Buoni postali, riesplode il caso. “Attenti alla scadenza del 31 dicembre”

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

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Ho ripreso questo articolo per ricordarci quanto, in ITALIA , le nostre istituzioni finanziarie non tutelino il risparmiatore


Buoni postali, riesplode il caso. “Attenti alla scadenza del 31 dicembre”
L’avvocato Marta Buffoni: incassate i trentennali solo con gli interessi dovuti, altrimenti rivolgetevi a un legale


23/10/2014
LUIGI GRASSIA
Torna calda la questione dei Buoni Postali che hanno deluso molti risparmiatori, rendendo meno di quanto promettevano all’inizio. Le Poste dicono che il taglio dei tassi durante gli anni è avvenuto a norma di legge, ma l’avvocato Marta Buffoni di Novara contesta che le cose stiano davvero così e ha promosso una serie di cause, ottenendo (per intanto) un primo risultato: tutti quelli che si sono rivolti a lei e si sono visti versare immediatamente egli interessi nella misura richiesta per ordine del Giudice. «Non è una vittoria definitiva - avverte l’avvocato - adesso bisogna aspettare le sentenze. Certamente si tratta di un passaggio importante verso una concreta tutela dei diritti dei risparmiatori».

Ora si avvicina una data importante perché il 31 dicembre vanno in scadenza i Buoni postali trentennali serie O emessi nel 1984. Marta Buffoni lancia un appello ai titolari di buoni: «Non abbiate fretta di incassare alla scadenza, perché ci sono dieci anni per farlo. Se il conteggio presentato dall’impiegato postale non vi convince, fermatevi e fatevi aiutare da un esperto, per non compromettere definitivamente i vostro diritto a ottenere il rimborso del valore complessivo.».


Ma in che cosa consiste il problema? Ecco un esempio che spiega tutto: in uno dei casi che l’avvocato ha avuto occasione di esaminare, il cliente era titolare di cinque buoni postali ordinari trentennali da 5 milioni l’uno che hanno raggiunto la scadenza. Si è presentato a incassarli, sulla base di quello che c’è scritto sugli stessi buoni si aspettava di ricevere circa 90 mila euro, maturati in un trentennio. E invece in Posta gli hanno detto che in base a certe regole, cambiate nel frattempo, ma cambiate a sua totale insaputa, gli vogliono liquidare circa la metà.

Ai buoni postali si rivolgono soprattutto investitori poco esperti: casalinghe, pensionati. Ma nel lungo termine si sono rivelati un investimento molto azzeccato e remunerativo, «purché i patti vengano rispettati», dice l’avvocato Buffoni di Novara. Purtroppo da un certo punto in avanti non c’è stata più corrispondenza fra quanto scritto sui buoni e quanto maturava davvero. «I rendimenti sono stati più volte ridotti per legge, nel corso degli anni» dice l’avvocato Buffoni «ma i risparmiatori non sono stati adeguatamente informati sul rischio di riduzione dei tassi collegato all’operazione di investimento».

Riportiamo la risposta scritta delle Poste a questi rilievi: «Poste Italiane, in quanto collocatore di prodotti di terzi, si è limitata ad applicare la variazione dei rendimenti come previsto dal decreto del ministero del Tesoro del 13/6/1986. La modifica del tassi di interesse rispetto a quanto riportato sul retro dei Buoni Postali Fruttiferi è stata disposta dal Ministro del Tesoro di concerto con il Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, e resa nota mediante pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 148 del 28/06/1986».

