Truffa Etruria..!!...CAP. 4

Mil68

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Riapro questa nuova discussione su sollecito di HUNT...che merita tutto il plauso per l'impegno continuo e martellante,

un invito a tutti i silenti a partecipare e non rassegnarsi alla colossale truffa preparata ad alti livelli politici.
 
La nuova proprietà...oggi:

Ubi Banca prevede di tagliare di circa un terzo il personale delle tre good bank. Entro il 2020 la banca vuole infatti ridurre di circa 200 milioni gli oneri operativi di Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti attraverso una contrazione dell’organico di 1.569 risorse (-32% rispetto al 2016), il taglio di 140 filiali e l’ottimizzazione delle altre spese amministrative. È quanto si legge nell’aggiornamento del piano industriale di Ubi Banca.
 
10 maggio 201721:27
Caso Boschi-Banca Etruria, De Bortoli: "Io in tribunale? Sicuro delle mie fonti"
Lʼex direttore de Il Corriere della Sera: "Colleziono querele, speriamo arrivi". E chiarisce: "Non ho parlato di pressioni". Intanto Ghizzoni, sollecitato con messaggi e telefonate, non risponde sulla vicenda
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Caso Boschi-Banca Etruria, De Bortoli: "Io in tribunale? Sicuro delle mie fonti"

Maria Elena Boschi non ci sta e prova a fermare la nuova bufera su Banca Etruria. Ma Ferruccio De Bortoli si dice "sicuro" delle sue fonti e conferma quanto scritto nel suo libro: l'allora ministro nel 2015 chiese all'a.d. di Unicredit Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La Boschi ribadisce che è tutto falso e dà mandato ai suoi legali di difendere in tribunale il suo nome e la sua reputazione.

La Boschi decide di affrontare subito di petto la questione e, dopo il post di martedì su Facebook, apre una conferenza stampa sul dissesto idrogeologico a Palazzo Chigi con una premessa breve e netta: "Oggi si parla sui giornali delle anticipazioni del libro del dottor De Bortoli. Quello che dovevo dire al riguardo l'ho detto ieri e su Banca Etruria ribadisco e confermo quanto detto in Parlamento nel dicembre 2015".

Insomma, nessuna richiesta a Ghizzoni sulla banca e nessun favoritismo, da ministro del governo Renzi, per l'istituto di cui il padre Pier Luigi era vicepresidente. Perciò l'allora ministro, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sbotta: "La misura è colma. Con molta tranquillità della questione si occuperanno i miei legali", che sono - comunica poi Palazzo Chigi - Paola Severino, già ministro del governo Monti, e Vincenzo Zeno Zencovich.

Ghizzoni, sollecitato con messaggi e telefonate, non risponde sulla vicenda. Mentre parla l'ex direttore de Il Corriere della Sera, a margine della presentazione del suo libro a Milano. "Sono assolutamente tranquillo e sicuro della bontà delle mie fonti", afferma. E se fonti di Unicredit hanno dichiarato di non aver subito pressioni su Banca Etruria, De Bortoli dice che non c'è contraddizione: "Non ho parlato di pressioni, mi è stato riferito da una fonte vicina a Unicredit. Per la Boschi c'era un conflitto di interessi". Aggiunge di non aver sentito né la Boschi né Ghizzoni e di ritenere "eccessive" le dimissioni del sottosegretario. La querela? "Sono un collezionista, speriamo arrivi". Mentre Paolo Mieli annota: "Il silenzio di Ghizzoni è una conferma. Adesso ha il dovere di spiegare".

La polemica infuria proprio nel giorno del closing per la cessione di Banca Etruria, Banca delle Marche e Carichieti a Ubi Banca. E minaccia di proseguire, in Parlamento e fuori. Anche se l'esecutivo, a partire dal premier Paolo Gentiloni, fa sapere che c'è pieno sostegno alla Boschi. Il ministro di Ap, Enrico Costa, dichiara: "E' oggetto di attacchi sbagliati e imprecisi dietro cui si celano tentativi di disarticolare l'attività di governo".

