Notizie Notizie Mondo Brexit Kaputt? Westminster umilia di nuovo May. Sì a emendamento A che potrebbe azzerare tutto

Brexit Kaputt? Westminster umilia di nuovo May. Sì a emendamento A che potrebbe azzerare tutto

26 Marzo 2019 08:52

Approvato alla Camera dei Comuni del Regno Unito l’emendamento A: uno sviluppo cruciale per la Brexit, che permetterà ai parlamentari britannici di presentare alternative al piano che la premier Theresa May ha concordato con l’Ue lo scorso novembre sui termini di divorzio del Regno Unito dal blocco europeo. Piano bocciato già due volte, che ha decretato la disfatta della premier, ora alle prese con l’ennesima umiliazione.

Sì, perchè, come scrive il Guardian, i parlamentari britannici hanno inflitto una nuova sconfitta a Theresa May, votando per prendere il controllo degli ordini del giorno di Westminster, e così programmando nuovi voti sulle proposte alternative a quella della premier.

A questo punto, tutte le opzioni sono sul tavolo. Mentre il leader dei laburisti Jeremy Corbyn insiste sulla necesssità che venga indetto un referendum che consenta ai cittadini UK di dire la loro sulle condizioni sulla Brexit che saranno alla fine decise – se lo saranno -, mentre il governo May perde pezzi con tre ministri che rassegnano le dimissioni, l’emendamento A mette sul tavolo tutte le opzioni, inclusa quella dell’azzeramento della Brexit:

  • Un secondo referendum;
  • La permanenza nell’Unione doganale europea.
  • La cancellazione della stessa Brexit con la revoca dell’Articolo 50.

L’emendamento A, che è stato presentato dall’ex ministro Tory Oliver Letwin, è passato nella serata di ieri con 329 voti favorevoli su 302 contrari. Palpabile la frustrazione dei parlamentari, esasperati, così scrive il Guardian, dall’incapacità del governo May di stabilire una nuova proposta, oltre quella ormai vecchia, affossata da due voti parlamentari.

L’esecutivo di Theresa May non ha potuto far altro che emettere un nuovo comunicato con cui ha constatato con stizza la novità Brexit:

L’emendamento A, si legge nella nota, “ribalta l’equilibrio tra le nostre istituzioni democratiche e crea un precedente pericoloso e imprevedibile per il futuro”.

Tre ministri, tra l’altro, si sono  dimessi dal governo per dare il loro appoggio all’emendamento Letwin: il ministro degli Affari esteri Alistair Burt, il ministro della Sanità Steve Brine e il ministro degli Affari Richard Harrington.

In tutto, sono stati 29 i parlamentari Tory a tradire la premier per votare a favore della proposta.

In particolare Harrington, che diverse volte ha parlato del rischio di un no-deal Brexit, ha accusato il governo di “giocare alla roulette con le vite dei cittadini britannici“, così come emerge dalla sua lettera di dimissioni.

A questo punto, Westminster avrà per l’appunto il potere di mettere al voto diverse proposte alternative a quella di May, tra cui una Brexit più soft e la revoca dell’Articolo 50.

Dal canto suo, la premier ha ammesso di non avere ancora il sostegno parlamentare tale da poter rimettere a votazione la propria proposta, ma ha anche aggiunto che non firmerà a favore del Parlamento un ‘assegno in bianco’ per decidere cosa accadrà da questo momento in poi.

Rimane il dubbio sul rischio che l’intera Brexit faccia Kaput. Il riferimento è alla possibilità della revoca dell’Articolo 50, che cancellerebbe l’intero processo.

A tal proposito nelle ultime settimane Clive Crook, conosciuto per le opinioni pubblicate sul Financial Times e in passato sull’Economist, ha pubblicato su Bloomberg qualche giorno fa un editoriale in cui ha auspicato proprio la cancellazione della Brexit per porre fine alla pantomima creata, suo malgrado, dalla premier.

Se “il Regno unito rimarrà alla fine un paese membro dell’Ue, specialmente in queste circostanze, il risentimento dei cittadini non farà altro che aumentare, e il problema sarà tutto fuorché risolto. Lo capisco. E, nonostante questo, sto dicendo che l’Articolo 50 dovrebbe essere revocato”. (interrompendo così il processo di divorzio attivato) .

Crook ha emesso una chiarasentenza: “il processo della Brexit è, alla fine, collassato – e, in un futuro prevedibile, a partire da oggi, non potrà essere salvato. Almeno fino a nuova comunicazione, questo processo deve essere stralciato”.

E questo perchè non ha più senso che esista ancora.