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Jack Schwager inizia con l’ affermare che il successo nel trading ha più per fare con psicologia che la tecnica. Ci sono dei denominatori comuni che usano tutti i trader vincenti, e ci sono dei fattori che non sono comuni fra trader di successo. Lui discute nei suoi testi di entrambi gli aspetti. Le sue scoperte sono basate sulle interviste che egli condusse per i suoi libri: The Market Wizards.
QUELLO CHE NON È COMUNE TRA I GRANDI TRADER.
1. Il Metodo. I grandi trader non seguono lo stesso metodo. I tutti loro metodi differiscono tra di loro. Alcuni metodi differiscono come il giorno e la notte. Lui discusse due esempi. Jim Rogers è stato un trader vincente che usa analisi fondamentale. Alternativamente, Schwager discute Marty Schwartz che perse soldi per 10 anni usando l’analisi fondamentale e fece soldi in maniera significativa solamente quando lui cominciò ad usare l’analisi tecnica. Come il metodo è applicato, è il fattore critico.
2. Lunghezza del trading. (arco temporale del trading) La lunghezza del trading non è importante. Alcuni grandi trader stanno nel mercato per anni mentre gli altri grandi commercianti sono "in e out" del mercato nello stesso giorno. Un catalizzatore è avvenuto bisogno di incentivare la decisione di trading (sia esso una notizia "fondamentale" o un "indicatore" tecnico).
QUELLO CHE È COMUNE FRA I GRANDI "TRADER".
· Un Metodo. Tutti i grandi commercianti hanno un metodo. Il metodo non importa, ma è essenziale che un metodo, proprio, sia usato. Un metodo è un approccio sistematico al trading, ed è seguito costantemente.
· Disciplina. Un fattore in comune che tutti i "grandi" avevano era che tutti mostrano disciplina nel loro "commercio". Uno dei "grandi" diede un esempio di quello che può accadere quando disciplina non è seguita. L’amico del commerciante "cerchiò" un segnale di vendita sull’oro che stava per ignorando perché argento l’aveva dato lo stesso segnali" qualche giorno prima, che risultò non valido. Lui pensò che questo poteva essere lo stesso caso. Il nostro trader consigliò al suo amico di non abbandonare il suo sistema di trading, che gli aveva "portato molta ricchezza", incluso un appezzamento di terreno in un paese ed un conto bancario enorme. L’anno: 1980; la sua riluttanza (o mancanza di disciplina) a seguire il suo sistema gli costò il suo appezzamento di terreno, il suo conto bancario e tutta la sua ricchezza. La lezione è che paga essere disciplinati e affidarsi alla "propria" metodologia operativa collaudata.
· Motivazione. I Grandi trader hanno una motivazione più forte della media. In circostanze avverse nelle quali altri avrebbero "ritirato i propri bagagli", ed avrebbero rinunciato al trading, loro hanno continuato usando "l’esperienza" come parte della loro istruzione, del loro processo di crescita.
· La fiducia nel loro Abilità e Metodo. Hanno una fiducia incrollabile nella loro abilità e nel loro metodo. Sanno di poter avere successo se seguono le regole che si sono dati, il loro sistema, anche quando tutti stanno facendo/dicendo l’opposto.
· Lavoro e Studio "duro" . Come dice May Smith, l’unico luogo dove Lei potrà trovare il "success" prima del "work" è nel dizionario. I grandi trader hanno lavorato sodo e continuano ancora a farlo. Uno degli esempi dato era un commerciante che fa una rassegna su 4000 grafici ogni fine-settimana; lavoro preparatorio per la settimana seguente.
· Controllo del Rischio. I vari trader diedero dei consigli diversi in merito al modo in cui andava gestito il rischio, ma tutti evidenziarono che la gestione del rischio era più importante di tutti gli altri aspetti tecnici sui quali invece si soffermano il 99% degli investitori. Uno dei trader disse che investire senza politiche di money managment e senza stop loss era come guidare bendati: l’incidente sarà certo appena "finisce il rettilineo (mercato in salita) e iniziano le curve (mercato in discesa o in trading range)".
· Pazienza. L’unico momento in cui si deve fare trading è quando si hanno gli "indicatori positivi"(in senso lato); solo allora il mercato è pronto! Solo allora si deve comprare o vendere. Non si deve entrare nel mercato solo perché si è stanchi di aspettare il momento più opportuno.
· Indipendenza. Tutti i grandi commercianti contano solamente su se stessi per la loro decisione di trading. Credono in loro e nelle loro analisi. Si fidano solo della propria personale opinione.
· Accettare che Perdere è Parte del Gioco. I grandi sanno che perdere è parte del gioco. Non si può "vincere" se non si prendono delle perdite lungo la strada. Una distinzione fu fatta tra operazioni vincenti e operazioni perdenti e tra buone e cattive operazioni. Si dice che un trader dovrebbe puntare su operazioni vincenti sempre. Una operazione vincente è fatta quando il trader segue sempre il suo sistema per fare trading. Mentre il trader metterà in atto operazioni vincenti, ci saranno buone operazioni (proficue) o cattive operazioni (non-proficue).
· Amore per il trading. Molti trader associano il trading ad un gioco pianificabile strategicamente come per esempio gli scacchi.
I PIU’ GRANDI TRADER DI TUTTI I TEMPI
E "Il Segreti del loro Successo".
BRUCE KOVNER
Bruce Kovner è considerato uno dei più grandi operatori del mondo sui mercati valutari (le sue transazioni quotidiane superano quelle della Banca d’Italia). Ma Kovner non si limita a operare solo sul mercato valutario: parte del suo portafoglio è investita anche in azioni, come pure in future su materie prime e metalli preziosi. Le valute assorbono comunque almeno il 50% del suo tempo e delle sue risorse.
Solamente nel 1987 ha realizzato guadagni, per se stesso e per i suoi clienti, per oltre 300 milioni di dollari.
La sua performance media annua in un arco di dieci anni è stata dell’87%, e 2000 dollari da lui gestiti a partire dal 1978 sono diventati 1.000.000 di dollari dieci anni dopo.
Oggi Kovner obbliga i suoi clienti a ritirare i profitti alla fine dell’anno (sui quali lui ha diritto al 25%) e non accetta aperture di conti per somme inferiori ai 5 milioni di dollari.
Nonostante questi incredibili successi, che possono essere considerati "ufficiali" perché certificati della commissione di controllo sulle attività dei CTA (gestori di patrimoni), Bruce Kovner ha mantenuto un profilo incredibilmente oscuro di se stesso, non accettando quasi mai interviste, cercando di non apparire mai in pubblico, e preferendo evitare qualsiasi forma di pubblicità.
A questo punto inseriamo alcuni brani di una delle poche interviste rilasciate da questo personaggio così schivo.
"Verso il 1975 la mia attenzione cominciò a dirigersi verso i mercati finanziari, e in particolare valutari, che parevano essere fortemente influenzati dalle variabili politiche. Mi specializzai da subito sulle future, attratto dalla possibilità di operare a margine".
Le prime operazioni di Kovner furono nel mercato delle future, e si basavano sulle differenze esistenti tra i prezzi attuali e quelli futuri (spread positions); osservando i dati del passato, Kovner realizzò che quando la differenza tra i due prezzi diventava sostanziale si verificava inevitabilmente un’inversione. Operando con questo presupposto gli fu perciò possibile iniziare con un conto di soli 3000 dollari e portarlo a 22.000 dollari dopo poche operazioni (questo genere di profitti è realizzabile solo operando a margine).
"Non ero affatto contento del risultato ottenuto: a un certo punto mi trovavo infatti con 45.000 dollari, ma uno stupido sbaglio mi costò metà dei profitti realizzati. Lo sbaglio fu quello di chiudere una posizione in un momento di panico, ignorando la logica che mi aveva portato ad aprirla. Perdere metà del capitale in pochi minuti mi provocò un violento choc emozionale. Credetti per molti giorni di aver sbagliato mestiere e che come trader ero finito prima ancora di aver iniziato veramente. Non riuscii persino a mangiare, tale era stato il colpo subito".
