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Confcommercio: Mezzogiorno resta nettamente indietro rispetto al resto del Paese

Pubblicato 23 Marzo 2018 Aggiornato 19 Luglio 2022 17:06
Nel Mezzogiorno, che conta ancora per oltre un terzo della popolazione residente, la quota di Pil è inferiore al 23%, ridotta di un punto percentuale rispetto al 2007. Il Rapporto sulle economie territoriali curato dall'ufficio studi di Confcommercio rimarca come verso la metà del 2017, subito dopo la pubblicazione dei conti territoriali relativi al 2015, era emerso un certo ottimismo sulla supposta nuova e migliorata condizione del Mezzogiorno. Tale suggestione era alimentata dalla constatazione che i dati statistici indicavano nel 2015 per il Sud del Paese una crescita superiore a quella delle altre ripartizioni geografiche. "Quell’ottimismo, è largamente ingiustificato", si legge nel rapporto che sottolinea come nel biennio 2018-2019 non si vede alcun miglioramento nella condizione del Mezzogiorno e, come ha affermato il direttore dell'Ufficio Studi Mariano Bella, "senza Sud è declino certo per l'Italia".

Il Mezzogiorno è nettamente indietro rispetto al resto del Paese in termini di accessibilità territoriale, burocrazia, legalità. L'unico parametro in cui supera la media nazionale è il rapporto tra occupati e popolazione, ma questo è il frutto perverso sia del calo delle nascite che della migrazione interna (dal 2000 al 2016 oltre 900mila meridionali si sono trasferiti al Centro o al Nord al netto di quanti sono andati al Sud). Dal Rapporto emerge che il "problema Italia" è ancora in larga misura l'arretramento strutturale del Sud, un'area che vale ancora oltre un terzo della popolazione e quasi un quarto del prodotto lordo. Dopo oltre 150 anni di storia unitaria del nostro Paese c'è ancora una "questione meridionale" da risolvere.