L’avvocato ritiene che l’obiezione delle Poste (formalmente ineccepibile) secondo cui tutto è stato fatto a termini di legge non impedirà di vedere le proprie difese accolte.
 
spero che questi articoli di giornale possano essere utili a chi ha il problema

Buoni fruttiferi a tassi dimezzati. Prime sentenze contro le Poste

Un giudice dà ragione a venti risparmiatori: “Devono avere la differenza” La società: applicate le norme. La pronuncia: bisognava avvertire uno per uno


C’è polemica sui rendimenti dei buoni postali


20/10/2015


luigi grassia, claudio vimercati

C’è uno sviluppo nella vicenda dei buoni fruttiferi postali che hanno pagato, alla scadenza dei trent’anni, circa la metà degli interessi calcolabili in partenza. Un giudice di pace di Savona, Andrea Grammatico, ha accolto una ventina di ricorsi, che erano stati presentati un anno fa dal Movimento dei consumatori per conto di altrettante persone. Tutto bene per questi risparmiatori: hanno già i soldi in tasca, perché (a suo tempo) un decreto ingiuntivo del giudice aveva obbligato le Poste a versare loro la differenza fra quanto si attendevano e quanto avevano ottenuto. Però quel decreto ingiuntivo era provvisorio, in attesa del giudizio di merito. Ora il giudizio c’è.



Ma la vicenda non è finita. Siamo solo alla sentenza di primo grado, e fino alla Cassazione la strada è lunga. L’avvocato Marta Buffoni di Novara, che ha avviato cause in tutta Italia, nota che comunque «è bello aspettare la sentenza definitiva con i soldi già in mano. Tutti i giudici a cui mi sono rivolta hanno obbligato le Poste a pagare fin da subito la differenza ai clienti. E il decreto ingiuntivo più recente che ho ottenuto ha fatto incassare a un mio cliente di Novara quasi 200 mila euro».






(30 anni la durata dei buoni postali contestati. Nella foto un taglio da un milione di lire)



Da che cosa nasce il problema? Il fatto è che i buoni postali erano, per tradizione, un investimento tranquillo per investitori poco sofisticati, per persone semplici, o addirittura per bambini, a cui i venivano regalati per quando fossero diventati grandi. I buoni di cui stiamo parlando (serie M, N, O emessi dal 1974 al 1986) si presentavano come gli assegni da «Un Milione» nei vecchi fumetti del Signor Bonaventura: erano dei pezzi di carta con su scritto l’importo (ovviamente in lire) e sul retro avevano una complicata serie di simboli che spiegava come il capitale fosse destinato a rivalutarsi, anno dopo anno, in tre decenni. Ma nel 1986 un decreto del governo ha dimezzato i rendimenti. La quasi totalità dei risparmiatori non se n’è accorta fino al momento di incassare.



Le Poste dicono di essere state corrette, ed è vero: hanno applicato la legge. Ma il giudice ha obiettato che era la legge a essere sbagliata. Infatti la modifica delle condizioni è comparsa in Gazzetta ufficiale ma non è mai stata comunicata nominativamente agli interessati, né sono state fornite tabelle aggiornate. La variazione unilaterale dei tassi, secondo il giudice Grammatico, rappresenta «una evidente violazione degli obblighi contrattuali e del principio di buona fede contrattuale».



L’avvocato Buffoni incalza: «In realtà già nel 2007 le sezioni unite della Cassazione avevano detto che in questo tipo di investimento la comunicazione in Gazzetta ufficiale non basta a modificare le condizioni. Bisogna contattare i singoli risparmiatori e concedere loro il diritto di recesso. Non lo si è fatto. Ai risparmiatori che non hanno avuto i loro soldi dico: non firmate alcuna liberatoria, andate da un avvocato».
 
Ci guadagnerà solo l'avvocato scommetto.
 
Ne ho qualcuno a partiredall'87
Anche questi hanno subito una decurtazione degli. Interessi?
 
Suggerirei ai moderatori di trasferire il thread nel settore Obbligazioni e Titoli di Stato
 
Per chi fosse interessato all'argomento ha rintracciato questa pubblicità

BUONI POSTALI FRUTTIFERI: LA SVALUTAZIONE ARRIVA ANCHE AL 56%. ECCO IL PUNTO DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE DI CONSUMATORI

Hai investito in buoni fruttiferi postali dal ’73 all’86? Poste potrebbe liquidarti fino all’86% in meno rispetto a quanto stabilito dalle tabelle retrostanti i buoni!