Fu quello il punto di svolta della carriera di Kovner come trader.
Realizzato lo sbaglio, Kovner comprese che "operare in momenti in cui non ti senti mentalmente lucido o emozionalmente tranquillo può provocare veri e propri disastri".
"Da allora, ogni qualvolta avverto un senso di disagio per ragioni non chiare chiudo immediatamente tutte le posizioni aperte che potrebbero risentirne. L’ultima volta è stato proprio nell’ottobre del 1987: chiusi tutto tra il 19 e il 20, dopo che per giorni avevo avvertito la sensazione che qualcosa di straordinario e imprevedibile sarebbe accaduto nel mondo. Non avevo la minima idea di che cosa sarebbe stato, ma ne ero completamente disturbato e angosciato".
Dopo la prima esperienza, Bruce tornò al tavolo di combattimento sotto l’ala di Michael Marcus (a oggi uno dei più grandi trader di tutti i tempi), che gli insegnò tutti i "trucchi del mestiere". Le lezioni di questo maestro della gestione sarebbero in seguito diventate la base fondamentale per l’operatività di quest’ultimo.
"Marcus ha un’importanza fondamentale per me: fu lui a insegnarmi che si possono veramente guadagnare milioni di dollari in Borsa. Mi dimostrò come una costante applicazione poteva permettere risultati eccezionali e che la disciplina era alla base di tutto. Per la prima volta scoprii che sbagliare era accettabile: come diceva Marcus, occorre studiare il mercato, farsi una prima opinione e poi accettare la perdita; ristudiare il mercato, farsi una seconda opinione, e riaccettare una perdita; studiare nuovamente il mercato, elaborare una terza opinione e finalmente guadagnare".
Sembra facile, diciamo noi.
Ma perché Bruce Kovner in Borsa guadagna, mentre altri gestori perdono?
"Non credo ci sia una motivazione precisa; per me esistono due elementi base, che non vorrei però generalizzare. Il primo consiste in una certa visione che ho di quanto potrebbe accadere a livello mondiale, sia in campo economico che in campo politico. Il secondo, che potrebbe, penso, darmi quasi lo stesso successo anche se preso come singolo elemento, consiste nel mantenersi disciplinato e razionale anche sotto la massima pressione.
"Credo che essere un grande gestore non abbia nulla a che fare con l’intelligenza; ritengo che i migliori trader siano infatti persone dotate di una fortissima sicurezza di se stessi e delle proprie opinioni, persone indipendenti e disciplinate a livello di semiautomatizzazione, persone senza manie di grandezza che riescono a prendersi i giusti rischi in ogni occasione, senza mai sbilanciarsi".
· Disciplina,
· Persistenza,
· Applicazione
sono quindi concetti chiave, almeno a livello generale, per Bruce Kovner, che ha imparato sulla propria pelle cosa significhi perdere d’occhio la realtà.
"Il mio approccio al mercato parte da una visione generale della situazione politico-economica mondiale. Da questa visione scelgo i mercati su cui operare (azioni, valute, materie prime o metalli preziosi), dopodiché mi avvalgo dell’analisi tecnica per il timing operativo".
L’ufficio di Kovner è una manna per ogni tecnico: appesi ai muri vi sono grafici giganti di tutte le posizioni di interesse, sui quali ripetutamente Kovner traccia ogni genere di righe, annotando sugli stessi le proprie considerazioni. Nell’arco della giornata Kovner passa da un grafico all’altro identificando punti chiave di inversione o segnali di compravendita.
"L’utilizzo dell’analisi tecnica è indispensabile, ma sbagliano completamente quelli che pensano che serva a predire il futuro.Quando si utilizzano i grafici, le conclusioni sono sempre personali e soggettive. Rido al pensiero di quei fondamentalisti che dichiarano avversione ai grafici; è come se dei medici si rifiutassero di misurare la temperatura del paziente perché tanto non interessa".
Kovner ha interessanti teorie in merito alle rotture da parte dei prezzi di importanti livelli di resistenza. Secondo lui, danno infatti poco affidamento gli strappi dei prezzi susseguenti alle notizie pubblicate sui giornali, mentre hanno maggior validità gli strappi che nessuno riesce a spiegare.
"La gente non riesce a comprendere che il mercato è imprevedibile per sua natura e che occorre seguirlo senza cercare una spiegazione precisa, il che ovviamente non significa comunque fare l’opposto di quello che si ritiene logico".
Kovner è quindi, manco a dirlo, un trend follower, ovvero segue la tendenza di mercato anziché tentare di anticiparla.
"Persino quando apprendo notizie insider attendo la conferma del mercato. Ho visto troppe volte un tìtolo scendere dopo l’annuncio di un incremento dei dividendi, per cadere nell’errore di comprarlo il primo giorno dopo l’annuncio".
Per quanto Kovner abbia dichiarato di utilizzare principalmente l’analisi tecnica per le sue gestioni, ciò non esclude l’utilizzo della fondamentale.
"In effetti, sono propenso a muovermi sulla base di una notizia di carattere economico fondamentale, che però abbia una conferma dal punto di vista tecnico. Mi ricordo che ai tempi del trattato USA-Canada per il libero commercio ero insicuro sulla di-rezione del dollaro canadese. Sapevo vi sarebbe stato un grosso evento economico una volta concluso il trattato, ma non avevo un’idea sicura di come il mercato lo avrebbe interpretato. Anziché anticipare, decisi quindi, come sempre, di aspettare una rottura dei prezzi al rialzo o al ribasso. I prezzi ruppero infine al rialzo, e io aprii immediatamente posizioni nella stessa direzione. Se avessi dovuto agire per logica fondamentale avrei però venduto prima, dato che il Canada dava il via libera alle importazioni dagli State…"
Un’ulteriore lezione è la seguente.
"La direzione iniziale del mercato poco prima di un grosso annuncio è quella che proseguirà nel futuro; ciò è dovuto al fatto che c’è sempre qualcuno che sa le cose prima, e qualcun altro che arriva in ritardo e fa proseguire il trend".
Kovner è però poco propenso a seguire un titolo quando l’annuncio è già ufficiale; la rottura dei prezzi nello stesso giorno è anzi dovuta a mani deboli su cui andranno a vendere i precedenti acquirenti; si tiene quindi distante da tale tipo di operazioni.
Interessante spiegare la tecnica di protezione utilizzata da Bruce Kovner, che alla domanda sul come riconosca una breve correzione (pullback) da un principio di inversione duratura risponde: "Tutte le volte che apro una posizione, predetermino un livello di stop-loss. Questo è l’unico sistema per poter dormire la notte. In questo modo so quando chiuderò la posizione prima ancora di aprirla. Contrariamente al solito, non pongo però degli stop-loss sulla base di calcoli percentuali (per esempio, 4% dal prezzo d’acquisto), in quanto potrebbero essere livelli facilmente raggiunti nella normale fluttuazione del titolo. Preferisco studiare graficamente livelli difficilmente raggiungibili, e fissare lo stop-loss sugli stessi".
Bruce Kovner non ha paura di tanti luoghi comuni: per esempio, non crede che un livello (come un supporto importante) possa essere raggiunto o rotto semplicemente perché tutti sanno che c’è, e questo per la semplice ragione che "se il mercato è veramente forte, non deve comunque scendere fino a tal punto".
Come pure Kovner non ha paura di cambiare idea. "Quando il mercato mi da contro, nonostante le mie decise convinzioni, "mi rendo conto di dover rivalutare la situazione perché potrei aver sbagliato. Questo non comporta un problema, fino a che riesco ad autodisciplinarmi"
Kovner utilizza anche trading system da lui stesso inventati, con cui gestisce una parte del proprio portafoglio globale. "Investo circa 100 milioni di dollari con il mio trading System, che produce buoni risultati ma ha dei problemi in termini di controllo del rischio. Penso si possano creare sistemi automatizzati migliori ma mai veramente eccezionali, in quanto il modo di interpretare le informazioni cambia di continuo".
