News Saxo Bank, cosa succede se i greci dicono ‘no’

Saxo Bank, cosa succede se i greci dicono ‘no’

Pubblicato 3 Novembre 2011 Aggiornato 19 Luglio 2022 15:39
Martedì i mercati azionari sono stati attraversati da una scarica di preoccupazione dopo che lunedì sera il Primo ministro greco George Papandreou a sorpresa ha annunciato che sottoporrà alla volontà del popolo gli estremi del recente pacchetto di salvataggio concertato con l'Unione Europea solo il 26 ottobre scorso. L'iniziativa, che ha colto in contropiede lo stesso gabinetto di Papandreou, sembra aver trovato l'appoggio dei greci. I primi sondaggi mostrano che l'opposizione al pacchetto di salvataggio, che include severa austerità, sia a circa il 60 per cento.

Un 'no' al piano appare dunque una possibilità reale. Non resta dunque che chiedersi quali potrebbero essere le prospettive sia per la Grecia che per gli altri Paesi dell'Eurozona se si verificasse tale scenario, con conseguente uscita di Atene dall'Euro.

Come evidenzia Mads Koefoed, macro strategist di Saxo Bank, "un no al piano di aiuti equivale a un sì al default e all'uscita dall'euro". L'economista della banca danese rimarca inoltre come la vittoria del no al referendum porterebbe la Grecia "non solo a perdere il secondo piano di aiuti, ma anche i 110 miliardi di euro del primo piano del maggio 2010". In questo caso Atene non sarebbe ufficialmente costretta ad uscire dall'Unione monetaria, "ma lo dovrà comunque fare in quanto non potrà più sopportare il peso di una moneta troppo forte per la sua debole e non competitiva economia" sostiene Koefoed. Questo non significa che la Grecia lascerà l'Unione europea.

Ma cosa comporterebbe per il resto d'Europa un default disordinato di Atene? Inevitabilmente a essere messo a dura prova sarebbe l'intero settore bancario europeo, "con la Bce, ossia di fatto la Germania, che con ogni probabilità dovrà farsi carico della situazione per far sopravvivere l'intero comparto" incalza lo strategist di Saxo Bank secondo cui "la Banca centrale europea non sarebbe tuttavia in grado di affrontare la situazione se l'uscita dall'Euro riguardasse anche gli altri Paesi che stanno lottando per non affondare". Il riferimento è a Portogallo, Spagna e Italia.

A questo punto i politici europei devono darsi una mossa e sfruttare anche il G20 di Cannes per contenere subito la paura dei mercati "non tanto di un default greco ma piuttosto di un contagio". In questa direzione i policymaker secondo Koefoed dovrebbero "o convincere Papandreu a tornare sui suoi passi, magari rinegoziando alcune condizioni, o dare segnali di sostegno al settore bancario europeo così forti da convincere gli speculatori che attaccare i paesi perifierici sia una battaglia persa".

Ufficio Studi Brown Editore