Segno meno per Wall Street, appesantita dalle minute dell’ultima riunione della Federal Reserve, che hanno ulteriormente incrementato le probabilità di una stretta monetaria nell’ultimo meeting dell’anno, e dall’aggiornamento sulla bilancia commerciale cinese (surplus commerciale in calo da 52,1 a 42 miliardi di dollari a settembre).
Indicazioni positive, e sostanzialmente allineate alle stime, quelle arrivate dall’aggiornamento relativo le nuove richieste di sussidio di disoccupazione, confermatesi la scorsa settimana a 246 mila unità. In linea con il consenso anche l’indice dei prezzi delle importazioni, salito dello 0,1% mensile a settembre.
Ha stupito il dato sugli stock di petrolio che, dopo i cali delle cinque precedenti rilevazioni, ha evidenziato un aumento di 4,9 milioni di barili, contro i +0,65 milioni di barili attesi dagli analisti. Al momento un barile di WTI con consegna dicembre passa di mano a 50,8 dollari, +0,32% in più rispetto al dato precedente.
In questo contesto il Dow Jones segna un -0,4%, lo S&P500 scende dello 0,42% e il Nasdaq lascia sul campo lo 0,65%. Tra finanziari -1,19% di JPMorgan Chase, -1,27% di Citigroup e -1,86% di Wells Fargo alla vigilia della presentazione dei conti trimestrali. Quest’ultima ieri ha annunciato che, a seguito dello scandalo dei conti gonfiati, il Ceo John Stumpf ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato.