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Paradisi fiscali, al via lo scudo che parla inglese

25 Agosto 2011 13:57

La caccia ai paradisi fiscali da parte dei governi europei si fa sempre più serrata. Dopo l’accordo firmato nei giorni scorsi dalla Germania, anche la Gran Bretagna ha raggiunto ieri un’intesa con l’esecutivo svizzero per tassare i capitali esportati nella Confederazione.

 

L’accordo prevede che i cittadini britannici, non residenti in Svizzera, ma che intrattengono un rapporto bancario nel Paese elvetico, saranno soggetti al pagamento di un contributo una tantum per la regolarizzazione della posizione e un’imposta annuale sulle plusvalenze realizzate Oltremanica. In particolare l’aliquota sarà del 27% per i redditi da capitale, del 40% per i dividendi e del 48% sugli interessi percepiti. L’accordo, con aliquote superiori a quelle fissate dall’euroritenuta, prevede inoltre che venga garantito l’anonimato dei correntisti britannici.

 

Per regolarizzare le attuali relazioni bancarie in Svizzera, le persone residenti nel Regno Unito avranno la possibilità di pagare un’imposta calcolata in modo forfettario. L’aliquota oscillerà tra il 19% e il 34% del patrimonio che si trova nei caveau degli istituti elvetici e sarà determinato in funzione della durata della relazione con il cliente nonché dell’entità dei fondi. Nel frattempo le banche svizzere si sono impegnate con il governo di Londra ad anticipare un importo di 500 milioni di franchi che verranno restituiti man mano che i capitali verranno regolarizzati. Prima di entrare in vigore nel 2013 la convenzione deve essere firmata dai due governi e approvata dai rispettivi Parlamenti. Come contropartita la Svizzera ha ottenuto condizioni di favore per l’attività dei proprio gruppi bancari Oltremanica.


L’accordo raggiunto dalla Gran Bretagna con la Svizzera è analogo a quello firmato dalla Germania ma è di gran lunga più impegnativo rispetto a quello fissato nel 2009 dall’Italia per lo scudo fiscale. I cittadini di Berlino e Londra verseranno al fisco nel momento della regolarizzazione dei rispettivi Paesi un contributo una tantum di almeno il 25% dei capitali detenuti in Svizzera e un ammontare variabile tra il 27% e il 50% sui redditi percepiti annualmente. Si tratta di condizioni di gran lunga più onerose di quelle previste per i cittadini italiani per i quali era stato previsto il pagamento di un’imposta pari a solo il 5% del patrimonio detenuto all’estero al fine di regolarizzare la propria posizione con il fisco.