Notizie Notizie Italia Il private equity cresce anche in Italia

Il private equity cresce anche in Italia

26 Febbraio 2007 16:44

I fondi di private equity sono i nuovi protagonisti delle maggiori operazioni finanziarie su scala mondiale, ma anche in Italia si respira aria di boom. Quest’oggi un consorzio di fondi di private equity ha chiuso la più grande operazione di tutti i tempi promossa da operatori di questo tipo, acquisendo per 45 miliardi di dollari la texana Txu. E’ un segno dei tempi e del sempre maggiore potere economico nelle mani di questi soggetti. A livello mondiale, nel 2006 sono stati investiti oltre 300 miliardi di dollari (nel 2003 gli investimenti ammontavano a 120 miliardi) e raccolti oltre 400 miliardi, mentre a livello europeo, negli ultimi tre anni sono stati investiti in media oltre 37,5 miliardi di euro a fronte di circa 10500 operazioni annuali (fonte EVCA). Secondo stime fornite da Private Equity Intelligence le disponibilità globali dovrebbero ammontare a circa 610 miliardi di dollari.


A fronte di questa espansione internazionale ormai conclamata anche in Italia si assiste a un processo di accelerazione sulla strada del venture capital. Se ne è parlato oggi al convegno “Private Banking e Private Equity: quali complementarietà?” organizzato da AIPB in collaborazione con AIFI e Credit Suisse tenutosi a Milano. A illustrare i dati sulla crescita del p.e. nel Belpaese è stata Anna Gervasoni, direttore generale di AIFI (Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital).


In Italia, secondo i dati dell’Associazione negli ultimi tre anni sono stati investiti in media oltre 2,5 miliardi di euro a fronte di circa 300 operazioni annuali. Dopo una frenata nel 2004, l’attività di investimento ha raggiunto il suo apice nel 2005, con un numero di operazioni pari a 281, per un valore di 3,065 miliardi di euro. All’interno di queste, 75 si configuravano come operazioni di buy out, rappresentative di un ammontare pari a 2,4 miliardi. Il numero di Sgr autorizzate a gestire fondi mobiliari chiusi, sono passate in 10 anni dalle 10 del 1995 a 61. Di queste 44 sono indipendenti e 17 di emanazione bancaria. Andamento simile anche per i fondi mobiliari chiusi, saliti nello stesso periodo da 5 a 62.


Negli ultimi tre anni all’incirca i 2/3 dei capitali raccolti dall’industria sono provenuti dal mercato, con una larga prevalenza di operatori italiani, da cui nel 2005 è provenuto il 61% del totale. Tra i diversi operatori la raccolta è effettuata principalmente tra banche e assicurazioni, che pesano per quasi il 50%, seguiti da gruppi industriali, fondazioni bancarie, fondi di fondi e investitori individuali.


Impressionanti le performance calcolate per anno di disinvestimento. Nel 2005 la performance, calcolata sulla base dell’internal rate of return lordo aggregato è stato pari al 25,1% dopo anni come 2001 e 2002 in cui era stato addirittura superiore al 34%. Su tutto il portafoglio la performance decennale a fine 2005 è pari a un IRR lordo aggregato del 21,1%.