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Los mercados dudan que los ‘"amicus’" alcancen para cambiar decisión de EE.UU. por buitres | Cronista Comercial




25.03.14 | 00:00

I mercati dubitano che gli "amicus" raggiungano per cambiare decisione dell'USA con avvoltoi

Ieri vinse il termine legale della presentazione a beneficio dell'Argentina affinché la Corte dell'USA ostacoli il pagamento di u$s 1.330 milioni al fondi avvoltoio che hanno debito in default

... ostacoli il pagamento!!! ... :eek::eek::eek: esprime appieno il pensiero dei LADRONES ... :o:o:o sanno benissimo che i LORO COMPORTAMENTI SONO INQUALIFICALI!!! ... :angry::angry::angry: E NESSUNO LI PUO' ACCETTARE E TANTO MENO AVVALLARE!!!

... SOLO ALCUNI PAESI E ASSOCIAZIONI CANAGLIA POSSONO APPOGGIARLI IN QUESTA TRUFFA VERGOGNOSA!!! ... :angry::angry::angry:

... FINANCHE LA LAGARDE E IL FMI SI SONO DEFILATI E NON HANNO SOTTOSCRITTO LA SQUALLIDA E VERGOGNOSA MEMORIA ARGENTINA!!! ... :censored::censored::censored:





per Horacio RIGGI


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Il giudice di New York, Thomas Griesa


L'ansietà del governo di Cristina Fernández sbatteva ieri con l'indifferenza dei mercati. Mentre l'Argentina aspettava ad ore della scadenza più adesioni davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti alla posizione locale nella lotta contro il fondi avvoltoio, Wall Street presentava movimenti minori nel comportamento dei buoni argentini. Come mostra, il Bonar 2017 portò su appena 0,9 percento ed il Boden 2015 0,25 percento.



Ma la presentazione dei amicus lascia dubbi agli analisti sulla forza che possono avere per torcere il braccio della Giustizia statunitense. Di fallire la strategia argentina che ora sta in mani di Paul Clement, una stella giuridica con forti vincoli a Washington contrattata l'anno scorso per l'Argentina, il paese dovrebbe pagare in contanti alcuni u$s 1.330 milioni.

Ad ogni modo, nel mercato credono che la Corte si prenderà per lo meno fino a settembre per pubblicare il suo verdetto.



Il giudice di New York, Thomas Griesa, cedè a beneficio del fondi avvoltoio in primo e seconda istanza, situazione che fu ricorsa per il governo argentino. Tale decisione del giudice statunitense è vista quasi per gli analisti come definitiva.

Cioè, le possibilità che la Corte riversi la situazione a beneficio dell'Argentina sono, vista per gli esperti, molto poco probabili.

In primo luogo la spiegazione è data in che i fondi che chiedono all'Argentina sono pesi pesanti che maneggiano denaro di investitori con forti contatti col proprio governo degli Stati Uniti.

In secondo posto perché assicurano che le decisioni della Giustizia in quello paese sono molto difficili da cambiare. La stessa cosa sostengono fonti locali vicine alle negoziazioni.​




Nuovo amicus

Gli analisti credevano che l'Argentina poteva ricevere all'ultimo minuto nuove adesioni di ieri. La firma locale Ponte si sarebbe sommato alle presentazioni che realizzarono il premio Nobel di Economia, Joseph Stiglitz, il fondo Gramercy e l'ONG Jubileo. Prima avevano comunicato il suo schienale tre pezzi grossi: Francia, Brasile e Messico.

La posizione della Francia è conosciuta, e fu contundente all'anno scorso, durante la sua prima presentazione per la prima parte della sentenza, in qualità di un paese esperto in ristrutturazioni sovrane e coordinatore del Club di Parigi, club di creditori al quale appartiene anche gli Stati Uniti e col quale l'Argentina inizierà formalmente negoziazioni il prossime 28 di maggio per saldare il capitolo del default.

Mentre, il Messico sorprese in questo giro la spalliera all'Argentina.

Oggi gli Stati Uniti hanno una situazione complicata interna, ed il governo di Barack Obama attraverso John Kerry, sostenne pubblicamente che non interverrà con un documento amico dell'Argentina. Ma chiarì anche che se la Corte Suprema lo sollecita, gli Stati Uniti invieranno la sua posizione alla Corte.

Rispetto al Brasile, il direttore davanti al FMI, Paulo Nogueira Batista, segnò reiteradamente la sua posizione davanti alla direttiva del Fondo Monetario contro il potere smisurato del fondi avvoltoio, e chiese un'involucramiento formale dell'organismo internazionale, data la rilevanza del caso nelle finanze mondiali, sostenne Télam.

L'Argentina fu protagonista del default più grande della storia in 2001. Dopo di quello, realizzò un scambio in 2005 ed un altro nuovo in 2010 per il quale ottenne ristrutturare il 93 percento del debito in default. , per ogni dollaro che doveva ottenne l'approvazione dei padroni dei buoni per pagare 35 centesimi.

Il 38 percento di quello debito era denaro delle pensioni degli argentini, come consta in una nota di opinione edita in questo stesso diario per Miguel Boggiano, professore di Behavioral Finance.

