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Los mercados dudan que los ‘"amicus’" alcancen para cambiar decisión de EE.UU. por buitres | Cronista Comercial
25.03.14 | 00:00
I mercati dubitano che gli "amicus" raggiungano per cambiare decisione dell'USA con avvoltoi
Ieri vinse il termine legale della presentazione a beneficio dell'Argentina affinché la Corte dell'USA ostacoli il pagamento di u$s 1.330 milioni al fondi avvoltoio che hanno debito in default
... ostacoli il pagamento!!! ... esprime appieno il pensiero dei LADRONES ... sanno benissimo che i LORO COMPORTAMENTI SONO INQUALIFICALI!!! ... E NESSUNO LI PUO' ACCETTARE E TANTO MENO AVVALLARE!!!
... SOLO ALCUNI PAESI E ASSOCIAZIONI CANAGLIA POSSONO APPOGGIARLI IN QUESTA TRUFFA VERGOGNOSA!!! ...
... FINANCHE LA LAGARDE E IL FMI SI SONO DEFILATI E NON HANNO SOTTOSCRITTO LA SQUALLIDA E VERGOGNOSA MEMORIA ARGENTINA!!! ...
per Horacio RIGGI
Il giudice di New York, Thomas Griesa
L'ansietà del governo di Cristina Fernández sbatteva ieri con l'indifferenza dei mercati. Mentre l'Argentina aspettava ad ore della scadenza più adesioni davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti alla posizione locale nella lotta contro il fondi avvoltoio, Wall Street presentava movimenti minori nel comportamento dei buoni argentini. Come mostra, il Bonar 2017 portò su appena 0,9 percento ed il Boden 2015 0,25 percento.
Ma la presentazione dei amicus lascia dubbi agli analisti sulla forza che possono avere per torcere il braccio della Giustizia statunitense. Di fallire la strategia argentina che ora sta in mani di Paul Clement, una stella giuridica con forti vincoli a Washington contrattata l'anno scorso per l'Argentina, il paese dovrebbe pagare in contanti alcuni u$s 1.330 milioni.
Ad ogni modo, nel mercato credono che la Corte si prenderà per lo meno fino a settembre per pubblicare il suo verdetto.
Il giudice di New York, Thomas Griesa, cedè a beneficio del fondi avvoltoio in primo e seconda istanza, situazione che fu ricorsa per il governo argentino. Tale decisione del giudice statunitense è vista quasi per gli analisti come definitiva.
Nuovo amicus
Gli analisti credevano che l'Argentina poteva ricevere all'ultimo minuto nuove adesioni di ieri. La firma locale Ponte si sarebbe sommato alle presentazioni che realizzarono il premio Nobel di Economia, Joseph Stiglitz, il fondo Gramercy e l'ONG Jubileo. Prima avevano comunicato il suo schienale tre pezzi grossi: Francia, Brasile e Messico.
La posizione della Francia è conosciuta, e fu contundente all'anno scorso, durante la sua prima presentazione per la prima parte della sentenza, in qualità di un paese esperto in ristrutturazioni sovrane e coordinatore del Club di Parigi, club di creditori al quale appartiene anche gli Stati Uniti e col quale l'Argentina inizierà formalmente negoziazioni il prossime 28 di maggio per saldare il capitolo del default.
Mentre, il Messico sorprese in questo giro la spalliera all'Argentina.
Oggi gli Stati Uniti hanno una situazione complicata interna, ed il governo di Barack Obama attraverso John Kerry, sostenne pubblicamente che non interverrà con un documento amico dell'Argentina. Ma chiarì anche che se la Corte Suprema lo sollecita, gli Stati Uniti invieranno la sua posizione alla Corte.
Rispetto al Brasile, il direttore davanti al FMI, Paulo Nogueira Batista, segnò reiteradamente la sua posizione davanti alla direttiva del Fondo Monetario contro il potere smisurato del fondi avvoltoio, e chiese un'involucramiento formale dell'organismo internazionale, data la rilevanza del caso nelle finanze mondiali, sostenne Télam.
L'Argentina fu protagonista del default più grande della storia in 2001. Dopo di quello, realizzò un scambio in 2005 ed un altro nuovo in 2010 per il quale ottenne ristrutturare il 93 percento del debito in default. , per ogni dollaro che doveva ottenne l'approvazione dei padroni dei buoni per pagare 35 centesimi.
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25.03.14 | 00:00
I mercati dubitano che gli "amicus" raggiungano per cambiare decisione dell'USA con avvoltoi
Ieri vinse il termine legale della presentazione a beneficio dell'Argentina affinché la Corte dell'USA ostacoli il pagamento di u$s 1.330 milioni al fondi avvoltoio che hanno debito in default
... ostacoli il pagamento!!! ... esprime appieno il pensiero dei LADRONES ... sanno benissimo che i LORO COMPORTAMENTI SONO INQUALIFICALI!!! ... E NESSUNO LI PUO' ACCETTARE E TANTO MENO AVVALLARE!!!
... SOLO ALCUNI PAESI E ASSOCIAZIONI CANAGLIA POSSONO APPOGGIARLI IN QUESTA TRUFFA VERGOGNOSA!!! ...