Attualmente obbligo a ritirare i profitti, in quanto credo che vi siano limiti ben precisi nell’ammontare massimo gestibile. Sopra queste soglie, che variano di mercato in mercato, la performance viene a cedere inevitabilmente".
Interessante notare che, nonostante questa rilevante massa gestita, Kovner non prova mai a spingere il prezzo di un titolo o valuta per gonfiare un trend.
"Credo che il tentare di spingere il mercato possa dare qualche risultato sporadico, ma mai continuativo. Conosco amici personali che sono in guai seri per il loro ultimo tentativo di spingere il rialzo del petrolio grezzo: all’inizio sembrava ce la facessero, poi il mercato si è rivolto contro, causando loro perdite personali per 40 milioni di dollari".
Kovner è uno dei maggiori gestori al mondo, probabilmente il più grande nel mercato interbancario delle valute, ma riesce a sopportare tranquillamente lo stress. "L’impatto emozionale del trading è enorme: riesco a minimizzarlo non personalizzando mai le perdite. Cerco di non preoccuparmene, in quanto perdere è per me una cosa naturale, e accade quasi tutti i giorni che qualche posizione debba essere chiusa con segno negativo. Il mio unico anno negativo in quindici anni di attività è stato il 1981, quando persi il 16%, per essere stato colto impreparato dalla tendenza ribassista del mercato delle materie prime".
In quell’anno Kovner ritornò a studiare i suoi sistemi di gestione e li perfezione, soprattutto applicando tecniche di "controllo del rischio quotidiano", per cui in ogni momento sapeva quanto era, la sua massima perdita possibile".
Kovner non sempre dorme tranquillo; il suo trading prevede una gestione continuativa nell’arco delle ventiquattro ore, e durante la notte ha un intero staff che prosegue nel suo ufficio, operando sui mercati asiatici. Lo staff deve però avvisarlo quando accadono eventi importanti.
"In realtà non vengo chiamato molto spesso di notte. Lo staff segue le direttive che ho dato in base alle eventuali rotture di prezzi, per cui è sostanzialmente autonomo. Inoltre, casa mia è completamente equipaggiata per tenermi informato.
Kovner gestisce in via continuativa dalle 8 del mattino fino alle 7 di sera; talvolta però opera fino a mezzanotte, se l’attività dei mercati è molto forte.
Il lavoro tuttavia non gli pesa e usa paragonare il trading a un grande gioco di scacchi, il concetto principale è sempre quello di gestione del rischio.
In conclusione, Kovner è un gestore straordinario che riesce a ottenere risultati eccezionali grazie a una serie di fattori:
1. Capacità di comprendere lo scenario macroeconomico mondiale.
2. Profondo concetto di disciplina, tradotto in un severo uso degli stop-loss e nella limitazione delle posizioni.
3. Intima sicurezza in se stesso e grande senso di indipendenza.
Bruce Kovner è chiaramente un campione nel suo "sport" e come tale va considerato. I suoi principi devono quindi essere motivo di riflessione: non si può chiedere a nessuno di saper analizzare con competenza uno scenario mondiale, ma si può chiedere a tutti di operare in modo disciplinato.
PAUL TUDOR JONES
La sua gestione può essere definita "difensiva", tuttavia negli ultimi cinque anni gli ha consentito performance superiori al 100% annuo.
Mentre i gestori di tutta America si disperavano in seguito al crollo di Wall Street del 19 ottobre 1987, Paul Tudor Jones si gongolava sorridente nella sua poltrona: quel mese il suo fondo d’investimento (Tudor Futures Fund) sarebbe cresciuto del 62%. Niente di strano, visti i risultati ottenuti da cinque anni a quella parte, ma comunque motivo di soddisfazione per lui e i suoi clienti. Jones è uno dei più giovani e famosi gestori di Wall Street, uno di quegli uomini che sembrano riuscire in qualunque cosa. La sua carriera inizia come broker (una sorta di procuratore di Borsa) e già al secondo anno di lavoro riesce a totalizzare commissioni totali per più di un milione di dollari. Nell’autunno del 1980 decide di diventare un floor trader (operatore abilitato a scendere nel parterre di Borsa) sul mercato del cotone e realizza una spettacolare performance guadagnando alcuni milioni di dollari nell’arco di poco tempo. Ancora più incredibile è il fatto che in tre anni e mezzo di operatività Jones realizza una performance negativa solo in un singolo mese.
Nel 1984 Jones lancia il fondo d’investimento che porta il suo nome: Tudor Futures Fund con un capitale gestito di 1,5 milioni di dollari. Alla fine del 1988, 1.000 dollari investiti alla data di partenza sarebbero diventati 17.482.
Dal 1987 Jones non accetta più investimenti nel fondo e procede di anno in anno in rimborsi obbligatori, per evitare che la massa gestita sia tale da intaccare la performance.
Durante l’intervista concessa a Jack Schwager, Paul Tudor Jones dimostrava la tipica sicurezza del trader che sa vincere. Quel giorno le cose andavano per il verso sbagliato e le operazioni portavano a una perdita di circa tre milioni di dollari nella singola mattinata, ma non per questo l’umore di Jones diventò negativo. Per lui perdere faceva semplicemente parte del gioco, e la sua opinione negativa sul mercato fu completamente ribaltata due settimane dopo, divenendo nettamente positiva. Come a dire che il mercato ha sempre ragione, e che il trader deve saper riconoscere lo sbaglio…
"La prima cosa importante che ho imparato a fianco di mio zio, un operatore professionista che mi ha insegnato il mestiere, è che il mercato alla fine va dove deve andare, senza che nessuno possa determinarne il trend. In secondo luogo ho imparato a essere un ‘duro’ seguendo l’esempio di mio zio, che era un vero e proprio figlio di… Questa professione richiede la capacità di subire forti sbalzi emotivi, e in molti casi bisogna saper sopportare l’evidenza di un errore".
Come dice Jones, un trader impara dai propri insuccessi e mai dalle posizioni vincenti.
Un’operazione particolarmente disastrosa vide Jones "operare da macho", commettendo un errore di Spavalderia in cui non si dovrebbe mai cadere.
"Chiusi l’operazione con perdite molto pesanti, dovute al fatto che avevo operato in modo sproporzionato all’entità del capitale a mia disposizione. Le perdite furono ricompensate dal fatto che il mio stile operativo cambiò radicalmente da allora. Realizzai per la prima volta che non potevo rischiare tutto su una singola operazione ma che dovevo apprendere l’arte della disciplina e della gestione del denaro. Fu allora che abbandonai l’idea di rinunciare al trading e decisi di rifarmi cambiando approccio al mercato".
Oggi Tudor opera in modo "rilassato", il che non evita ai suoi collaboratori di sentire le sue urla da un ufficio all’altro durante la mattinata borsistica. In compenso… "Sono molto tranquillo
e felice della mia gestione; quando una posizione inizia a perdere non faccio altro che chiuderla e aprirne un’altra, senza pensarci troppo".
Un particolare importante sull’approccio al mercato di Jones viene da questa affermazione, Io penso sempre alle potenziali perdite piuttosto che ai guadagni ipotetici. In questo modo riesco a fissare dei livelli di prezzo a cui chiuderò indissolubilmente la posizione in perdita; in genere non permetto che il capitale gestito perda più del 10% in un singolo mese. Se ciò non accade so infatti di essere perfettamente in grado di recuperare, mentre in caso contrario perderei la tranquillità",
Tudor Jones ha alcune regole (come ogni gestore di successo), che segue ciecamente:
1. Non fare mai media dei prezzi con titoli in perdita.
2. Diminuire l’operatività nei periodi in cui le cose non girano per il verso giusto,
3. Non operare quando non si è sicuri di poter controllare la situazione.
4. Chiudere la posizione ogni qualvolta le perdite diventano rilevanti,
5. Non preoccuparsi del prezzo che si apre una posizione, ma cercarti solo di essere sicuro della tendenza.
6. Operare in modo difensivo, non offensivo, pensando quindi di avere torto e non ragione, Sarà più facile uscire al momento giusto,
7. Non voler fare l’eroe. Non avere un ego. Non eccedere in sicurezza.
Quello che fa di Tudor Jones un trader diverso è la sua capacità di rimediare tempestivamente dagli errori e di dimenticarsene.