Un 7 percento non fu di accordo con la proposta e continuò a combattere legalmente nell'USA affinché l'Argentina pagasse loro la totalità della cosa dovuta. Quello 7 percento quasi nella sua totalità appartiene a Fondo Bui tre che comprarono debito in default per centesimo ed ora reclamano milioni di dollari.​




... :censored::censored::censored:
 
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Da ora on poi si possono ristrutturare i debiti obbligazionari in default in Francia ... :wall::wall::wall:

I creditori potranno godere delle garanzie offerte da Hollande (il donnaiolo) ... :censored::censored::censored:



p.s. quello che toglieva le prostitute dalle strade ... :eek::eek::eek: e che se le portava nei suoi bordelli privati!!! ... :censored::censored::censored:
 
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Da ora on poi si possono ristrutturare i debiti obbligazionari in default in Francia ... :wall::wall::wall:

I creditori potranno godere delle garanzie offerte da Hollande (il donnaiolo) ... :censored::censored::censored:

p.s. quello che toglieva le prostitute dalle strade ... :eek::eek::eek: e che se le portava nei suoi bordelli privati!!! ... :censored::censored::censored:
Purchè non si tratti di ristrutturare i debiti VERSO LA FRANCIA :D:D:D

Quella Nullità pro-tempore all'Eliseo è ridicolo, in forma diversa ma sempre ridicolo come il Napoleoncino di prima che giustamente fu trombato dai Francesi alla prima occasione, purtroppo per loro e per noi senza avere a disposizione uno statista (merce MOLTO rara) per rimpiazzarlo.

EVIDENZIO uno sviluppo molto importante della rassegna stampa di oggi: l' "OPPOSIZIONE" :rolleyes: (vedi nota :rolleyes:) Argentina comincia a seguire le ormai antiche analisi e raccomandazioni del FOL anche per il prossimo PAGAMENTO DEI CAROTONES :
vedono solo ora la chiara truffa ai danni del popolo argentino che dal 2007 è praticata dal governo, pagando (LAUTAMENTE!) ciò che NON sarebbe dovuto mentre non è pagato ciò che è dovuto :mad:
E questa "opposizione" fresca di illuminazione sulla via di Damasco comincia a proclamare che i pagatori di carotones vanno DENUNCIATI, condannati e messi in gabbia e che dichiarando ciò che corrisponde alla realtà dell'economia argentina ... OOOPS :eek: ... non esiste più obbligo di pagare i prossimi CAROTONES ! :eek:

Grande guerra mafiosa in corso per spartirsi gli ultimi brandelli di refurtiva :yes:
Chissà chi la spunterà??? ;)

NOTA:
Strunzenegger KO!è uno che fino all'altro giorno era cortigiano della Rataladrona, che applaudiva e incassava, che diceva peste e corna degli HO, che approvava la posizione intransigente del governo argentino nelle cause con gli HO, possibilista sull'aggiramento a Buenos Aires dei divieti di Griesa, ecc.

Ora vediamo che il giornale lo presenta come esponente dell' OPPOSIZIONE :rolleyes: ... opposizione dei topastri più o meno peronisti che non avendo più fiducia sulle capacità di rapina della cosca Ladriprogresistas sotto cui operavano più o meno entusiasticamente, ora sono in fase "fuga dalla nave che affonda" e apparentemente impegnati a costituire una cosca aletrnativa.

Strunzenegger è un po' come quell'altro ceffo da galera di Lafogna, ogni giorno più critico dei disastri che LUI STESSO, con responsabilità ministeriale, organizzò e giustificò.
 
Zannini salió del placard y podría ser el candidato de CFK | Informador Público


Zannini uscì allo scoperto e potrebbe essere il candidato di CFK



marzo 26, 2014
By Guillermo Cherashny


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Carlos Zannini uscì allo scoperto

Il BCRA perse altri 67 milioni di dollari di riserve.

Sorprese che nella chiamata "celebrazione", come così qualificò Stele di Carlotto la data tragica del 24 di marzo, per la prima volta negli ultimi undici anni l'oratore di fondo fu Carlos Zannini, il poderoso Segretario Legale e Tecnico della Presidenza e l'unico dell'intima fiducia del presidente e suo figlio Massimo.

Di questo si menziona che sarebbe candidato ad intendente di Fiume Galiziani nel 2015 dopo che Julio di Vido sistemasse col governatore Daniel Peralta le differenze che avevano fino ad ora i due settori del kirchnerismo. Il termine "uscire" dal placard sorse a Hollywood, la meca del cinema, riferito a quando una stella del cinema fa conoscere pubblicamente la sua omosessualità.

Invece, in questo caso, utilizziamo il termine in relazione all'abbandono del profilo basso che coltivò fino ad ora Zannini. Si commercia di un avvenimento molto importante in momenti nei quali circola anche un libro di un giornalista con cognome Zannini, con una solo "n" che si diploma: "il Creatore" dove si segnala che l'avvocato cordovano che stava in prigione il 24 di marzo di 1976 partì verso il sud e si unì a Néstor Kirchner e Cristina Fernández, accompagnandoli da quando l'ex presidente guadagnò l'intendenza di Fiume Galiziani in 1987.


Quindi passò ad essere l'assessore giuridico principale e lo stratega di quelli quali permise in dodici anni di governo di Santa Croce il dominio di quasi tutti i mezzi di comunicazione e della giustizia locale.

