Psicologia del trading ovvero finanza comportamentale ovvero behavioral finance

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Mistral

Tra Denaro e Lettera
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Visto che questa sezione, è anche ,dedicata alla behavioral finance,
vediamo di darne una semplice definizione perchè mi sembra che vengano attribuiti significati non corretti a questa branca della finanza.

La Finanza comportamentale o behavioral finance è quella branca della finanza che studia e analizza gli aspetti psicologici nelle "teorie" finanziarie ,psicologia cognitiva in senso stretto .
Alla base dello studio è la negazione del postulato che professa che tutti i soggettti agiscono in modo perfettamente razionale.
I comportamenti irrazionali dei soggetti che operano nei mercati finanziari costituiscono le anomalie dei mercati
La finanza comportamentale studia la sistematicita e la persistenza di tali comportamenti e fenomeni attribuendo una valenza specifica e ineludibile.
Ad Esempio:
Uno degli argomenti maggiormente dibattuti e di cui si era già parlato in questa sezione è l' avversione alla perdita certa da parte del trader/investitore...
Gli individui esposti a perdite sono più favorevoli e propensi al rischio (Perdita infinita) di quelli che ritengono di ottenere un guadagno certo.

Pertanto lasciamo perdere lo psicotrading, che và inteso come psicodramma ,e riguarda le esternazioni o esteriorizzazioni della propria vita di trader .
E nulla c'entra con il topic della sezione.

Saluti
Mistral


.
 
Visto che questa sezione, è anche ,dedicata alla behavioral finance,
vediamo di darne una semplice definizione perchè mi sembra che vengano attribuiti significati non corretti a questa branca della finanza.

La Finanza comportamentale o behavioral finance è quella branca della finanza che studia e analizza gli aspetti psicologici nelle "teorie" finanziarie ,psicologia cognitiva in senso stretto .
Alla base dello studio è la negazione del postulato che professa che tutti i soggettti agiscono in modo perfettamente razionale.
I comportamenti irrazionali dei soggetti che operano nei mercati finanziari costituiscono le anomalie dei mercati
La finanza comportamentale studia la sistematicita e la persistenza di tali comportamenti e fenomeni attribuendo una valenza specifica e ineludibile.
Ad Esempio:
Uno degli argomenti maggiormente dibattuti e di cui si era già parlato in questa sezione è l' avversione alla perdita certa da parte del trader/investitore...
Gli individui esposti a perdite sono più favorevoli e propensi al rischio (Perdita infinita) di quelli che ritengono di ottenere un guadagno certo.

Pertanto lasciamo perdere lo psicotrading, che và inteso come psicodramma ,e riguarda le esternazioni o esteriorizzazioni della propria vita di trader .
E nulla c'entra con il topic della sezione.

Saluti
Mistral


.

Già .....i veri drivers dei mercati finanziari, da sempre riconosciuti, sono la Paura e l 'Avidità.
:cool:
 
Visto che si parla di behavioral finance ecco un piccolo grafico ad essa ispirato
 

Allegati

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Mi piace, proseguiamo! :o
 
E' assodato che se compri una obb subordinata da 100.000 € a 100 e poi te la rivedi a 98 tendi di solito a tenertela ed aspetti che il rendimento compensi il calo; poi c'è il ragionamento che "alla fine saranno comunque 100" e te la metti via. Viceversa, se te la ritrovi a 102 il ditino freme sulla tastiera: vendo? Perché il mancato guadagno (pensa se torna a 100 :eek:) viene vissuto come una perdita.
Il problema è legato alla frequenza con cui si opera.

Se uno passa le mezze giornate a guardarsi il computer con i prezzi, il ragionamento in gain sotto sotto è: se vendo il guadagno mi compenserà queste fatiche.
Viceversa, se in perdita: ma come, mi faccio il mazzo e poi devo anche perderci? Tengo, che tanto alla fine sarò ripagato :sperem:
Ecco, questi due ragionamenti sono parassitari rispetto alla scelta da fare, ed è necessario rendersi conto della loro [inconscia] esistenza.

Se poi controllo ogni sei mesi lo stato dell'arte e trovo che ci sto perdendo, chissà perché :D comincerò a controllare un po' più spesso.
Viceversa, se vedo che sto guadagnando, facilmente è probabile che controllerò meno di prima. Lo stesso fenomeno si noterà, per esempio, a proposito di immobili.

Il punto allora è, diciamolo pure, il solito: sapere che cosa veramente chiedo da quegli investimenti, ma indipendentemente dal lavoro che mi costano.
Eventualmente dividendo il malloppo in fette mentali: tot deve essere la mia garanzia, tot me lo muovo io per vedere ..., tot lo metto a rischio.

Si accettano critiche anche feroci. Però credo che l'argomento sia tornato di attualità, e che andasse rispolverato.
 
bel thread....la psicologia è davvero fondamentale...da lei nasce la disciplina,rigida.
 
bel thread....la psicologia è davvero fondamentale...da lei nasce la disciplina,rigida.

Nascono anche eccezioni alla rigida disciplina ;)
Esempio personale: preso i BTP inflaz. 41 intorno ai 102, a più riprese, a febbraio-marzo, per diversificare, puntare su abbassamento spread e avere un qualcosa contro eventuale ritorno inflazione. Progetto: venderli a 110 :D Notato che erano stati anche a 150.

Poi, nella situazione generale, a 110 valeva la pena di tenerli ancora. Col senno di poi andavano anche ulteriormente accumulati, e vabbè, non l'ho fatto. Questo è il primo errore, una specie di timore di "sporcare" il pmc, dimenticando la situazione generale. Mea culpa. Cambiato programma ma, attenzione, non per il titolo in sé, ma visto nella situazione generale. Averlo tenuto solo per beccare, che so, i 112, sarebbe stato un azzardo maggiore, per paradosso. Nuovo target 120. Arrivatici, identico ragionamento. Aspettiamo i 130, vedi mai ...
Oggi sono a 133, almeno una piccola parte sarebbe da lasciare. Se non altro per il rischio governo, o per tradare.

