A fine 2019 cambia l'Euribor. Conseguenze sui mutui a tasso variabile?

max 69

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Secondo me, per chi oggi deve decidere se fisso o variabile, nell'incertezza del domani conviene optare per il fisso... :fiufiu:
Riporto dal Sole 24 Ore.



Così cambierà l’Euribor, il tasso-guida dei mutui
–di Maximilian Cellino e Marco Ferrando
24 agosto 2017


Affidabile, più volatile ma non troppo, agganciato il più possibile alla realtà e non alle supposizioni di un manipolo di banchieri. Non è facile trovare un indice che soddisfi i tre requisiti, ma all’European Money Market Institute (Emmi) ce la stanno mettendo tutta per offrire ai mercati entro fine anno un nuovo Euribor: da tempo si ritiene inappropriato un tasso, com’era anche il Libor travolto dagli scandali, frutto di una consultazione quotidiana tra un gruppo ormai ridotto a 20 banche, e non a caso le norme europee sui benchmark prevedono che quello attualmente in uso venga pensionato entro fine 2019.

Ma serviranno almeno un paio d’anni di tempo per modificare migliaia di pagine di contratti e centinaia di algoritmi, dal momento che oggi al tasso nelle sue varie scadenze sono agganciati 180mila miliardi di euro (compresi mille miliardi di mutui): di qui l’accelerata della task force istituita a Bruxelles presso l’Emmi, l’ente che governa le sorti dell’Euribor dagli albori, dove il segretario generale, Guido Ravoet conferma che «l’obiettivo che ci siamo dati è quello di avere una versione definitiva del nuovo schema entro la fine del 2017».

Dopo aver sancito tre mesi fa (si veda Il Sole 24 Ore del 10 maggio scorso) il fallimento della sperimentazione di un possibile nuovo indice basato sulle sole transazioni di mercato, troppo sottili per arginarne la volatilità, il gruppo di lavoro si è messo all’opera pancia a terra per studiare una nuova soluzione ibrida, che consenta di «basarsi sulle transazioni quando appropriate e disponibili, e nel caso in cui non lo siano consenta di usare altri dati», dice ancora Ravoet. Da giugno, secondo quanto risulta, il gruppo di lavoro si è riunito una volta ogni due settimane, con due incontri a Bruxelles, uno a Parigi, un altro a Londra e un altro ancora a Milano, più una serie di conference call: la settimana prossima riprenderanno i lavori e per i più ottimisti già alla fine di settembre o al massimo all’inizio di ottobre si potrebbe materializzare qualche passo in avanti.

«Puntiamo ad avere la nuova metodologia pienamente in vigore entro la fine del 2019», aggiunge il segretario generale dell’Emmi. Ma il 2020 è dietro la porta, e la strada ancora lunga: fissato il nuovo indice ci sarà da sperimentarlo, poi da avviare una consultazione, ottenere il via libera dalle varie authority competenti e quindi dare il tempo alle banche di prepararsi a una rivoluzione dal punto di vista formale, ma anche sostanziale.

La riforma dell’Euribor «è una specie di ordigno», dice un banchiere interpellato da Il Sole. Una bomba che non è detto faccia danni (l’auspicio è proprio questo), ma che in ogni caso è destinata a rivoluzionare il mercato dei mutui retail e corporate, quello dei derivati nonché le norme di funzionamento delle tesorerie delle banche, che viaggiano a ruota. Il tema, in pratica, è delicatissimo e qui si fonda la necessità di uscire dalla logica per certi aspetti autoreferenziale delle “telefonate” (cioè le rilevazioni mattutine sui tassi applicati dalle singole banche), per affidarsi ai prezzi reali, cioè alle transazioni, soldi prestati o impiegati, effettivamente condotte sul mercato. «Il problema è che con l’inondazione di liquidità proveniente dalla Bce in questo momento il mercato è diventato molto sottile», spiega un funzionario di tesoreria di una media banca italiana: pochi scambi, molta volatilità. E in più un panel ormai ristretto a 20 sole banche (nel 2012 erano 44) non aiuta: anche perché 9 di esse sono europeriferiche e i tassi applicati - e segnalati ogni mattina alle 11 - inevitabilmente risentono di chi presta a chi.

