanti, appoggiare tutti i due gomiti sul tavolino e attendere.
Frau Blucher, per l' occasione, mette la colonna sonora di " Lo Squalo". Mi viene un dubbio: sarà per incutermi terrore o per prepararmi ad un altro tipo di pesce?
Gino, prima di procedere ad oliarmi l'orifizio(veh... poco da ridere dato che in arena si chiama orivizio)con la miglior vaselina approvata persino da Grillini, mi si avvicina al lobo destro e mi sussurra qualcosa di incomprensibile.
Per non dargli la parvenza di non aver capito, sorrido e mi piego sempre più ad angolo retto.
Lui sorride e intuisco uno sguardo beato e nello stesso tempo perso.
Attendo il lieto sollazzo stringendo gli occhi. Lui è delicato e inizia ad avvicinarsi al mio "inviolato" con fare esperto e nello stesso tempo inquietante.
Il dito, spero l' indice, inizia il suo nuovo e avventuroso tragitto, quasi come fosse un bambino estasiato appena entrato a Gardaland.
Gli occhi sempre più stretti e il dito sempre più a suo agio.
Nel frattempo suona il cellulare di Gino con la musichetta di "Vergogna...vergogna....". Risponde tale Fifì che chiede a Gino (suppongo) se è meglio vestirsi di verde o di rosa per la festa di stasera. Gino ride a crepapelle, ma forse vi siete dimenticati che nel frattemo lui era già dentro di me. Il dito, durante la risata isterica, faceva BUNGEE JUMPING con i miei villi intestinali. Dopo 10 minuti di amenità e con il dito inficconato, Gino se ne esce con un:"Mi scusi, sà.... sta pazza non capisce che il vestito rosa non ci azzecca nulla con il verde pisello...." E giù a ridere, sto mascalzone, dopo aver proferito ola parola pisello. Immaginate il movimento di dito dopo l' ennesima e inopportuna grassa risata.
Finalmente un attimo di silenzio. Gino, quatto quatto, arriva al dunque e poi, seraficamente, se ne esce con un "Ha visto che abbiamo fatto in un battibaleno?"
Con le lacrime agli occhi lo ringrazio e noto che anche lui ha le lacrime. Tengo a specificare che sono due tipi di lacrime diverse. Mi chiede di rivestirmi. E' triste.
Mi vesto il più in fretta possibile e chiedo di andarmene.
Lui, Gino, mi passa di sottecchio il suo numero di cellulare privato e mi dice: "Chiamami quanndo vuoi"
Secondo voi, Gino Sgnauss che avrà voluto dire?
alle 8.00 sono puntuale davanti all' entrata di Gino. Avendo appena passato una dolorosissima colica arenale, credo sia doveroso farsi fare una visita prostatica, nevvero?
Sono ansioso, come immagino lo siate tutti voi, ma non temete, ora vi racconterò tutto. Per l' occasione mi sono persino bideato con Perlano. Chissà se l' urinolaringoiatra mi tratterà con tatto e tanto ammmore.
"Avanti il prossimo" se ne esce con una voce acuta a mò di cantante dei Cuggini di Campagna subito dopo aver congedato un tomo di almeno di 2 m per un peso specifico approssimativo di 150 kg.
Prima di entrare, per educazione, busso alla porta. "Eppermesso?" bifonco con una certa timidezza e la fronte rorida di sudore.
"Venghi, venghi" mi urlicchia il marrano. (sempre con la vocetta)
"Buongiorno Dr. Gino, sono venuto per una visita, sà... ciò avuto le cotiche renali".
Lui, Dr. Gino (che è pure ecologo) è un signorotto di mezza età, viso con pallore degno della migliore Christiana F. (noi urologi dello zoo di Pastrengo), una forte stempiatura corredata da un procione morto penzolante facente cavacecio dalla sommità dalla calotta.
Mi guarda con gli occhi spalancati e, con un sorriso ambiguo bluckiano, mi invita a sedermi sul lettino.
Mi presenta la sua assistente: una donnina segaligna, quasi prossima alla pensione e somigliante in maniera impressionante a Frau Blucher (... prostata ululì e patasgnao ululà?....)
Mi invita dolcemente a calare le brache. Poi, con un sorrisetto quasi imbarazzato e con qualche moina ad anca ondeggiante, mi chiede di abbassare le Mou...tande. (probabilmente sapeva che sono Interista... questa mi sa che l' hanno capita in pochi).
Frau Blucher se ne esce con un indecoroso: " Ohhhhh, Swanzstück" cercando immediatamente di riparare alla gaffe mettendosi la mano sulla bocca.
Gino, l' ecologo, ha delle dita grosse e tragicamente nodose; inizia a calzare un guanto in lattice e mi supplica di divaricare le gambe, rimanere in piedi, inarcare la schiena sul davanti, appoggiare tutti i due gomiti sul tavolino e attendere.
Frau Blucher, per l' occasione, mette la colonna sonora di " Lo Squalo". Mi viene un dubbio: sarà per incutermi terrore o per prepararmi ad un altro tipo di pesce?
Gino, prima di procedere ad oliarmi l'orifizio(veh... poco da ridere dato che in arena si chiama orivizio)con la miglior vaselina approvata persino da Grillini, mi si avvicina al lobo destro e mi sussurra qualcosa di incomprensibile.
Per non dargli la parvenza di non aver capito, sorrido e mi piego sempre più ad angolo retto.
Lui sorride e intuisco uno sguardo beato e nello stesso tempo perso.
Attendo il lieto sollazzo stringendo gli occhi. Lui è delicato e inizia ad avvicinarsi al mio "inviolato" con fare esperto e nello stesso tempo inquietante.
Il dito, spero l' indice, inizia il suo nuovo e avventuroso tragitto, quasi come fosse un bambino estasiato appena entrato a Gardaland.
Gli occhi sempre più stretti e il dito sempre più a suo agio.
Nel frattempo suona il cellulare di Gino con la musichetta di "Vergogna...vergogna....". Risponde tale Fifì che chiede a Gino (suppongo) se è meglio vestirsi di verde o di rosa per la festa di stasera. Gino ride a crepapelle, ma forse vi siete dimenticati che nel frattemo lui era già dentro di me. Il dito, durante la risata isterica, faceva BUNGEE JUMPING con i miei villi intestinali. Dopo 10 minuti di amenità e con il dito inficconato, Gino se ne esce con un:"Mi scusi, sà.... sta pazza non capisce che il vestito rosa non ci azzecca nulla con il verde pisello...." E giù a ridere, sto mascalzone, dopo aver proferito ola parola pisello. Immaginate il movimento di dito dopo l' ennesima e inopportuna grassa risata.
Finalmente un attimo di silenzio. Gino, quatto quatto, arriva al dunque e poi, seraficamente, se ne esce con un "Ha visto che abbiamo fatto in un battibaleno?"
Con le lacrime agli occhi lo ringrazio e noto che anche lui ha le lacrime. Tengo a specificare che sono due tipi di lacrime diverse. Mi chiede di rivestirmi. E' triste.
Mi vesto il più in fretta possibile e chiedo di andarmene.
Lui, Gino, mi passa di sottecchio il suo numero di cellulare privato e mi dice: "Chiamami quanndo vuoi"
Secondo voi, Gino Sgnauss che avrà voluto dire?