Però non avevo previsto questa situazione. Che cosa è intervenuto? Oggi ho paura di perdere l'occasione, ma comprendo che il grosso del guadagno è già dietro le spalle. E allora?
Paradossalmente il BTP semispeculativo ora è divenuto, nel mio personale panorama generale pieno di subordinate banco-assicurative, un malloppino di sicurezza. Avrei dovuto incrementarlo. Pazienza.
Su questa parte del conto mentale, la "tranquilla", si fatica a tradare e far movimenti.
Bene , non chiedo consigli, voglio solo esporre ciò che passa per la testa e condiziona i nostri comportamenti.
Peraltro, non ho più, come prima, un target obiettivo a cui vendere. Ho accettato di cambiare il ruolo del lotto. Ma so anche che se ci fosse un brutto momento, solo brutto, lascerei generalmente tranquilla la parte obbligazionaria. Fosse bruttissimo, invece: ecco, non sono del tutto preparato.
Conclusione: necessito di una strategia in caso di grandi disastri, livelli a cui vendere ecc.

:)
 
Altro esempio. Prese alcune azioni per tradare recuperando minus.

Vendute al prezzo deciso. Poi han continuato a salire. Però ne ho ancora in altra banca.
Il programma iniziale era di fare piccoli gains aggiuntivi al rendimento obbligazionario. E perché ora mi scoccia aver venduto troppo presto se questo volevo?
Lo so perché. Perché nel frattempo i grossi importi di obbl subordinate hanno guadagnato grosse cifre, che fanno impallidire quel piccolo trade, tanto da spingere a pensare: ma non potevo lasciarle là? Che cambiava?
Questi sono i casi tipici da vendi, guadagna e pentiti. Sono i momenti in cui è sano ricordare che quello che non ho guadagnato io (o ho perso) lo ha preso un'altra persona, non si è distrutto, non è un'automobile finita contro il muro. E quindi il nostro mostruoso egocentrismo viene messo in questione. Non è come un'obbligazione tranquilla che porti a scadenza e ti rende i soldi che paga l'azienda o la banca. Lì occorre essere più bravi degli altri.

Bene, in realtà è tutta una questione di culo almeno al 90%. E poi, se ci fosse andata meglio, altri ci avrebbero rimesso.
Non è ragionamento da trader luciferico, ma funziona. Consola - non tutti, ma lì bisognerebbe saperselo mettere in testa.
 
Si accettano critiche anche feroci.

Sei andato completamente off topic:
Pertanto lasciamo perdere lo psicotrading, che và inteso come psicodramma, e riguarda le esternazioni o esteriorizzazioni della propria vita di trader. E nulla c'entra con il topic della sezione.


Se vorrai qui potrai trovare esaurienti elenchi dei principali errori cognitivi ed emotivi che affliggono gli investitori, sia privati che professionali.

Seeking α Investing Strategy


Behavioral finance


Richard Thaler: The Charles Dickens Of Economics | Seeking Alpha

Nel 2017 il premio Nobel per l'economia è stato assegnato a Richard Thaler, per i suoi contributi agli studi sui comportamenti emotivi e poco obiettivi degli investitori. Thaler ha sfidato la visione tradizionale degli individui che prendono decisioni razionali e quindi prevedibili e modellizzabili. La finanza comportamentale studia come i limiti cognitivi (come paure e ipotesi irrazionali) influenzano le decisioni e le azioni. Gli operatori economici sono esseri umani con una razionalità limitata e con scarso autocontrollo; e i modelli economici devono tenerne conto.

I limiti alla razionalità si riscontrano nel modo in cui l'avversione alle perdite fa considerare più alta la valutazione di uno stesso titolo se lo si ha in portafoglio rispetto a se non lo si ha (endowment effect). Questo ha un forte impatto sulle decisioni di vendere o mantenere in portafoglio un titolo. Nel 1999 Thaler definì per la prima volta miope l'avversione alle perdite, che fa dare agli investitori maggior peso alle perdite che ai guadagni: le perdite causano una sofferenza quasi doppia rispetto alla gioia per i guadagni. Ciò fa sì che si sarà restii ad arrestare le perdite (vendendo i titoli che vanno male) anche in assenza di chiare prospettive di recupero.

Sia quando si tratta di acquistare che di vendere, il modo migliore per tenere a bada la tendenza a seguire la natura umana è di essere freddi e disciplinati e di non agire sulle sensazioni. Quello che conta non è se un titolo è calato molto o è salito molto, ma le sue prospettive in ogni momento. Anche quando si è tentati di reagire ad un calo tagliando le perdite, bisogna sempre valutare se le prospettive continuano a restare positive. Se le prospettive sono cambiate, sarà il momento di cambiare. Ma sarà per un valido motivo, non perché si è preda delle emozioni.

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A Layman's Explanation Of Momentum

Il momentum investing è diventato un argomento di moda perché negli ultimi anni è una delle strategie che ha ottenuto maggiori riscontri. Il momentum potrebbe risultare controintuitivo per gli investitori che condividono l'ipotesi di mercati efficienti, o per quelli che si aspettano che ciò che è sceso troppo risalga.

Se i mercati fossero del tutto razionali, i prezzi sarebbero sempre espressione dei valori intrinseci dei beni scambiati. Ma nella realtà gli investitori possono reagire con lentezza alle notizie oppure possono lasciarsi trasportare dal confirmation bias e comportarsi come un gregge; causando la successiva mean reversion.

I più diffusi comportamenti emotivi sono questi: Two Centuries of Momentum | Newfound Research

- Herding - istinto del gregge
E' l'istinto dei singoli ad imitare le azioni degli altri: si cerca di salire sul carro dei vincitori e di scendere da quello dei perdenti.
- Anchoring Bias
E' l'abitudine a concentrarsi troppo sulle prime informazioni ricevute: c'è difficoltà (lentezza) a modificare l'idea iniziale.
- Confirmation Bias
E' l'abitudine ad ignorare le informazioni che contraddicono le proprie idee e a mettere in risalto quelle che le confermano.
- Disposition Bias
Gli investitori vendono troppo presto quando le cose vanno bene e tengono le posizioni troppo a lungo quando le cose vanno male, sperando di poter prima o poi recuperare quanto hanno perso. Questo accade perché realizzare guadagni è più piacevole di tagliare le perdite.

I comportamenti emotivi fanno sì che gli investitori reagiscano troppo lentamente o troppo velocemente alle informazioni, causando inefficienza nel mercato; e perfino irrazionalità.

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The Risk Management Lessons. Mastering The Mind

Questi sono alcuni degli inganni psicologici (bias) più comuni in cui cadono gli investitori quando approcciano i mercati finanziari.

Loss Aversion Bias
Un'avversione alle perdite superiore all'attrazione per profitti equivalenti può portare a rinunciare a certi investimenti oppure a restare investiti in perdita a lungo nella speranza di tornare in pari.

