News Indagine RiskMonitor, drastico aumento nella percezione dei rischi finanziari tra gli istituzionali

Indagine RiskMonitor, drastico aumento nella percezione dei rischi finanziari tra gli istituzionali

Pubblicato 29 Novembre 2011 Aggiornato 19 Luglio 2022 15:41
Per gli investitori istituzionali europei la volatilità dei mercati occupa il primo posto nella classifica dei maggiori rischi percepiti per i prossimi dodici mesi. A rivelarlo è l'ultima edizione dell'indagine semestrale RiskMonitor condotta da Allianz Global Investors. Al secondo posto si colloca la crisi del debito sovrano, seguita dal ribasso dei mercati azionari. Sei mesi fa l'attenzione degli investitori era rivolta soprattutto al rischio di tasso di interesse, mentre la volatilità occupava il quarto posto.

La quota di coloro che considerano la volatilità il rischio più rilevante è salita all'89%, aumentando di 16 punti percentuali rispetto ai risultati della precedente indagine. Analogo l'incremento fatto segnare da coloro che si sono detti preoccupati per la crisi del debito sovrano e la possibilità di ulteriori crolli dei mercati azionari.

"Quasi tutti gli indicatori segnalano una maggiore apprensione per i rischi legati ai mercati dei capitali, riconducibile all'elevata preoccupazione per la volatilità", commenta a riguardo Thomas Wiesemann, Chief Market Officer di Allianz Global Investors in Europa secondo cui tuttavia "per gli investitori sarà pericoloso rimanere ancora in modalità 'risk off', in quanto l'attuale contesto di bassi tassi di interesse sta generando rendimenti insufficienti a coprire le passività e in alcuni casi addirittura negativi in termini reali".

Proprio per questo a detta del manager, per navigare in questi mercati volatili con un budget di rischio limitato e senza rinunciare alle potenzialità di rialzo "è necessario ricorrere a strategie di gestione dinamica del rischio".

Le preoccupazioni che occupano l'intero podio della classifica stilata dalla società di gestione di matrice tedesca non fanno che confermare come un maggior numero di investitori vede aumentare la probabilità di eventi estremi, con il tail risk aumentato dal 48% di sei mesi fa all'attuale 63%.

"Non solo gli investitori si trovano ad affrontare una moltitudine differenziata di rischi superiori, analizza i risultati emersi dall'indagine condotta tra il 5 settembre e il 3 ottobre 2011 in undici paesi europei tra 140 investitori istituzionali aventi in gestione un patrimonio complessivo di 909 miliardi di euro Thomas Wiesemann, sostenendo che essi siano anche "esposti all'ignoto in quanto le maggiori interrelazioni tra i rischi potrebbero assumere natura sistemica a fronte dell'andamento costantemente erratico dei mercati". In questa direzione va l'aumento della percezione del rischio di controparte, passato dal 31% al 57%, e quello di rischio di liquidità, più che raddoppiato dal 22% al 45%.

Sebbene in Europa l'80% dei rispondenti ritenga che l'euro sopravvivrà nelle circostanze attuali, gli intervistati considerano molto seriamente il rischio legato al debito sovrano. Analizzando i risultati dell'indagine in prospettiva nazionale emerge una correlazione tra la fiducia nell'euro e i timori sul debito sovrano: i rispondenti in Italia, Francia e Germania hanno dichiarato la massima fiducia nella moneta unica (oltre il 90%), ma sono anche i più preoccupati per il debito sovrano, considerato un rischio enorme dal 64% circa dei francesi, dal 57% degli italiani e dal 43% dei tedeschi.

In relazione alle riforme che più probabilmente saranno introdotte nell'eurozona per puntellare le sfide poste dalla sostenibilità del debito sovrano, il 42% dei rispondenti ha indicato nel rafforzamento dei meccanismi di stabilità come via d'uscita.

Il 19% preferisce l'introduzione di euro bond e l'11% l'istituzione di un regime fiscale comune. Notevole il numero di coloro che invece menzionano come probabile la spaccatura dell'eurozona, con un quarto dei rispondenti che avvalora tale evenienza.