Piazza Affari: banche sotto pressione sul tema politico, acuto di STM
Giornata borsistica senza verve oggi nel Vecchio Continente, con Wall Street chiusa per festività ed un calendario macroeconomico particolarmente scarno di indicazioni di rilievo. A dominare la scena ancora una volta il tema politico: da un lato le pressioni sui partiti di maggioranza di nazioni core come Francia e Italia, dall'altro il focus sulla riunione dell'Eurogruppo, con al centro lo scottante tema Grecia.
I creditori internazionali avrebbero richiesto al Paese guidato da Alexis Tsipras di adottare misure per assicurare il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e quindi il pagamento di quei debiti prossimi alla scadenza. Il governo Tsipras si è per ora rifiutato di accettare le impopolari richieste dei suoi creditori. Il Fondo chiede un debito greco sostenibile (oggi è pari a circa il 180% del Pil) per partecipare al programma di aiuti, ed è pronto a una ristrutturazione del passivo.
L'insieme di questi elementi hanno riacceso le speculazioni sui titoli di Stato greci. La parte a breve della curva (quella che comprende le scadenze inferiori ai 5 anni per intenderci, ndr) è tornata a salire. Questa mattina il rendimento della carta greca a due anni ha toccato il 9,50% (a ridosso del record a 7,65% toccato lo scorso 31 gennaio), un livello incredibilmente elevato se consideriamo che praticamente la totalità del debito sotto i due anni dei Paesi dell'Eurozona prezza un rendimento negativo.
In questo quadro il FTSE Mib ha chiuso in ribasso dello -0,14% a 18.978,65 punti. Risentono del particolare clima di incertezza i titoli bancari: ancora Banco Bpm worst performer del listino, in ribasso del -2,44% a 2,48 euro. Non va meglio a Ubi Banca, -0,7% a 3,04 euro, e UniCredit, -1,16% a 12,75 euro, nel primo giorno di contrattazioni senza diritti d'opzione, scaduti venerdì scorso.
Ha ceduto terreno Generali, -1,41% a 14,65 euro, nella giornata in cui il management ha annunciato di possedere il 4,492% del di Intesa Sanpaolo (-0,18% a 2,166 euro), di cui l'1,085% detenuto come prestito titoli.
Lato rialzi si illumina STMicroelectronics, +2,11% a 13,58 euro, ad un passo dai massimi dal 2007 dopo l'ufficializzazione dell'accordo con Sequans Communications, leader nel LTE per i chipset dell'Internet degli oggetti, per una collaborazione per facilitare la combinazione di HW e SW della piattaforma di microcontrollore STM32 della ST con Monarch LTE-M piattaforma chipset Sequans in un kit di progettazione per la connettività degli oggetti.
Denaro anche Eni, +0,9% a 14,25 euro e Terna, +0,96% a 4,41 euro, che nel primo pomeriggio ha alzato il velo sui conti 2016 e sul Nuovo Piano Industriale che prevede una politica di investimenti aggressiva, 4 miliardi in 5 anni (+30% rispetto al vecchio piano) ed un'accelerazione del 3% alla dividend policy entro il 2021.
I creditori internazionali avrebbero richiesto al Paese guidato da Alexis Tsipras di adottare misure per assicurare il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e quindi il pagamento di quei debiti prossimi alla scadenza. Il governo Tsipras si è per ora rifiutato di accettare le impopolari richieste dei suoi creditori. Il Fondo chiede un debito greco sostenibile (oggi è pari a circa il 180% del Pil) per partecipare al programma di aiuti, ed è pronto a una ristrutturazione del passivo.
L'insieme di questi elementi hanno riacceso le speculazioni sui titoli di Stato greci. La parte a breve della curva (quella che comprende le scadenze inferiori ai 5 anni per intenderci, ndr) è tornata a salire. Questa mattina il rendimento della carta greca a due anni ha toccato il 9,50% (a ridosso del record a 7,65% toccato lo scorso 31 gennaio), un livello incredibilmente elevato se consideriamo che praticamente la totalità del debito sotto i due anni dei Paesi dell'Eurozona prezza un rendimento negativo.
In questo quadro il FTSE Mib ha chiuso in ribasso dello -0,14% a 18.978,65 punti. Risentono del particolare clima di incertezza i titoli bancari: ancora Banco Bpm worst performer del listino, in ribasso del -2,44% a 2,48 euro. Non va meglio a Ubi Banca, -0,7% a 3,04 euro, e UniCredit, -1,16% a 12,75 euro, nel primo giorno di contrattazioni senza diritti d'opzione, scaduti venerdì scorso.
Ha ceduto terreno Generali, -1,41% a 14,65 euro, nella giornata in cui il management ha annunciato di possedere il 4,492% del di Intesa Sanpaolo (-0,18% a 2,166 euro), di cui l'1,085% detenuto come prestito titoli.
Lato rialzi si illumina STMicroelectronics, +2,11% a 13,58 euro, ad un passo dai massimi dal 2007 dopo l'ufficializzazione dell'accordo con Sequans Communications, leader nel LTE per i chipset dell'Internet degli oggetti, per una collaborazione per facilitare la combinazione di HW e SW della piattaforma di microcontrollore STM32 della ST con Monarch LTE-M piattaforma chipset Sequans in un kit di progettazione per la connettività degli oggetti.
Denaro anche Eni, +0,9% a 14,25 euro e Terna, +0,96% a 4,41 euro, che nel primo pomeriggio ha alzato il velo sui conti 2016 e sul Nuovo Piano Industriale che prevede una politica di investimenti aggressiva, 4 miliardi in 5 anni (+30% rispetto al vecchio piano) ed un'accelerazione del 3% alla dividend policy entro il 2021.