Notizie Notizie Italia Carige -1: assemblea straordinaria, soci chiamati a salvare la banca. Il fattore Malacalza e i cinque possibili scenari

Carige -1: assemblea straordinaria, soci chiamati a salvare la banca. Il fattore Malacalza e i cinque possibili scenari

19 Settembre 2019 16:40

Per ora, la carica dei soci pronti a presentarsi all’assemblea straordinaria di Banca Carige sembra uno dei pochi punti fermi nel dossier dell’istituto genovese. Il Carige-Day, il D-day per Carige, è ormai arrivato. Carige -1: manca un giorno alla data che deciderà il destino dell’istituto di credito grande protagonista tra le banche di questo anno 2019. Si parla ormai da qualche giorno di un’affluenza record: sarebbero almeno 15.000 i soci pronti a partecipare, a scrivere una parte di storia della loro banca. Magari, quella del suo salvataggio.

L’assemblea straordinaria di domani, venerdì 20 settembre, è stata convocata per approvare la nuova ennesima flebo necessaria a garantire la sopravvivenza del gruppo: una flebo sotto forma di operazione di rafforzamento patrimoniale che vale 900 milioni di euro, di cui 700 milioni attraverso un aumento di capitale e 200 milioni di euro attraverso l’emissione di obbligazioni subordinate da parte dell’istituto.

La domanda è semplice: i soci di Carige verseranno i nuovi mezzi freschi necessari per assicurare alla banca un futuro? L’assemblea straordinaria, come ha reso noto la stessa banca, si terrà presso il Tower Genova Airport – Hotel & Conference Center, in Via Pionieri ed Aviatori d’Italia 44 a Genova. (Per maggiori informazioni si rinvia al prospetto informativo di sollecitazione di deleghe di voto e al modulo per il conferimento della delega di voto disponibili sul sito internet della Banca (www.gruppocarige.it, sezione Governance/Assemblee).

Una nota ha dato precise istruzioni ai soci su come partecipare.

Mentre ci si chiede se il Carigexit possa essere evitato, in realtà la doccia fredda arriva dai cinque scenari possibili che potrebbero delinearsi con l’assemblea straordinaria di domani. A elencarli è un articolo del Secolo XIX. Che rivela anche una indiscrezione sulla strategia che la famiglia Malacalza, azionista di maggioranza con il 27,5% del capitale, chiusasi in un silenzio ostinato dalla primavera in poi, potrebbe decidere di adottare.

Secondo il quotidiano genovese, i Malacalza potrebbero decidere di subordinare la loro approvazione del piano (considerata necessaria per il via libera all’operazione) alla possibilità di proporre alcuni emendamenti al piano stesso, stilato dai Commissari straordinari.

L’ok a tali emendamenti sarebbe il requisito per ottenere il via libera della famiglia. Tuttavia, è lo stesso articolo a far notare che ormai il piano di rafforzamento patrimoniale da 900 milioni di euro non può essere sottoposto più a modifiche.

Lo stesso articolo del Secolo XIX presenta anche i cinque scenari, di cui uno particolarmente drammatico, quello della liquidazione, continua ad assillare la banca. I cinque scenari sono, infatti:

1) L’approvazione del piano di salvataggio da 900 milioni di euro.
2) La liquidazione.
3) La ricapitalizzazione precauzionale.
4) La risoluzione.
5) Una nuova assemblea straordinaria in cui i voti dei Malcalza possano essere, magari, congelati.

Ma, secondo il Sole 24 Ore, questa ipotesi starebbe diventando meno probabile, anche perché la Bce non avrebbe intenzione di avvalersi dei poteri per riconvocare un’assemblea e sterilizzare i voti dei Malacalza, nel caso in cui la famiglia decidesse di votare contro, oppure astenersi. Così il quotidiano di Confindustria:

“Nei giorni scorsi era emersa in modo informale la possibilità che la vigilanza si avvalesse dei poteri di far riconvocare l’assemblea e sterilizzare i voti del socio Malacalza, motivandolo con ragioni di stabilità. Questo percorso è stato adottato in passato in via estrema dalla Banca d’Italia, ma non è mai stato seguito dalla Banca centrale europea. La quale non avrebbe intenzione di cominciare proprio ora“.