La stessa cosa cercò di fare nella Repubblica l'Argentina con un successo incompleto perché, sebbene colonizzò un importante numero di mezzo di comunicazione e neutralizzo quasi tutti gli altri, non potè rovesciare cioè all'unico gruppo che non accettò essere colonizzato, Clarino che accompagnò durante i primi quattro anni la presidenza di Kirchner e riuscì la fusione di Televisione via cavo e Multicanal.




Un errore dietro di un altro

Quando si rese conto che il kirchnerismo entrò in problemi fiscali seri ed attaccò una manata confiscatoria al campo argentino, Clarino decise che Kirchner aveva sbagliato la strada e non gli rimase più rimedio che fare prima giornalismo indipendente che lasciarsi sottomettere come gli altri mezzi di comunicazione.

Così arriviamo alla sconfitta di giugno di 2009. Allora Kirchner, il presidente e Zannini decisero di spingere la legge di mezza e piegargli il braccio a Clarino.


Come non poterono allora, l'anno scorso Zannini lanciò una nuova idea: la convocazione alla votazione popolare dei membri del Consiglio della Magistratura e sei leggi più per cooptare definitivamente il potere giudiziale.

Ma la Corte Suprema gli disse che non a quell'avventura che aveva finalmente guadagnare alcune elezioni che sembrava già che il governo perdesse e si metterebbe così fine alla rielezione. Così le cose, Zannini fece un'altra giocata: armò un'insurrezione poliziesca nella sua provincia natale - Cordova - per intervenire al discolo José Manuel del La Sota e, quando questo chiese aiuto, si rifiutò di comandare la Gendarmeria. La conseguenza fu un ammutinamento in tutto il paese che lo lasciò malfermo.

La sua ultima attività fu irrompere nella recente riunione di governatori del PJ per dimostrare che ancora il presidente ha validità e che senza lei niente possono fare. Tutto questo in una settimana dove fu discusso perché la sua mano destro Carlos Liuzzi rimase implicato come socio di un tavolo di denaro spianato.


Magari questo protagonismo inaspettato della settimana passato l'obbligò a sua volta ad apparire come oratore centrale dell'atto del 24 di marzo dove parlò con scioltezza. Si riferì alla fondazione di una nuova forza politica come sarebbe il cristinismo il cui colonna vertebrale sarebbe La Cámpora vicino ad Uniti ed Organizzati per presentarsi nelle prossime presidenziali al margine del peronismo. Per molti, egli aspira ad essere candidato presidenziale. Nel frattempo, l'inflazione, l'insicurezza, le paritetiche senza soluzione e la perdita di riserve della Banca Centrale seguono la sua marcia davanti a questo isolamento della Casa Rosata.


Guillermo Cherashny




... che personaggi ... :censored::censored::censored:
 
http://www.cronista.com/economiapol...ia-pagar-todo-lo-que-pueda-20140326-0117.html


26.03.14 | 09:44

Cedola PBI: per Melconian, il Governo dovrebbe pagare tutto quello che possa

Disse che "se l'opposizione fosse viva lascerebbe che la gestione di Cristina Kirchner cancelli tutti tutti i debiti per alivianar al quale assuma in 2015."


per CRONISTA.COM


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Cedola PBI: per Melconian, il Governo dovrebbe pagare tutto quello che possa




L'economistico Carlos Melconian disse che il Governo dovrebbe pagare le cedole del debito legati al PBI, "perché altrimenti ‘non è capello per la vecchia'(ndt. espressione riferendosi alla compiacenza di profitto in un gioco di fortuna o la via più facile.) e dovrà pagarlo il presidente che assuma in 2015". Inoltre che non pagare la cedola come conseguenza di un dibattito di decimale, come suggerì l'opposizione, sarebbe un scandalo.

In dialogo con radio Mitre, considerò che "se l'opposizione fosse viva lascerebbe che il Governo paghi tutti i debiti per alleviare a quello che assuma in 2015."

"Che paghi tutto quello che possa questo Governo, perché se sbarazzano di pagare questa cedola, di debito legato al PBI, lo paga il presidente che viene. Questo Governo che ha 18 mesi di transizione per sistemare i problemi, magari paghi tutte le cedole che possa, sistemi tutto il Ciadi, Centro Internazionale di Sistemazione di Differenze Relative ad Investimenti, risolva il tema dei fondi avvoltoi e la cosa pendente con YPF", pensò.

Mentre Melconian dispiacque che il Governo si sia perso di una decade straordinaria di collocazione di denaro ed oggi stia toccando fondo."

Ma disse che non pagare la cedola come conseguenza di un dibattito di decimale sarebbe un scandalo. La cosa unica che importa sono i numeri ufficiali. Benché abbia la sicurezza che l'economia non crebbe 5 percento e crebbe 3 percento", aggregò.

In contrapposizione, ieri i deputati dell'opposizione assicurarono che non bisognerebbe pagare le cedole del debito legati al PBI perché la crescita dell'economia argentina in 2013 stette sotto il livello di corte per efectivizar quell'obbligo, 3,26 percento.


Come sorge dalla media realizzata per i legislatori con le misurazioni di consulenti private, il PBI argentino chiuse 2013 con un alza dal 2,9 percento.




... altro LADRONES pieno zeppo di titoli legati al PBI!!! ... la TRUFFA dei carotones ... vedeva coinvolta tutta la classe politica del paese!!! ... :censored::censored::censored:
 
... anche l'eunuco in GALERA!!! ...

