News Azionario Europa: 5 buoni motivi per investire sul Vecchio continente

Azionario Europa: 5 buoni motivi per investire sul Vecchio continente

Pubblicato 19 Febbraio 2014 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:12

Gli investitori hanno messo gli
occhi sull'Europa e non hanno intenzione di distoglierli
per guardare altrove.
Can Elbi, gestore del fondo JB Europe Focus di Swiss & Global asset
management, ha delineato le 5 ragioni fondamentali a favore della crescita
dell'azionario nel Vecchio continente
che "è destinata a proseguire dopo due
anni di rialzi in doppia cifra".



Secondo Elbi l'Europa è all'inizio di un
periodo di autentica ripresa economica "con un tasso di crescita reale del Pil
stimato per il 2014 tra l'1% e l'1,5%"
. Una previsione basata sull'osservazione
di diversi indicatori macroeconomici tra i quali l'indice Pmi manifatturiero:
"I nuovi ordini sono saliti a gennaio ai massimi da quattro anni e, se dovessero
continuare su questo trend, sarebbero coerenti con una crescita del Pil tra
l'1,5% e il 2%". Tutto ciò si tradurrebbe in una nuova spinta per il mercato
azionario
europeo: "Abbiamo una visione molto positiva, nonostante il mercato
provenga da due anni di salita. Infatti i guadagni dell'azionario europeo a cui
abbiamo assistito finora sono stati giustificati da un revisione dei multipli,
inizialmente a livello molto depressi. Contemporaneamente, tuttavia, le stime
sugli utili per azione hanno subito una continua revisione al ribasso. Pertanto
sarà la correzione dell'eccesso di revisione di queste stime, destinate a
migliorare, a fornire benzina per ulteriori rialzi delle Borse europee".Secondo il gestore di Swiss & Global "gli utili potrebbero crescere del
30%-40% cumulativo tra il 2014 e il 2016, trainati dal miglioramento dell'economia
di Stati Uniti ed Europa. Nel 2014 vediamo un potenziale ritorno del 10%-15% sull'azionario
europeo".


 


I driver della ripresa economica europea


Sono cinque i catalizzatori della
primavera europea indicati da Elbi:


-Riduzione del politiche di austerità fiscale. I
governi europei hanno definitivamente abbandonato la strada dell'austerity a
ogni costo. Il "freno fiscale" è destinato a ridursi dall'1,1% sul Pil europeo
nel 2013 allo 0,4% nel 2014. Ciò significa liberare uno 0,7% di crescita
aggiuntiva.


-Ritorno della fiducia, l'elemento fondamentale
per i consumi e gli investimenti. "Il merito principale di questo successo va
attribuito a Mario Draghi - spiega Elbi - capace di maggiore comunicazione e
aggressività rispetto al suo predecessore Trichet". Non è un caso che il clima
sia cambiato dopo il discorso del luglio 2012, quello del "faremo tutto il
necessario per la stabilità dell'euro". Con le operazioni di Ltro e Omt Mario
Draghi "ha avviato la stabilizzazione del sistema bancario europeo e permesso
la riduzione degli spread sui titoli di Stato. Le condizioni del credito sono
migliorate. Certo ci sono ancora aree problematiche, come l'Italia, dove
finanziarsi è ancora difficile. Tuttavia nel Belpaese il problema è legato più
alla domanda di credito che all'offerta, a causa di una mancanza di fiducia. Si
consuma e si investe se si ha confidenza e chiarezza sul futuro. Anche in
Italia, comunque, lo scenario è destinato a migliorare".


-Miglioramento della domanda interna. "La domanda
reale nell'area euro ha continuato a scendere da fine 2010 ma sembra aver
trovato un punto di svolta. Siamo ancora su livelli molto depressi ma dal 2014
rientreranno in scena i consumatori tedeschi e francesi, un fattore da non
sottostimare. Se si osservano i tassi di interesse reali - prosegue Elbi - si
nota come questi siano in territorio negativo in Francia e in Germania mentre
il tasso di risparmio si trova ancora in doppia cifra. E' destinato a scendere,
a favore del consumo".


-Revival dell'export nei Paesi periferici.L'esempio citato da Elbi è in questo caso la Spagna "dove il tasso annualizzato
di crescita delle esportazioni è stato dell'8% negli ultimi mesi. Il merito di
questo successo è delle riforme intraprese dai governanti iberici, riforme che
hanno portato a una diminuzione del costo del lavoro del 10% dal 2008. Con un
tasso di disoccupazione del 26% è molto probabile che assisteremo a ulteriori
riduzioni". La Spagna è tra l'altro un buon metro di confronto con l'Italia:
"Anche l'Italia affronterà il tema delle riforme con maggiore vigore di quanto
fatto finora. In tal senso è spiegabile la reazione dei mercati all'avvio di un
governo guidato da Matteo Renzi".


-Inizio di un nuovo ciclo di investimenti
aziendali.
"Basta osservare l'andamento della spesa corporate rispetto al Pil.
Siamo ai minimi degli ultimi venti anni. E' perciò molto probabile che le
imprese diano il via a un nuovo ciclo di investimenti e di spesa, un altro
sostegno per la crescita".