Herding Bias
Gli individui si comportano da gregge quando seguono le ondate di mercato solo perché così fan tutti. Un istinto ancestrale ci spinge a seguire le folle; e a seguire le mode qualunque esse siano. Le bolle finanziarie sono dovute a questo fenomeno.

Overconfindence Bias
Dopo una serie positiva di investimenti si può pensare di essere più bravi di quanto lo si sia in realtà. Troppa fiducia può spingere ad aumentare i rischi... e ad azzerare il conto.

Confirmation Bias
L'eccessiva fiducia di esser giunti alle giuste conclusioni porta a cercare sempre prove a sostegno e a screditare quelle che smentiscono le idee in cui siamo fiduciosi.

Recency Bias
Valutare un investimento in base alle performance recenti può portare a sottovalutare aspetti importanti su periodi più lunghi.

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Understanding Our Investing Biases

Gli investitori non sono sempre razionali e possono cadere in errori cognitivi. La letteratura sulla finanza comportamentale è immensa, ma alcuni errori sono più comuni.

Loss Aversion Bias.
E' l'incapacità di accettare le perdite, anche se ci si rende conto che sono inesorabili; conservando l'illusione che finché non si vende non c'è vera perdita.
Il desiderio di non avere perdite può essere così forte da portare l'investitore a mediare o a correre rischi ancora maggiori nella speranza di rientrare dalle perdite.
E' un errore cognitivo molto difficile da superare: in finanza comportamentale viene descritto anche come regret bias perché spinge a comportamenti illogici e rischiosi pur di evitare di sentirsi in colpa per aver avuto una perdita.

Confidence Bias.
Gli investitori tendono ad aver troppa fiducia nelle proprie capacità. Una serie di operazioni profittevoli nel breve termine può far nascere questa percezione, offuscando le capacità di giudizio. L'eccessiva fiducia nelle proprie abilità predittive è molto comune soprattutto fra i maschi.

Bandwagon Effect or Herding Bias.
Gli esseri umani hanno un forte desiderio di far parte del branco. Nei primi stadi dell'evoluzione era l'unico modo di assicurarsi la sopravvivenza. Anche oggi le mode guidano i comportamenti e le opinioni. Ma il pensiero collettivo non è sempre razionale.
Buffet pensa a questo nel suggerire di essere avidi quando gli altri si spaventano e di spaventarsi quando gli altri sono avidi.

Disposition Bias.
E' la tendenza a vendere troppo presto le azioni che salgono e a tenere troppo a lungo quelle che scendono. Afflige anche gli investitori istituzionali.

Confirmation Bias.
E' la tendenza ad assecondare opinioni in sintonia con le proprie convinzioni e a ricercare informazioni che confermino il proprio punto di vista. Gli investitori pensano di essere obiettivi nei loro giudizi, ma spesso cercano le prove atte a validare le proprie conclusioni; ignorando le alternative.

Anchoring Bias.
E' la tendenza a prendere decisioni sulla base di informazioni passate, senza contestualizzarle.
Gli investitori rimasti scottati dalla crisi del 2008 svilupparono un pregiudizio negativo sulle azioni e restarono fuori dal mercato anche quando si riprese e continuò a salire.
Può essere difficile comprare oggi a 25 quello che costava 15 il mese scorso; si cercherà di aspettare un ritracciamento, per aquistare al prezzo cui si è mentalmente ancorati.

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A Fly-By History Of Behavioral Finance

La finanza classica si chiede quali decisioni razionali gli operatori prenderebbero di fronte ai rischi. La finanza comportamentale esamina come gli esseri umani agiscono nella realtà, per cercare le anomalie del mercato e spiegarne le inefficienze.

La finanza comportamentale parte dagli studi sulla dissociazione cognitiva e dalle definizioni di avvesione al rischio e funzione di utilità. Le decisioni sugli investimenti prese nella vita reale possono essere molto diverse da quelle previste dalla teoria: le attese razionali di massimizzazione nella realtà non esistono.

Le ricerche di finanza comportamentale su equity risk premium, primi giorni di IPO, limiti degli arbitraggi, asimmetrie informative, bolle etc. cercano di spiegare le anomalie di mercato, fornendo controprove alla nozione di mercato efficiente.

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Common Behavioral Biases, Part 1: Cognitive Biases

Ci sono due categorie di inganni comportamentali: gli errori cognitivi e quelli emotivi. I primi si manifestano con una perdita di ragionevolezza o con l'incapacità di usare le informazioni disponibili. Questi i più comuni.

1. Anchoring
Il prezzo inizialmente richiesto per un bene, influenza la stima del suo valore presunto. Uno studio della Fed ha mostrato che le previsioni sui successivi dati mensili sono ancorate al valore del mese precedente.

2. Overreaction
Quando le azioni migliori continuano ad avere performance favorevoli, ad un certo punto è possibile che ci sia una reazione che riporti il prezzo ad un valore più consono.

3. Overconfidence
Quando il portafoglio sale, si pensa di essere ottimi investitori; quando scende, è colpa di fattori al di fuori del proprio controllo. L'attribuzione asimmetrica impedisce di valutare le reali abilità.

4. Confirmation
E' quando si dice: lo sapevo! Si tende a credere, col senno di poi, di aver fatto previsioni accurate, sovrastimando la propria abilità. Non si riesce ad imparare dagli errori e si sottostimano i rischi.

5. Availability
Stimare la probabilità di un evento sulla base dell'esperienza personale o del sentito dire. Ci si affida ad informazioni incomplete invece di approfondire. E' legato al recency bias: ricordiamo le cose più recenti e le usiamo per fare previsioni.

L'investitore comune fa spesso quest'errore, nell'impossibilità di disporre di analisi complete; e gli investitori istituzionali ne approfittano frequentemente. L'investitore comune segue i titoli più popolari, con il rischio di fare un cattivo market timing o di incappare in correzioni sulla media.

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Common Behavioral Biases, Part 2: Emotional Biases

Mentre gli errori cognitivi possono dipendere da informazioni poco accurate o incomplete, le decisioni emotive sono prese sulla base di intuizioni, oppure sono impulsive.

