News E’ l’alba di un nuovo giorno: la Bce muove i primi passi verso il QE

E’ l’alba di un nuovo giorno: la Bce muove i primi passi verso il QE

Pubblicato 10 Luglio 2013 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:19

Di seguito pubblichiamo un'analisi di Stefan Isaacs, gestore
del fondo obbligazionario M&G European Corporate Bond, circa le prospettive
per il mercato dei bond dopo le parole usate dal governatore Mario Draghi nel
corso della riunione della Bce della scorsa settimana. Secondo il gestore, comunicando
che la prossima mossa della BCE potrebbe essere un allentamento monetario, Draghi
puntava a far scendere i rendimenti dei bond. Tuttavia tale piano potrebbe
essere rimandato a dopo le elezioni tedesche di settembre.


Proprio quando si pensava che la Fed avesse inferto il colpo
di grazia al carry trade, Mario Draghi ha ricordato ai mercati, in toni
alquanto concilianti, che la situazione in Europa è ben diversa da quella degli
USA. Un sostanziale dietrofront rispetto al precedente rifiuto della BCE a fare
qualsiasi tipo di previsione. 'Il Consiglio stima che i tassi di riferimento
europei saranno pari o inferiori ai livelli attuali ancora per molto tempo'.
Questa voglia di fare pronostici avvicina l'Istituto di Francoforte alla Bank
of England e soprattutto alla Fed, che non è nuova ad annunci di questo tipo.
Ciò rafforza la nostra convinzione che la BCE rimarrà fedele alla sua linea
accomodante e alla sua politica di allentamento.


La volontà di fornire al mercato indicazioni per il futuro
nasce da una lunga e sofferta riflessione all'interno del Consiglio. Ma perché
cambiare approccio? Primo, la BCE potrebbe non riuscire a raggiungere
l'obiettivo primario di un'inflazione pari o prossima al 2% nel medio termine.
Secondo, Draghi è sempre più preoccupato per la persistente e generalizzata
debolezza dell'economia reale. Infine, il Consiglio teme che l'Eurozona possa
continuare a risentire di dinamiche monetarie sottotono. Sembra quasi di
ascoltare la Fed degli ultimi anni.


Al momento delle domande,Draghi si è detto preoccupato anche
per l'inasprimento delle condizioni monetarie generato dall'aumento dei
rendimenti dei titoli di Stato dopo le dichiarazioni di un possibile
ridimensionamento del QE da parte della Fed. A dire il vero, ora che è iniziata
la ripresa, l'ultima cosa di cui ha bisogno Eurolandia è un aumento dei costi
di finanziamento.


Comunicando che la prossima mossa della BCE potrebbe essere
a sua volta un allentamento monetario, Draghi puntava a far scendere i
rendimenti dei bond. I suoi commenti, tuttavia, sembrano aver avuto un effetto
positivo sui mercati azionari europei, non su quelli obbligazionari, che sono
rimasti scettici. Gli unici segmenti ad aver subito un calo nella giornata
delle dichiarazioni sono i rendimenti a breve e medio termine.


Oltre a rivedere al ribasso le previsioni del PIL italiano
per il 2013 (da -1,5% a -1,8%), l'FMI ha invitato pubblicamente la BCE a
intraprendere acquisti diretti di asset. È forse questa la strada da percorrere
nel breve periodo? Per ora, a pochi mesi dalle elezioni in Germania, Draghi
farà orecchie da mercante. La BCE è convinta che la sua prossima carta da
giocare sarà un taglio dei tassi in risposta a una maggiore debolezza
dell'economia. La parola d'ordine è: prendere tempo.


Se le attese di inflazione dell'eurozona resteranno al di
sotto del target (il mercato sconta l'1,36% e l'1,66% rispettivamente a 5 e10
anni) e se l'economia rimarrà anemica in tutta la regione, allora la BCE dovrà
valutare molto attentamente il potenziale impatto di una politica monetaria
tradizionale. Il QE potrebbe essere ancora lontano, ma una tale decisione
scatenerebbe l'opposizione di Berlino. Tuttavia, dal momento che la BCE ci ha
già stupiti una volta, chi può dire che il QE non arrivi prima di quanto si
aspetti il mercato?