Notizie Notizie Italia Effetto Bce su titoli bancari: forti vendite su Ubi, Banco BPM, Bper e MPS

Effetto Bce su titoli bancari: forti vendite su Ubi, Banco BPM, Bper e MPS

15 Gennaio 2019 15:39

Effetto Bce suoi titoli delle banche italiane: alcuni, come Ubi Banca e Banco BPM, vengono anche sospesi per eccesso di ribasso nel corso della seduta, scontando i rumor del Sole 24 Ore, secondo cui la Bce avrebbe mandato una lettera a tutti gli istituti, e non soltanto a Mps, grande vittima della vigilia (il titolo ha perso il 10% circa). Bper cede fin oltre -4,5%; anche Ubi Banca e Banco BPM arretrano di oltre -4%, mentre Banco BPM capitola di oltre -5%. Prima di essere sospese per eccesso di ribasso, Ubi Banca è crollata fino a -8,7%.

Monte dei Paschi continua a essere falcidiata dalle vendite, riconfermandosi maglia nera anche nella sessione odierna e testando un nuovo minimo record.

Tutta colpa della Bce che, secondo il quotidiano di Confindustria, avrebbe chiesto agli istituti di intervenire in maniera incisiva sull’annoso problema degli NPL, azzerandoli tutti entro il 2026, ovvero entro sette anni. Il vicepremier, leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini sbotta contro la vigilanza bancaria della Bce, non risparmiando parole pesanti. La Bce viene definita prevaricatrice, e nella polemica finiscono sia l’Unione europea e il PD:

“Il nuovo attacco della vigilanza Bce al sistema bancario italiano e a MPS dimostra ancora una volta che l’Unione Bancaria, voluta dalla UE e votata dal PD, non solo non ha reso più stabile il nostro sistema finanziario, ma causa instabilità, colpendo i risparmi dei cittadini e un sistema bancario, come quello italiano, che aveva retto meglio di tutti alla grande crisi finanziaria del 2008”. Salvini accusa la Bce di essere sul punto di provocare un danno, all’Italia, di 15 miliardi di euro e ricorda la stizza, nei confronti della banca centrale, espressa dalla Corte dei Conti europea.

Il riferimento di Salvini al danno all’Italia da 15 miliardi è probabilmente al report degli analisti di Mediobanca, secondo cui il diktat della banca centrale agli istituti italiani potrebbe costare il 17% dei loro utili aggregati relativi al periodo 2019-2026. Gli stessi prevedono infatti ulteriori accantonamenti da parte del sistema bancario italiano per un valore di 15 miliardi.

Intanto, alcune banche tra le principali si affrettano a diramare comunicati, nella speranza di smorzare i timori di investitori e risparmiatori.

Ubi Banca rende noto di non prevedere impatti significativi dalle raccomandazioni di Francoforte. Così anche Intesa SanPaolo.

Di certo, il sistema finanziario globale oggi accusa anche il fattore JP Morgan, che ha comunicato risultati di bilancio peggiori delle attese degli analisti, contribuendo ad alimentare l’avversione al rischio.

Ma che le banche italiane, anche per il fattore spread, continuino a rimanere osservate speciali è un dato di fatto.

Un articolo di Cnbc, in particolare, ricorda che il sistema bancario italiano, nel corso del 2018, ha perso quasi il 30% del suo valore di mercato, e molto è dipeso proprio dall’ansia legata al rialzo dello spread, provocata dai timori di uno scontro frontale tra Roma e Bruxelles sulla manovra del governo M5S-Lega.

Per gli analisti di UBS proprio lo spread BTP-Bund continuerà a scrivere il destino delle banche italiane: il differenziale, che è stato un vero e proprio indice della paura in Europa nel corso dell’ultimo anno, potrebbe confermarsi volatile all’inizio del 2019, vista la decisione della Bce di porre fine al piano di Quantitative easing (conosciuto anche come scudo BTP). E proprio la fine del QE rende vitale che, mancando la stampella della banca centrale europea, esista il fattore fiducia nelle banche italiane e nell’esecutivo gialloverde.

“Con la fine del piano di QE, la fiducia degli investitori nel governo italiano dovrà essere confermata dalle prossime emissioni di titoli di stato”, ha commentato a Cnbc via email Fabio Trussardi, analista bancario presso UBS Global Wealth Management.