Notizie Notizie Italia “Carige, i piccoli azionisti si mettano l’anima in pace. Può salvarla solo una banca straniera”

“Carige, i piccoli azionisti si mettano l’anima in pace. Può salvarla solo una banca straniera”

Pubblicato 1 Marzo 2019 Aggiornato 5 Luglio 2019 09:30

Un aumento di capitale da 630 milioni di euro, la cessione di 2,1 miliardi di crediti dubbi e un’aggregazione per cui sono attese offerte in primavera. Sono i pilastri del piano strategico 2019-2023 di Banca Carige, che prevede anche 1.050 esuberi (sarebbero 1.250 secondo le ultime notizie) e con il taglio di oltre 100 filiali tradizionali. Un piano che non convince Giovanni Borsi, trader esperto di questioni bancarie, che durante l’ultima puntata di Binck Tv ha detto la sua sull’argomento e sul futuro dell’istituto bancario.

ENTRA UN FONDO? Negli ultimi giorni si è parlato addirittura di BlackRock per salvare Carige. Eventualità che, però, non convince il trader: “Sono molto scettico, sia riguardo alle notizie che escono sulla stampa che su quelle date al mercato. I grandi fondi, poi, investono i soldi dei clienti non quelli delle banche, e non è giusto usare i soldi dei risparmiatori e dei cittadini. è giusto che le banche non falliscano, ma le salvino gli altri istituti finanziari. Intesa Sanpaolo ha avuto gioco facile ad acquistare Veneto Banca e la Popolare di Vicenza a un euro, con tutte le garanzie del caso sulle sofferenze bancarie. Non si doveva arrivare a questa situazione: se pagassero i colpevoli, almeno, lo Stato allora sarebbe accettabile che lo Stato sostenesse l’economia e l’occupazione, considerato che Carige chiuderà 100 sportelli e avrà più di mille esuberi. Il problema è che c’è troppa politica nelle banche. Lo stesso Malacalza si è tirato indietro nell’aumento di capitale perché probabilmente si è stancato di buttare i soldi. Avranno falsato i conti anche a lui e questo è gravissimo”. 

 


AUMENTO DI CAPITALE Sul destino di un piccolo azionista di Carige, Borsi non lascia molte vie d’uscita: “Chi detiene azioni di Carige dovrà mettersi l’anima in pace, ha perso i soldi. Qualsiasi aumento di capitale porta l’azione a svalutarsi: daranno un’azione nuova in cambio di cento vecchie in maniera da farla valere 1 euro e mezzo e poi faranno l’aumento di capitale a 10 centesimi, così l’azione arriverà a 10 centesimi e perderà il 95% del suo valore. Chiedere un aumento di capitale da 630 milioni di euro su una capitalizzazione di 90 milioni porterà la banca a cambiare i vertici. Anche lo stesso Malacalza, se non sottoscriverà l’aumento, si ritroverà con una quota di scarso valore”. 

QUALE FUTURO? Qualora l’aumento fallisse nuovamente e non si trovasse un “cavaliere bianco”, quale sarebbe la strada? “Sarà la stessa di Mps. Tutte le banche hanno fatto dei sacrifici enormi: Intesa Sanpaolo ha già preso le banche venete e si tirerà fuori; una candidata quindi potrebbe essere UniCredit, o UBI, ma come vediamo tutti si stanno tirando fuori per evitare di integrarsi con una banca che ha grossissimi problemi. L’unica banca che potrebbe integrarsi con Carige è una straniera, come Credit Agricole, ma non so quanto ci sia interesse. La vedo molto difficile: oggi se uno deve scegliere dove depositare i suoi soldi di certo non sceglie Carige o Mps”.