Notizie Notizie Italia Spettro 2011 su spread: Pimco lo esclude, Degroof Petercam no, con debito junk e intervento Bce

Spettro 2011 su spread: Pimco lo esclude, Degroof Petercam no, con debito junk e intervento Bce

20 Giugno 2018 11:10

Per Pimco i tassi sui BTP continueranno a salire, anche se non ai livelli del 2011, mentre gli analisti di Degroof Petercam AM non escludono che quell’annus horribilis possa ripetersi. Nella nota è scritto chiaramente che una situazione del genere è contemplata nel worst-case scenario, ovvero nello scenario peggiore, che non coincide comunque – va precisato – con lo scenario di base.

Detto questo, quell’incubo del 2011, quando l’Unione europea prese praticamente le redini dell’Italia, defenestrando l’allora premier Silvio Berlusconi, e inaugurando l’era del governo tecnico di Mario Monti, continua a fare capolino nei vari outlook che strategist ed economisti snocciolano quotidianamente sull’Italia.

Così Peter De Coensel, Fixed Income Chief Investment Officer di Degroof Petercam AM, in un nota:

“Il mercato dei Btp italiani ha di recente subito un duro colpo. Il fattore scatenante è stato il rifiuto da parte della Lega Nord e del M5S, nella fase delle consultazioni, di impegnarsi esplicitamente a favore dell’euro. Ci è voluto del tempo prima che Salvini e Di Maio fugassero ogni dubbio sulla permanenza nell’Unione Monetaria. La credibilità del mercato dei Btp è stata quindi influenzata negativamente e ci vorrà del tempo perché possa rinvigorirsi di nuovo. La volatilità deve diminuire per far riemergere l’interesse degli investitori internazionali”.

In realtà, per ora, spread e tassi stanno tenendo. Oggi lo spread BTP-Bund oscilla attorno a 214 punti base, a fronte di tassi decennali in calo attorno al 2,50%: numeri ben inferiori a quelli della grave crisi istituzionale che ha preceduto la formazione del governo M5S-Lega, con il differenziale schizzato oltre quota 300 e i rendimenti a 10 anni volati fino al 3,4%.

La tempesta finanziaria è stata così forte che Scott Mather, tra i direttori degli investimenti di Pimco, sottolinea che “i tassi dei titoli italiani sono già saliti, provocando un allargamento dello spread (a 10 anni tra Italia e Germania) di oltre 100 punti base, che è un incremento sostanziale”.

Nel presentare il “Pimco secular Outlook” a Milano, alla domanda se i tassi possano salire di più, Mather di Pimco ha, di conseguenza, risposto: “Sì, pensiamo che questo potrebbe essere il trend, ma non come nel 2011. Un adjustment è già avvenuto. Non ci aspettiamo un altro grosso repricing a breve”.

Sulle proposte di politica fiscale espansiva su cui punta il governo M5S-Lega,  non è mancato certo lo scetticismo: “Alcuni elementi della discussione sono a favore della crescita, altri invece potrebbero aumentare il deficit e questo desta preoccupazione nei mercati”.

Ma fondamentalmente la view di Pimco non è allarmante, o per lo meno non ripropone lo spettro del 2011, quando lo spread volò ai massimi record, precisamente il 9 novembre del 2011, balzando fino a 574 punti, a fronte di tassi sui BTP decennali al 7,47%.

L’ipotesi del 2011 è invece segnalata per l’appunto da Degroof Petercam AM, in un nota in cui vengono presentati tre scenari sul futuro dello spread (e dell’Italia)

LO SCENARIO POSITIVO

Il governo italiano è costruttivo per quanto riguarda i requisiti di bilancio della Commissione Europea. Nessuna discussione su una potenziale uscita dall’euro. La crescita economica rimane buona e passiamo attraverso uno scenario simile a quello “portoghese”. Lo spread BTP-Bund si restringe verso 150-175 pb. La fiducia degli investitori ritorna lentamente.

LO SCENARIO NEGATIVO

Il Governo è conflittuale con l’Europa su immigrazione e politica fiscale. Tuttavia, l’Italia non mette in discussione l’adesione all’euro. La crescita economica è poco stabile. Lo Spread Bund/BTP si mantiene nell’intervallo 250-300 pb. La fiducia degli investitori rimane fragile.

LO SCENARIO PEGGIORE

In questo caso gli analisti di Degroof Petercam presentano una “situazione di massima tensione nei confronti dell’Unione Monetaria e della Commissione Europea”.

Nel worst-case scenario, “si perde l’accesso al mercato e le agenzie di rating spingono l’Italia a un rating di non investment grade. Riemerge una crisi del debito sovrano con uno spread Btp-Bund che raggiunge i livelli del 2011-2012 di 600 pb. Si perde la fiducia degli investitori. La Bce potrebbe attivare l’OMT (Outright Monetary Transactions, piano salva euro)”.

Nella nota, viene precisato che “lo scenario di base per i Btp italiani (di Degroof Petercam) prevede una graduale convergenza verso lo scenario 1. Tuttavia, si è ridotta la fiducia da parte degli investitori e ci vorrà del tempo per riottenerla. Pertanto, prevediamo che i mercati si muoveranno tra lo scenario 1 e lo scenario 2 per il resto del 2018. Ciò si traduce in uno spread Btp-Bund a 10 anni che oscilla tra 175 e 250 pb nel 2018. L’elemento cruciale in grado di condurci al primo scenario sarà la presentazione di un progetto di bilancio per il 2019 “responsabile”.

Ma è davvero solo la politica a determinare il trend dei BTP italiani?

Non per il direttore generale del debito pubblico, Davide Iacovoni. Nel corso di una conferenza che si è tenuta a Londra, Iacovoni – segnala un articolo della Reuyers – ha spiegato la volatilità che si è abbattuta sul mercato dei BTP soprattutto nel mese di maggio anche con la presenza di fattori tecnici, come la capacità ridotta dei primary dealer di fare trading sui bond governativi.

“Abbiamo l’impressione che l’ampiezza delle oscillazioni sia da attribuire non solo agli eventi politici, ma anche a cambiamenti tecnici nel mercato – ha detto in una conferenza di Euromoney – Le norme che disciplinano il settore finanziario, hanno ridotto la capacità dei primary dealer – fondamentalmente banche nominate dai governi per la vendita e le operazioni di trading dei titoli di stato – di agire come cuscinetto contro la volatilità, come hanno fatto in passato”.

Secondo Iacovoni, inoltre, l’assenza di liquidità nel mercato dei futures sui BTP ha avuto riflessi nelle operazioni di trading dei bond.

Intanto i mercati tirano un sospiro di sollievo dopo le parole pronunciate dal ministro dell’economia Giovanni Tria, che ha ricordato, nella sua prima alla Camera e nel corso della discussione sul Def, che ha definito il percorso discendente del debito pubblico italiano “un’evoluzione che è bene non mettere a repentaglio”. In base ai desiderata di Bruxelles.