1. Endowment
La teoria economica del prezzo unico dice che un bene sarà venduto ovunque allo stesso prezzo. La disponibilità a comprare o a vendere quel bene dovrebbe essere suppergiù la stessa. Ma molto spesso questo non accade in pratica. Il possesso di un bene spinge a chiedere un prezzo più alto di quello previsto dalla teoria. Gli investitori fanno resistenza alla vendita, anche se non comprerebbero a quel prezzo: si evidenzia l'incapacità di liberarsi dei titoli che vanno male per non ammettere di aver sbagliato (regret aversion).

2. Status Quo
E' la tendenza a restare attaccati a quello che si ha, invece di sperimentare nuove strade. E' la traslazione del principio di inerzia. Si tende a prendere come riferimento la situazione corrente e a considerare come una perdita qualsiasi variazione. Nel mondo reale una quantità spropositata di individui sceglie di non fare variazioni. Lo status quo impedisce di vendere titoli che vanno male o che non sono più appropriati agli obiettivi di investimento.

3. Regret aversion
Quando si evita di prendere decisioni che si potrebbero rimpiangere: ma se vendo e poi mi pento? Può capitare sia quando non si vogliono acquisire le perdite, nella speranza in un rimbalzo, sia quando non si vuol prendere profitto, per paura che il prezzo continui a salire. Può anche essere la causa di comportamenti da gregge: per paura di pentirsi di aver fatto scelte originali si preferiscono i titoli più popolari.

4. Self-Control
Quando si perde il controllo si cerca di massimizzare le condizioni attuali a scapito della pianificazione futura. Gli obiettivi di breve termine possono entrare in competizione con gli interessi finanziari di lungo periodo e con la pianificazione pensionistica.

5. Optimism
Si tende a credere che le cose andranno meglio per noi rispetto agli altri. Da un lato è un bene, perché spinge a fare le cose e a continuare anche nelle difficoltà; dall'altro è irrealistico continuare a fare cose che non sono adeguate. La competizione può portare a non considerare i rischi e le incertezze: agire in base ad una presunta conoscenza sembra meglio che ammettere di non sapere.

Tutti pensano di essere investitori migliori della media, di poter battere il mercato, sovrastimano la propria abilità nell'individuare singoli titoli e tendono a dare più importanza alle notizie favorevoli.

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Always Late To The Party, Or Understanding Investment Biases

La finanza comportamentale studia gli errori di percezione cui sono soggetti gli investitori. Alcuni di questi errori sono cognitivi, cioè sono basati su idee approssimative che possono non coincidere con la realtà. Altri errori sono emotivi e possono essere molto più radicati e difficili da estirpare.

The Bandwagon Effect
Il momento giusto per comprare è proprio quando tutti gridano vendi! Ma andare contro una folla che ti viene incontro è molto difficile.

Negativity Bias
Molti investitori sono usciti dal mercato nel 2008 e non sono più rientrati, perdendosi tutto il recupero; sono rimasti in perdita, preferendo la liquidità nel timore di altri crolli improvvisi.

Confirmation Bias
Capita a tutti, in qualche misura, di prestare più attenzione alle idee simili alle proprie che a quelle discordanti. Nei programmi televisivi, in quelli radiofonici, sull'economia, la politica... e anche negli investimenti.

Status-Quo Bias
Gli investitori sono spesso abitudinari. Tendono a seguire sempre solo un piccolo gruppo di titoli, invece di cercare nuove idee che possano fornire maggior diversificazione, minor volatilità etc.

Loss-Aversion Bias
Capita a molti di tenere un titolo che sprofonda, anche senza realistiche aspettative di recupero. Pur di non accettare le perdite; perché resterebbero impresse per sempre nella memoria.

Misplaced Expertise Bias
Chi lavora in un settore potrebbe pensare di avere buone capacità di selezionare le migliori occasioni in quel settore. Ma è più che altro un'illusione.

Mental Accounting Bias
Si può essere emotivamente legati ad un investimento se, ad esempio, è stato ereditato dai genitori: può restare intoccabile, qualsiasi cosa accada.

Hindsight Bias
Agli investitori capita spesso di pensare che gli eventi siano più facilmente prevedibili di quanto non lo siano in realtà: per fare previsioni sul futuro servirebbe solo una palla di vetro.

Anche agli investitori professionali può capitare di fare errori del genere; ma spesso hanno la possibilità di riconoscerli in tempo grazie agli strumenti cui hanno accesso. Così possono arrivare alle feste prima degli altri ed essere i primi a servirsi al buffet.

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Beware These 3 Investor Biases

L'avidità e la paura (greed & fear) sono le emozioni più presenti nei mercati azionari. Il lato emotivo dei mercati afflige ogni investitore, sia privato che professionale; ed è causa di errori comportamentali, sia emotivi che cognitivi.

1) Confirmation bias

L'investitore presta più attenzione alle informazioni che confermano le proprie precedenti convinzioni; specialmente quando quelle convinzioni si sono formate dopo molto lavoro e sforzi considerevoli. Si può arrivare al punto di cercare ed elaborare selettivamente le informazioni in modo da confermare il proprio punto di vista. Le opinioni ben formate sono spesso corrette, ma avere una mente aperta ad altre possibilità è più lungimirante.

2) Availability bias

Gli investitori usano informazioni facilmente accessibili per fare valutazioni, usando l'intuito per trasformare decisioni complesse in decisioni semplici. Prendendo una scorciatoia per stimare delle probabilità. E' facile che come fonte di informazione vengano utilizzati gli eventi più recenti, ma quello che si apprende è solo una piccola parte del tutto e non è detto che sia rilevante.

3) Hindsight bias

Quando accade qualcosa come l'avevamo pensata, le conseguenze di determinati eventi sembrerebbero più prevedibili di quanto non lo siano in realtà. Gli investitori tendono a fare rapide ipotesi su qualsiasi cosa; quando qualcuna di quelle ipotesi si realizza, si ha l'impressione che quell'evento sia più facilmente prevedibile di quanto non sia. E' una percezione selettiva: si ricordano di più le ipotesi realizzate e si dimenticano quelle che non si sono avverate.

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Why Confirmation Bias Is A Portfolio Killer

Negli ultimi mesi/anni molti investitori/risparmiatori hanno subito perdite finanziarie per colpa del pregiudizio di conferma (Confirmation Bias) che ci fa applaudire quanti hanno le nostre stesse convinzioni ed ignorare/disprezzare chi non è d'accordo con noi. Gli sfortunati investitori sono stati indotti a questo comportamento dalla complicità, nei forum finanziari online, di altri investitori che avevano i loro stessi titoli in portafoglio.

