Notizie Notizie Italia Sondaggio Morningstar: dopo le correzioni più prudenza tra i gestori

Sondaggio Morningstar: dopo le correzioni più prudenza tra i gestori

18 Aprile 2007 12:34

La maggior parte dei gestori prevede un rialzo delle Borse nei prossimi sei mesi, ma il gruppo degli ottimisti si è ristretto rispetto a marzo e a febbraio. Per il 56% degli intervistati da Morningstar nell’ultimo sondaggio tra 25 delle principali case di investimento, italiane ed estere, che operano sul mercato domestico, i mercati del Vecchio continente saliranno (erano il 74% a marzo). Raccoglie meno consensi Wall Street (48%) e si ridimensiona l’ottimismo su Piazza Affari dopo il picco toccato nella precedente rilevazione (61,9% contro 80%). Tokyo rimane il listino preferito, ma coloro che si attendono un apprezzamento scendono dal 77,3 al 76%.


Europa, l’economia va


Tutti i gestori sono concordi nel riconoscere il buon stato dell’economia del Vecchio continente, supportata dalla domanda esterna e dal calo della disoccupazione. E’ opinione condivisa che la Banca centrale attuerà un ulteriore rialzo dei tassi, probabilmente a giugno, portandoli al 4%, ma difficilmente proseguirà nella politica restrittiva, rischiando di danneggiare la crescita. I pessimisti sull’area sono l’8%, tuttavia nel corso dell’ultimo mese è aumentata la percentuale di coloro che prevedono una stabilizzazione attorno agli attuali livelli. La ragione è prevalentemente valutativa, in quanto i fund manager ritengono che i titoli abbiano raggiunto livelli di equilibrio. “Dal punto di vista settoriale”, osserva il team di Anima Sgr, “l’unico comparto che può essere considerato sopravvalutato è quello delle utilities, mentre telefonia, tecnologici e farmaceutici restarono relativamente sottovalutati”.
Per l’Italia valgono considerazioni analoghe, anche se gli intervistati che prevedono un apprezzamento del listino milanese sono più numerosi di quelli ottimisti sul resto d’Europa.

 

Stati Uniti in frenata


Ad aprile sono aumentati i pessimisti sulla Borsa americana e hanno toccato il 16%, dopo essere scesi sotto il 5% a marzo. I gestori mettono l’accento sulla rallentamento, seppur moderato, dell’economia, che trova conferma nei segnali di indebolimento del mercato immobiliare e in una moderazione della dinamica di crescita degli utili. L’aumento della volatilità preoccupa nel breve termine, mentre dal punto di vista delle valutazioni azionarie non sono riscontrati settori particolarmente “costosi”.

 

Enigma Giappone


Nell’ultimo trimestre, la Borsa di Tokyo ha perso consensi, ma rimane la preferita dai fund manager, con una percentuale esigua di pessimisti. I dati sulla crescita economica e sugli utili sono controversi, anche se non sono mancate sorprese positive. Inoltre, tale mercato è stato il meno performante nel 2006, quindi presenta minori rischi in caso di un crollo generalizzato dei listini azionari. Gran parte del potenziale inespresso è legato allo sviluppo della domanda interna che resta, per il momento, latente.


Curva obbligazionaria piatta in Europa


Quasi un gestore su due prevede un ribasso dei prezzi delle obbligazioni nell’area Euro, nella convinzione che la Banca centrale provvederà a un ulteriore rialzo dei tassi. In un contesto in cui la curva dei rendimenti è piatta, la preferenza va alla parte breve (basse scadenze), considerata come la più efficiente, in quanto espone meno alle mosse di politica monetaria. Sul mercato del reddito fisso americano la situazione è diversa, in quanto la Federal Reserve ha interrotto la fase delle strette e potrebbe re-impostare la strategia in modo più accomodante nel corso dell’anno. La maggior parte dei fund manager stima una stabilizzazione dei prezzi dei titoli nei prossimi sei mesi e mantiene un profilo prudente sull’area.

 

Ancora incertezza sul rapporto euro/dollaro


Le probabilità di un apprezzamento della divisa comunitaria sul biglietto verde sono simili a quelle di una ripresa della valuta americana, che è considerata troppo sottovalutata. Inoltre, se l’euro continuerà a correre sarà compromessa la crescita nel Vecchio continente, che ha come fattore-guida le esportazioni, per cui molti gestori ipotizzano un ribilanciamento. Infine, gran parte delle attese negative sul dollaro sono già scontate nelle quotazioni. Per tali ragioni, il rapporto tra le due divise, secondo i fund manager, difficilmente sfonderà quota 1,35 in modo duraturo.

 

Sara Silano

Caporedattore Morningstar Italia