... FINANCHE LA LAGARDE E IL FMI SI SONO DEFILATI E NON HANNO SOTTOSCRITTO LA SQUALLIDA E VERGOGNOSA MEMORIA ARGENTINA!!! ...
per Horacio RIGGI
Il giudice di New York, Thomas Griesa
L'ansietà del governo di Cristina Fernández sbatteva ieri con l'indifferenza dei mercati. Mentre l'Argentina aspettava ad ore della scadenza più adesioni davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti alla posizione locale nella lotta contro il fondi avvoltoio, Wall Street presentava movimenti minori nel comportamento dei buoni argentini. Come mostra, il Bonar 2017 portò su appena 0,9 percento ed il Boden 2015 0,25 percento.
Ma la presentazione dei amicus lascia dubbi agli analisti sulla forza che possono avere per torcere il braccio della Giustizia statunitense. Di fallire la strategia argentina che ora sta in mani di Paul Clement, una stella giuridica con forti vincoli a Washington contrattata l'anno scorso per l'Argentina, il paese dovrebbe pagare in contanti alcuni u$s 1.330 milioni.
Ad ogni modo, nel mercato credono che la Corte si prenderà per lo meno fino a settembre per pubblicare il suo verdetto.
Il giudice di New York, Thomas Griesa, cedè a beneficio del fondi avvoltoio in primo e seconda istanza, situazione che fu ricorsa per il governo argentino. Tale decisione del giudice statunitense è vista quasi per gli analisti come definitiva.
Cioè, le possibilità che la Corte riversi la situazione a beneficio dell'Argentina sono, vista per gli esperti, molto poco probabili.
In primo luogo la spiegazione è data in che i fondi che chiedono all'Argentina sono pesi pesanti che maneggiano denaro di investitori con forti contatti col proprio governo degli Stati Uniti.
In secondo posto perché assicurano che le decisioni della Giustizia in quello paese sono molto difficili da cambiare. La stessa cosa sostengono fonti locali vicine alle negoziazioni.
In primo luogo la spiegazione è data in che i fondi che chiedono all'Argentina sono pesi pesanti che maneggiano denaro di investitori con forti contatti col proprio governo degli Stati Uniti.
In secondo posto perché assicurano che le decisioni della Giustizia in quello paese sono molto difficili da cambiare. La stessa cosa sostengono fonti locali vicine alle negoziazioni.
Nuovo amicus
Gli analisti credevano che l'Argentina poteva ricevere all'ultimo minuto nuove adesioni di ieri. La firma locale Ponte si sarebbe sommato alle presentazioni che realizzarono il premio Nobel di Economia, Joseph Stiglitz, il fondo Gramercy e l'ONG Jubileo. Prima avevano comunicato il suo schienale tre pezzi grossi: Francia, Brasile e Messico.
La posizione della Francia è conosciuta, e fu contundente all'anno scorso, durante la sua prima presentazione per la prima parte della sentenza, in qualità di un paese esperto in ristrutturazioni sovrane e coordinatore del Club di Parigi, club di creditori al quale appartiene anche gli Stati Uniti e col quale l'Argentina inizierà formalmente negoziazioni il prossime 28 di maggio per saldare il capitolo del default.
Mentre, il Messico sorprese in questo giro la spalliera all'Argentina.
Oggi gli Stati Uniti hanno una situazione complicata interna, ed il governo di Barack Obama attraverso John Kerry, sostenne pubblicamente che non interverrà con un documento amico dell'Argentina. Ma chiarì anche che se la Corte Suprema lo sollecita, gli Stati Uniti invieranno la sua posizione alla Corte.
Rispetto al Brasile, il direttore davanti al FMI, Paulo Nogueira Batista, segnò reiteradamente la sua posizione davanti alla direttiva del Fondo Monetario contro il potere smisurato del fondi avvoltoio, e chiese un'involucramiento formale dell'organismo internazionale, data la rilevanza del caso nelle finanze mondiali, sostenne Télam.
L'Argentina fu protagonista del default più grande della storia in 2001. Dopo di quello, realizzò un scambio in 2005 ed un altro nuovo in 2010 per il quale ottenne ristrutturare il 93 percento del debito in default. , per ogni dollaro che doveva ottenne l'approvazione dei padroni dei buoni per pagare 35 centesimi.
Il 38 percento di quello debito era denaro delle pensioni degli argentini, come consta in una nota di opinione edita in questo stesso diario per Miguel Boggiano, professore di Behavioral Finance.
Un 7 percento non fu di accordo con la proposta e continuò a combattere legalmente nell'USA affinché l'Argentina pagasse loro la totalità della cosa dovuta. Quello 7 percento quasi nella sua totalità appartiene a Fondo Bui tre che comprarono debito in default per centesimo ed ora reclamano milioni di dollari.
Un 7 percento non fu di accordo con la proposta e continuò a combattere legalmente nell'USA affinché l'Argentina pagasse loro la totalità della cosa dovuta. Quello 7 percento quasi nella sua totalità appartiene a Fondo Bui tre che comprarono debito in default per centesimo ed ora reclamano milioni di dollari.
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