Numerose segnalazioni sono giunte alla nostra Associazione per denunciare che buoni fruttiferi a scadenza trentennale sottoscritti negli anni ’80 e che proprio in questi anni stanno giungendo a scadenza, hanno subìto una svalutazione che è arrivata fino al 56% rispetto a quanto stabilito sulle tabelle retrostanti i buoni.

I principali problemi si riscontrano con i buoni sottoscritti dal ’73 all’86 (quelli precedenti sono ormai prescritti), in quanto il Decreto del 1 gennaio 1987 li ha convertiti tutti in buoni della serie Q che hanno dei rendimenti inferiori rispetto a quelli precedenti.

Per un buono fruttifero di £ 500.000,00 sottoscritto nel 1983 Poste prospetta un valore di euro 4.000,00 invece dei quasi 9.000,00 risultanti dai conteggi attraverso gli interessi stabiliti sul retro del buono.

O, addirittura, il consumatore si è visto recapitare un decreto ingiuntivo sulla base del quale Poste ha chiesto l’indebito percepito dall’ignaro risparmiatore, in quanto il valore del buono alla data di riscossione dello stesso, non era conforme ad un decreto ministeriale precedente l’emissione, che aveva cambiato il tasso di interesse di tali buoni e del quale però non vi era nessuna menzione sul buono fruttifero in possesso del risparmiatore.


Anche la Cassazione a Sezioni Unite è intervenuta nella vicenda nel 2007. Sottolineando il principio dell’affidamento del risparmiatore all’atto dell’acquisto dei buoni fruttiferi, afferma che l’errore di Poste nel non riportare i tassi di interesse da applicare stabiliti dal decreto di emissione dei buoni fruttiferi o da decreti precedenti, non possa e non debba ripercuotersi sulla buona fede del consumatore che ha diritto a riscuotere la somma risultante dall’applicazione dei tassi per come riportati sui buoni fruttiferi.
Nel caso abbiate richiesto la liquidazione dei vostri buoni fruttiferi e abbiate ottenuto meno rispetto a quanto stabilito sul retro del buono, potete rivolgervi allo sportello operativo di Roma, telefonicamente al numero 06 4510914, per email (helpdesk@euroconsumatori.eu) e tramite la CHAT ON LINE su www.euroconsumatori.eu.

SPORTELLO OPERATIVO

Via Casimiro Teja 24 | 00157 Roma

TEL. 06 45 10 914

Articolo a Firma della d.ssa Maria Elena Greco
 
Suggerirei ai moderatori di trasferire il thread nel settore Obbligazioni e Titoli di Stato


QUANDO si parla di danno alle tasche del cittadino , che il danno arrivi da banche o poste sempre danno è

Questi titoli non hanno nulla in comune con obbligazioni o titoli di stato quindi la tua osservazione mi sembra impropria
 
BUONI POSTALI FRUTTIFERI: LA SVALUTAZIONE ARRIVA ANCHE AL 56%. ECCO IL PUNTO DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE DI CONSUMATORI

Hai investito in buoni fruttiferi postali dal ’73 all’86? Poste potrebbe liquidarti fino all’86% in meno rispetto a quanto stabilito dalle tabelle retrostanti i buoni!

Numerose segnalazioni sono giunte alla nostra Associazione per denunciare che buoni fruttiferi a scadenza trentennale sottoscritti negli anni ’80 e che proprio in questi anni stanno giungendo a scadenza, hanno subìto una svalutazione che è arrivata fino al 56% rispetto a quanto stabilito sulle tabelle retrostanti i buoni.

I principali problemi si riscontrano con i buoni sottoscritti dal ’73 all’86 (quelli precedenti sono ormai prescritti), in quanto il Decreto del 1 gennaio 1987 li ha convertiti tutti in buoni della serie Q che hanno dei rendimenti inferiori rispetto a quelli precedenti.

Per un buono fruttifero di £ 500.000,00 sottoscritto nel 1983 Poste prospetta un valore di euro 4.000,00 invece dei quasi 9.000,00 risultanti dai conteggi attraverso gli interessi stabiliti sul retro del buono.