Gli investitori che seguono un titolo sono principalmente quelli che già lo hanno in portafoglio e così si presenta lo sgradevole fenomeno di vedere molti più commenti a sostegno del titolo di quanti ce ne siano ad indicarne le pecche. Perché quando qualcuno scrive un commento che non conferma la bontà dell'investimento, la maggior parte delle risposte è di sprezzante irritazione, fino all'insulto. Chiunque evidenzi un problema su un titolo molto seguito è accusato di essere un disfattista o di voler manipolare il mercato. Chi mette in dubbio le opinioni diffuse su un titolo molto popolare viene censurato o bandito, così che gli investitori possano non sentire dei discorsi sconfortanti.

Nei forum è estremamente raro che le opinioni avverse siano esaminate in modo obiettivo. I tentativi di presentare dati o fatti verificabili che possono minare il consenso generale sono seguiti dal rimprovero di volere il male degli altri o da attacchi personali, come: chi ti paga? I forum hanno una così ampia diffusione che i giornalisti scrivono appositamente degli articoli perché siano apprezzati e recepiti dai partecipanti.

Siccome a nessuno piace vedersi ricoperto da insulti, non c'è da sorprendersi che quando un titolo inizia ad andar male il numero dei commenti atti a rassicurare i possessori del controverso ma molto popolare investimento inizino a sovrastare quelli che ne ricordano i rischi: si preferisce evitare di scrivere commenti che riceverebbero solo accuse e minacce.

Dar retta solo agli argomenti che concordano con le decisioni già prese è un esempio dell'atteggiamento psicologico noto come pregiudizio di conferma (Confirmation Bias). Le persone tendono per istinto a credere alle notizie che confermano quanto già sanno e a non credere a quelle che non lo fanno. E perciò si tende ad applaudire chi dice qualcosa che già sappiamo e a demonizzare chi presenta fatti che mettono alla prova le nostre convinzioni. Quando gli altri sono d'accordo con noi, il pregiudizio di conferma ci fa provare emozioni positive: il sostegno degli altri fa sentire sicuri, mentre un disaccordo provoca disagio.

Se c'è abbastanza gente coinvolta in una discussione dove qualcuno sfida le convinzioni del gruppo, li si vede darsi manforte contro l'intruso per respingerlo, lanciandogli insulti e minacciandolo come farebbe un gruppo di scimmie che vedesse avvicinarsi un'altra scimmia che non appartiene al proprio gruppo. Questo comportamento si ripete sui forum innumerevoli volte: non avere faccia a faccia l'interlocutore rende questi comportamenti molto più comuni di quanto non lo siano nella vita reale.

E' molto importante rendersi conto che esser vittima di un pregiudizio di conferma può essere molto pericoloso nel lungo termine per gli investimenti.

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How The Status Quo And Regret Can Hurt Your Portfolio

Status-quo bias
Gli investitori preferiscono restare in un ambiente sicuro; e difficilmente hanno voglia di lasciarlo. Preferiscono mantenere la stessa asset allocation per lungo tempo; oppure non modificarne una ereditata, anche se qualche modifica darebbe dei benefici. E preferiscono seguire il comportamento degli altri investitori come se fosse un gregge, pur di non compiere lo sforzo di andare controcorrente. Le decisioni vengono prese seguendo quello che ad intuito sembra più semplice e conveniente, seguendo le abitudini o per inerzia.

Regret-aversion bias
Gli investitori temono di prendere decisioni di cui potrebbero pentirsi in futuro: nessuno vuole sentirsi responsabile di aver preso decisioni sbagliate. Perfino Warren Buffett afferma che alcuni fra i peggiori errori sono state delle omissioni; e lo stesso premio nobel Harry Markowits preferiva un'allocazione 50/50 bond/azioni per minimizzare i futuri rimpianti. La paura del rimorso può portare a vendere troppo presto (vendi e pentiti), oppure a comprare troppo presto (per paura di perdere un rialzo), oppure a non vendere un titolo in perdita.

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Common Mistakes Most Investors Make

Non bisogna credere di essere ottimi investitori solo perché il mercato sale. Non è difficile guadagnare quando si sale. Il mercato è però pronto a fustigare quelli che pensano di aver capito tutto. E' molto facile commettere errori come questi quando poi arrivano i cali:

1) Rifiutare di accettare le perdite
Si investe in qualcosa perché si prevede che il prezzo salirà; se invece il prezzo scende è difficile ammettere di aver sbagliato. Non bisogna vergognarsi se si sbaglia, ma se si persevera nell'errore.

2) Finché non si vende non si è in perdita
Il valore di un portafoglio è quello ai prezzi correnti di mercato. Né più, né meno. Si è riluttanti a vendere in perdita per evitare di ammettere di aver sbagliato, nella speranza di poter salvare l'orgoglio se i prezzi risalgono.

3) Prendere rischi inutili
Bisogna conservare sempre della liquidità; anche se non rende nulla. Visto che gli investitori comprano ai massimi e vendono ai minimi, sarebbe consigliabile diminuire l'esposizione quando il mercato cresce troppo a lungo e al contrario aumentare l'esposizione quando i mercati calano eccessivamente.

4) Afferrare il coltello che cade
Non è affatto detto che solo perché i prezzi sono scesi non possano continuare a scendere. E' sempre meglio aspettare prima di iniziare a prendere posizione.

5) Mediare al ribasso
Si dovrebbe mediare solo in modo pianificato, per aumentare l'esposizione seguendo un piano strategico.

6) Andare controtrend
La stragrande maggioranza delle azioni segue l'andamento del mercato. E' meglio evitare di cercare le azioni che potrebbero non farlo.

7) Credere nella solidità di un'azienda
Non sempre le grandi aziende hanno buone azioni: non bisogna confondere le cose.

8) Fissarsi con l'analisi tecnica
I dilettanti tendono a preferire gli indicatori che sul momento sembrano funzionare. Ma non esistono indicatori magici: appena cambiano le condizioni di mercato la loro efficacia diminuisce.

9) Raccontarsi delle storie
E' inutile dire di essere degli investitori se si va in ansia al primo stormir di fronda di notizie negative sui mass media. E' meglio farsi un esame di coscienza.

10) Preoccuparsi delle tasse
Se si pagano le tasse vuol dire che si è in guadagno: è meglio pagare le tasse che non guadagnare niente per evitare di pagarle.