Come molti investitori probabilmente sanno, riuscire a cambiare posizione sull’intero mercato in poche ore è molto più facile a dirsi che a farsi,
11 ottobre 87 Jones operò al ribasso dal primo minuto della giornata del famoso crollo, ricoprendo tutte le posizioni alla fine della stessa. In quella singola giornata, nello spazio di poche ore, i profitti realizzati superarono 340 milioni di dollari. Tudor opera molto sulla base dell’istinto
personale, ma non disdegna alcuni trading system da lui stesso elaborati.
Paul Tudor Jones è sempre stato un grande gestore, ma nei primi tempi la sua performance era volatile: anche se alla fine guadagnava molto ci sono stati periodi di perdite ingenti. Oggi la sua strategia si basa interamente sul controllo del rischio: non pensa a quanto potrebbe guadagnare, ma solo a quanto potrebbe perdere. La sua capacità di realizzare le perdite lo contraddistingue fra la massa dei gestori, che al contrario stentano ad accettare che nel gioco di Borsa lo sbaglio è una componente da accettare e non da subire.
Jones insegna quindi a giocare sulla difensiva, per non rischiare di saltare, un messaggio che non implica necessariamente una performance ridotta, come i risultati da lui realizzati hanno costantemente dimostrato.
ED SEYKOTA
I sistemi computerizzati di questo grande trader sono basati interamente sull’analisi tecnica, mentre non vengono presi in considerazione dati fondamentali o macroeconomici.
Nonostante sia relativamente sconosciuto al grande pubblico, Ed Seykota merita certamente un posto nell’olimpo dei più grandi gestori del mondo, grazie alle performances realizzate in più di vent’anni di gestione borsistica.
Seykota è stato il primo trader a operare con successo con un trading system computerizzato da lui personalmente creato; quando decise di operare in proprio, gestendo patrimoni di terzi, realizzò performance tali da rimanere nella storia dei più grandi successi borsistici. Tanto per fare un esempio, Seykota portò il conto dì un cliente, aperto con 5000 dollari nel 1972, a una performance superiore al 250.000% nell’arco di un periodo di sedici anni. Nessun altro gestore al mondo ha mai registrato risultati superiori in periodi di tempo cosi lunghi.
Seykota ha poi contribuito a formare alcuni fra i più grandi gestori oggi operanti, tra i quali Michael Marcus, del quale parleremo più avanti.
A differenza di molti altri gestori, basa gran parte della sua gestione su sistemi computerizzati, disdegnando ogni altra notizia. Oggi ha ulteriormente raffinato le sue tecniche con un profondo studio della psicologia dell’investitore, che, come dice lui stesso, "mi aiuta molto nello studio e nello sviluppo di un programma di segnali automatici",
Seykota iniziò a operare presso una brokerage house, concludendo le sue prime operazioni con risultati disastrosi; fu quello il principale motivo per cui si rivolse allo studio dei sistemi automatizzati per battere il mercato.
"Nei miei primi anni di lavoro elaborai un trading System molto efficace, che dava performance superiori in modo consistente.
All’epoca lavoravo però presso un broker e dovevo passare le informazioni ai suoi manager, i quali sovente non operavano secondo i segnali generati dal sistema. Molto spesso attendevano infatti una conferma dai prezzi di mercato, ed entravano in posizione quando era ormai troppo tardi. Pretendevano inoltre di operare costantemente per generare commissioni, cosa, questa, che avrebbe impedito di realizzare una buona performance. Quando capii che questo a loro non interessava, me ne andai".
Seykota diventò quindi un gestore professionista, riuscendo a farsi affidare piccole somme da alcuni amici e parenti. Uno di questi costituì il suo "conto modello", i cui risaltati venivano pubblicati periodicamente e servivano di controllo sulla performance ottenuta. Il conto passò in sedici anni dagli iniziali 5000 dollari a oltre 15 milioni e, come dice Seykota, "sarebbero stati molti di più se il cliente non avesse effettuato frequentemente dei prelievi".
Seykota si ispirò moltissimo con la lettura del testo classico "Reminiscences of a Stock Operator", che trattava in modo romanzato della biografia di Jessie Livingstone, una sorta di leggenda tra i gestori di Borsa. Così pure trasse insegnamenti dallo studio del sistema di incroci delle medie a cinque e venti giorni, ideato e realizzato da Richard Donchian.
Come molti inventori di sistemi di gestione, anche Seykota trovò iniziali difficoltà a seguire i suoi stessi trading System, finendo per "uscire ed entrare nel momento sbagliato, con l’assurda presunzione di essere più bravo del sistema stesso. Inutile dire che, tranne qualche caso fortuito, finivo regolarmente perdente".
I sistemi computerizzati di Seykota sono basati interamente sull’analisi tecnica, e non prendono in considerazione dati fondamentali o macroeconomici. "Sono sistemi basati sul trend following, ovvero seguono e non anticipano i movimenti dei prezzi; trovo inutile cercare di indovinare dove si dirigeranno i prezzi quando risulta molto più sémplice e meno rischioso attendere di vedere dove essi si dirigono".
In merito alla sua longevità come gestore, Seykota dichiara: "La chiave per il successo sul lungo periodo dipende molto dalle tecniche di gestione incorporate in un trading System. Esistono gestori vecchi e gestori stupidi, ma esistono pochissimi gestori vecchi e stupidi".
In altre parole, se stai perdendo e vuoi sopravvivere è meglio che cambi tecnica, e in fretta. Seykota non crede che i sistemi basati sul "trend following" siano destinati a cadere.
"Tutte le tecniche di gestione sono basate su dei sistemi, siano essi su carta, su computer o semplicemente nella mente del gestore. La maggior parte di questi è trend following, come del resto la vita stessa. Tutto si muove secondo trend, mode, movimenti. E non vi sarà mai fine a questo".
‘Seykota ha una spiccata avversione per l’analisi fondamentale, che anziché chiamare fundamental, definisce, con un gioco di parola, funny-metal. Le sue priorità sono quindi di ordine tecnico, e così suddivise:
· In primo luogo si deve definire la tendenza di lungo termine.
· In secondo l’attuale conformazione grafica, e in
· terzo luogo il punto giusto a cui comprare o vendere
Seykota crede nel contrary opinion, ma non opera mai controtendenza, per un suo principio. Se però crede di essere vicino a un minimo o a un massimo, riduce sensibilmente le posizioni, cercando di prevenire il rischio.
Uno degli errori più comuni, che consiglia di evitare, è quello di fissarsi su un titolo e continuare a fare operazioni sullo stesso. L’imperativo principale per un buon gestore è comunque "tagliare le perdite, tagliare le perdite, tagliare le perdite".
Ed Seykota è un Trader autodidatta che ha basato i suoi sistemi di gestione su esperienze vissute in proprio. Oggi opera seguendo regole fondamentali, che vengono inglobate nei suoi sistemi automatizzati. Lui stesso le descrive per ordine di importanza:
a) Tagliare le perdite.
b) Operare sui titoli vincenti.
e) Limitare l’esposizione su un titolo.
d) Seguire le regole senza discutere.
e) Imparare quando rompere le regole.
"Le ultime due regole sono in contraddizione, ma ci sono dei momenti in cui il mercato è a un punto tale in cui cresce in me un nervosismo così forte da obbligarmi a uscire, senza segnali di vendita, e generalmente ho ragione".
Ed Seykota riassume tutta la sua filosofia sul trading in una singola affermazione: "Ognuno ottiene quanto desidera", come a dire che chi perde desidera effettivamente perdere, è solo chi vuole veramente guadagnare riesce a uscire vincente.
MICHAEL MARCUS
Michael Marcus iniziò la sua carriera nel mondo borsistico come analista finanziario presso una nota brokerage house statunitense; dopo un breve periodo decise di divenire un gestore professionista presso una compagnia specializzata nella gestione di patrimoni di terzi sui mercati azionari e delle materie prime.
