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Italia: ancora indietro sui tempi di pagamento della Pa

Pubblicato 23 Giugno 2017 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:59
L’Italia continua a portare la maglia nera nella classifica dei tempi effettivi di pagamento da parte della Pubblica amministrazione (Pa). Secondo l’ultimo rapporto di Intrum Iustitia, le imprese italiane pagano a 52 giorni contro 37 della media europea, la Pubblica Amministrazione addirittura a 95 giorni quando la media europea è 41. L’Italia resta nelle posizioni di coda nonostante il miglioramento registrato nel 2017, con le imprese che hanno ridotto i ritardi medi di oltre 12 giorni (da 20 a 7) e la Pubblica Amministrazione di 21 giorni (da 45 a 27). I ritardi elevati dei pagamenti in Italia si traducono in uno svantaggio per gli operatori e in una penalizzazione per le imprese produttive. Secondo le norme europee di vigilanza prudenziale, infatti, oltre i 90 giorni dalla scadenza un credito diventa automaticamente “deteriorato”, andando ad incidere sui requisiti di capitale imposti al sistema creditizio. Gli operatori dei Paesi con i ritardi più pesanti, come è il caso dell’Italia, si trovano quindi ad avere maggiori costi di capitale rispetto ai concorrenti dei Paesi virtuosi. Lo spiega Assifact suggerendo di modificare, in sede di riforma della normativa attualmente in corso a livello europeo, l’articolo che definisce il default del debitore: si potrebbero escludere i debiti commerciali dalla regola dei 90 giorni oppure, in alternativa, consentire di calcolare i 90 giorni non a partire dalla data di scadenza facciale della fattura ma dalla data di pagamento attesa. Secondo Assifact si potrebbero liberare in questo modo circa 2,25 miliardi di maggiore finanziamenti alle imprese italiane.