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Beating The Biases That Can Stop You Profiting From The Market

L'evoluzione ha portato gli esseri umani a pensare ed agire in modi che non sempre sono adatti ai mercati azionari. La psicologia ha identificato decine di errori, sia cognitivi (che riguardano difetti di ragionamento) che emotivi (come l'avversione al rischio e l'eccessiva fiducia nelle proprie capacità). Fra questi:

Confirmation bias
Dopo aver fatto una scelta, si cercano solo le informazioni e le opinioni che confermano quella decisione; ci si innamora di un titolo e si perde l'obiettività. Si crea così un falso senso di fiducia e di comunanza fra tutti quelli che hanno fatto la stessa scelta. Ad un punto tale che strategie di investimento contrarian sono state pensate proprio per sfruttare tali situazioni.

Conservatism bias
Ad analisti ed investitori può capitare di non voler abbandonare le proprie aspettative, anche in presenza di novità che suggerirebbero un cambiamento. Vengono sottostimate le informazioni più recenti, anche se sono più accurate. Questo è uno dei motivi che contribuiscono a creare il momentum dei prezzi; che investitori più razionali cercheranno di sfruttare con un'adeguata strategia.

Hindsight bias
Anche senza un motivo valido, può capitare di avere un presentimento su qualcosa che sta per succedere. In presenza di eventi inattesi, ritornano in mente solo le ipotesi compatibili e si fantastica di essere in grado di prevedere il futuro. L'illusione nasce dalla convinzione di aver compreso il passato a tal punto da considerare conoscibile il futuro. E così sembra facile vedere gli errori commessi per evitarli in futuro. Ma, in realtà, del passato sappiamo molto meno di quel che crediamo.

Illusion of Control
La mania del controllo discende dal desiderio di evitare le incertezze. Ma invece di evitare del tutto qualcosa di pericoloso, si armeggia freneticamente con l'illusione di averne il controllo. Dopo un po' si inizia ad avere familiarità con le sfide e subentra un coinvolgimento emotivo. Senza rendersi conto di avere una fiducia eccessiva delle proprie capacità.

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Taking The Scare Out Of The Volatility Bogeyman

Gli investitori temono la volatilità come un mostro terribile, in grado di distruggere i portafogli. Per capirne il motivo, ci si può ricondurre a tre errori cognitivi diffusi fra gli investitori.

1) Recency bias: le novità del presente sono sempre molto vivide, anche se passeggere.
2) Negativity bias: i ricordi spiacevoli tendono a restare nella memoria più di quelli positivi.
3) Loss aversion: il disappunto per le perdite è maggiore della soddisfazione per i guadagni.

Con l'aumento della volatilità aumenta anche la paura negli investitori, fino alle vendite in preda al panico, soprattutto quando si è vicini al pensionamento. Ma sarebbero ben poche le opportunità di rendimento se non ci fosse volatilità. Tenere i risparmi in liquidità per evitare il mostro della volatilità può essere egualmente rischioso nel lungo periodo.

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The 7-Deadly Investing Sins | Seeking Alpha

Anche nel mondo degli investimenti i comportamenti "viziosi" conducono a risultati modesti. Per diventare invesitori migliori bisogna imparare a riconoscere questi vizi capitali e a superarli.

IRA
Le persone immaginano sempre che i loro investimenti andranno bene. Ma non dovrebbero farlo. Le arrabbiature per le "scommesse" perse non permettono di decidere lucidamente su come farvi fronte. L'avversione alle perdite può essere molto pericolosa. Bisogna accettare che con gli investimenti esista il rischio di perdite.

AVIDITA'
L'avidità porta a diventare ciechi verso le prove contrarie alle proprie opinioni. Si teme che la vendita in profitto di una posizione possa far rinunciare ad ulteriori profitti futuri. La storia insegna invece che i presunti profitti mancati si trasformeranno spesso e volentieri in perdite concrete.

ACCIDIA
Il portafoglio, come un giardino, ha bisogno di manutenzioni periodiche. Potature, per ribilanciare l'allocazione; pulizia dalle erbacce, per sbarazzarsi delle posizioni in perdita; raccolto, per trarre profitto dalle posizioni in guadagno. In assenza di manutenzione le erbacce rischiano di soffocare le altre piante.

SUPERBIA
Quando i mercati salgono, qualsiasi investimento va bene. E fa credere di essere ottimi investitori. Ma c'è una bella differenza se in realtà si è solo in balia degli eventi. Seguire il mercato è una scommessa; e bisognerebbe rendersi conto se sia meno una scommessa da fare.

LUSSURIA
Inseguire le performance passate è una ricetta per il disastro. I guadagni relativi dei vari investimenti sono ciclici. E' molto difficile decidersi a comprare qualcosa che nessuno vuole, ma è così che funzionano gli investimenti.

INVIDIA
L'invidia per gli investimenti degli altri o per i loro rendimenti non consente di fare scelte oculate. E' bene ricordarsi che quando gli altri parlano dei propri investimenti raramente citano tutte le loro perdite. Dicono solo dei loro ottimi guadagni, ma nel frattempo avranno perso di più con altro. Seguire gli altri porta solo a prendere decisioni emotive.

GOLA
Puntare tutto su un singolo investimento è una ricetta per il disastro. Come il cibo per i golosi, sembra tutto buonissimo... finché non fa star male. Concentrando le scommesse si può guadagnare molto, ma è difficile ripetersi. Gli investitori che ci provano finiscono molto spesso in bancarotta.

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How To Stop Being Your Own Worst Enemy (In Investing)

Il ruolo ricoperto dai comportamenti umani è spesso trascurato quando si parla di investimenti. L'istinto di sopravvivenza ci ha sempre spinto ad azioni immediate, senza starci troppo a pensare. Ma funziona molto male quando si tratta di sopravvivere nel mondo della finanza.

Molti pensano di esserne immuni, ma spesso non si riescono a riconoscere i propri pregiudizi. E' difficile prevedere quale sarà il nostro comportamento quando saremo sottoposti a stress; sovrastimiamo le nostre abilità intellettuali e sottostimiamo il ruolo delle emozioni.

