Notizie Dati Macroeconomici Se il Giappone teme la recessione

Se il Giappone teme la recessione

10 Settembre 2007 09:26

Non è certo ancora il caso di parlare di recessione per l’economia del Sol Levante. Tecnicamente solo due trimestri consecutivi di contrazione indicano l’ingresso di un paese in questa fase del ciclo economico. E tuttavia il dato reso noto nel corso della notte in Giappone aggiunge sale sulle ferite dei mercati e sulle preoccupazioni degli analisti. Anche perché il Giappone rappresenta un caso a parte provenendo da un lungo periodo di difficoltà e deflazione, periodo evidentemente non ancora superato del tutto.


Il dato definitivo sul pil del Paese orientale nel secondo trimestre 2007 ha messo in evidenza un arretramento dello 0,3% rispetto al primo trimestre dell’anno, a fronte di una crescita dello 0,1% della rilevazione preliminare, una frenata attesa dal consensus (-0,2%) anche se leggermente superiore in entità a quanto previsto. Il dato tendenziale si è invece attestato al -1,2% contro una stima preliminare a +0,5% e un consensus che prevedeva un rallentamento dello 0,7%, nettamente. Si tratta della contrazione maggiore degli ultimi quattro anni e che riporta al centro dell’attenzione lo stato di salute del Giappone.


La scomposizione del pil evidenzia un forte calo degli investimenti pubblici (-2,6%) mentre le spese per consumi personali sono cresciute dello 0,3%. Se a prima vista l’aumento delle spese dei consumatori giapponesi è da considerarsi positivo, vista la debolezza della domanda interna, in realtà anch’esso è stato rivisto al ribasso rispetto alla stima preliminare dove la crescita dell’aggregato era stata pari allo 0,4%. Un dato che è stato comunque sottolineato dal ministro delle Finanze, Fukushiro Nukaga, il quale si è detto fiducioso su una prosecuzione della ripresa.


Al di là di voler considerare positivamente un leggero incremento della domanda interna, la contrazione degli investimenti delle imprese e il rallentamento delle esportazioni, colpisce proprio i due elementi che sono stati alla base del recupero dell’economia del Sol Levante. Evidentemente la paura di una recessione al di là del Pacifico, sta già riverberando i suoi effetti sul Paese dei fiori d’arancio, insieme con la confusione in cui si dibattono i mercati finanziari tra mutui subprime e timori di credit crunch.


 Senza contare che sul Giappone pende sempre la spada di Damocle rappresentata dalla deflazione. In agosto i prezzi al consumo sono calati per il sesto mese consecutivo, dello 0,1%, e dello 0,5% al netto di prodotti freschi ed energia. Tutto previsto, come il rallentamento del pil, eppure il dubbio che l’economia del Sol Levante possa tornare a incepparsi è forte. Di certo, per il momento ci sono solo la revisione al ribasso che sicuramente verrà effettuata, delle stime di pil per il 2007, attualmente al 2%, e il rinvio sine die del rialzo dei tassi di interesse, attualmente allo 0,5%. Notizie che non fanno piacere allo yen, sballottato sui mercati valutari, ma che potrebbero prolungare la lunga agonia del gioco del carry trade, attività che porta all’indebitarsi in valute di Paesi con tassi di interesse bassi per reinvestire quanto ottenuto in asset a maggiore rendimento.