Carige: la parola ai soci. Ma basterà un loro ok a rafforzamento patrimoniale?

Affinché dall’assemblea esca qualche verdetto, è fondamentale il raggiungimento del quorum, dunque che sia presente il 20% del capitale. Tale condizione, secondo quanto riportato a Reuters da una fonte vicina a Carige sarebbe stata soddisfatta. La carica dei soci c’è, il quorum sarebbe stato raggiunto. Così scrive oggi La Repubblica:

“In assemblea dovrebbe alla fine essere presente una quota compresa fra il 70 e l’80 per cento, visto che anche il primo socio, la Malacalza Investimenti, ha depositato la sua richiesta. Ovviamente, può comunque decidere di non partecipare, oppure può partecipare ma a quel punto deve votare a favore o contro, oppure astenersi ( che vale come un no). Nell’ipotesi che decida di non partecipare, il quorum sarà garantito (basta il 20%) e a quel punto i commissari incasseranno il sì al loro piano. Servono infatti i due terzi dei partecipanti, ma nonostante non manchino voci critiche all’operazione (100 soci riuniti da vocedegliazionisti. it hanno presentato un esposto alla Consob), l’impressione è che la volontà di partecipare in massa sia legata alla condivisione del progetto”.

Detto questo, c’è qualcuno che avanza più di un dubbio sulla stessa ragion d’essere dell’aumento di capitale da 700 milioni, sempre che venga approvato.

Nelle ultime ore ha fatto parlare molto di sé l’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano e firmato dai giornalisti Fabio Pavesi e Ferruccio Sansa, secondo cui il destino della banca sarebbe segnato:

“Ammesso che l’assemblea lo approvi, l’aumento di capitale della banca genovese metterà a posto i conti, ma in buona parte si volatilizzerà subito”“, si legge nel testo.

E allora viene da chiedersi, tanto rumore per nulla? Secondo l’articolo le nuove risorse di capitale rischierebbero di dissolversi presto, dal momento che ci sono ancora alcune incognite legate al contenuto dell’accordo quadro sottoscritto da Carige, Fondo interbancario (Fitd), Schema volontario di intervento (Svi) e Cassa centrale banca (Ccb).

A tal proposito, proprio ieri sera è arrivata la nota con cui la banca ha fornito altre informazioni, per l’appunto in risposta ad alcune richieste dalla Consob sulla necessità di ricorrere all’operazione, sul ruolo del Fondo interbancario, grande regista dell’operazione, sul contenuto di alcuni accordi commerciali, come quelli siglati con l’Accordo Amissima, l’Accordo Credito Fondiario e l’Accordo High Risk Exposures.

Nel comunicato è stato ulteriormente ribadito l’impegno dell’Fitd  e sono stati forniti altri dettagli, sempre in risposta alle richieste della Consob, sulle operazioni di aumento di capitale e di emissione di obbligazioni Tier II.

Carige ha ricordato anche come il piano di rafforzamento patrimoniale sia stato voluto dall’alto:

“La manovra di Rafforzamento Patrimoniale è finalizzata a rimettere in sicurezza la Banca e provvedere al suo rilancio nelle aree territoriali in cui opera, sulla base del Piano Strategico predisposto dai Commissari Straordinari, la cui implementazione, in tutte le sue componenti, costituisce il presupposto per il raggiungimento degli obiettivi di patrimonializzazione, di redditività e di efficienza”.

Ancora, in merito all’operazione e alla necessità che venga approvata, si legge che “il dimensionamento dell’Aumento di Capitale è stato determinato in funzione del ripristino dei requisiti patrimoniali, imposti dall’Autorità di Vigilanza, tenuto conto anche delle operazioni previste nell’ambito del Rafforzamento Patrimoniale, con particolare riferimento al derisking richiesto da BCE con il provvedimento di Commissariamento”.

Il via libera è condizione sine qua non per la sopravvivenza di Banca Carige, la banca genovese dal passato tormentato, visto che non è certo la prima volta che i soci vengono chiamati a puntellare le sue fondamenta. E, di fatto, tale manovra di rafforzamento Patrimoniale, si legge ancora nella nota diramata ieri seram rappresenta elemento fondamentale della valutazione dei Commissari in merito all’esistenza del presupposto della continuità aziendale”.

La parola, a questo punto, va ai soci.