Notizie Notizie Italia Tria: manovra da 37 miliardi, 22 mld in deficit. Ministro difende NADEF ma addio vicino. Il papabile sostituto

Tria: manovra da 37 miliardi, 22 mld in deficit. Ministro difende NADEF ma addio vicino. Il papabile sostituto

10 Ottobre 2018 12:46

Il governo M5S-Lega snobba in toto la bocciatura del NADEF arrivata dall’Upb, con il ministro dell’Economia Giovanni Tria che torna alle Commissioni bilancio di Camera e Senato per illustrare e spiegare i contenuti della manovra. Nelle stesse ore, il Tesoro comunica i risultati dell’asta dei Bot annuali, che hanno messo in evidenza rendimenti più che raddoppiati. Preoccupazione, ma assolutamente non panico. Lo spread BTP-Bund viaggia anzi ai minimi della giornata, a quota 294 pb, a fronte di tassi decennali al 3,48%.

Come ha ricordato stamattina il vicepremier leghista Matteo Salvini, il governo tira dritto, e continuerà a tirare dritto anche con uno spread a 400 punti base. Che comunque, sia per Salvini che per il ministro degli Affari europei Paolo Savona non sarà raggiunto.

Se lo spread arrivasse a 400? Non mi pongo il problema: la manovra non cambia. Andiamo avanti perchè è una manovra che aiuta il Paese. Punto. Questa è una buona manovra, quindi non mi pongo il problema”, ha detto oggi il ministro dell’Interno.

Al ministro dell’economia Giovanni Tria, spetta l’arduo compito di presentare la manovra tanto osteggiata non solo da Bruxelles, ma anche in casa, dall’Ufficio parlamentare di bilancio, non convinto delle stime eccessivamente ottimistiche sul Pil.

Il governo si presenta coeso, per lo meno appare coeso, nel difendere la bontà della legge di bilancio.

Eppure Reuters riporta oggi nuove indiscrezioni che mettono in allarme tutti. La tensione sul futuro del ministro non è affatto rientrata. Tutt’altro. Tra le fonti interpellate da Reuters una lo dice chiaramente, anche se poi la portavoce di Tria smentisce, che il ministro “vuole andare via, a prescindere dal fatto che noi siamo stufi di lui”.

La stessa fonte ha affermato tuttavia che “prima di gennaio non succederà nulla“, visto che “bisogna approvare la legge di Bilancio in Parlamento”.

Nell’articolo si legge che “visti i rapporti deteriorati con la maggioranza, è probabile che Tria lascerà l’incarico di ministro entro pochi mesi, riferiscono a Reuters fonti governative e politiche”.

Reuters parla di una cena, in cui la scorsa settimana “un importante esponente della maggioranza ha incontrato alcuni investitori internazionali, in un esclusivo ristorante di Roma”.

“A fine serata – riporta l’agenzia di stampa – gli è stato chiesto se avesse domande da fare. Ne aveva solo una: ‘Cosa fareste se Giovanni Tria si dimettesse?‘ (….) Durante la cena a cui ha partecipato un giornalista della Reuters, il politico ha riconosciuto le competenze del ministro: ma un ‘ma’  non è mancato:

“Tria – ha detto – è serio e competente, ma non credo che abbia pienamente compreso il suo ruolo. Ha avuto la tendenza a comportarsi come l’amministratore delegato di una società privata che può agire in autonomia. E ovviamente non è così, questo è un governo politico, non tecnocratico”.

Dunque?

Dalla cena emerge che il politico non ha escluso che Tria potesse rimanere ministro dell’economia, aggiungendo però anche che “Lega e M5s hanno discusso opzioni alternative in diverse occasioni”. E che “un potenziale sostituto sarebbe Massimo Garavaglia, esponente moderato della Lega e vice ministro dell’Economia”.

“Tria – continua Reuters -potrebbe lasciare il governo anche spontaneamente, dopo il varo della manovra in Parlamento. Lui stesso ha accennato a questa possibilità parlando con collaboratori e conoscenti, hanno riferito a Reuters una fonte del Tesoro e una fonte istituzionale, nessuna delle quali ha ascoltato direttamente il ministro”.

Quanto trapela dai rumor è che, rispondendo all’esponente della maggioranza, “investitori e gestori di fondi hanno spiegato che non sarebbero contenti di vedere Tria andarsene. Alcuni hanno detto di essere pronti, in caso di dimissioni, a vendere asset italiani in portafoglio. Altri invece aspetterebbero di sapere chi sarà il nuovo ministro dell’Economia prima di assumere decisioni”.

Tria: manovra da 37 mld, di cui 22 in deficit

Tria ha rimarcato oggi in via ufficiale la posizione del governo, che ha deciso di andare avanti. Il ministro ha ribattuto all’Upb, affermando che il governo conferma le previsioni del NADEF. 

Tria ha ribadito anche il proprio ottimismo sull’outlook dell’economia italiana, ricordando che le stime sono caute e che possono essere ampiamente superate. Tra l’altro, ha aggiunto, l’outlook è basato su posizioni caute se non pessimistiche “riguardo ai livelli dei rendimenti sui titoli di stato e dei tassi di interesse sui prestiti bancari”.

Andando nel dettaglio, tra tagli alle spese e aumento delle entrate, il titolare del Tesoro ha presentato l’ammontare delle coperture per il 2019, precisando il valore complessivo della manovra: 37 miliardi, di cui 22 miliardi di deficit.

Tria ha spiegato anche l’impatto delle misure sul PIl reale, sottolineando che “la disattivazione parziale dell’aumento delle aliquote Iva che comporta un onere di 12,5 miliardi ha un impatto sul tasso di crescita del Pil pari a +0,2 punti percentuali nel 2019″. E che “il reddito di cittadinanza e l’anticipo pensionistico che costano 16 miliardi incideranno sul Pil di +0,3 punti; la flat tax che vale 600 milioni ha un impatto di +0,1 punti”.

Riguardo agli investimenti il governo prevede 3,5 miliardi di “risorse aggiuntive” con un impatto sul Pil di +0,2 punti; le misure che riguardano gli incentivi agli investimenti e gli interventi di spesa per il pubblico impiego per 1,8 miliardi dovrebbero produrre una variazione +0,1% Pil;  un impatto “positivo” viene accreditato anche alle spese indifferibili per 2,3 miliardi (+0,1).

Dal canto loro, invece, le coperture (6,9 miliardi di tagli e 8,1 miliardi di entrate) dovrebbero ridurre il Pil di 0,4 punti.

Nel complesso, il ministro ha detto di ritenere che l’incidenza della legge di bilancio sul tasso di variazione del Pil reale sarà di 0,6 punti percentuali nel 2019, 0,5 punti nel 2020 e 0,3 punti percentuali nel 2021.

E, forse per la prima volta in assoluto, si è presentato meno falco del collega Savona, che ha parlato della possibilità di cambiare la manovra. Forse perchè prevede di lasciare presto quella poltrona del Mef.