Così, se una maggior volatilità rispetto a oggi sembra inevitabile, altre questioni restano aperte. «Un panel allargato sarebbe senz’altro un segnale del commitment dell’intera comunità bancaria nel processo di riforma, dal momento che ogni istituto ne fa uso», si fa notare dall’Emmi. Ma, come già accaduto in passato a più riprese, c’è chi non disdegnerebbe l’intervento diretto della Bce, se non altro vista la mole di dati quotidianamente raccolta a Francoforte. Sul punto Ravoet non si esprime puntualmente, ma ci va vicino: «Emmi giudica positivamente qualunque iniziativa da parte delle istituzioni che possa aiutare il processo di riforma», dichiara a Il Sole. Certo è che l’Emmi governa anche l’Eonia, l’indice calcolato sulle operazioni overnight (a brevissima scadenza), per il quale Bce secondo diversi osservatori potrebbe avere una qualche forma di preferenza vista - appunto - la base transazionale.

Dunque per l’Euribor, con la valanga di attivi collegati, siamo all’ultima chiamata. Se seguirà le sorti del Libor una riforma potrebbe non essere garanzia di sopravvivenza: giusto a fine luglio, il responsabile della britannica Fca, la Financial conduct authority, Andrew Bailey, ha dichiarato che la revisione non è stata soddisfacente, dunque il parametro dovrà essere pensionato entro il 2021. Con buona pace dei 350 trilioni di prodotti finanziari che si porta dietro.




L’Euribor diventerà «ibrido». Che cosa cambia per i mutui variabili?
–di Maximilian Cellino
11 maggio 2017


Negli italiani la parola Euribor richiama subito alla mente il mutuo variabile: ricordi al limite dell’incubo quando, quasi dieci anni fa, il parametro di base per il calcolo della rata si era impennato per via della crisi finanziaria mettendo in difficoltà migliaia di famiglie; e pensieri decisamente meno allarmanti oggi, visto che quel tasso è addirittura negativo ormai da tempo. I più attenti accostano probabilmente l’Euribor (e il suo «gemello» britannico Libor) anche alle accuse di manipolazioni effettuate dalle banche chiamate a determinarne il valore, alcune delle quali sono state poi condannate o hanno patteggiato .

Ed è proprio per evitare il ripetersi di simili comportamenti fraudolenti che negli ultimi anni si è pensato di correre ai ripari cercando di cambiare la metodologia di determinazione dell’Euribor: via il processo che si basava sulle rilevazioni di un panel di banche (erano 44 fino a qualche anno fa, adesso sono scese a 20) attraverso una telefonata mattutina, spazio invece alla determinazione del tasso sulla base delle transazioni effettive avvenute sul mercato. Un modo per rendere più sicuro e trasparente l’iter di formazione di un valore che, oltre ai mutui di molti italiani, regola i tassi o le cedole di attività per migliaia di miliardi di euro e al tempo stesso per rispondere ai principi dettati in materia dalla Iosco (l’organizzazione internazionale delle Autorità di controllo dei mercati finanziari).

La riforma «zoppa»
Peccato però che questo tentativo di riforma sia finito per il momento in un vicolo cieco. È infatti notizia proprio di questi giorni che l’European Money Market Institute (Emmi, l’organizzazione che cura fra l’altro la determinazione del parametro) abbia bocciato la nuova metodologia basata sui dati di mercato perché la fase di sperimentazione non ha fornito i risultati sperati. E il motivo è semplice: gli scambi sul mercato sono pochissimi, quindi i valori del nuovo Euribor risulterebbero poco affidabili e soprattutto molto volatili. La cura, insomma, sarebbe peggiore della malattia.

Tempi lunghi per la soluzione ibrida
Ora la Emmi punta a una soluzione «ibrida» per la determinazione dell’Euribor, basata in parte sulle transazioni di mercati e, quando queste non sono disponibili, su «altri prezzi» non meglio precisati. In ogni caso i tempi si allungano e - fra lo sviluppo del nuovo processo, la sperimentazione e le successive consultazioni con gli attori del mercato - si andrà almeno al 2019: non certo tempistiche che fanno pensare a un’emergenza.

Le conseguenze per i risparmiatori
Per i mutuatari alle prese con il tasso variabile (restano ancora una buona fetta, nonostante la recente tendenza a preferire il fisso) la notizia non è necessariamente negativa. Se infatti è vero che la situazione resta quella attuale, con il rischio di manipolazioni sempre dietro l’angolo, è altrettanto evidente che si è per il momento evitata una soluzione che avrebbe portato a risultati molto volatili e quindi poco desiderabili anche per un risparmiatore.