O, addirittura, il consumatore si è visto recapitare un decreto ingiuntivo sulla base del quale Poste ha chiesto l’indebito percepito dall’ignaro risparmiatore, in quanto il valore del buono alla data di riscossione dello stesso, non era conforme ad un decreto ministeriale precedente l’emissione, che aveva cambiato il tasso di interesse di tali buoni e del quale però non vi era nessuna menzione sul buono fruttifero in possesso del risparmiatore.


Anche la Cassazione a Sezioni Unite è intervenuta nella vicenda nel 2007. Sottolineando il principio dell’affidamento del risparmiatore all’atto dell’acquisto dei buoni fruttiferi, afferma che l’errore di Poste nel non riportare i tassi di interesse da applicare stabiliti dal decreto di emissione dei buoni fruttiferi o da decreti precedenti, non possa e non debba ripercuotersi sulla buona fede del consumatore che ha diritto a riscuotere la somma risultante dall’applicazione dei tassi per come riportati sui buoni fruttiferi.
Nel caso abbiate richiesto la liquidazione dei vostri buoni fruttiferi e abbiate ottenuto meno rispetto a quanto stabilito sul retro del buono, potete rivolgervi allo sportello operativo di Roma, telefonicamente al numero 06 4510914, per email (helpdesk@euroconsumatori.eu) e tramite la CHAT ON LINE su www.euroconsumatori.eu.

SPORTELLO OPERATIVO

Via Casimiro Teja 24 | 00157 Roma

TEL. 06 45 10 914

Articolo a Firma della d.ssa Maria Elena Greco
Ciao mia madre ha ritirato dei buoni del 1975 l'anno scorso prima di fine anno.....posso far rifare i calcoli????
grazie per la risposta
 
Ciao mia madre ha ritirato dei buoni del 1975 l'anno scorso prima di fine anno.....posso far rifare i calcoli????
grazie per la risposta

ritirati in quanto già incassati.....!!!!

se già incassati chi ha dato a dato e chi ha avuto ha avuto.....
 
UN AGGIORNAMANTO DEDICATO A TUTTI COLORO CHE NON LI HANNO GIA' IN CASSA


Caso Buoni fruttiferi, la carica dei 20 risparmiatori e la vittoria contro Poste
20 ottobre 2015, di Redazione Wall Street Italia

ROMA (WSI) – Mentre si prepara la quotazione in borsa di Poste italiane, la società guidata dall’a.d. Francesco Caio deve fare i conti con una grana non da poco che riguarda i buoni fruttiferi postali a tassi dimezzati.

Ricapitolando i fatti sono questi. I buoni postali, per tradizione considerati un investimento sicuro e tranquillo per medi risparmiatori, si presentavano come assegni con su scritto “Un milione” e sul retro una serie di simboli che spiegavano a grandi linee come il capitale fosse destinato alla rivalutazione di anno in anno per 3 decenni.

Si tratta di quei buoni postali, che venivano regalati anche ai bambini per essere riscossi al raggiungimento dell’età adulta, con la serie M, N, O emessi tra il 1983 e il 1986. Proprio nel 1986 un decreto del governo aveva dimezzato i rendimenti dei buoni postali e quasi tutti i risparmiatori non se ne sono accorti. Almeno fino a quando non sono giunti in posta ad incassare.

Così un gruppo di circa venti risparmiatori sotto l’ala difensiva del Movimento dei consumatori, un anno fa si è mosso facendo ricorso ad un giudice di pace di Savona, Andrea Grammatico. Che si è pronunciato dando ragione ai risparmiatori.

Una sentenza di merito che conferma la prima vittoria dei risparmiatori, visto che un decreto ingiuntivo provvisorio del giudice aveva costretto Poste Italiane a versare la differenza. Ora il giudizio di primo grado è certo ma c’è ancora la Cassazione.

