Notizie Notizie Italia La Proto-storia: quando il finanziere sognava gli Stati Uniti d’Europa (intervista del 14/11/2012)

La Proto-storia: quando il finanziere sognava gli Stati Uniti d’Europa (intervista del 14/11/2012)

15 Febbraio 2013 09:11
Le parole del finanziere arrestato ieri in un’intervista
al mensile “F – La finanza personale” effettuata nel novembre scorso e
pubblicata sul numero di dicembre 2012.
 
 
In pochi anni è passato da vendere enciclopedie, mi
corregga se sbaglio, a essere il rappresentante di un gruppo di investitori che
controlla il 2,8% di Rcs Mediagroup (società editrice del Corriere della Sera),
ad avere partecipazioni in altri gruppi quotati e a essere conosciuto come
l’immobiliarista dei vip. Ammetterà che è una storia personale che non si sente
tutti i giorni.

Non rinnego nulla. Ho lavorato per la Garzanti. Un’esperienza
che considero importantissima perché ancora oggi non mi fa paura l’idea di
bussare a migliaia di porte e confrontarmi con possibili clienti. A un certo
punto ho conosciuto delle persone italiane e straniere che hanno creduto in me,
perché hanno visto un’ambizione non comune e delle capacità, di vendita ma non
solo, che hanno apprezzato.

Più nello specifico come è avvenuta questa
metamorfosi?

L’esperienza alla Garzanti può essere fatta risalire al ’93.
Nel ’95 ho iniziato a lavorare per una società di intermediazione immobiliare.
Sempre nel ’95 ho costituito la mia prima società e successivamente una società
di consulenza e poi ancora una società di trading.

Dopo di che è diventato popolare per le comunicazioni delle
sue operazioni su titoli quotati in Borsa. Spesso si è trattato di comunicazioni
non richieste visto che riguardavano partecipazioni inferiori al 2% e che non
necessitano quindi di informativa alla Consob. La stessa autorità di controllo
si è espressa con termini critici in merito. Non crede che il suo possa essere
considerato un atteggiamento un po’ ambiguo?

Prima di tutto effettuare questo tipo di comunicazioni non è
vietato. In secondo luogo effettuare queste comunicazioni mi consente di creare
una serie di contatti che ritengo fondamentali. Per me è importantissimo farmi
conoscere da potenziali nuovi investitori, italiani e soprattutto esteri, che
portano nel nostro Paese capitali freschi. Non mi interessa entrare nei “salotti
buoni”, ma far capire che c’è un nuovo soggetto nel mondo della finanza. E
questo tipo di comunicazioni mi ha dato la possibilità di entrare in contatto
con investitori, anche internazionali.

Esattamente, gli investitori internazionali. Dei 4
investitori esteri riuniti nel “pattino” di Rcs solo uno può essere considerato
un personaggio pubblico: Kushal Pal Singh, grande immobiliarista indiano e tra
gli uomini più ricchi del subcontinente. Gli altri 3 sembrerebbero sconosciuti.
Chi sono?

Semplicemente sono 3 privati che avevano delle somme da
investire e con i quali sono riuscito a entrare in contatto. Ma si tratta di
personedelle quali non sono tenuto a dare informazioni aggiuntive rispetto a
quelle già comunicate alla Consob visto che singolarmente detengono quote
inferiori al 2%. Sono persone fisiche, nostre clienti, che abbiamo cercato o che
ci hanno contattato, e che mi hanno dato la delega a rappresentarli in
assemblea.

A proposito, come mai tutto questo interesse per il settore
dell’editoria? Negli ultimi mesi oltre che su Rcs, ha dichiarato quote in
Mediaset (sopra il 2%), L’Espresso, oltre a un interesse per le attività di
La7.

Beh, innanzitutto, come già comunicato, abbiamo partecipazioni
anche in altre società europee del settore dei media, quali Prisa, BSKYB e
Newscorp, e non abbiamo investito in tutte le aziende del settore in Italia.
Tuttavia il settore ci interessa. Siamo partiti da poco meno di un anno. Io ho
delle ambizioni e sappiamo tutti che l’editoria può aiutare a far crescere
qualcosa o qualcuno.

Certo, però da quanto ho capito le quote non fanno
direttamente capo a lei, ma a suoi clienti.

Esattamente. Io sono un rappresentante degli investitori, che
investono sulla base di consigli che noi forniamo dopo una serie di analisi
fondamentali, di considerazioni sulle capacità di crescita e sulle persone alla
guida delle società, ma anche ipotizzando degli scenari. Il nostro è un lavoro
di consulenza strutturata, forniamo consigli per la diversificazione dei
patrimoni in tutta Europa. Forniamo solo pura consulenza.

Questo vuol dire che consigliate di volta in volta se
entrare o uscire da un titolo quotato?

Questo dipende dal tipo di contratto che abbiamo con il
cliente. Noi consigliamo, non gestiamo. Sono i clienti che acquistano o vendono
i titoli.

Nell’ambito di questa attività con quali banche
lavorate?

Non lavoriamo con le banche, solo con i privati. Abbiamo
collaborato con Banca Arner circa un anno e mezzo fa, vi appoggiavamo i clienti
che volevano investire. Ma ora non più.

E poi c’è l’immobiliare. A quanto pare mezza Hollywood si
rivolge a lei quando deve trattare l’acquisto di un immobile di pregio in
Italia. Si dice che anche George Clooney abbia trovato la sua villa sul lago di
Como grazie a lei. Come si diventa l’immobiliarista dei vip?

La vendita della villa di Cannes di proprietà della famiglia
Berlusconi, per la quale avevamo ricevuto l’incarico direttamente da un membro
della famiglia, ci ha reso visibili in tutto il mondo. E fortunatamente
all’estero l’Italia è sempre visto come uno dei Paesi più affascinanti. Anche
nell’immobiliare noi ci occupiamo solo di consulenza, troviamo cioè
l’acquirente. Va detto tuttavia che attualmente l’immobiliare è una parte solo
minima della nostra attività.

Ormai punta tutto sulla Borsa?

No. Del nostro core business fa parte anche la diversificazione
nelle piccole e medie imprese italiane ed estere. In particolare mettiamo in
contatto le PMI che, a causa delle difficoltà di accesso alle risorse
finanziarie seguite alla crisi finanziaria, sono alla ricerca di sostegno
finanziario con potenziali investitori. Sono già numerose le aziende che abbiamo
valutato.

Facciamo un passo indietro. Abbiamo iniziato l’intervista
parlando di chi è Alessandro Proto. Ma lei cosa vuole davvero?

Io credo che l’Europa com’è oggi non funzioni. Ci vorrebbero
gli Stati Uniti d’Europa. E mi piacerebbe esserne il presidente.

Sta scherzando?

Assolutamente no.

Direi che l’ambizione proprio non le fa difetto, specie
considerando gli attuali rischi di disgregazione dell’Unione Europea. Ma questo
vuole dire, come è stato scritto, che tra i suoi obiettivi c’è anche la
politica?

In questo momento sì. Mi sono state fatte delle offerte che sto
valutando.

E’ stato detto in orbita PDL.

Sì, direi che l’area è quella.

Per arrivare al culmine del suo progetto politico
occorreranno probabilmente tempi lunghi. Se volessimo guardare più al breve
termine, dove si vede tra 5-10 anni?

All’interno dei cda di alcune società europee, specie del
settore editoriale.     F