Un conto sono gli effetti determinati sulla rata da scostamenti di pochi centesimi (quali quelli che presumibilmente erano stati originati dai comportamenti fraudolenti del passato), un conto è invece l’impatto ben più significativo sul tasso, magari anche qualche decimo o più, che si rischierebbe con un tasso calcolato in base alle transazioni di un mercato illiquido in un momento di tensione. La soluzione «ibrida», per quanto ancora tutta da elaborare e da scoprire, offre sotto questo aspetto maggiori garanzie di stabilità.

Il nodo dei CcT
Il discorso può essere esteso anche ad alcune attività che le famiglie italiane detengono quali le obbligazioni a tasso variabile, le cui cedole sono quasi tutte indicizzate all’Euribor, e in primo luogo i quasi 135 miliardi di euro di CcT emessi dal Tesoro. Sotto questo aspetto sono significative le parole pronunciate sulla vicenda in questi giorni dal direttore del Debito Pubblico, Maria Cannata: «In un mercato così sottile un sistema di rilevazioni legato alle sole transazioni porterebbe con sé il rischio di una elevata volatilità del parametro e non servirebbe a evitare possibili manipolazioni».

Detta in altre parole, la soluzione a suo tempo prospettata non era certo la migliore neppure per i titoli a tasso variabile che dal 2010 sono indicizzati all’Euribor (in precedenza le loro cedole erano calcolate sulla base del BoT a 6 mesi, ma tornare indietro è al momento impensabile), «perciò - ha aggiunto Cannata - la decisione di effettuare ulteriori approfondimenti e di cercare una soluzione ibrida è un segnale molto confortante, perché testimonia che i regulator sono oggi più attenti a prevenire possibili effetti indesiderati delle nuove misure». Pericolo scampato insomma, almeno per il momento.
 
presento che pagherò rate più alte del mio mutuo già in essere da anni a tasso variabile...
 
Si ma questo, come si andrà ad applicare ai contratti di mutuo già esistenti?
Legalmente io ho un contratto di mutuo che parla solo ed esclusivamente di EURIBOR, il resto è nulla.
 
Si ma questo, come si andrà ad applicare ai contratti di mutuo già esistenti?
Legalmente io ho un contratto di mutuo che parla solo ed esclusivamente di EURIBOR, il resto è nulla.

Euribor è l'indice del costo del denaro a breve (1 o 3 mesi), ovviamente tale indice risente dell'andamento del tasso di interesse generale fissato dalla BCE. Basta che guardi questo grafico per rendertene conto

tassi.jpg

A quel punto dovrai sommare lo Spread contrattuale che hai sul mutuo al parametro del momento, per sapere il tuo tasso attuale. Ovviamente l'incidenza in termini di rata dipende a che punto sei del pagamento del mutuo, in quanto per via dell'ammortamento francese il calcolo verrà fatto sul capitale residuo.
 
A quel punto dovrai sommare lo Spread contrattuale che hai sul mutuo al parametro del momento, per sapere il tuo tasso attuale. Ovviamente l'incidenza in termini di rata dipende a che punto sei del pagamento del mutuo, in quanto per via dell'ammortamento francese il calcolo verrà fatto sul capitale residuo.
il punto è la questione legale : se l'indice (comunque composto e caratterizzato) utilizzato/citato nel contratto di mutuo si chiama EURIBOR, e me lo vai a cambiare (perché se cambi il nome diversa sarà la sua caratteristica, altrimenti lasci quel nome), a questo punto che valore ha quel contratto di mutuo? Io dico che dovrà esser rivisto cercando di ottenere l'accordo di entrambi le parti : banca e mutuatario.
 
Interessante l'aspetto legale. Bisognerebbe sentire cosa dicono gli avvocati...
 
Non possono agganciare un indice diverso da quanto scritto nel contratto. Più verosimile e che la quotazione dell'euribor sarà la stessa del nuovo indice quindi la forma sarà salva
 
il punto è la questione legale : se l'indice (comunque composto e caratterizzato) utilizzato/citato nel contratto di mutuo si chiama EURIBOR, e me lo vai a cambiare (perché se cambi il nome diversa sarà la sua caratteristica, altrimenti lasci quel nome), a questo punto che valore ha quel contratto di mutuo? Io dico che dovrà esser rivisto cercando di ottenere l'accordo di entrambi le parti : banca e mutuatario.

Sicuramente nel contratto di mutuo ci sarà scritto precisamente il tasso di riferimento e dove andare a prendere le quotazioni e cosa accade quando non è possibile quotare l'indice. Ma pensi davvero che le banche siano così sprovvedute da rendere un contratto di mutuo nullo?
 
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