Marcus divenne non solo il miglior gestore del gruppo, ma in dieci anni portò il capitale conferitegli in gestione a un incredibile multiplo di 2500 volte!
È opportuno ricordare, quando si pubblicano questi dati che appaiono sicuramente inverosimili per gli investitori italiani, che negli Stati Uniti tutte le performance pubblicate da un gestore professionista sono verificate dagli organi di controllo competenti, che garantiscono per la loro autenticità.
Tornando a Marcus, il suo inizio nel settore borsistico non è sicuramente stato dei più entusiasmanti.
"Avevo diciassette anni quando un amico mi convinse ad affidargli i miei risparmi (circa 1000 dollari) per investirli. Mi allettò assicurandomi che in sole due settimane avrebbe raddoppiato il capitale grazie alla sua incredibile bravura. La cosa mi entusiasmò tanto da non chiedergli neanche come avrebbe fatto!
Naturalmente finì con il perdere tutto, ma l’occasione mi diede modo di entrare per la prima volta in una grande brokerage house, la Reynold Securities di Baltimora. Era un posto impressionante, grande, spazioso e soprattutto odorante di denaro. Fui subito attratto dall’enorme tabellone con i prezzi che dominava su un salone open space, e sul quale si potevano vedere le quotazioni; però eravamo così distanti che per poter seguire i prezzi dovevamo servirci di un piccolo binocolo fornito dalla casa, la qual cosa rendeva il tutto più eccitante. Sembrava di essere alle corse dei cavalli".
Dopo quell’esperienza negativa le cose non migliorarono molto per Marcus, che concluse altre operazioni in perdita, questa volta gestite personalmente.
Da notare che la maggior parte dei grandi gestori di oggi ha iniziato la propria carriera con perdite anche consistenti, che sono forse servite a maturare un forte senso della disciplina.
Marcus attraversò nei primissimi tempi un periodo di crisi simile a quello vissuto da Brace Kovner, e per qualche mese cercò un impiego in campi diversi da quello borsistico. Si ritrovò però assunto come analista finanziario presso la Reynolds Securities, con l’espresso divieto, in qualità di analista, di operare direttamente in Borsa. "Nonostante non mi fosse permesso, non riuscii a resistere, e chiesi del denaro in prestito a mia madre, a mio fratello e alla mia ragazza; le cose continuarono però ad andare storte, e persi ancora gran parte del capitale, finendo in uno stato di depressione pura".
La svolta avvenne con l’incontro con Ed Seykota, dal quale Marcus ottenne consigli vitali per la sua gestione. "Ed Seykota era e rimane un vero e proprio genio, un uomo inimitabile e irraggiungibile. Quello che ho imparato da lui è l’essenza stessa della gestione, oltre a una serie di qualità che penso mi abbiano completato anche come persona. Per esempio, riuscii a comprendere l’esatto significato della parola pazienza solo quando vidi Ed restare scoperto sull’argento per mesi e mesi, nonostante tutti pensassero che fosse imminente una risalita. Nonostante l’accumularsi dei profitti, Ed tenne duro fino all’ultimo, ben conscio del fatto che nessuno potrà mai dire quando un bottom è un bottom, fino a che questo non si sia verificato.
"Un altro caso si verificò durante il fortissimo rialzo di un titolo su cui sia io che Ed aprimmo posizioni contemporaneamente. A un certo punto registravo una performance superiore al 100% e vendetti tutto, nella convinzione che i prezzi erano ormai al massimo; Ed tenne invece aperte le sue posizioni, e le incrementò ancora, rimproverandomi per aver mollato. Per 55 giorni consecutivi il titolo continuo a salire incessantemente. Alla fine il prezzo a cui Io vendetti era quadruplicato. Durante quel periodo raggiunsi un livello di depressione tale da dover ricorrere a dei farmaci per andare al lavoro. Un giorno uno di questi mi provocò uno svenimento proprio mentre stavo prendendo il metrò; da allora smisi di gestire per un po’ di tempo, e quando ripresi non mi scordai mai di non chiudere una posizione se il trend è ancora in atto".
Essendo Marcus un discepolo di Seykota, è chiaro che la sua operatività riflette completamente quella del suo maestro.
Marcus è quindi un "trend follower", che basa la sua gestione sull’analisi tecnica piuttosto che su quella fondamentale. Contano comunque anche altri elementi nella sua gestione, come lui stesso { dichiara: "II segreto principale consiste nel ridurre al minimo il numero delle operazioni. In realtà si dovrebbe aprire una posizione solo quando coesistono elementi positivi di natura tecnica, fondamentale e "di mercato", ovvero del clima generale. I dati fondamentali devono evidenziare uno sbilancio tra domanda e offerta che possa portare a una tendenza precisa; i dati tecnici, ovvero i grafici, devono confermare che i prezzi possono muoversi nella direzione prevista; il mercato deve infine reagire positivamente alle notizie sul titolo, screditando quelle negative (in caso di tendenza rialzista)".
Da Michael Marcus si possono trarre utili insegnamenti, primo fra tutti quello di non abbattersi per gli inevitabili periodi neri che fanno parte della vita di ogni investitore o gestore. In secondo luogo Marcus conferma la validità della teoria del trend following, ovvero dell’operare in tendenza.
Una teoria che in Italia ancora pochissimi seguono: quelli che guadagnano.
RICHARD DENNIS
Verso la metà degli anni ’60 Richard Dennis si confondeva fra i fattorini senza volto del Mid America Exchange, dove venivano quotati tutti i contratti sulle principali materie prime. A quel tempo nessuno avrebbe previsto che il ragazzo sarebbe divenuto una vera e propria leggenda nel campo, grazie a un’abilità di gestione fuori del comune.
Tutto iniziò nel 1970, quando Dennis decise di acquistare al Mid Exchange una seat (sedia) che gli permettesse di operare direttamente e per conto proprio alle grida di tale Borsa. La seat gli costò 1200 dei 1600 dollari che possedeva, lasciandogli in mano un capitale da investire di soli 400 dollari. Per nulla scoraggiato, Dennis iniziò a moltiplicare quel piccolo capitale, che nell’arco di vent’anni portò a 200 milioni di dollari, con un ritorno percentuale che faremmo fatica a calcolare.
Nonostante il successo sul lungo termine, Dennis è rimasto famoso per aver vissuto alcune delle più drammatiche e vistose perdite registrate nella storia dei grandi trader.
Proprio in concomitanza dell’ultima intervista rilasciata pubblicamente, quella che veniva definita negli ambienti di Borsa americani come "la leggenda vivente" stava perdendo il 50% dell’intero patrimonio gestito, che comprendeva anche il suo personale. Il fatto più sorprendente consiste nell’incredibile mancanza di reazioni negative da parte di Dennis in momenti così negativi.
Sembra quasi che il guadagnare o il perdere non comporti alcuni differenza per questo trader, al quale uomini del calibro di Kovner, Marcus o Jones (tutti trader che hanno accumulato vere e proprie fortune in Borsa) non osano neanche paragonarsi.
Dennis, in ogni momento, per quanto negativo sia, riesce a mantenere intatta la fiducia in se stesso e nei suoi principi fondamentali di gestione. In nessun caso viene meno alle regole che si autoimpose all’inizio della sua carriera e che ne hanno decretato il successo professionale.
Uno degli elementi che contraddistingue la storia di Dennis da quella di altri grandi trader è stato il successo iniziale. "Sono stato prudente, all’inizio, quando capivo che pochi errori avrebbero dilapidato il mio modesto capitale, che allora consisteva in non più di 400 dollari; questo mi ha aiutato a rimediare agli errori che allora sicuramente commisi e di non ritrovarmi senza un dollaro in tasca; in seguito riuscii a sfruttare il forte rialzo del grano del 1970, portando il mio capitale a 2000 dollari, quello che mi permise l’iniziale successo fu l’aver compreso sin dal "primo momento che era essenziale operare seguendo la tendenza del prezzi, una regola che ho poi seguito per sempre".
