Popolare di vicenza

Lucapippi

Nuovo Utente
Registrato
5/6/15
Messaggi
5
Punti reazioni
0
"Il cda della Popolare di Vicenza ha fissato a 6,3 euro per azione il valore del prezzo di recesso per i soci che nell'assemblea del prossimo 5 marzo non voteranno a favore della trasformazione in spa. Lo si legge in una nota della banca. Attualmente il valore delle azioni della Popolare di Vicenza, stabilito dall'assemblea nell'aprile del 2015, è di 48 euro."

Personalmente credo che questo prezzo sia almeno il doppio del vero valore del titolo...
Aderire e andarsene!
 
.....aderire al recesso...? perché pensi che ti diano in mano il cash ........?questi non hanno il becco di un quattrino e chi aderira' al recesso i soldi li vedra' con il binocolo....
 
È chiaro che non hanno soldi... Ma la gente non lo capisce e continua a fidarsi di questa banca....
Sarà bello vedere cosa si inventeranno poi...
 
È chiaro che non hanno soldi... Ma la gente non lo capisce e continua a fidarsi di questa banca....
Sarà bello vedere cosa si inventeranno poi...

Ma se è la banca più grossa del Veneto?!

Perchè dici che vale la metà d 6 euro?

Perchè dici che nn t pagheranno le azioni se le vendi subito?

Hanno svalutato d 7 volte tanto
 
se un azionista vuole uscire a tutti i costi cosa deve fare ?
esercitare il diritto di recesso con il rischio di non vedere il becco di un quattrino e vedersi restituire le azioni quando quoteranno 1 euro ?
vendere il primo giorno di quotazione a 4-5 euro ?
 
L'unica strada che vedo percorribile è il recesso. L'aumento di capitale da 1,5mld sarà talmente diluitivo da azzerare di fatto il valore delle vecchie azioni e, probabilmente, a questo ADC ne seguiranno altri.

Mi spiace veramente per chi è dentro:rolleyes:
 
La soluzione migliore, per posizioni importanti e in caso l'acquisto di titoli sia stato sollecitato e non partito da volontà espressa dall'acquirente, è far verificare la correttezza dell'operazione.
 
"Il Cda, tenuto conto delle indicazioni rese da Bankitalia, ha deliberato di limitare in tutto e senza limiti di tempo il rimborso, con fondi propri della banca, delle azioni rivenienti dall'eventuale esercizio del diritto di recesso", si legge nella nota diffusa dalla banca.

senza limiti di tempo potrebbe voler dire anche nel 2025.
quindi diritto di recesso no e provare a vendere il primo giorno a 3-5 ma credo che le mani forti si metteranno in acquisto al massimo ad 1 euro.

Infatti il diritto di recesso in questo caso e' farlocco ... non esiste possibilita' di recesso. l'unica e' attendere l'adc e provare a vendere i diritti di opzione ... se ci sara' qualcuno a comprarli.

Io considero il capitale investito in popvi completamente perso. Se poi riusciro' a recuperare 4-5 euro per azione saro' gia' soddisfatto.
 
una piccola speranza rimane nel fatto che l'assemblea bocci l'operazione, ma col voto capitario l'e' dura.
 
e poi

una piccola speranza rimane nel fatto che l'assemblea bocci l'operazione, ma col voto capitario l'e' dura.

se l' assemblea boccia la spa , l'aumento di capitale e la borsa , poi quanto varrà secondo tè l'azione ?
 
Infatti il diritto di recesso in questo caso e' farlocco ... non esiste possibilita' di recesso. l'unica e' attendere l'adc e provare a vendere i diritti di opzione ... se ci sara' qualcuno a comprarli.

Io considero il capitale investito in popvi completamente perso. Se poi riusciro' a recuperare 4-5 euro per azione saro' gia' soddisfatto.

