Notizie Notizie Mondo Fmi: è Lagarde il nuovo direttore generale. Per la prima volta una donna alla guida

Fmi: è Lagarde il nuovo direttore generale. Per la prima volta una donna alla guida

29 Giugno 2011 06:54

E’ Christine Lagarde il nuovo direttore generale del Fondo monetario internazionale. Sostenuta da Europa, Russia, Giappone, Cina e da ultimo Stati Uniti, la candidata francese ha sconfitto senza troppa fatica il rivale messicano Agustin Carstens. Si è confermata così la tradizione dell’organizzazione, che vede alla guida un europeo (e un americano a quella della Banca mondiale). In questo caso si succede un francese a un francese, ma la sua nomina rappresenta una novità assoluta: è la prima donna a sedere ai posti di comando del Fmi da quando è stato istituito nel 1944.


La decisione è stata presa ieri dai 24 membri raccolti a Washington e l’annuncio è arrivato ieri sera. La mossa decisiva è stata quella degli Stati Uniti. Poco prima della designazione, il segretario del Tesoro Usa, Timothy Geithner, ha espresso pieno appoggio a Madame Lagarde, definendola una donna “dall’eccezionale talento e ampia esperienza che assicura una leadership di valore inestimabile in un momento così critico per l’economia globale”. La nomina conclude il processo di selezione aperto lo scorso 20 maggio, quando Dominque Strauss-Kahn (che era visto anche come possibile successore all’Eliseo dopo Sarkozy) è stato costretto alle dimissioni dopo lo scandalo sessuale scoppiato a New York.


Ora la parola spetta a Lagarde, che prenderà effettivamente la carica di direttore generale il prossimo 5 luglio per i prossimi cinque anni. Nel suo primo commento dopo le elezioni, la francese ha promesso di impegnarsi sul fronte della crisi, in primis quella greca, al fine di promuovere una crescita sostenibile e la stabilità macroeconomica. Il Paese ellenico si trova infatti ancora sul baratro a un anno dagli aiuti da 110 miliardi stanziati da Ue e Fmi. Ma non solo. La sfida per Lagarde sarà duplice, perchè dovrà portare a termine anche le riforme tese a rafforzare il potere dei Paesi emergenti all’interno del Fmi.