Un diputado pide meter presos a los interventores del INDEC


INDEC


Un deputato chiede mettere carcerati ai revisori dei conti dell'INDEC


L'iniziativa è del deputato Claudio Lozano. L'intervento che risponde a Guglielmo Moreno, dirige sull'istituto da 2007.



25/03/14 - 20:11

Claudio Lozano si riferì di forma contundente all'attuale intervento che pesa sull'Istituto Nazionale di Statistico e Censimenti, spinta in 2007 per allora il segretario di Commercio Interno, Guglielmo Bruno.

"L'unico modo di recuperare l'INDEC è finire con l'attuale intervento e processarla, perché dovrebbero andare carcerati per i delitti commessi", affermò il presidente del blocco Unità Popolare. :D:D:D

Ed aggregò: Si potrà "solo così terminare con questa 'amnesia', installata nel nuovo indice di prezzi con la che pretendono di recuperare la credibilità."



Le dichiarazioni di Lozano si diedero nella cornice della presentazione del libro "non siamo complici della bugia", realizzato per i lavoratori di ATE dell'istituto.


Il deputato, inoltre, denunciò il nuovo indice per misurare l'inflazione. C'è un tentativo che l'INDEC recuperi credibilità sulla base del nuovo indice inflazionario che il Governo questo pubblicando, un nuovo indice che continua ad essere tanto trucho come l'anteriore e che sta essendo dato a luce per le stesse autorità che mentirono fino all'altro ieri", segnalò.


E concluse: "L'unica credibilità che può recuperarsi è mentre e non appena le attuali autorità che hanno commesso delitti di ogni tipo violando segreti statistici, adulterando dati, siano spaesati dando luogo ad una nuova conduzione




... in galera ... in galera ... :D:D:D




p.s. che ammucchiata che si prepara ... ;););) da quelle parti hanno sempre bisogno di femminielli ... :D:D:D
 
Los mercados dudan que los ‘"amicus’" alcancen para cambiar decisión de EE.UU. por buitres | Cronista Comercial

Il 38 percento di quello debito era denaro delle pensioni degli argentini, come consta in una nota di opinione edita in questo stesso diario per Miguel Boggiano, professore di Behavioral Finance.

Un 7 percento non fu di accordo con la proposta e continuò a combattere legalmente nell'USA affinché l'Argentina pagasse loro la totalità della cosa dovuta. Quello 7 percento quasi nella sua totalità appartiene a Fondo Bui tre che comprarono debito in default per centesimo ed ora reclamano milioni di dollari.​

... :censored::censored::censored:
Per chi fosse entrato (fortuna sua) un po' in ritardo (qualche anno) nel coinvolgersi nelle notizie degli infami ladroni argentini, credo di ricordare bene per capire che Il 38 % di cui parlano è debito interno di obbligazioni acquistate da cittadini argentini, che nel 98 % fu "obbligatoriamente" fatto acquistare con il "mega canje" interno a metà 2001 dai fondi pensione (allora) privati. Il 2 % è "con noi" come l'amica argentina con la quale mi sento via skype. Quel 98 % nel 2005 fu fatto "obbligatoriamente" confluire nel cambio.
Si parla anche in questo articolo che il 7 % rimasto dai 2 cambi "quasi nella sua totalità appartiene ai fondi buitre". Non verità o meglio menzogna. Menzogna data dal fatto che o chi scrive è un ignorante o dice, sapendo, una non verità e quindi "mentiroso".
 
Brunch letterario! Gente di gran cultura! Con i nostri soldi ovviamente. Ricevuto da Orlando.

----Messaggio originale----
Da: cultura@ambasciatargentina.it
Data: 25/03/2014 17.08
A: "Ufficio Culturale - Ambasciata Argentina"<cultura_eital@mrecic.gov.ar>
Ogg: Invito presentazione - Brunch letterario: Sette conversazioni con Adolfo Bioy Casares di Fernando Sorrentino - Giovedì 3 aprile ore 13 - Casa Argentina

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Ambasciata Argentina in Italia
Casa Argentina

Ha il piacere di invitare al brunch letterario della Casa Argentina

In questa occasione sarà presentato il libro:​

Sette conversazioni con ADOLFO BIOY CASARES
di Fernando Sorrentino
a cura di María José Flores Requejo​

