News In principio era il Verbo

In principio era il Verbo

Pubblicato 28 Febbraio 2013 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:23

<i>Di seguito pubblichiamo un'analisi di Didier Le Menestrel, Presidente di Financière de l'Echiquier. Il numero uno della società di gestione nel suo commento prende spunto dalle parole pronunciate da Mario Draghi la scorsa estate per fare il punto della situazione sul debito europeo. Ma anche sul ruolo della Banca Centrale europea.</i>




"Within our mandate the ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough."(1)  Queste parole pronunciate l'estate scorsa da Mario Draghi hanno rappresentato una svolta epocale nella vita dei mercati finanziari nel 2012. Prima l'euro aveva i giorni contati; dopo, la catastrofe annunciata non era più ineluttabile.




Dietro questa dichiarazione si nascondeva in realtà il piano "OMT" (Outright Monetary Transaction). Riassunto in una frase, il piano prevedeva che i paesi dell'area euro che ne avessero fatto richiesta avrebbero potuto rifinanziarsi senza limiti presso la Banca Centrale Europea. In cambio, quest'ultima avrebbe preteso garanzie sulla politica di bilancio condotta nei paesi richiedenti aiuto. Mario Draghi con quelle poche parole aveva fornito la più grande garanzia mai offerta a un mercato... Espresso in gergo borsistico, aveva venduto la più grande posizione "put" (opzione di vendita) della Storia.




Il discorso di un banchiere centrale è solitamente un lungo testo nel quale avverbi, forme condizionali e lunghe proposizioni relative producono un alone diffuso attorno a un messaggio talvolta difficile da decifrare. "Se mi avete capito, è perché mi sono espresso male", diceva Alan Greenspan, esperto in circonlocuzioni e vie traverse. Il 26 luglio 2012, Mario Draghi ha voltato le spalle a una lunga tradizione di discorsi formali: dopo gli anni "Norpois"(2), siamo entrati nell'epoca dei discorsi senza fioriture: "Believe me, it will be enough..."




Sei mesi dopo, il cammino percorso è spettacolare: l'Italia, che rifinanziava il suo debito a 10 anni al 6%, ora lo fa al 4,2% mentre la Spagna è passata da più del 7,5% al 5,1%. Ma non è tutto: il Primo ministro spagnolo Rajoy ha dichiarato che, salvo un altro deterioramento del debito nazionale, la Spagna potrebbe anche non ricorrere al piano OMT. È sicuramente troppo presto per cantare vittoria ma la famosa garanzia evocata da Mario Draghi forse non dovrà mai essere esercitata. Se il processo di stabilizzazione del debito dei paesi europei prosegue, la storia ricorderà probabilmente che con poche parole azzeccate, un banchiere centrale ha "capovolto" la dinamica negativa che pesava sul debito dei paesi dell'euro (che secondo Eurostat ammonta a ben 8.524 miliardi di euro!).




Sarà sicuramente una visione riduttiva: dietro quella dichiarazione c'era infatti un lavoro di fondo per convincere i partner europei (in particolare i tedeschi) che se necessario bisognava tenersi pronti a sbloccare questi famosi capitali illimitati. La dissuasione della BCE infatti, per essere credibile, richiedeva la firma in bianco tedesca, e averla ottenuta non è certo un merito secondario di Draghi.




La Storia dimenticherà la politica come i rumor di borsa e si ricorderà soltanto delle parole. Da bravi investitori pragmatici, ci ricorderemo di quel momento particolare quando l'area euro è stato rimessa in sesto. Europeisti convinti, trarremo soprattutto la lezione che, in un'area euro resa sicuramente fragile dalla sua prima grande crisi finanziaria, la determinazione produce i migliori risultati. Ne sarebbe felice Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell'Europa, che affermava: "Quello che conta non è essere ottimisti, né pessimisti, ma essere determinati".