Notizie Notizie Italia Fiat sale ancora in Chrysler. Pochi giorni per un’ulteriore 5%. Al 51% entro l’anno con la cassa

Fiat sale ancora in Chrysler. Pochi giorni per un’ulteriore 5%. Al 51% entro l’anno con la cassa

11 Aprile 2011 14:36

L’avventura americana di Fiat entrerà sempre più nel vivo. Questione di giorni e l’acquisto di un’ulteriore quota del 5% di Chrysler diventerà realtà. I dettagli non ci sono ancora, le intenzioni invece non mancano. Ha fatto il punto della situazione nel corso della presentazione della Jeep a Balocco Sergio Marchionne, amministratore delegato del Lingotto. Entro l’anno la casa torinese continuerà l’opera, portando la sua quota al 51% nel gruppo di Detroit, “anche se il tutto – ha puntualizzato il manager – dipende se riuscirà a rifinanziare i debiti con i governi, Usa e canadese”, sempre entro la scadenza di giugno.


E’ una partita che si gioca sul velluto. Dall’altra parte all’ombra della Mole le risorse non mancano. Per acquisire il 16% di Chrysler e arrivare al 51% “useremo la cassa che abbiamo in bilancio, ne abbiamo abbastanza. L’abbiamo messa da parte apposta”, ha spiegato Marchionne. E adesso che Oltreoceano arrivano le conferme, non è il momento di indugiare. “Il trimestre di Chrysler sarà totalmente in linea con quanto avevamo detto al mercato. La nostra posizione cash è forte, chiudiamo un primo trimestre dignitoso, considerando tutti i problemi per il rinnovo della gamma”, ha proseguito l’amministratore delegato di Fiat. “Siamo molto cauti: guardiamo con attenzione alle forniture dal Giappone, che certamente avranno un impatto soprattutto dal punto di vista dei componenti elettronici, ma non solo su di noi. Stiamo cercando di trovare una soluzione e di individuare alternative per continuare a lavorare bene. Oggi ho fiducia che riusciremo a raggiungere i target 2011. Siamo in linea con gli obiettivi anche per il risultato operativo”.


Marchionne ha fatto poi il punto anche sulle vendite della 500 che “negli Usa stanno andando bene. Cominciamo però ad avere problemi per alcuni componenti che vengono dal Giappone. Quindi bisogna stare attenti. La rete – ha aggiunto – si sta riempiendo un pò alla volta, è partita un pò in ritardo. Adesso finalmente siamo a New York, l’importante è essere nei grandi centri. In Canada sta andando da Dio”. Sul fronte russo, dove è saltata l’alleanza con la Sollers, la situazione è invece meno fluida. “Decideremo non a giorni, ma a maggio. Si sono allungati i tempi”, ha ammesso l’ad, suggerendo che il tutto è in divenire. “I nostri sono stati in Russia, hanno parlato con il governo”. Sempre nelle maglie della politica è incappata la Fiat in Italia. “Nella battaglia per Mirafiori e Pomigliano siamo stati soli”, ha detto, rispondendo alle affermazioni della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. “Non so nemmeno come rispondere: le difficoltà che stiamo incontrando alla Fiat riflettono una mancanza di coesione. La battaglia per Pomigliano e Mirafiori parla chiaro, ci hanno lasciati soli”.


“Il governo ha fatto quello che poteva. Il ministro Sacconi ha fatto il massimo in quelle condizioni, ha cercato di inquadrare il discorso nel modo giusto. Quindi in questo senso non siamo stati soli”, ha corretto poi il tiro Marchionne, ricordando che “c’è stata una parte del sindacato che ovviamente ci ha appoggiato. Bonanni, Angeletti e altri hanno capito l’importanza della nostra mossa e ci sono stati vicini. È il sistema che continua a costringere la Fiat a difendersi per il suo piano di investimenti nel Paese. Lo trovo assolutamente ridicolo e strano, non mi è mai successo niente del genere nella vita, in questo senso siamo soli, spero che non succeda con altri investitori stranieri che vengono in Italia, cerchiamo piuttosto di incoraggiarli anzichè maltrattarli”. Mentre giovedì Fim, Uilm e Fismic incontreranno, all’unione industriale di Torino, la Fiat sull’investimento per le Officine Automobilistiche Grugliasco (ex Bertone), sul sito Fiat di Termini Imerese sarebbero stati messi dei punti fermi.


Oltre 60 milioni di investimento e circa 120 nuovi occupati: sono questi, a quanto si apprende, i numeri del progetto per la riconversione del sito che Lima Corporate, il gruppo biomedicale di San Daniele del Friuli, ha presentato oggi a Fim, Fiom, Uilm, Ugl e Fismic nel nuovo round di oggi al ministero dello Sviluppo economico. Obiettivo di Lima è quello di creare un polo industriale medicale in Sicilia dove è già presente con uno stabilimento a Catalafimi-Segesta, che potrebbe essere ,per questo, dislocato nell’area di Termini Imerese assieme ai 47 lavoratori già occupati.