Questa mi sembra la giusta ottica, perchè aderire all'adc vorrebbe dire mettere nuovi soldi in una banca non ancora risanata:rolleyes:
 
se l' assemblea boccia la spa , l'aumento di capitale e la borsa , poi quanto varrà secondo tè l'azione ?
la trasformazione in spa non e' oggetto di approvazione, adc e ipo in borsa si'.

se non andra' in borsa il valore dell'azione e' fissato da patrimonio/numero di azioni ossia il book value (al momento con il bilancio in via di approvazione circa 26 euro per azione dopo adc 3:1 o 4:1 probabilmente sui 6 euro). Questi i valori sulla carta in quanto non ci sara' possibilita' concreta di recesso (quindi bloccati).

se va in borsa si scontera' su questi 6 euro (book value) ci si dirigera' verso un coefficente di Price/Book value tipico delle banche cioe' 0.3/0.4 quindi valori sui 2-3 euro per azione (ma liquidi).

tuttu numeri buttati li' in quanto il bilancio e' ancora provvisorio e non si conosce ancora la diluizione dell'adc (ma non credo di sbagliare di molto).
 
Ultima modifica:
L'unica strada che vedo percorribile è il recesso. L'aumento di capitale da 1,5mld sarà talmente diluitivo da azzerare di fatto il valore delle vecchie azioni e, probabilmente, a questo ADC ne seguiranno altri.

Mi spiace veramente per chi è dentro:rolleyes:

Il recesso purtroppo non e' percorribile, in quanto pur con un prezzo fissato di 6.3 euro non v'e' data di saldo e sara' quindi liquidato con tempi a piacere della banca al prezzo di borsa che si avra' in quel momento. La banca sara' tenuta a pagare il recesso solo quando avra' conti in attivo, cosa che non succedera' per molto tempo. infatti le stime sono al 2018 e 2020.
 
....chi aderira' all'adc lo prendera' nuovamente in quel posto.....il motivo..? basta guardare gli esempi di mps e carige.....chi non ha aderito le poteva comprare sul mercato a prezzi ancora piu' bassi....e cosi' sara' anche questa volta....popvi e anche veneto banca viaggiano in sintonia......
 
il core tier 1 è ben al di sotto...................e quindi l aumento devono farlo

se non lo facessero la banca andrebbe il liquidazione coatta
o meglio in risoluzione assistita :o:rolleyes:
soluzione che garantisce ZERO


Popolare Vicenza rivede l'aumento: la ricapitalizzazione sale a 1,75 miliardi
17/02/2016 07:34

Banca Popolare di Vicenza definisce il prezzo del diritto di recesso in 6,3 euro e aggiunge una tranche di circa 250 milioni di euro all'aumento di capitale da Banca Popolare di Vicenza definisce il prezzo del diritto di recesso in 6,3 euro e aggiunge una tranche di circa 250 milioni di euro all'aumento di capitale da 1,5 miliardi, che sale così a 1,75 miliardi di euro.


ma UCG garantisce l aumento

Crisi bancarie e prime esperienze di risoluzione
 
infatti nessuno mette in dubbio la necessita' di un adc (i soci sono stati abituati ad averne uno ogni due anni in media), non si vuole che sia quotata in borsa, dato il periodo nefasto e la poca attrattiva che avra' come impresa (banca locale molto poco competitiva).
 
In assemblea straordinaria si potrà votare NO senza che questo comporti il recesso ad €6.30. Per recedere bisogna infatti, oltre che votare NO, scrivere una raccomandata con ricevuta di ritorno dove si manifesta la propria volontà di esercitare il diritto di recesso.
 
con la borsa almeno qualcosa uno recupera...........


se crede nella banca non vende e attende tempi migliori e la rivalutazione dell azione

è che cade in un momento pessimo sto aumento

tutto sta a vedere se sto bassissimo price to book ha un senso o meno :mmmm:
 
per la precisione, il recesso normalmente viene concesso a tutti coloro che non hanno dato esplicito avvallo all'operazione, ossia assenti, astenuti e contrari.

Semplicemente dopo l'assemblea straordinaria sara' dato un periodo di tempo (normalmente 15 giorni) per manifestare l'intenzione di recedere. Dopodiche' le azioni ti verranno bloccate. fino a che non decideranno di liquidartele.
 