Giovedì 3 aprile ore 13.00

Modera Laura Rizzo
Partecipano:
Ilaria Magnani – Università di Cassino
Armando Francesconi – Università di Macerata
Marco Solfanelli – Editore
Sarà presente l’autore
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Fernando Sorrentino (Buenos Aires, 1942-), è autore di svariati volumi di racconti, da La regresión zoológica (1969) a El crimen de San Alberto (2008), di un romanzo, Sanitarios centenarios (1979), e di un racconto lungo, Crónica costumbrista (1996). Sorrentino ha composto anche numerosi libri per l’infanzia e l’adolescenza. Scrittore, ma anche esperto di letteratura argentina e spagnola, ha pubblicato vari saggi sul tema e curato alcune antologie di narrativa. Fernando Sorrentino ha inoltre pubblicato le sue interviste con due dei principali esponenti della letteratura argentina del XX secolo: Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares. La sua opera è stata tradotta in varie lingue.
Adolfo Bioy Casares (Buenos Aires, 1914-1999), dopo varie esperienze letterarie giovanili da lui “rinnegate” pubblicò il suo primo romanzo importante, L’invenzione di Morel, nel 1940. Fino alla sua morte continuò a scrivere romanzi, racconti, miscellanee, saggi, un dizionario e memorie. Durante la loro amicizia di una vita, annotò le frequenti conversazioni che ebbe con Borges. Firmandosi con gli pseudonimi di H. Bustos Domecq e B. Suárez Lynch, Bioy e Borges scrissero, quasi come un divertissement letterario, cinque volumi di racconti.
Questo volume presenta per la prima volta in Italia un’intervista estesa che l’autore argentino Fernando Sorrentino ebbe con uno dei più grandi esponenti della letteratura argentina contemporanea, Adolfo Bioy Casares. Le sette conversazioni fra i due autori ebbero luogo durante “sette sabato mattina” nell’anno 1988 e furono pubblicate in Argentina alcuni anni dopo, nel 1992. Sorrentino ebbe occasione di intervistare anche Jorge Luis Borges nel 1974 e le sette conversazioni con Borges furono tradotte in italiano nel 1999.
Le conversazioni con Bioy Casares non solo fanno scorgere la straordinaria personalità dell’autore argentino ma permettono anche di rivivere un’Argentina ed una Buenos Aires ormai scomparse, come quando Bioy parla del Martín Fierro e dei gauchos, dei testi dei tanghi “primitivi” e di quelli “canaglieschi” che non piacevano a Borges, delle latterie e delle scuderie sul viale Quintana. Ricordi e osservazioni che nelle sue parole assumono un tono non tanto nostalgico, quanto sociale, aneddotico, umoristico. Il libro di Sorrentino offre al lettore una visione privilegiata e quasi intima del pensiero di questo grande scrittore argentino del XX secolo.
FERNANDO SORRENTINO: Supponendo che potessi sdoppiare la tua personalità e che, per un’enciclopedia, dovessi scrivere la voce su Adolfo Bioy Casares. Cosa scriveresti?
ADOLFO BIOY CASARES: Be’, non è facile...
F.S.: Oppure, cosa ti piacerebbe che scrivesse uno storico della letteratura di te?
A.B.C.: Forse mi piacerebbe che scrivesse che mi piaceva raccontare storie e che raccogliesse alcune osservazioni mie che gli siano sembrate giuste o sentite. Mi piacerebbe che riconoscesse questo nella mia opera. Senz’altro, tutti gli elogi che volesse farmi sarebbero ben accetti. Non ne ho niente in contrario. Mentre ero in Italia, una persona mi disse: “Lei è uno scrittore che non cerca la popolarità. Allora perché accetta i premi?” Non cerco la popolarità, ma i premi mi fanno molto piacere.

Casa Argentina
Ambasciata Argentina in Italia
Via Veneto 7 – 00187 Roma (in Via Veneto c'è il consolato - che sia venuto più importante per la presenza di Moreno?)
Tel. 064873866 – cultura@ambasciatargentina.itcultura_eital@mrecic.gov.ar
 
In Argentina con assegno Inps, denuncia - Cronaca - ANSA.it


News

In Argentina con assegno Inps, denuncia

Nell'arco di 13 anni avrebbe sottratto all'erario 88 mila euro

26 marzo, 11:25



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In Argentina con assegno Inps, denuncia (ANSA) - VIBO VALENTIA, 26 MAR -


Era titolare di un assegno sociale, ma viveva stabilmente in Argentina con la sua famiglia da circa 13 anni. L'uomo, un pensionato, è stato denunciato dalla Guardia di Finanza di Tropea per truffa all'Inps. Secondo quanto appurato dai finanzieri, il pensionato avrebbe illecitamente sottratto all'erario una somma pari a 88 mila euro.

L'assegno sociale è stato revocato e contestualmente verranno avviate le procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite.



... un infame ... che aveva scelto di vivere tra i suoi simili a spese degli altri ... :censored::censored::censored:
 
In Argentina con assegno Inps, denuncia - Cronaca - ANSA.it


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In Argentina con assegno Inps, denuncia

Nell'arco di 13 anni avrebbe sottratto all'erario 88 mila euro

26 marzo, 11:25



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In Argentina con assegno Inps, denuncia (ANSA) - VIBO VALENTIA, 26 MAR -


Era titolare di un assegno sociale, ma viveva stabilmente in Argentina con la sua famiglia da circa 13 anni. L'uomo, un pensionato, è stato denunciato dalla Guardia di Finanza di Tropea per truffa all'Inps. Secondo quanto appurato dai finanzieri, il pensionato avrebbe illecitamente sottratto all'erario una somma pari a 88 mila euro.

L'assegno sociale è stato revocato e contestualmente verranno avviate le procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite.



... un infame ... che aveva scelto di vivere tra i suoi simili a spese degli altri ... :censored::censored::censored:

Hombre sin verguenza. Tagliategli le mani. Anzi, cortamos la p.irula (più adatto ad un'anziana signorina).
 
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Argentina, docenti in sciopero - L'Indro


Felipe sarebbe stato contento. L’amico di Mafalda, in cui Quino aveva riversato in modo estremo tutti i timori infantili verso compiti ed interrogazioni, di certo avrebbe visto realizzarsi quel suo sogno espresso in molteplici varianti nella storia della celebre tira argentina: la scuola chiusa fino a data da destinarsi.

