News High Frequency Trading: il dibattito si accende a livello globale

High Frequency Trading: il dibattito si accende a livello globale

Pubblicato 24 Settembre 2012 Aggiornato 19 Luglio 2022 14:25
High Frequency Trading: il dibattito si accende a livello globale

Si sta facendo sempre più grande il dibattito a livello mondiale sul tema della regolamentazione dell'High Frequency Trading, il trading basato sull'immissione di ordini automatici della durata di frazioni di secondo. Per far luce sul fenomeno, la scorsa settimana la Commissione bancaria del Senato Usa ha sentito come insider David Lauer. Fino all'anno scorso trader di una società di Chicago specializzata nell'HFT, Lauer nella sua testimonianza scritta ha dichiarato come "i mercati azionari Usa sono in cattive acque".

Il giudizio sferzante dell'ex operatore di Borsa è frutto anche dell'esperienza vissuta in prima persona il 6 maggio del 2010. Quel giorno si verificò il primo "flash crash", con le quotazioni del Dow Jones che crollarono in pochi minuti del 9% senza apparenti motivi ma legati probabilmente alla perdita di controllo dei software automatici. In quell'occasione Lauer, a suo dire, si rese conto dell'estremo rischio potenziale per le sorti del mercato che l'uso dei programmi di trading superveloce potrebbero causare. Quello del maggio 2010 peraltro non è stato l'unico evento negativo che in questi anni ha visto come protagonista occulto il trading superveloce e ad alta frequenza: solo a titolo esemplificativo basta infatti pensare a quanto accaduto nei mesi scorsi a Knight Capital.

In attesa di capire dove porterà il dibattito legislativo/politico volto a limitare l'uso di questi sistemi di negoziazione, Lauer, programmatore di software specializzato per il trading algoritmico, ha invitato il Senato Usa a fare un deciso passo nella regolamentazione della materia fissando in 50 millesimi di secondo il tempo minimo di tenuta della posizione. Una simile iniziativa, secondo l'esperto, dovrebbe essere abbinata all'imposizione di rapporti prestabiliti tra ordini immessi e ordini effettivamente eseguiti oltre cui scatterebbe una sanzione. Nella pratica, le indicazioni più recenti vorrebbero far scattare la multa se non si verificasse almeno l'esecuzione di 1 ordine ogni 100 immessi sul mercato. In tal caso il fine sarebbe quello di ridurre le distorsioni presenti ora sui book di tutte le piazza finanziarie più sviluppate del globo.

Già, perché la globalizzazione del sistema finanziario mondiale ha portato alla diffusione su larga scala di questo fenomeno. Anche per questo il dibattito è particolarmente acceso in America, in Europa ma anche in Asia. La Consob australiana ha già posto dei limiti, ad esempio lo sviluppo di alcuni filtri da applicare ai pre-ordini da parte dei broker prima di trasferire la consegna al mercato, il ministro delle Finanze koreano ha introdotto una tassazione sui future e sulle opzioni del Korea Composite Stock Price 200 Index. Nello specifico, gli investitori a partire dall'1 gennaio 2016 pagheranno un dazio pari allo 0,001% sul valore della transazione qualora negoziassero i future e lo 0,01% del premio dell'opzione qualora scegliessero questa seconda categoria di impiego. Nelle prossime ore sarà invece il turno dell'organismo di vigilanza dei mercati di Hong Kong comunicare gli aggiornamenti della regolamentazione del trading elettronico frutto dei due mesi di consultazione e di lavoro delle diverse autorità locali.

In Europa il dibattito è ancora più acceso. Se l'Inghilterra appare avere un atteggiamento più friendly nei confronti degli high frequency trading, di diverso avviso sembrano essere i politici dell'Eurozona. Mentre il membro austriaco della Bce, Ewald Nowotny, ha sollecitato nei giorni scorsi la messa al bando degli HFT, gli investitori e gli operatori di mercato attendono entro settembre la chiusura delle negoziazioni in atto sia presso il Parlamento europeo che negli Stati membri circa le modifiche definitive da apportare al testo finale della MiFid2 dopo che la Commissione Europea ne aveva pubblicato il contenuto nell'ottobre 2011.

Con l'obiettivo dichiarato di ridurre la volatilità che queste strategie di trading portano sul mercato, le principali novità presenti nel progetto della direttiva vertono essenzialmente su 6 punti dell'articolo 17 della legge. Nella fattispecie si richiede che:

1) le imprese di investimento che effettuano negoziazione algoritmica pongano in essere dei controlli dei sistemi e del rischio al fine di garantirne la resistenza;

2) forniscano un livello di liquidità appropriato e predispongano misure per evitare l'invio di ordini erronei, o che comunque creino o contribuiscano a creare un "mercato disordinato";

3) forniscano almeno una volta l'anno all'autorità competente una descrizione della natura delle proprie strategie di negoziazione algoritmica, con dettagli sui parametri e sui limiti di negoziazione, fermo restando che l'autorità suddetta potrà sempre chiedere ulteriori informazioni alle imprese in questione;

4) i parametri e i limiti della strategia di negoziazione debbano garantire che la strategia di negoziazione stessa trasmetta quotazioni ferme a prezzi competitivi "con il risultato di fornire liquidità a tali sedi di negoziazione su base regolare e continua, a prescindere dalle condizioni di mercato prevalenti";

5) le imprese di investimento debbano porre in essere dei controlli e monitoraggi per valutare l'idoneità delle persone che intendono avvalersi delle postazioni di accesso elettronico diretto dell'impresa stessa al fine di utilizzare sistemi di negoziazione algoritmica, nonché debbano prevedere tra l'impresa e la persona in questione la conclusione di un accordo avente forma scritta e contenente la previsione dei diritti e obblighi essenziali scaturenti dalla prestazione del servizio in esame; ciononostante la responsabilità per atti illeciti compiuti dalla persona di cui sopra sussisterà sempre in capo all'impresa stipulante.

Al punto 6 infine si evidenzia come la Commissione Europea potrà adottare ulteriori atti volti a specificare quanto disposto nella direttiva. Considerando che allo stato attuale delle cose circa il 60-70% delle transazioni portate a termine sulle piazze finanziarie del Vecchio Continente fa riferimento a questa tipologia di eseguiti, il dibattito, e quindi un ulteriore intervento della Commissione Europea, appare destinato a proseguire. Anche perché è assolutamente necessario trovare un equilibrio tra le esigenze dei piccoli operatori indipendenti e quelle degli investitori professionali. I primi puntano il dito sugli eccessi di volatilità e la falsa illusione di liquidità che a loro dire portano gli HFT, i secondi invece evidenziano come il trading algoritmico consenta incrementare l'efficienza dei mercati non solo in termini di liquidità ma anche come riduzione dei costi di transazioni dettati da spread tra denaro e lettera più contenuti che in passato.

Riccardo Designori