Questi sono alcuni dei comportamenti sbagliati più comuni tenuti dagli investitori:
- Pensiamo di poter controllare il futuro, scambiando spesso erroneamente esiti casuali con una forma di prevedibilità. L'illusione di avere il controllo fa aumentare la tendenza all'ottimismo.
- Siamo ottimisti per natura, pensiamo che i risultati positivi saranno sempre più di quelli negativi. E non poniamo limiti all'immaginazione di risultati positivi.
- Abbiamo fiducia nella nostra abilità, pensiamo di essere migliori della media. Ma spesso confondiamo la fiducia in noi stessi con l'abilità; e pensiamo di aver ragione anche quando abbiamo torto.
- Confondiamo una cognizione superficiale con una conoscenza approfondita.
- Ricerchiamo le informazioni che confermano le nostre idee e tralasciamo quelle che le smentiscono.
- Siamo lenti a cambiare opinione quando si presentano nuove informazioni.
- Prendiamo decisioni sulla base delle esperienze personali passate.
- Cerchiamo di dare un significato ex post ad una serie di eventi casuali, inventando anche sequenze di cause ed effetti.
- Ci focalizziamo troppo sul breve periodo.
- Non vediamo cose ovvie, perché siamo concentrati su qualcos'altro.
- Pensiamo che i successi siano dovuti all'abilità e gli insuccessi siano dovuti alla sfortuna, all'imprevedibile; siamo sempre pronti a trovare un capro espiatorio.
- Dopo che si è verificato un evento, pensiamo che era facilmente prevedibile: lo sapevo io che... Ma è un modo di fare irresponsabile.
- Preferiamo fare qualsiasi cosa pur di non restare fermi; soprattutto dopo una perdita: è la trappola dei risultati immediati.
- Ci sentiamo a disagio quando facciamo qualcosa di molto diverso dagli altri, anche quando sbagliano.
- Il desiderio di avere conferme dagli altri è tale che chi la pensa diversamente viene emarginato, in modo da rinforzare le opinioni prevalenti.
- Pensiamo di conoscere bene noi stessi, ma non è così.
- Odiamo le perdite più di quanto non gioiamo dei profitti, soprattutto quando l'orizzonte è di breve termine e la consultazione del ptf è frequente.
- Abbandoniamo troppo presto gli investimenti profittevoli e continuiamo a tenere quelli in perdita, nella speranza che recupereranno.
- Tendiamo a giudicare le nostre decisioni passate in base al risultato conseguito e non in base alla bontà delle decisioni.

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99% Of Investors Should Not Even Try To Beat The Market | Seeking Alpha

E' molto difficile battere ripetutamente il mercato. Alla maggior parte degli investitori manca il tempo, la conoscenza, la dedizione e la disciplina per ottenere risultati utili dall'investimento attivo. E quand'anche si impegnassero in ore di ricerca per scegliere al meglio, rimarrebbero inevitabilmente vittima di pregiudizi comportamentali come questi.

Confirmation bias
Gli investitori tendono a ricercare e a valutare le informazioni che più si adattano alle proprie opinioni e pregiudizi, per rinforzarle, invece di cercare quelle che potrebbero invalidarle.

Myopic Loss Aversion
L'avversione alle perdite non è un male, perché è una valvola di sicurezza che impedisce agli investitori di rischiare la bancarotta. Ma quando ci si concentra troppo sui cali di prezzo non si riesce a valutare correttamente l'opportunità di vendere o meno.

The Sunk Cost Fallacy
Invece di essere avversi alle perdite, gli investitori possono al contrario rifiutarsi di vendere e continuare a mantenere le posizioni in cui avevano creduto, pur di non accettare le perdite.

The Endowment Effect
Con questo pregiudizio gli investitori sopravvalutano le azioni che hanno in portafoglio, indipendentemente dal valore assegnato dal mercato. E anche quando sono in buon profitto sono riluttanti a vendere.

Availability Bias
E' il pregiudizio degli investitori che valutano le probabilità degli eventi sulla base dei propri ricordi più vividi. Ad esempio si dà peso alle notizie recenti ignorando altri fatti rilevanti.

Sfortunatamente, gli investitori non sono consapevoli di essere vittima di pregiudizi; e sono così destinati a ripetere sempre gli stessi errori. Si sforzano di focalizzarsi sul lungo periodo, ma poi reagiscono al breve periodo.
 
Ultima modifica:

Dopo 10 anni senza interventi arrivi tu con questa ****ata. Che non è una critica (magari) ma una incomprensione totale.
Come era evidente, io non ho inteso sfogare le mie paturnie da trader, il che nemmeno sono, ma trarne una specie di studio per comprendere i meccanismi sottostanti.
E posti un articoletto che non spiega nulla.Bravoooo.
 
Sei stato tu dopo 10 anni ad agganciarti a questo thread, presumibilmente sotto gli effetti di un colpo di calore, come quello sofferto da Salvini al Papeete, con una serie di argomenti spicci completamente in contrasto con le motivazioni dell'incipit.



Quando ti sarà calata la temperatura corporea, se vorrai qui potrai trovare esaurienti elenchi dei principali errori cognitivi ed emotivi che affliggono gli investitori, sia privati che professionali.

Seeking α Investing Strategy

OK, contento delle sparate? Se avevi qualcosa da dire di tuo potevi farlo prima (hai avuto ben 10 anni a disposizione).
Se invece continuerai ad intervenire solo per distruggere il lavoro degli altri, complimenti e buona cura di Maalox.

Pare che tu sia solo capace di citare gli altri.
Non è un buon motivo per impedire a chi lo vuole di trovare nuove corrispondenze.
Infatti, non lo impedirai. Saluuuuti.
 
Accade di vedere un titolo ripercorrere un sentiero già visto. Per esempio, una obbligazione che aveva raggiunto un anno prima i 120, poi è scesa a 100, ora sta a 116. Tornerà a 120?
A questo punto vorrei isolare due criteri di giudizio usati da colui che le possiede e deve scegliere se tenerle o venderle (niente di particolarmente originale, ma se uno cerca roba più consunta ancora, c'è nel 3d uno che ne propone a ripetizione, e non sono nemmeno farina del suo sacco).
Un criterio è quello analogico, basato sul modello già visto. Criterio diacronico.
Un altro è il normale confronto con la situazione generale (c'è di meglio? fidarsi del trend? perché potrebbe salire ancora, ecc ecc). Criterio sincronico.