È questo, infatti, quel che sta accadendo nella Provincia di Buenos Aires, dove gli insegnanti stanno scioperando ormai da quasi tre settimane, al punto da aver proprio costretto le autorità a rinviare l’inizio dell’anno scolastico.

Non è però solo il sistema educativo della provincia a poter risultare danneggiato dallo scontro: anche il peronismo kirchnerista potrebbe infatti uscire indebolito dal confronto coi sindacati, soprattutto in vista delle elezioni del prossimo anno.

Manca infatti ancora molto alle elezioni dell’ottobre 2015 ed alcuni tra i possibili successori della Presidente Cristina Fernández de Kirchner potrebbero incontrare ostacoli alla propria candidatura. È successo, ad esempio, con l’attuale Vicepresidente Amado Boudou, le cui possibilità sembrano esser state recise dal ‘caso Ciccone’. Potrebbe succedere con l’attuale candidato principale del Frente para la Victoria, il Governatore della Provincia di Buenos Aires Daniel Scioli, qualora non riuscisse a trovare un accordo coi docenti.

Docenti che, come si diceva, sono in sciopero ormai dall’inizio del mese. La ragione è molto semplice: la richiesta di un adeguamento salariale per il nuovo anno (ricordiamo che, essendo l’Argentina nell’emisfero australe, in questo momento è da poco iniziato l’autunno), al momento soddisfatta solo in alcune province.

Il problema, infatti, non è sorto negli ultimi giorni: già il 20 febbraio era stata convocata la ‘paritaria docente’, vale a dire il tavolo di consultazioni fra rappresentanti dei docenti ed i dirigenti del settore.

Tuttavia, nonostante il Capo di Gabinetto Jorge Capitanich puntasse a raggiungere l’accordo già il 25, la tensione tra le maggiori sigle sindacali ed il Governo federale era palpabile e l’accordo risultava ben lungi dall’essere raggiunto con facilità, vista l’intenzione del secondo di proporre un incremento delle retribuzioni pari al 22% e le prime a reclamare venti punti percentuali in più.


Difatti, benché l’inizio del nuovo anno scolastico fosse previsto fra il 26 febbraio ed il 5 marzo, a seconda della località, alla vigilia della seconda data erano ancora 19 le Province argentine i cui istituti scolastici risultavano chiusi per lo sciopero indetto dai sindacati: questo anche se accordi contrattuali con aumenti di poco più del 30% erano già stati raggiunti in alcuni distretti quali Córdoba, Santa Fe, San Luis, La Pampa e la città autonoma di Buenos Aires.


Già due giorni dopo, comunque, la fine degli scioperi di 48 ore decretava la ripresa della regolare attività scolastica in alcune Province, tra cui Córdoba, La Rioja, San Juan, Tierra del Fuego e La Pampa. Rimaneva aperto, però, il fronte della Provincia di Buenos Aires: la più popolosa della Federazione.

Ancora l’11 marzo, la Provincia amministrata dall’ex Vicepresidente peronista Daniel Scioli rimaneva ancora con le aule deserte. «Continuiamo con lo sciopero a tempo indeterminato», annunciava il Segretario Generale dell’Udocba (Unión de Docentes de la Provincia de Buenos Aires) Miguel Díaz dopo aver rifiutato, insieme agli altri sindacati, il 30% di incremento salariale proposto dall’amministrazione provinciale: una proposta che superava di cinque punti quella precedente e che, proprio per questo, spingeva le sigle a chiedere di più.

Ed a trasferire l’onere dei disagi allo stesso Scioli: «il Governo ha nelle sue mani la possibilità di risolvere questo conflitto. Non può essere che stiamo ancora discutendo» erano le parole di Roberto Baradel del Sindicato Unificado de Trabajadores de la Educación de Buenos Aires (Suteba).


Il Governo, dal canto suo, non stava a guardare: già il 4 marzo, vista l’assenza di progressi nelle trattative, invocava la conciliazione obbligatoria, cioè uno strumento giuridico risalente al 1996 che, mentre impone alle parti in causa di cercare una risoluzione condivisa, vieta loro di adottare misure sindacali come gli scioperi.

La decisione non aveva però effetto: oltre al proseguimento dello sciopero, già descritto, i sindacati rifiutavano la misura in quanto contraria al diritto (improcedente) – lanciando così una sfida di resistenza ad un Governo che alterna i toni più distensivi di Capitanich a quelli della Viceministra per il Lavoro Noemí Rial, per cui il rifiuto della conciliazione sarebbe stato possibile solo «qualora non venisse pagato lo stipendio, e ciò non sta succedendo. Se non accettano questa conciliazione obbligatoria, li intimeremo a farlo. Se continuano a non rispettarla, applicheremo sanzioni economiche ed eventualmente chiederemo alla Giustizia che ne sospenda la personalità sindacale».



E, infatti, gli ultimi sviluppi della vicenda hanno avuto luogo in un’aula di tribunale. Il 22 marzo, il giudice Francisco Terrier ha infatti accolto la richiesta del Defensor del Pueblo Carlos Bonicatto perché lo sciopero degli insegnanti bonaerensi abbia termine. I sindacati, ovviamente, «possono fare appello, ma questo non impedisce che si mantenga la vigenza» della sentenza, ha chiarito lo stesso Bonicatto, ottenendo però come risposta il comunicato di Suteba e Feb (Federación de Educadores Bonaerense) secondo il quale «la sentenza è incostituzionale, dimostra parzialità ed è viziata da irregolarità gravi come la scelta premeditata del giudice», ragion per cui veniva minacciato anche un ricorso all’Organizzazione Internazionale del Lavoro per violazione del diritto di sciopero e della libertà sindacale.