Si apre anche un fronte parlamentare: dalla maggioranza Mdp evoca le dimissioni, il centrodestra chiede di audire l'ex ad di Unicredit in commissione e M5s presenta una mozione di censura per costringere il premier Paolo Gentiloni a chiarire in Aula. Il Pd fa quadrato attorno al ministro e ribadisce, con Andrea Marcucci, che Lega e M5s attaccano Boschi per coprire "le loro difficoltà". Ma dalla maggioranza Pier Luigi Bersani afferma: "Bisogna andare a fondo. E se si rivela vera una cosa così, non vedo come possa restare lì".

Su un punto c'è consenso trasversale - anche se per motivi opposti - nella maggioranza e nell'opposizione: bisogna votare subito la legge che istituisce la commissione di inchiesta sulle banche, perché possa iniziare a operare.
 
Il ministro per la Funzione Pubblica è in città per il seminario "Innovazione nella Pubblica Amministrazione: innovare, valutare, partecipare"

Il ministro Marianna Madia

"Credo che Maria Elena abbia risposto in modo chiaro e netto: penso ci sia poco da dire". Con queste parole il ministro Maria Anna Madia, intervenuta oggi a Torino per il seminario "Innovazione nella Pubblica Amministrazione: innovare, valutare, partecipare", commenta la vicenda Boschi - De Bortoli.

In un capitolo del suo nuovo libro, l'ex direttore del Corriere della Sera, scrive che l'allora ministro delle Riforme avrebbe chiesto a Federico Ghizzoni, capo di Unicredit, "di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria", di cui il padre della Boschi era vice presidente.

La Madia ha commentato l'approvazione in Consiglio regionale della mozione “Sostegno all'allattamento al **** quale diritto fondamentale del bambino e della mamma in luoghi pubblici”.

"Come Regione è stata un'ottima iniziativa. Io mi sono spesa in prima persona per l'allattamento" ha concluso il ministro.
 
Speriamo che un Procuratore della Repubblica, si decida a mettere in fila, tutta questa sucessione di fatti, ormai noti a tutti. Tardi, molto tardi, ma stanno uscendo....


Riunione a casa Boschi nel 2014 per salvare Banca Etruria
L’allora ministro Meb avrebbe incontrato insieme al padre i vertici di Veneto Banca per mettere in atto una strategia difensiva contro Bankitalia.
Domenico Camodeca
Domenico Camodeca
, Esperto di Cronaca
Pubblicato il:
11 maggio 2017
La villa della famiglia Boschi a Laterina (Ar)
La villa della famiglia Boschi a Laterina (Ar)

I #Boschi, padre e figlia, nel marzo del 2014 avrebbero ricevuto nella loro villa di #Laterina, in provincia di Arezzo, Flavio Trinca e Vincenzo Consoli, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Veneto Banca. Presente all’incontro anche l’allora presidente di Banca #Etruria Giuseppe Fornasari. Motivo del vertice, almeno secondo quanto riportato dal giornalista del Fatto Quotidiano Giorgio Meletti, sarebbe stato quello di mettere a punto un piano di difesa che potesse permettere alle due banche cooperative Popolari di non ottemperare al diktat dei vertici di Bankitalia.

Questi ultimi pretendevano il loro inglobamento da parte della Popolare di Vicenza (l’istituto di Gianni Zonin poi caduto anche esso in disgrazia).

Alla fine, il Gruppo Boschi riuscirà a non farsi risucchiare dalla banca vicentina (tra l’altro, si scoprirà poi, messa peggio delle altre). Ma, nonostante l’impegno di Meb - arrivata a bussare alla porta persino dell’allora ad di Unicredit Federico Ghizzoni nel gennaio 2015 (come rivelato da Ferruccio De Bortoli nel suo libro) -, nel febbraio dello stesso anno il governatore della Banca d’Italia, Vincenzo Visco, firmerà comunque il commissariamento di Banca Etruria. Della banca di papà Boschi, poi, si continua a parlare anche oggi perché la sua nuova controllante, Ubi Banca, ha appena annunciato un taglio di 1500 dipendenti (circa un terzo) entro il 2020 di tre istituti appena ‘salvati’: Banca Marche, Etruria e Chieti. Intanto, Meb rischia davvero il posto, messa in mezzo tra i due fuochi del raggelante silenzio di Renzi e degli attacchi politici del M5S (guarda il video)..
 
MA PERCHE' BANCA D' ITALIA VOLEVA A TUTTI COSTI, CHE ETRURIA SI AGGREGASSE CON VICENZA ???