Al di là di tutti gli altri elementi di valutazione (situazione patrimoniale, propensione al rischio, età ecc ecc), credo che l'investitore debba ponderare il rapporto tra le due valutazioni, cioè quale percentuale di peso dare ad ognuna. Ovviamente tutti i rapporti sono possibili, ma volevo evidenziare che il primo criterio rischia di agire inconsciamente nelle scelte. Una cosa è pensare che magari chissà si rivedranno anche i vecchi prezzi, una cosa è rendere questa valutazione operativa. Perché nell'analisi tecnica dell'azionario può anche essere considerata (con tutte le possibili riserve del caso). Nell'obbligazionario, invece, corrisponde al colpo di dadi. Non solo perché la situazione del titolo, dopo un anno. è ovviamente mutata rispetto ai parametri reddituali precedenti. Ma anche in quanto non esiste alcun motivo razionale perché il fatto di aver raggiunto certi prezzi debba influenzare, di per sé, il prezzo attuale o futuro.

Il lettore onesto con sé stesso ammetterà di aver vissuto questa situazione e di essere spesso esposto alla tentazione di dare spazio al criterio diacronico. Basta esserne coscienti, come al solito (e questo è l'unico consiglio che mi permetto di dare).
 
Oggi è presente una specie di illusione ottica. Uno dice: su quell'operazione, su quel titolo ho perso poco.
Un momento: poco una volta non è come poco adesso.
Quando un tasso del 5% era normale era un conto, una perdita del 5% si recuperava in un anno. Oggi di anni ne servono 5.
Una perdita del 5% pesa oggi molto di più che allora, proprio per la maggior difficoltà di rifarsi.
 
Visto che questa sezione, è anche ,dedicata alla behavioral finance,
vediamo di darne una semplice definizione perchè mi sembra che vengano attribuiti significati non corretti a questa branca della finanza.

La Finanza comportamentale o behavioral finance è quella branca della finanza che studia e analizza gli aspetti psicologici nelle "teorie" finanziarie ,psicologia cognitiva in senso stretto .
Alla base dello studio è la negazione del postulato che professa che tutti i soggettti agiscono in modo perfettamente razionale.
I comportamenti irrazionali dei soggetti che operano nei mercati finanziari costituiscono le anomalie dei mercati
La finanza comportamentale studia la sistematicita e la persistenza di tali comportamenti e fenomeni attribuendo una valenza specifica e ineludibile.
Ad Esempio:
Uno degli argomenti maggiormente dibattuti e di cui si era già parlato in questa sezione è l' avversione alla perdita certa da parte del trader/investitore...
Gli individui esposti a perdite sono più favorevoli e propensi al rischio (Perdita infinita) di quelli che ritengono di ottenere un guadagno certo.

Pertanto lasciamo perdere lo psicotrading, che và inteso come psicodramma ,e riguarda le esternazioni o esteriorizzazioni della propria vita di trader .
E nulla c'entra con il topic della sezione.

Saluti
Mistral


.

Quindi un comportamento razionale sarebbe comprare a 10 e rivendere a 9 per fare "stop loss" poi ricomprare un'altro titolo a 3 e venderlo a 2 sempre per fare stop loss. E cosi' via fino ad esaurimento del capitale. E' una grande idea! Non ci avevo pensato. Io se compro a 10 e va' a 9 quel titolo entra in un buco nero che non vede la luce finche' non arriva minimo a 11. Tranne rarissime eccezioni come Telecom che dopo 5 anni l'ho venduta perche' era una vera perdita continua, :)
 
Quindi un comportamento razionale sarebbe comprare a 10 e rivendere a 9 per fare "stop loss" poi ricomprare un'altro titolo a 3 e venderlo a 2 sempre per fare stop loss. E cosi' via fino ad esaurimento del capitale. E' una grande idea! Non ci avevo pensato. Io se compro a 10 e va' a 9 quel titolo entra in un buco nero che non vede la luce finche' non arriva minimo a 11. Tranne rarissime eccezioni come Telecom che dopo 5 anni l'ho venduta perche' era una vera perdita continua, :)

Si sarà notato che la borsa ha proverbi che dicono tutto e il suo contrario.

Vendi guadagna e pentiti vs Lasciar correre i gains

Fare stop loss rigido vs "era un falso segnale"

e così via.


Per ovvia conseguenza vanno ignorati. Il mondo è pieno di gente che sa dirvi che cosa avreste dovuto fare.
 
Quindi un comportamento razionale sarebbe comprare a 10 e rivendere a 9 per fare "stop loss" poi ricomprare un'altro titolo a 3 e venderlo a 2 sempre per fare stop loss. E cosi' via fino ad esaurimento del capitale. E' una grande idea! Non ci avevo pensato. Io se compro a 10 e va' a 9 quel titolo entra in un buco nero che non vede la luce finche' non arriva minimo a 11. Tranne rarissime eccezioni come Telecom che dopo 5 anni l'ho venduta perche' era una vera perdita continua, :)
Mai visto nessuno azzerare il capitale a suon di stop loss, anche perché c'è di buono che solitamente, dopo che ne prendi tanti in fila, cominci a dubitare della validità della tua "strategia" e smetti di sanguinare.

In compenso le più grandi perdite le ho sempre viste subite da chi si assumeva i maggiori rischi aspettando e sperando o, peggio, incrementando in modo acritico ad ogni ribasso.
 
. Io se compro a 10 e va' a 9 quel titolo entra in un buco nero che non vede la luce finche' non arriva minimo a 11.
Beh finché non si è nel 2007 e si acquista un bancario, si può anche fare.
Fossilizzi il portafoglio, o se vuoi freeze la tua operatività e liberi un sacco di tempo per sport, famiglia...non medi al ribasso...
Sì forse stavo meglio quando stavo peggio, sempre a proposito di proverbi...;)
 
Mai visto nessuno azzerare il capitale a suon di stop loss, anche perché c'è di buono che solitamente, dopo che ne prendi tanti in fila, cominci a dubitare della validità della tua "strategia" e smetti di sanguinare.

In compenso le più grandi perdite le ho sempre viste subite da chi si assumeva i maggiori rischi aspettando e sperando o, peggio, incrementando in modo acritico ad ogni ribasso.

Tra un po' riaprono le scuole e non si leggono piu' messaggi dal retrogusto troll, tieni duro manca poco :D:D:D:D
 
Gentili Amici
In relazione alla discussione in oggetto (applicazione degli stop loss) sul mio capitale investito ho delle perdite sulla BIO ON e sulla BITCOIN GROUP SE.
Conviene applicare degli stop loss ? ho anche elle perdite sugli ETF Cinesi e Russi. Spero però in una risoluzione della guerra commerciale USA - CINA
Tanti saluti
Camillo
 
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