Il primo anno ai trading non fu comunque tutto rose e fiori. A un certo punto, infatti, Dennis abbandonò gli studi universitari per dedicarsi anima e corpo alla gestione, ma subì immediatamente una forte perdita, come racconta lui stesso: "In termini assoluti non fu certo una perdita importante, ma rispetto al capitale di 3000 dollari di cui disponevo era certamente importante. La perdita iniziale fu di 300 dollari, già di per sé rilevante, che divenne sempre più grande per via di una serie di molteplici errori. Una volta chiusa la prima operazione in perdita, decisi infatti di ribaltarla completamente, con il risultato di perdere altri 300 dollari. Infine, non contento, ribaltai ancora la posizione chiudendo la giornata con una perdita complessiva di quasi 1000 dollari, ovvero di un terzo del mio capitale".
"Da allora ho capito che, quando le cose girano storte, la cosa migliore da farsi è andare a casa a riposare, senza preoccuparsi troppo".
L’anno di maggiore successo per Dennis fu il 1973, quando si verificò il grande rialzo dei prezzi dei semi di soia (gli stessi su cui il gruppo Ferruzzi esercitava una grande influenza). Dennis ricorda che in quel mercato registrò profitti enormi, "contrariamente a quanto poterono fare altri trader, che uscivano e rientravano sul mercato troppo di frequente, accontentandosi di realizzare guadagni marginali. Sembrava quasi che i guadagni gli pesassero nelle tasche… gli mancava il coraggio di restare in posizione per il semplice fatto che i prezzi continuavano a salire e le contrattazioni erano spesso interrotte per eccesso di rialzo. La mia fortuna fu di aver capito che le probabilità sono sempre a tuo favore quando entri in una fase di prezzi nettamente crescenti".
Dennis è famoso anche per aver formato grandi gestori attraverso uno speciale programma di formazione dal quale uscirono ventitré trader, tre dei quali poi allontanati. Gli altri venti realizzano oggi performance medie del 100% annuo, e sono passati in pochi anni da un capitale iniziale di 100.000 dollari, affidato a ciascuno di loro da Dennis, a un capitale di circa 2.000.000 di dollari.
"Quello che cerco in un aspirante gestore non è solo l’intelligenza quanto l’attitudine a seguire le regole. Sono convinto che chiunque operi in borsa possa preparare un sistema di gestione che all’ottanta percento funziona, ma solo pochissimi riusciranno a seguirlo alla lettera".
Molti operatori tendono ad accusare la dea bendata per le loro sventure borsistiche, ma per Richard Dennis è una tesi improponibile: "Sul lungo termine la fortuna conta meno di zero! La confusione semmai nasce da un’analisi fatta sul breve periodo, ovvero giudicando i risultati ottenuti in meno di un anno di tempo. In quel caso, la fortuna può costituire un elemento determinante".
Parlando delle regole applicate al suo sistema di gestione, Dennis si sofferma in particolare su una. "Bisogna essere in grado di riconoscere una posizione perdente quando lo è veramente.
Ho notato che nella maggior parte dei casi si ha una perdita se dopo una o due settimane si è ancora sotto il prezzo d’acquisto; anche quando i prezzi non si distaccano dal livello di entrata, nonostante il passare del tempo, è meglio chiudere la posizione".
Dennis è chiaramente un trend follower (opera cioè seguendo la tendenza), ma non ha particolari sistemi per scoprire l’esistenza di un trend. "L’unica cosa che cerco è una tendenza definita, e la riconosco solo quando questa è chiaramente già iniziata; non credo vi siano regole particolari da seguire, se non quella di essere costanti nella propria operatività".
Un ultimo originale pensiero di Dennis riguarda il program trading, accusato da molti di essere fautore dei grandi crolli borsistici. "Chi fa accuse del genere dovrebbe vergognarsi di se stesso! Dovrebbero essere sufficientemente preparati per capire a fondo il meccanismo del program trading, che non permette di muovere sistematicamente i prezzi. L’unica cosa che può fare
è stimolarne il movimento, creando però l’opportunità di entrata per altri investitori. Se però il mercato crolla, è solamente perché non esistono compratori".
Dennis ha infine alcuni consigli per i giovani aspiranti trader, che sintetizzano la sua filosofia di fondo:
· non imbarcatevi in posizioni troppo onerose, se non volete fallire;
· non vi fate confondere dalle fluttuazioni quotidiane;
· focalizzatevi sul vostro sistema di gestione e non sul risultato di una singola operazione"
Dennis si ritirò dalla gestione di Borsa, dopo un anno di perdite molto sostanziose.
Il suo ritiro non è dovuto tanto alle perdite subite, che, comunque non intaccavano in gran misura il capitale accumulato negli anni, quanto al suo desiderio di entrare in politica.
Oggi Dennis è ricordato come una vera, leggenda, capace di assumere forti posizioni sui minimi assoluti come di vendere scoperto ai massimi.
I suoi allievi continuano ad ottenere performance ineguagliabili.
GARY BIELFELDT
Solo pochi tra i professionals del settore sanno che la sigla BEL non fa riferimento a un’importante società d’investimento istituzionale, quanto a un singolo investitore: Gary Bielfeldt. Ma chi è Gary Bielfeldt, e come ha fatto a rivaleggiare con le grandi istituzioni di Wall Street partendo con niente di più che 1000 dollari?
Bielfeldt iniziò infatti con tale capitale, circa venticinque anni fa, operando sul mercato della soia, dove anche con pochi soldi si poteva riuscire a portare a termine qualche operazione.
La filosofia base di Bielfeldt si basa sulla specializzazione, ovvero il contrario di diversificazione: non ha infatti senso, secondo Bielfelft, operare su mercati dei quali si conosce qualcosa meno di tutto. Occorre una grande preparazione per limitare il rischio di una gestione speculativa, e questa si può raggiungere solo specializzandosi su un singolo settore ed essendo sicuri di apprendere tutte le variabili che influenzano i prezzi di quel settore. Essendo quindi la soia il suo mercato, Bielfeldt venne a conoscenza di tutto quanto si poteva sapere sulle tecniche di raccolto, sui produttori e i consumatori, sui venti e sulle condizioni climatiche…
Questo gli diede modo di portare il suo capitale a circa 10.000 dollari (decuplicandolo), e poi di raddoppiarlo ancora con una singola operazione del tipo "o tutto o niente". All’inizio degli anni ’80 il suo capitale era talmente cresciuto che le regole di autolimitazione imposte dal governo sul mercato della soia (dove non è possibile acquistare più di seicento contratti contemporaneamente) gli creavano dei seri impedimenti alla performance.
Si affacciò quindi sul mercato dei tìtoli di Stato a termine (TBOND future), dove iniziò una nuova specializzazione; il momento fu propizio in quanto coincideva con la ripresa dei prezzi dopo un lungo periodo Orso
.
Bielfeldt si trovò quindi a operare all’inizio di un ciclo Toro di vasta portata, che gli permise guadagni colossali, realizzati anche grazie alla sua capacità di restare in posizione. Mentre tutti gli altri vendevano per realizzare i profitti, Bielfeldt teneva la posizione, incrementandola sempre più, e sfruttando le leve finanziarie: tutto questo lo portò a divenire uno dei più grandi e affermati gestori sul mercato dei TBOND, in diretta concorrenza, per l’ammontare delle posizioni assunte, con i grandi investitori internazionali.
"Il mio approccio al mercato si basa in un primo momento sull’analisi fondamentale", spiega Bielfeldt, "mentre utilizzo l’analisi tecnica come strumento di supporto, cioè come protezione in caso i dati fondamentali siano incorretti o male interpretati".
Bielfeldt ha elaborato un proprio trading System tecnico. "Sì, mi aiuta a scegliere il momento più opportuno per aprire o chiudere una posizione, come per esempio avvenne quando, all’inizio del 1988, acquistai molti TBOND in previsione di un rallentamento dell’economia. Tutto sembrava supportare la mia decisione, fino a quando i prezzi cominciarono a scendere; a un certo punto il gestore deve essere in grado di riconoscere che ha sbagliato e chiudere in perdita senza ulteriori danni".
