Eni & Co. sotto pressione in Borsa, Opec pronta ad aumentare la produzione -1-
L'esplodere della rivolta in Egitto si fa sentire sui mercati finanziari e, in modo particolare, potrebbe avere impatti significativi sulle strategie delle compagnie petrolifere. Questa mattina il Brent ha sfiorato i 100 dollari al barile in scia ai timori che le proteste anti-Mubarak potrebbero innescare una spirale d'instabilità in altri Paesi del Medio Oriente e Nord Africa, una regione che produce quasi il 40% del petrolio mondiale. In particolare, l'Egitto controlla il canale di Suez e il gasdotto Sumed (Suez-Mediterraneo), dove ogni giorno transitano circa 2 milioni di barili, ovvero il 2,5% della domanda globale di greggio.
All'ombra delle piramidi ruotano quindi forti interessi economici ed anche le compagnie petrolifere italiane sono esposte verso il Paese magrebino. A cominciare proprio dall'Eni. La produzione del colosso italiano in Egitto è di 230 mila barili al giorno, circa il 13% della sua produzione totale (1,8 milioni di barili al giorno). A Piazza Affari il titolo del Cane a sei zampe resta sotto pressione lasciando sul parterre lo 0,75% a 17,24 euro. Edison, che in Borsa cede l'1% a 0,84 euro, ha una produzione ad Abu Qir di 10 mila barili a giorno, che corrispondono a circa il 6% dell'intero Ebitda del gruppo (1,35 miliardi di euro).
All'ombra delle piramidi ruotano quindi forti interessi economici ed anche le compagnie petrolifere italiane sono esposte verso il Paese magrebino. A cominciare proprio dall'Eni. La produzione del colosso italiano in Egitto è di 230 mila barili al giorno, circa il 13% della sua produzione totale (1,8 milioni di barili al giorno). A Piazza Affari il titolo del Cane a sei zampe resta sotto pressione lasciando sul parterre lo 0,75% a 17,24 euro. Edison, che in Borsa cede l'1% a 0,84 euro, ha una produzione ad Abu Qir di 10 mila barili a giorno, che corrispondono a circa il 6% dell'intero Ebitda del gruppo (1,35 miliardi di euro).