Non sembra necessario giungere a questo livello, tuttavia, per scorgere segni di nervosismo nelle sedi di Governo, sia federale che provinciale. Questo anche perché, nonostante gli attriti fra Casa Rosada e gremios non rappresentino una novità, rimane che le grandi sigle sindacali sotto cui si collocano le principali organizzazioni lavorative in lotta hanno forti collegamenti con il peronismo.

CTERA e Suteba, ad esempio, sono prossime alla Central de Trabajadores de la Argentina di Hugo Yasky, sorta nel 1991 nell’ala sinistra del peronismo in risposta alle politiche di privatizzazione dell’allora Presidente Carlos Menem. Ma gli scioperi hanno visto anche la partecipazione di sindacati affiliati alla storica Confederación General del Trabajo (ad esempio, l’Unión de Docentes Argentinos ed il Sindicato Argentino de Docentes Privados) guidata da Antonio Caló ed ancor più vicina all’ala kirchnerista del Partido Justicialista (PJ).


La vicinanza ideologica, tuttavia, non ha impedito che recentemente sorgessero divergenze riguardo alla politica economica di Fernández: proprio Caló aveva infatti sostenuto che inflazione e svalutazione avrebbero portato ad una situazione in cui «alla gente non rimane abbastanza per poter mangiare», critica a cui la Presidente aveva risposto che «non ci sono lavoratori che muoiono di fame», ma che aveva invece trovato il sostegno di Yasky. Né, ora, le affinità peroniste hanno attenuato le rivendicazioni dei docenti della Provincia governata da una delle personalità più accostate alla successione presidenziale del 2015.

Neanche Scioli, che è anche il Presidente del PJ, ha d’altronde avuto un atteggiamento conciliante. Il 17 marzo, a seguito dei ripetuti fallimenti delle trattative, La Plata passava all’offensiva, decidendo di seguire le indicazioni di Rial: forzare i sindacati a rispettare la conciliazione obbligatoria e controllo delle scuole per tutelare i maestri che volessero iniziare le lezioni da possibili pressioni sindacali.

Inoltre, Scioli ricorreva all’opinione pubblica, diffondendo dati di sondaggi che rivelavano l’insoddisfazione dei cittadini verso lo sciopero, e a metodi più concreti, ossia sottraendo i giorni persi per lo sciopero dagli stipendi dei docenti.


Ma la strategia scelta dal Governatore non ha fatto che aumentare la tensione, anche a causa di ulteriori decisioni unilaterali che, di fatto, svilivano le già ardue trattative: l’esempio più lampante è dato dall’aumento salariale effettuato da Scioli secondo le percentuali rifiutate dai sindacati, ma anche dalle accuse di un «retroscena politico» dietro all’ostinazione di questi ultimi nel proseguire la lotta.


Si tratta, nello specifico, di accuse di complicità tra Baradel ed il dissidente peronista Sergio Massa, già Capo di Gabinetto sotto la Presidente Fernández ed ora a capo del Frente Renovador.


Accuse nate da immagini in cui i due apparirebbero insieme, ma le cui conseguenze politiche sarebbero tutte da dimostrare, dato che Massa, per la sua inclinazione neoliberista, sembra distanziarsi notevolmente dall’area politica della CTA: infatti Baradel ha smentito immediatamente l’accostamento.


È comunque vero che Massa sta cercando di far sentire la propria voce, approfittando del dissidio fra sindacati e Governo. In realtà, il fuoriuscito del PJ non sembra proporre nessuna proposta concreta, fuorché un invito, abbastanza banale, affinché i contendenti si assumano le proprie responsabilità verso la cittadinanza, esasperata dal conflitto.



Il fatto è che lo scontro coi sindacati offre a Massa, già trionfante alle elezioni dello scorso novembre, la possibilità di mantenere il proprio ruolo di principale avversario di un kirchnerismo apparentemente allo sbando.


Politiche economiche fallimentari e scandali giudiziari sembrano infatti segnare ogni giorno di più la fine della cosiddetta ‘era K’, mentre l’incrinarsi di rapporti storicamente più ampi, come quelli tra sindacati e PJ, potrebbero quasi far pensare ad un tracollo epocale come quello vissuto dall’Unión Cívica Radical dopo la Presidenza di Fernando de la Rúa.​



Così, mentre oggi è prevista una giornata di mobilitazione nazionale indetta dalla CTERA per imporre al Ministero dell’Educazione la necessità di affrontare «tutti i conflitti non risolti» in ambito educativo, Scioli e Fernández dovranno capire come affrontare i propri, di conflitti non risolti.




... :p:p:p
 
YPF-Respol: "Los números son diferentes para peor" | Urgente24

DISCUSSIONE IN IL CONGRESSO

YPF-Respol: I numeri sono differenti per "peggio"

Durante il dibattito nel Senato per il pagamento alla spagnola per l'espropriazione dell'industria petrolifera, il radicale Ernesto Sanz notò che a 2 anni della sanzione della legge della sovranità hidrocarburífera non si realizzarono le mete previste. "Questa Argentina non ha autoabastecimiento, ha deficit, e deve importare", riassunse.