Forse per mascherare, lo stato di decozione dei conti vicenza, e giustificare il sucessivo eventuale fallimento di vicenza ???

Non è proprio questo il modo di VIGLILARE sulle banche !!!

I DIRIGENTI DI BANCA D' ITALIA CHE HANNO PERMESSO, QUESTO DISASTRO, VANNO PROCESSATI, NON CI SONO SANTI CHE TENGANO.
 
Riapro questa nuova discussione su sollecito di HUNT...che merita tutto il plauso per l'impegno continuo e martellante,

un invito a tutti i silenti a partecipare e non rassegnarsi alla colossale truffa preparata ad alti livelli politici.

anch'io voglio ringraziare HUNT
 
Altro fenomeno....dall'aspetto molto rassicurante, secondo lui le cavie sono le banche, non gli azionisti:

Roberto Nicastro, che da presidente ha gestito gli istituti fino alla cessione, può dichiarare «missione compiuta». In un’intervista all’agenzia Ansa spiega che gli istituti hanno fatto da cavie nella procedura del bail-in
 

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leggete bene....


Maria Elena Boschi e gli interessamenti per Banca Etruria, nel 2014 summit in casa per difenderla dai diktat Bankitalia
Nel marzo del 2014 - Appena arrivata al governo, l’allora ministro ha ricevuto i vertici di Veneto Banca e dell’istituto di papà per arginare la Vigilanza.

di Giorgio Meletti | 11 maggio 2017

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Un sabato di marzo del 2014 Flavio Trinca, presidente di Veneto Banca, e Vincenzo Consoli, amministratore delegato, sono saliti in macchina e hanno percorso di gran carriera i 330 chilometri che separano Montebelluna in provincia di Treviso (sede della banca) da Laterina in provincia di Arezzo. Lì hanno suonato il campanello della villa di Pier Luigi Boschi, consigliere di amministrazione di Banca Etruria, che li attendeva con il presidente Giuseppe Fornasari. I rapporti sono oliati. È proprio Fornasari ad aver voluto nel 2011 Boschi nel cda della banca, in rappresentanza del mondo agricolo aretino. Ed è ancora Fornasari a conoscere bene Trinca: entrambi sono stati deputati, entrambi hanno alle spalle la militanza nella Dc, sebbene in due diverse correnti, l’aretino era fanfaniano (come Boschi), il trevigiano stava con Carlo Donat-Cattin in Forze Nuove.

La rimpatriata scudocrociata non spiega i 660 chilometri in macchina tra andata e ritorno. Il fatto è che Boschi ha organizzato un vertice con la figlia Maria Elena, che da pochi giorni è entrata nel nuovo governo Renzi come ministro delle Riforme, coronando la scalata al potere condotta accanto al suo leader. I tre visitatori vanno speranzosi, guardano alla giovane ministra come alla protettrice dei banchieri disperati. Lei ascolta, loro le spiegano le amarezze che li accomunano. Da alcuni mesi sia Etruria sia Veneto Banca sono nel mirino della Vigilanza di Bankitalia. Nel corso del 2013 severe ispezioni si sono concluse con letteracce molto simili del governatore Ignazio Visco. Identico il concetto: le vostre banche sono scassate assai, dovete al più presto trovarvi un “partner di elevato standing”, cioè una banca più grande e più sana che vi assorba e vi salvi. Identico il sottotesto, esplicitato a quattr’occhi dal severo capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo: consegnatevi alla Popolare di Vicenza di Gianni Zonin. Gli uomini di Etruria se lo sentono dire il 5 dicembre, Consoli il 19 dicembre.

Le due banche recalcitrano, per due ragioni. La prima è che sono due Popolari, cioè due cooperative, che assommano circa 150 mila soci che decidono una testa un voto. Chi glielo va a dire che devono consegnarsi senza condizioni al rivale Zonin, il quale ha fatto subito sapere a Fornasari e Trinca che per aretini e trevigiani non ci sarà posto nel cda nella nuova bancona che nascerà dalle due fusioni?

