News Verso un 2013 positivo per i mercati azionari

Verso un 2013 positivo per i mercati azionari

Pubblicato 18 Febbraio 2013 Aggiornato 19 Luglio 2022 14:26

Di seguito pubblichiamo un'analisi di Armando Carcaterra, Direttore Investimenti di Anima SGR. L'esperto si attende un miglioramento dello scenario macro europeo nel corso del 2013, fattore che dovrebbe confermare l'attuale trend di mercato caratterizzato dalla ricerca di rendimenti più alti rispetto a quelli offerti dai titoli di Stato.




A dispetto della situazione macroeconomica, e in Europa anche politica, complessa, il 2012 si è chiuso come un anno eccezionalmente positivo per i mercati azionari e obbligazionari. Il 2013 è iniziato con il segno più e, congiuntura permettendo, si presenta come un altro anno positivo per gli investitori.




Dopo un periodo di rallentamento, durato circa 12-18 mesi, infatti, si sta assistendo a una certa accelerazione che, secondo Anima SGR, dovrebbe favorire da parte degli investitori l'avvio dello spostamento di capitali dal reddito fisso verso il comparto azionario, al termine di un trentennio eccezionale per il primo.




Il 2013 appare come l'anno caratterizzato dalla centralità del tema della crescita. Per Carcaterra l'economia globale dovrebbe essere contraddistinta nei prossimi mesi da una revisione al rialzo delle attese. In questa direzione vanno già i promettenti segnali generati dagli indicatori anticipati di Italia, Germania e Francia. In particolare l'esperto apprezza e nota il miglioramento dell'indice PMI italiano.




A livello macro oggi la situazione italiana non rivela ancora importanti segni di miglioramento, ma il Direttore Investimenti di Anima SGR prevede un graduale recupero degli indicatori nel corso del 2013: gli indicatori anticipatori, come l'indice di fiducia delle imprese, sembrano coerenti con una certa stabilizzazione dell'economia a partire dal secondo trimestre.




Se Wall Street viaggia sui massimi dal 2007, l'America sta invece dimostrando di non essersi ancora ripresa del tutto dal peso della grande crisi economico-finanziaria. A favorire questa visione di Carcaterra l'inaspettato calo del Pil dell'ultimo trimestre del 2012, pari allo 0,1%. Vale a dire il risultato peggiore dal secondo trimestre del 2009. "Ma se il dato sul Pil é negativo, a rendere il quadro più roseo ha contribuito la domanda finale interna che è cresciuta dell'1,3% nonostante il calo della spesa pubblica", puntualizza l'esperto di Anima SGR.




Un altro parametro da non perdere di vista è l'incremento conosciuto dagli investimenti produttivi (+8,4%) e soprattutto da quelli residenziali (+15,3%), sintomo che il comparto immobiliare, pilastro della ripresa dell'economia statunitense, sta ricominciando a contribuire alla crescita del Pil.




Da parte sua, la risposta da parte della Federal Reserve guidata da Bernanke è stata di rinnovare il suo impegno a immettere liquidità nel sistema; la moneta unica ha così ripreso ad apprezzarsi arrivando a superare anche quota 1,35 contro il dollaro, raggiungendo il massimo dal 2011.




Su questo punto Draghi è intervenuto in occasione dell'ultima riunione della BCE del 7 febbraio, e come previsto, ha parlato di un euro forte come segnale di un ritorno di fiducia da parte degli investitori istituzionali verso l'Eurozona e di una valuta europea ancora vicina alla media di lungo periodo.




Tuttavia, Draghi ha confermato che la BCE terrà sotto controllo l'andamento della moneta unica nella valutazione dei rischi di inflazione, una delle variabili più importanti nelle sue decisioni di politica monetaria. L'euro ha così reagito con un ribasso, che riteniamo avrà il fiato corto. Sul fronte dei cambi, ancora, lo yen continua a indebolirsi per effetto del programma di svalutazione messo a segno dal governo e dalla banca centrale giapponese, la BoJ.