Bielfeldt riconosce l’importanza primaria dei sistemi basati sulla teoria del trend following (operare in tendenza, ovvero acquistare quando il mercato sale e vendere quando scende): "La miglior cosa che possa fare chiunque si avvicini per la prima volta su mercati finanziari è apprendere come funziona un trading sistem. Questo lo porterà a riconoscere l’importanza del sapere lasciar correre i profitti e di come le perdite debbano essere tagliate per tempo.
In merito ai trading System venduti al pubblico (negli Stati Uniti ne esistono a decine), Bielfeldt è molto selettivo. "Credo che molti sistemi prevedano troppa movimentazione, abbattendo così
le possibilità di performance; a mio parere, l’investitore deve realizzare che un numero eccessivo di operazioni comporta un elevato costo commissioni, che va a incidere profondamente sui guadagni netti realizzati. Ritengo quindi che, per essere efficace, un sistema debba essere orientato sul medio-lungo periodo."
Bielfeldt non è comunque completamente dipendente dai sistemi computerizzati.
"No, assolutamente. Penso che il giusto approccio sia basato su un misto di intuito e meccanica, lasciando quindi solo il 50% delle decisioni al computer o all’analisi tecnica; il resto deve essere basato sulle proprie sensazioni del momento. È ovvio, però, che è inutile parlare di sensazioni se non si dispone di una profonda preparazione sul mercato in cui si opera".
Gary Bielfeldt è uno dei trader più disciplinati al mondo, e crede molto nell’importanza delle regole di approccio al mercato; i suoi metodi gestionali sono facilmente riassumibili nelle parole: "Stai con i vincenti, elimina i perdenti", una tecnica di facile comprensione ma di difficile applicazione. Bielfeldt ha anche qualche consiglio per imparare la difficile arte della disciplina:
"II miglior modo che conosco per imparare a essere disciplinati e pazienti è quello di riflettere attentamente su un’operazione, prima di metterla in atto. Occorre sviluppare un piano strategico per varie contingenze. In tal modo non si verrà stravolti da ogni notizia o elemento che porti a una fluttuazione dei prezzi, ma si sarà, al contrario, preparati ad affrontarla; è poi utile fissare un obiettivo di prezzo dì lungo termine, alzando poi lo stop-loss mano mano che i prezzi si dirigono verso quel livello; dopo aver fissato l’obiettivo, e avendo chiara la strategia da seguire in caso di una inversione dei prezzi, diventa molto più facile operare disciplinatamente".
Bielfeldt ha un’opinione precisa sul perché molti gestori non abbiano un vero successo e di quali siano le caratteristiche vincenti. "La maggior parte di chi perde movimenta troppo il portafoglio, il che significa che deve essere poi veramente brava per coprire le commissioni.
Un gestore di successo ha caratteristiche molto precise:
1. Disciplina.
2. Pazienza.
3. Coraggio.
4. Capacità di perdere.
5. Ambizione.
"La capacità di perdere implica che non si deve essere emozionalmente toccati in caso di una o più operazioni chiuse in perdite. Questo porta a rispettare automaticamente lo stop-loss, cosa che invece molti non fanno perché psicologicamente impediti.
"Avere coraggio significa saper affrontare il mercato con la sicurezza necessaria; questa nasce a sua volta dall’essersi preparati professionalmente (che non significa aver letto quattro giornali finanziari)".
Questo grande gestore, pur potendo sembrare molto arrogante per la chiarezza delle sue idee e la decisione con cui le esprime, è invece un personaggio assolutamente schivo, che vive fuori dalle grandi città finanziarie, in un’isolata cittadina degli Stati Uniti, Peoria, e crede che il suo maggior successo sia l’aver costruito gran parte dei servizi pubblici per la sua comunità, devolvendo i guadagni realizzati con la gestione.
L’ultimo consiglio di questo maestro del trading è inseguente: "A chi inizia a operare in Borsa consiglio la massima prudenza e la più scrupolosa preparazione, il rischio di fallire e sempre troppo grande per essere corso impunemente"
LARRY HITE
I suoi passi iniziali nel mondo del lavoro hanno prodotto scarsi risultati, e in settori distanti anni luce da quello che sarebbe dovuto divenire il suo campo dorato; terminato il college, Hite passò infatti da un lavoro all’altro senza riuscire a stabilirsi presso lo stesso posto per più di qualche mese; l’attività principale degli anni giovanili consisteva nel produrre sceneggiati per film che non venivano mai realizzati; per sua fortuna però il sistema delle "opzioni" sui diritti gli consentiva di sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori.
Dopo un vano tentativo come agente per rockstar, terminato senza particolari risultati (nessuna delle sue band raggiunse la "fama"), il primo amore dei tempi del college tornò a farsi vivo…
Fu così che Hite riuscì a trovare lavoro (umile) presso una brokerage house americana da dove iniziò la sua nuova e definitiva carriera; nell’arco di dieci anni passò attraverso una serie di alti e bassi fino a che gli parve di aver finalmente compreso i reali meccanismi che muovevano il mercato borsistico.
Fu allora che Hite fondò la Mint Investment Management Company, nella quale fece successivamente entrare come partner Michael Delman, un programmatore di Computer System, e Peter Matthews, un preparatore statistico.
L’obiettivo dei tre era quello di ridurre a un sistema di gestione il concetto di trading di Hite, che doveva quindi trovare un supporto statistico per essere confermato e applicato.
Il concetto base per Hite era quello di realizzare un sistema di trading che massimizzasse la regolarità dei profitti, piuttosto che l’entità degli stessi.
Il primo obiettivo era quindi quello di limitare al minimo il rischio, al fine di evitare pericolosi periodi di perdite, dai quali sarebbe stato difficile risollevarsi.
Dal 1981 Hite iniziò a gestire con il sistema elaborato con la Mint e i risultati parlano da soli: dal 1981 al 1988 ha ottenuto un ritorno medio annuale superiore al 30%, che potrebbe non sembrare eclatante se non si considerasse che è stato ottenuto su basi eccezionali: in nessun anno la performance è stata minore del 13% (due volte i titoli di Stato USA), fino a un massimo del 60%; in nessun mese si è verificata una perdita superiore all’1% e un solo semestre si è chiuso in perdita (-15%) peraltro poi recuperata immediatamente. La massa di denaro gestita da Hite è naturalmente salita in modo vertiginoso: dagli iniziali 2 milioni di dollari a oltre 800, cifra più che mai spettacolare per un gestore relativamente giovane.
"Il mio trucco non sta in nessun metodo particolarmente segreto", dice Hite, "bensì nell’aver compreso sulla mia pelle come la gente tenda a sbagliare ripetutamente nello stesso modo. Prenda per esempio quelli che costruiscono sofisticati sistemi computerizzati: lavorano come matti per mesi e mesi, riescono a ottenere sistemi veramente validi… e poi finiscono inevitabilmente per abbandonarli nel momento in cui questi danno qualche indicazione sbagliata. La gente sbaglia da secoli: nel 1637 i tulipani in Olanda quotavano 5500 e due mesi dopo 50; nel 1929 Air Reduction era salita a 233 per poi crollare fino a 31; e ancora nel 1961 Texas Instruments era comprata a 277 per poi rovinare la gente con il crollo a 49 dollari.
E se guardiamo gli anni ’80 prendiamo una lezione dall’argento, che è crollato del 90% in poco tempo, rovinando una famiglia ricchissima. Il punto è che, assodato che la gente non cambia, "occorre utilizzare un sistema unico, rigoroso, di comprovata affidabilità".
Per Hite l’approccio al mercato è di tipo statistico: poco spazio alle parole, molto ai numeri, alle probabilità, alle percentuali.
Lui stesso racconta uri aneddoto che spiega la sua filosofia:
"Una volta arrivai in ufficio e trovai il mio partner quasi in lacrime, per via di un crollo improvviso dei mercati avvenuto dopo un particolare annuncio della Federal Reserve. Il mio partner aveva preso pochi giorni prima un cliente che aveva sottoscritto il nostro fondo d’investimento a 15 dollari per quota, contro i 12 scarsi a cui era crollato. Telefonai immediatamente al cliente spiegandogli che un evento di quel genere accadeva statisticamente ogni nove anni, e che sarebbero occorsi solo nove mesi per ritornare al livello precedente. Gli assicurai, inoltre, che avrei investito un’ulteriore somma a livello personale nel fondo. Il cliente fu così risollevato che raddoppiò l’investimento e terminò due anni dopo con quattro volte il suo capitale".