La seconda ragione è più velenosa: i banchieri disperati ritengono che la banca di Zonin sia messa peggio delle loro, e che Barbagallo, forse ingannando lo stesso Visco, stia assediando Arezzo e Montebelluna non per salvare le loro banche ma per darle in pasto alla Popolare di Vicenza, istituto amatissimo da Palazzo Koch e aiutarla a tirarsi fuori dai guai serissimi in cui si è cacciata, nella distrazione della Vigilanza.

La neo ministra ascolta e annuisce. La missione di cui il padre – organizzando l’incontro – la invita di fatto a farsi carico è di mettere a disposizione di Etruria e Veneto Banca “lo spirto guerrier” del nuovo governo per rintuzzare l’aggressività di Palazzo Koch. In realtà non succede niente.

Pochi giorni dopo uno spettacolare blitz della Guardia di Finanza ordinato dal procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi e originato da una denuncia di Barbagallo, fa secco Fornasari con accuse poi rivelatesi infondate al processo di primo grado. Lorenzo Rosi diventa presidente di Etruria e Boschi padre vicepresidente. Ma intanto Bankitalia continua a menare fendenti. La verità è che Matteo Renzi, non appena insediato a Palazzo Chigi, ha attaccato il governatore Visco chiedendogli di ridurre il suo stipendio da 495 mila euro annui a 248 mila, il tetto fissato per tutti i dirigenti pubblici. Visco lo manda al diavolo invocando l’indipendenza della Banca d’Italia. Lo strappo tra Palazzo Chigi e Palazzo Koch è velenoso, e non sarà mai ricucito.

Di fatto sarà Etruria la più maltrattata da Bankitalia nei mesi turbolenti delle crisi bancarie. Visco subisce il no a Zonin e va in pressing sugli aretini perché si trovino un compratore. Rosi, Boschi e gli altri battono tutte le strade possibili. Nell’estate 2014 Boschi si fa presentare il piduista Flavio Carboni dall’amico Valeriano Mureddu. Lavorano sull’ipotesi di far salvare Etruria dal fondo Qvs dell’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, lo stesso al quale, secondo indiscrezioni de La Stampa, si sarebbe rivolto Renzi nei giorni scorsi per chiedergli di salvare Alitalia. Non cavano un ragno da un buco. Si rivolgono allora alla banca francese Lazard e poi a Mediobanca, le quali contattano almeno una trentina di banche in tutta Europa ma ottengono solo dei cortesi “no grazie”. Questo spiega perché a gennaio 2015 la ministra, in un ultimo disperato tentativo,si rivolge in modo pressante al numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni chiedendogli di salvare la baracca aretina e paterna. Lui risponde educatamente ma prende tempo.

Il 7 febbraio Rosi va a Torino e parla con Ghizzoni in occasione del discorso di Visco al Forex. Non serve a niente. Due giorni dopo il governatore firma il commissariamento di Etruria. Un anno dopo la Boschi si vendicherà con una rancorosa intervista al Correre della Sera senza nominare Visco e Barbagallo ma salutandoli come “le stesse persone che un anno fa suggerivano a Banca Etruria un’operazione di aggregazione con la banca di Zonin”.
 
Da alcuni mesi sia Etruria sia Veneto Banca sono nel mirino della Vigilanza di Bankitalia.
 
Nel corso del 2013 severe ispezioni si sono concluse con letteracce molto simili del governatore Ignazio Visco.
 
e vostre banche sono scassate assai, dovete al più presto trovarvi un “partner di elevato standing”, cioè una banca più grande e più sana che vi assorba e vi salvi.
 
dovete al più presto trovarvi un “partner di elevato standing”, cioè una banca più grande e più sana che vi assorba e vi salvi.
 
Identico il sottotesto, esplicitato a quattr’occhi dal severo capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo: consegnatevi alla Popolare di Vicenza di Gianni Zonin.
 
Questo Carmrlo Barbagallo va subito interrogato DALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA.
 
Finalmente vi è un nome e un cognome. PERCHE' QUESTO CARMELO BARBAGALLO VOLEVA L' AGGREGAZIONE CON LA VICENZA, VISTO CHE L' AVEVANO APPENA ISPEZIONATA NEL 2013 E SAPEVANO TUTTI IN BANCA D' ITALIA CHE I CONTI FACEVANO SCHIFO??

CHE COSA AVREBBE VOLUTO COPRIRE CON QUELL' INCESTUOSA AGGREGAZIONE BANCA D' ITALIA ??