Ovviamente i risparmiatori sono già contenti visto che hanno già in mano i loro soldi. Come commenta in un articolo de La Stampa l’avvocato Marta Buffoni di Novara, che ha avviato cause in tutta Italia, “è bello aspettare la sentenza definitiva con i soldi già in mano. Tutti i giudici a cui mi sono rivolta hanno obbligato le Poste a pagare fin da subito la differenza ai clienti. E il decreto ingiuntivo più recente che ho ottenuto – continua il legale che ha avviato cause in tutt’Italia – “ha fatto incassare a un mio cliente di Novara quasi 200 mila euro”.

E se dal canto loro le Poste dichiarano di essere state corrette avendo applicato la legge per il giudice questa stessa legge è sbagliata visto che la modifica delle condizioni non è stata mai comunicata singolarmente agli interessi.

“La variazione unilaterale dei tassi” – scrive il giudice di pace di Savona – ” rappresenta un evidente violazione degli obblighi contrattuali e del principio di buona fede contrattuale”. (ACA)

POI CHI LI INCASSA , dopo quando sa , SI INCASSA
 
Visto che ho anch'io un BPF del giugno 86, è poca cosa ma da conti fatti andrei a percepire solo il 46 % del dovuto, se liquidato secondo il loro calcolatore on line . vedi Buoni Fruttiferi Postali...

Quindi la domanda è d'obbligo : le poste, a fronte di sentenze varie ( casi sopra citati e altri ) ravvedono autonomamente il loro calcolo oppure serve sempre e comunque l'ingiunzione di un Giudice ?
 
Visto che ho anch'io un BPF del giugno 86, è poca cosa ma da conti fatti andrei a percepire solo il 46 % del dovuto, se liquidato secondo il loro calcolatore on line . vedi [URL="http://www.finanzaonline.com/forum/obbligazioni

Purtroppo per i possessori dei buoni per avere quanto gli è dovuto, per contratto , perché il BFP è a mio avviso un'obbligazione contratta tra le parti,
devono sempre e comunque ricorrere all'ingiunzione fatta da un GIUDICE .....
 
Per capirci qualcosa e bene che sappiate

TUTTA LA QUESTIONE SI ARROTA SU UN SOLO SEMPLICE FATTO

I bfp sono nominativi

Gli uffici postali hanno nome cognome e indirizzo dei sottoscrittori

A FRONTE DI UNA RIDUZIONE DEL TASSO FATTA PER LEGGE LE POSTE AVREBBERO , SECONDO UN MINIMO DI LOGICA, AVVISARE OGNI SINGOLO SOTTOSCRITTORE DELLA VARIAZIONE, IN PERDITA, DEI TASSI....a quel tempo di certo in molti avrebbero cambiato investimento....

Poste che hanno venduto i BFP non l'hanno fatto , e ci sono pure le testimonianze di capi ufficio che dichiarano che nemmeno gli uffici vennero informati ..... allora di cosa stiamo parlando....

IO , QUESTA STORIA,LA IDENTIFICO come la solita storia all'italiana...e voi...!!!!!
 
C'è anche chi dice che la legge non ammette ignoranza
 
C'è anche chi dice.....

Chi vende un prodotto finanziario se fa modificazioni sul prodotto in essere
deve dare immediata comunicazione al sottoscrittore......

ACCETTANDO QUESTO PRINCIPIO......cosa potrebbe accadere a tutti i sottoscrittori di obbligazioni......

POI LE POSTE HANNO NOME COGNOME INDIRIZZO DI OGNI SOTTOSCRITTORE.....che ce voleva mandà na letterina...al caro cliente..???
 
..mah... io con i miei dopo trent'anni ho portato a casa 3.150 euro netti... contro un investimento iniziale di 400.000 lire...
 
..mah... io con i miei dopo trent'anni ho portato a casa 3.150 euro netti... contro un investimento iniziale di 400.000 lire...

BE...alla fine chi si accontenta ...gode...sempre
prendere 3150 euro o 6300 euro, uno, è sempre ricco nello stessa maniera...o no ..!!!
 
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