26/03/2014 | 15:13 c

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Il senatore radicale Ernesto Sanz. Foto: NA.



Città Di Buone Arie (Urgente24). si dibatte questo mercoledì nel Senato il pagamento che il Governo Nazionale accordò con la spagnolo Repsol in compensazione per l'espropriazione di una parte delle sue azioni in YPF.

Ernesto Sanz, dell'UCR, è uno dei membri informatori della sessione. Nel momento di prendere la parola il mendocino chiese fare un'analisi dei risultati della legge 26.741, Della Sovranità Hidrocarburífera che permise la "nazionalizzazione" dell'industria petrolifera, a 2 anni della sua sanzione.

Nell'inizio del suo alocusión, Sanz fu lapidario quando rispose una domanda che egli stesso formulò: "Stiamo meglio o stiamo peggio"?, dall'espropriazione della compagnia.

Sanz ricordò che l'obiettivo fondamentale della legge era il recupero dell'autoabastecimiento e ritornare la caduta della produzione hidrocarburífera. Questo non sarebbe successo sotto nessun punto di vista.

I numeri sono differenti per "peggio", condannò il legislatore e dettagliò che prima della legge, il deficit della bilancia commerciale del settore era US$2.891 milioni, ma in 2013, arrampicò agli US$6.163 milioni.

"Da quando si votò la legge, ci fu una retrocessione di US$3.300 milioni", puntualizzò il senatore.​



"Questa Argentina non ha autoabastecimiento, ha deficit, e deve importare, deve portare da fuori in barca o gasdotto combustibili e gas per valore deUS$14.500 milioni, a dicembre di 2013", rimarcò Sanz quando discusse la politica energetica del Governo. :p:p:p



In questo senso, il senatore radicale disse che "sarebbe ingiusto caricare solo sulle spalle di YPF" i risultati avversi in materia di produzione e riserve di petrolio e gas.

Secondo n Sanz, "il 100 percento delle imprese è sommesso" ad un piano energetico inadeguato. "Non ci fu un programma durante questi anni, questo è la spiegazione del deficit". anche Il senatore notò dell'impatto di questo rosso nel deficit fiscale "che si copre con l'emissione di biglietti."​





... disastri ovunque!!! ... :p:p:p
 
Tras la pelea, los súper vuelven a negociar con el Gobierno


26 mare 2014 00:00h
RIUNIONE CON COSTA ED IL SUO SECONDO

Dietro la lite, i súper gira a negoziare col Governo

Cercano che li autorizzino sali nei prodotti freschi dei "Prezzi Curati."

Per Martín BIDEGARAY




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In situ. Augusto Costa, la settimana scorsa, percorrendo supermercati in Zárate. / MINISTERO DI ECONOMIA


I presidenti delle catene di supermercati si riunirono ieri col segretario di Commercio Interno, Augusto Costa, ed il sottosegretario di quella stessa area, Ariel Langer. Fu una forma di riprendere le conversazioni dietro una discussione tra i supermercadistas e Langer che succedè il giovedì alla notte, e nella quale i coraggi si erano riscaldati.

"Pipa" della pace, dissero a modo di descrizione degli incontro rappresentanti dei privati. L'asse della discussione è che i súper sta chiedendo una revisione dei "Prezzi Curati", mentre il Governo centrò il suo discorso del giovedì nell'ampliazione della quantità di prodotti compresi in quell'accordo.

Ieri, i supermercadistas disse a Costa e Langer che la sua priorità è ricomporre i prezzi dei tagli di carne, frutte e verdure, qualcosa che il Governo aveva segnalato che farebbe in forma mensile, ma che si andò posticipando. Perfino un aumento nudo che era stato autorizzato per Commercio, non arrivò ad applicarsi.



Durante le ultime settimane, e quasi tutti i giorni, dirigenti di varie imprese fornitore di supermercati andarono a Commercio a parlare di costi. Le compagnie mostrarono le ragioni per le quali capiscono che il Governo deve autorizzarli sali di tra 5 percento e 15 percento nei suoi prodotti.

Negli uffici di Costa presero nota dei richiami, ma non risposero loro e dissero loro che notificherebbero loro una volta che decidessero che aumenti autorizzare.

Ma il dialogo coi supermercadistas corre in parallelo a quello dei fornitori. È che le catene devono comprare carne, pollo, frutte e verdure per il suo conto. E dicono che non possono continuare coi prezzi firmati all'inizio di anno.

"Quando Costa strappò questo, in gennaio, disse che ci sarebbero revisioni periodiche dei prodotti che avevano aumenti di costi. La svalutazione e l'aumento dei combustibili sono prove che ci furono incrementi di costi e che bisogna rivedere i prezzi", sostengono i supermercadistas.​

Benché i dirigenti delle catene fossero d'accordo con avere ripreso il dialogo, Costa divulgò ieri che mantenne un altro incontro. Si tratta della "Convocazione Economico e Sociale per l'Argentina in schienale al Programma Prezzi Curati". Lì Costa preparò Alejandro Vanoli, titolare della CNV, il deputato Héctor Recalde, Hugo Yasky, CTA, e rappresentanti della CGT, CGE, Fedecámaras, associazioni Pymes, rurali e di consumatori, oltre al movimento Evita. Una dimostrazione della truppa con la quale potrebbe contare il funzionario se lo crede necessario.



... :p:p:p
 
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