CHE COSA SI SAREBBE OTTENUTO AGGREGANDO DUE BANCHE IN STATO TERMINALE ???

PERCHE' NON INTERROGATE L' EX DIRIGENTE DI BANCA ETRURIA, CHE A VOLTO COPERTO IN UNA TRASMISSIONE PUBBLICA DELLA DOTT. GABANELLI, SPIEGA I VERI MOTIVI DELLA TANTO DESIDERATA AGGREGAZIONE ????

MA I PUBBLICI MINISTERI NON LA GUARDANO LA TELEVISIONE?? DOVETE TROVARE IL CORAGGIO DI TOCCARE BANCA D' ITALIA.

NON E' QUESTO IL MODO DI VIGILARE SULLA SICUREZZA DEL SISTEMA BANCARIO NAZIONALE.
 
Chi è la dirigente a cui Ghizzoni affidò il dossier Banca Etruria

Nelle more della vicenda di Banca Etruria e dell’offerta di Maria Elena Boschi a Federico Ghizzoni di Unicredit, raccontata da Ferruccio De Bortoli nel suo libro e per la quale l’allora ministra ha minacciato querele, si inserisce oggi un articolo di Stefano Feltri e Carlo Tecce sul Fatto. Nel pezzo si racconta che a valutare il dossier Banca Etruria fu Marina Natale, vice direttore generale di Unicredit:

Il banchiere non risponde alla Boschi con un diniego secco, come pure avrebbe potuto, considerate le esigenze di rafforzamento patrimoniale di Unicredit che,già nel 2015, impedivamo ogni operazione “di sistema”, come in Italia vengono definite quelle mosse da ragioni più politiche che finanziarie. Il manager prende tempo e sottopone il dossier a Marina Natale, una delle figure apicali della banca: entrata nell’allora Credito Italiano alla fine degli anni Ottanta, la dirigente lombarda ha scalato posizioni arrivando a ricoprire una delle posizioni più alte durante la gestione di Alessandro Profumo, che la promosse capo della finanza. Era vicinissima a Profumo, poi con Ghizzoni è diventata vice direttore generale, responsabile per le strategie e nel settembre 2016 ha lasciato Unicredit dopo una riorganizzazione dal nuovo ad Jean Pierre Mustier. Oggi Natale siede nel cda di Mediobanca, partecipata di Unicredit, e guida da pochi giorni la potente Fiera di Milano.

de bortoli maria elena boschi banca etruria unicredit

Il libro di Ferruccio De Bortoli

È LEI A PRENDERE in mano il dossier sul possibile intervento a favore di quella che già nel febbraio 2015 era una banca decotta, cioè Etruria. L’istruttoria si chiude nell’unico modo sensato: con Ghizzoni che respinge le indicazioni della Boschi, forte delle analisi della Natale. Bankitalia poi ha commissariato Etruria, a novembre 2015 il governo Renzi ne ha imposto la “risoluzione”con un decreto i cui contenuti erano stati elaborati da Bankitalia.Il prezzo troppo basso fissato per i crediti a rischio di Etruria e delle altre banche “salva te”, con le sofferenze valutate 22 euro ogni 100 prestati, ha innescato un sisma nel settore bancario che ha contribuito a rendere più urgente l’aumento di capitale di Unicredit da 13 miliardi, completato nel febbraio del 2017. E il cerchio si chiude.
 
Non mi sembra che nelle pagine precedenti sia stato già segnalato, al programma Report hanno parlato un’altra volta un po' di Banca Etruria:
Puntata del 08/05/2017 Il silenzio degli insolventi

Per me resta una cosa inaudita e scandalosa che un fatto così grave (la vicenda di Banca Etruria) che ha avuto notevoli ripercussioni sui risparmiatori e sul sistema bancario italiano, non abbia ancora generato una o più inchieste "vere" che inchiodino i colpevoli, interni ed esterni alla banca, alle loro responsabilità e consegni qualcuno alle patrie galere.
Temo purtroppo che sarà difficile raggiungere un livello di giustizia degno e limpido, lo scontro resterà nei sotterranei della politica tra ricatti, controricatti e scambi inconfessabili…
Io non dimentico e non perdo occasione di parlarne quando partecipo a discussioni sul tema.
La vicenda deve restare viva.
 
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