La sicurezza di Hite nasceva dalla statistica: la sua mera analisi dei numeri gli diceva la stessa cosa che le tabelle di mortalità dicono agli assicuratori: una persona può morire in ogni momento, ma basta prenderne 10.000 a caso ed ecco che le percentuali si concentrano su valori specifici.
Come molti altri grandi trader, Hite punta particolarmente sulla gestione del rischio per ottenere particolari performance; lui stesso definisce questa capacità come la più importante per il successo finale.
"L’unica ragione per cui alla Mint otteniamo performance regolari e costanti è che stressiamo il concetto di rischi oltre ogni limite".
"Un buon esempio è quello di un amico, un noto trader sui mercati future del caffè. Questo sapeva tutto, ma proprio tutto, sul caffè, che era oggetto della sua speculazione quotidiana. Queste sue conoscenze gli permisero di accumulare una fortuna di oltre 100 milioni di dollari, fino a divenire il principale operatore del settore. Un giorno mi chiese come potessi io operare su tale mercato senza conoscere granché del caffè.
Io gli risposi semplicemente: ‘Controllando il rischio’. Lui mi pose la stessa domanda altre cinque volte, ottenendo sempre la stessa risposta. Due anni dopo seppi che aveva bruciato quasi tutto il suo intero capitale con poche operazioni sbagliate: evidentemente non aveva capito cosa intendevo…".
Larry Hite non rischia mai oltre l’l% del suo capitale in singole operazioni; questo lo rende assolutamente indifferente a qualsiasi mutamento di mercato, aiutandolo a gestire il suo portafoglio globale, "Ci sono altre regole basilari che impongo ai miei collaboratori, oltre a quella del rischio:
1. Non operare mai in controtendenza. Un titolo va comprato o venduto solo se si muove secondo il trend generale; mai in caso contrario.
2. Diversificare. Alla Mint non ci limitiamo a diversificare su più titoli, bensì operando su tutti i mercati del mondo: azioni, obbligazioni, commodity, future, valute. Tutto.
3. Volatilità. Quando i mercati si fanno eccessivamente volatili e quindi pericolosi, impongo a tutti i miei trader di cessare l’operatività. Semplicemente non assumiamo più posizioni".
Larry Hite non opera in modo tanto diverso da molti altri trader precedentemente presentati su queste pagine; il suo approccio è senz’altro più statistico e numerico di altri, ma la sua filosofia è la stessa: poco rischio, mai controtendenza.
Entriamo maggiormente nel dettaglio delle tecniche operative di Hite e cerchiamo di illustrare al meglio il suo concetto di gestione di portafoglio.
Hite spiega che "quando un titolo scende al di sotto del livello di stop-loss, che nel mio caso è vicinissimo al prezzo d’acquisto (solo 1% al di sotto dello stesso), può capitare che i prezzi si ri-prendano immediatamente, confermandomi che il segnale di vendita è stato sbagliato. Anziché dannarmi sull’errore, rientro subito in posizione riacquistando il titolo, senza curarmi del fatto che pochi minuti prima lo avevo venduto".
Sappiamo tutti quanto sia difficile e quanta disciplina richieda un comportamento di questo tipo: non solo, infatti, il gestore deve ingoiare l’errore, ma deve anche accettare il fatto di ritornare nella posizione di partenza, con il rischio (frustrante) di sbagliare ancora.
Quando questo accade più volte di seguito, per esempio in momenti di mercato particolarmente incerti, il gestore tipico perde le staffe, mentre per Hite "ciò non accade abbastanza spesso da rappresentare un problema".
Il forte rispetto del rischio da parte di Hite nasce da esperienze dirette e indirette: è utile sapere che iniziò la sua carriera in modo (tipicamente) disastroso.
Lui stesso racconta:
"All’inizio della mia carriera chiusi un paio di operazioni con successo, sentendomi immediatamente un genio della Borsa. Puntai allora buona parte del mio capitale in modo dissennato, finendo per perdere quasi tutto quello che avevo; mentre ogni giorno il mio capitale diminuiva, iniziai perfino a pregare perché i titoli risalissero. Finì male, ritrovandomi con gli amici a chiedermi il conto; ma, in compenso, imparai molto".
La filosofia di Hite, trend follower dichiarato (ovvero gestore che segue sempre e comunque la tendenza del mercato, acquistando quando i prezzi salgono e vendendo quando scendono), è molto chiara: "Quando "ero un ragazzo e andavo in motocicletta, avevo un amico rissoso che usava ripetermi: ‘Larry, quando sei su una moto, non litigare con una macchina: perderai!
La stessa cosa dovrebbe essere per la Borsa: se litighi con il mercato, perderai sempre.
Io sonò solito portare un esempio famoso, quello dei fratelli Muht (la famiglia Hunt, ricca per generazioni grazie alle immense fortune accumulate dal capostipite con i pozzi di petrolio, cadde in disgrazia per via di operazioni speculative sull’argento completamente rovinose).
La gente si chiede come abbiano fatto a rovinarsi, ma per me è molto semplice: se tu hai un miliardo di dollari e compri argento per 20 miliardi, sei nella stessa posizione di uno che compra un titolo per 20.000 dollari disponendo di soli 1000. Ogni giorno ci sono migliaia di individui che lo fanno e si rovinano, così come Hunt fece con l’argento.
Un esempio molto valido è dato dal mio ex datore di lavoro, che un giorno ricevette la lettera di dimissioni da uno dei gestori del gruppo. Si accorse però più tardi che questi aveva lasciato aperta una grossa posizione in perdita. Mi chiamò nel mio ufficio chiedendomi aiuto e io gli risposi semplicemente di chiudere la posizione. Ciò nonostante, lui decise di tenerla aperta, finendo per chiudere con un piccolo profitto. Quando lo seppi, andai dai miei colleghi dicendo loro di trovarsi un lavoro. Un anno dopo (io me ne ero già andato) la ditta fallì… sembra quasi incredibile ma è la verità".
Per Hite la gente perde i soldi in Borsa per molte ragioni, comprese in particolare le credenze o convinzioni che ognuno di noi ha, e che ci distolgono dalla realtà.
Hite porta spesso per esempio il commentatore di Wall Street Week, una trasmissione settimanale di Borsa, che suole ripetere la convenienza dei Bond (titoli di Stato USA) nonostante un calo pressoché costante dei prezzi degli stessi in otto anni consecutivi…
Come abbiamo già notato, la caratteristica di Larry Hite è quella di operare su tutti i mercati allo stesso modo, giungendo a infischiarsene della merce o del titolo trattato: "per me comprare caffè, oro o IBM è la stessa cosa: in ogni caso, la mia posizione non sarà più dell’1% del mio portafoglio e in ogni caso non perderò più dell’I o del 2%".
Certo non tutti possono lavorare in contemporanea su così tanti mercati: per un investitore privato è spesso difficile tenere il passo anche con un solo mercato. L’unico sistema per ottenere tanta efficienza è quello di usare una metodologia costante e collaudata, che permetta di considerare qualsiasi cosa abbia un prezzo come un possibile investimento.
Infatti Hite segue molto l’analisi tecnica, come la stragrande maggioranza degli operatori sui mercati future e delle commodity, confessa anche di non aver mai cercato il sistema ottimale;
Alcune lezioni molto importanti le ha imparate da Ed Seykota. come racconta lui stesso:
"Ed Seykota un giorno mi ha spiegato la sua filosofia, dicendomi: Tuoi rischiare il 5%, oppure il 10%; l’importante è che tu realizzi che più rischi,"più volatili saranno i tuoi risultati".
E per riassumere la filosofìa di Hite in due frasi che lo stesso ama proferire:
1. Se non scommetti, non puoi vincere.
2. Se perdi tutte le fiches, non puoi più giocare.