Ultima modifica:
L'analisi di Paolo Fior
Banche, Abi cambia i dati sulle sofferenze. Vuole tranquillizzare i mercati, ma il trucco non funzionerà
Banche, Abi cambia i dati sulle sofferenze. Vuole tranquillizzare i mercati, ma il trucco non funzionerà
Lobby
La lobby degli istituti di credito ha deciso che d'ora in poi nel suo bollettino mensile indicherà solo il dato al netto delle svalutazioni: così i prestiti a rischio calano a 88,9 miliardi di euro contro i 200 lordi. Un torto all'intelligenza di investitori e degli analisti, perfettamente consapevoli delle debolezze del nostro sistema
17 febbraio 2016
COMMENTI (20)
118
Più informazioni su: Analisi, Banche, Bankitalia
Per convincere il mercato, la stampa, la Bce e il mondo intero che il sistema bancario italiano è solido, anzi solidissimo, l’Abi ha deciso unilateralmente che d’ora in poi non diffonderà più il dato sulle sofferenze lorde nel suo rapporto mensile. “Si tratta di un’indicazione fuorviante”, ha spiegato all’Ansa il vice direttore generale dell’associazione Gianfranco Torriero. L’Abi d’ora in poi indicherà solo il dato sulle sofferenze al netto delle svalutazioni, che a dicembre si sono attestate a 88,9 miliardi di euro contro gli oltre 200 miliardi di sofferenze lorde e i circa 350 miliardi di crediti deteriorati complessivi. Indicare il solo dato netto pare dunque più tranquillizzante (benché a dicembre le sofferenze nette siano comunque cresciute del 5,3%) e – soprattutto – realistico, nonostante in Europa solo le banche italiane presentino un livello di sofferenze così elevato, superiore di due volte la media Ue, con punte che arrivano a tre volte la media.

I banchieri italiani – dopo aver incassato il convinto plauso del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che da giorni non parla che di sofferenze nette nel vano tentativo di tranquillizzare i mercati – puntano ora a convincere la Bce e le altre autorità internazionali come la Ue e il Fondo monetario internazionale che si ostinano invece a pubblicare tutti i dati, come del resto fa la Banca d’Italia che nel suo Bollettino statistico continuerà a dare conto dell’ammontare delle sofferenze lorde.


Il tratto di penna deciso dall’Abi non fa naturalmente sparire questo macigno che grava sulle banche e sulla nostra economia, ma rende solo più evidente il nervosismo che serpeggia tra i banchieri italiani che si trovano ad affrontare una fase molto difficile sia sotto il profilo economico (le banche italiane sono meno efficienti e hanno una redditività nettamente inferiore rispetto ai competitor europei), sia per effetto della crisi di fiducia che ha investito il sistema in seguito al decreto del 22 novembre, il cosiddetto salva banche. Sostenere che il dato sulle sofferenze lorde faccia aumentare i timori sulla solidità degli istituti italiani e induca i mercati a valutare in modo non corretto i titoli bancari è fare un torto all’intelligenza degli investitori e degli analisti, perfettamente consapevoli delle debolezze del nostro sistema e in grado di discernere il grano dal loglio.

La querelle tra dato lordo e dato netto non è nuova in Italia, ma il passato non sembra aver insegnato molto: un precedente illustre è quello del gruppo Ferruzzi che del suo debito diffondeva solo il dato netto. Quando nel giugno del 1993 si conobbe finalmente l’entità dell’indebitamento lordo – 31mila miliardi di lire, circa 16 miliardi di euro, una cifra davvero enorme per l’epoca – il crac divenne inevitabile e il gruppo passò sotto il controllo di cinque banche pubbliche con la regia di Mediobanca. Altri tempi e altra storia, certo, così come appare storia d’altri tempi la decisione di cassare da una pubblicazione ufficiale un dato della propria industria ritenuto scomodo, con l’invidiabile risultato di trasformare il proprio Bollettino mensile nel bollettino della parrocchietta.
 
Indietro