Notizie Valute e materie prime Non c’è solo Bernanke dietro l’impennata sui mercati di euro e yen

Non c’è solo Bernanke dietro l’impennata sui mercati di euro e yen

15 Febbraio 2007 11:22

Euro e yen sono giunti a toccare nella sessione di ieri i massimi rispettivamente a sei settimane e a un mese nei confronti del dollaro. La divisa del Vecchio continente è arrivata nella notte a 1,3152 mentre il biglietto verde nei confronti della valuta nipponica è sceso a 119,80. In entrambi i casi si è accentuato un trend in essere da alcuni giorni. Mentre però nel caso dell’euro-dollaro il mover assoluto è stato il discorso del presidente della Fed, Ben Bernanke nel pomeriggio di ieri, più composita è la lettura delle cause alla base del rally dello yen.


Il via alle oscillazioni sul mercato Forex è venuto da Bernanke che, proponendo uno scenario di rallentamento dell’inflazione in un contesto di andamento favorevole dell’economia americana, ha implicitamente aumentato le probabilità assegnate dagli operatori all’ipotesi di un taglio dei tassi nel secondo semestre dell’anno. Conseguenza naturale è stato un indebolimento complessivo del dollaro rispetto alle valute di aree come Eurozona e Giappone, dove si prevede una politica monetaria di stampo restrittivo almeno nel breve-medio periodo.


Per quanto riguarda lo yen, l’accelerazione è arrivata in nottata dopo la pubblicazione dei dati sul Pil giapponese del quarto trimestre che ha mostrato una crescita del 4,8% contro il +3,8% del consenso, un recupero dei consumi e il buono stato del settore societario. Un’altra spiegazione la propone però Antonio Cesarano, responsabile divisione Research & Strategy di Mps Finance, sottolineando la revisione al ribasso del pil nel trimestre precedente, dallo 0,8% allo 0,3% annualizzato. “E’ così possibile – scrive Cesarano – che l’apprezzamento dello yen sia solamente temporaneo dovuto a parziale chiusura di posizioni in carry e alle ricoperture di posizioni corte che, secondo la Commodity Futures Trading Commission, la scorsa settimana erano in prossimità di livelli record”. Per Vito Nigro di Euroforex invece sarà ancora l’attesa sui tassi d’interesse a guidare l’andamento dello yen, con una sempre maggiore pressione della BoJ a un rialzo, reso ancora più urgente dall’aumento del Pil. Dal punto di vista tecnico Nigro si attende che il rapporto euro yen, ora a 157,85, possa recuperare quota 158,50-158,60.


La chiusura delle posizioni speculative corte e le attese di politica monetaria della Banca del Giappone sono state sicuramente una delle basi del movimento favorevole allo yen registratosi in nottata. Entrambe potrebbero esplicare i loro effetti anche nel prossimo futuro. Infatti, il carry trade (indebitarsi in yen per comprare in altre valute) sullo yen potrebbe passare di moda, sebbene lentamente, stante le intenzioni della Banca del Giappone di procedere sulla strada della riduzione della liquidità sul mercato. I tassi di interesse di riferimento sono nel Sol Levante a livelli ancora di emergenza, 0,25%, ma già nella prossima riunione, il 20-21 febbraio, potrebbero essere ritoccati al rialzo di un altro quarto di punto allo 0,50%.


Una mossa già prospettata nella precedente riunione, quando tre membri del comitato decisionale della BoJ avevano votato a favore di un rialzo, atteso in realtà da più tempo ma ogni volta rimandato a fronte delle pressioni governative. Il gabinetto di Shinzo Abe ha avuto e naturalmente ha ancora tutto l’interesse a favorire l’espansione economica del Paese per diversi motivi. In primo luogo il timore, che rimane ancora sullo sfondo di ogni decisione di politica economica nel Paese, di poter ricadere nelle mani della deflazione. In secondo luogo il problema di una crescita economica che, almeno finora, è stata trainata dall’esterno mentre condizioni di debolezza hanno afflitto i consumi domestici, anch’essi frenati dai brutti ricordi del decennio delfazionistico. Infine, ma non meno importante, il beneficio fiscale derivante alle casse dello Stato dall’aumento del Pil.


Due di questi elementi si sono però indeboliti alla luce delle ultime rilevazioni macroeconomiche. In particolare, dalla scomposizione dell’aumento del Pil nel quarto trimestre del 2006, è emerso il contributo crescente dei consumi domestici, un primo cenno di risveglio lungamente atteso che toglie un po’ di terreno sotto i piedi agli atavici timori governativi mentre l’inflazione appare incanalata al rialzo ormai da qualche mese. Inoltre, se la crescita del Giappone appare solida, l’atterraggio morbido sempre più gettonato negli Stati Uniti allontana le voci di recessione e le paure delle conseguenze di un rallentamento eccessivo della prima economia mondiale. Ecco perché forse è giunto il momento, per la BoJ, di provare a vedere quali saranno le reazioni dell’economia a un rialzo dei tassi di interesse.

 

 

(Marco Barlassina – Riproduzione riservata)