SAIPEM mepias la patata vol. 2

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Scusate l'intrusione , ma a grandissima richiesta :bow:
 
il titolo è stato rispristinato ora vediamo di ripristinare anche le quotazione : dai 17,50 in sù.

perchè quel prezzo , semplice è il prezzo che per me fa la differenza tra averlo in rosso o verde. ;)
 
..uno..

Corridoio meridionale del gas alla prova dei fatti
Parte il Tap, la Trans Adriatic Pipeline, che porterà il gas azerbaigiano in Europa, via Sud Italia

Matteo Verda
02/02/2014
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Matteo Verda

pipeline
Tubi dedicati al trasporto di gas
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Nabucco / Azerbaijan / gas / tap mar caspio
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Il 2013 appena concluso ha rappresentato un anno decisivo per il Corridoio meridionale del gas, il progetto politico immaginato per diversificare le importazioni europee attraverso l'accesso diretto ai produttori del Bacino del Caspio e delle aree limitrofe. Un progetto discusso da oltre un decennio e arrivato alla sua ufficializzazione da parte della Commissione Europea nel 2008, ma – complice la crisi – rimasto in sospeso fino all'anno appena concluso. Nel mese di giugno è stato finalmente scelto il Trans Adriatic Pipeline (TAP) come tratto finale dell'infrastruttura che porterà il gas azerbaigiano su mercati finali europei. Nel mese di dicembre è poi arrivata l'attesa firma della decisione finale d'investimento relativa alla seconda fase di Shah Deniz, il giacimento da cui sarà materialmente estratto il gas.

Si completa così tutta la catena, dal produttore al consumatore. A partire dalla fine di questo decennio, il gas prodotto nel settore azerbaigiano del Caspio sarà così trasportato attraverso Azerbaigian e Georgia dal South Caucasus Pipeline Expansion (693 km). Dal confine georgiano, poi, il gas attraverserà tutta la Turchia fino al confine con la Grecia, trasportato dal Trans Anatolian Pipeline (1.300 km). Il tratto finale è quello che interesserà più da vicino il nostro Paese: il TAP attraverserà la Grecia (550 km), l'Albania (210 km) e il Canale d'Otranto (105 m), arrivando infine sulle coste pugliesi.

Per l'Italia, si tratta di un successo: il sistema di approvvigionamento nazionale avrà infatti nuova direttrice di approvvigionamento, da affiancare alle tre esistenti (Nord Europa, Russia e Nord Africa). Un esito tutt'altro che scontato, dato che il TAP stava correndo un testa a testa con il Nabucco West, il gasdotto alternativo che avrebbe portato il gas dalla Turchia fino all'Austria. Privando l'Italia della possibilità di diversificare le infrastrutture e di aumentare così la sicurezza delle proprie importazioni, che coprono circa il 90% dei consumi nazionali di gas.

tap, lecce

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Una vittoria condivisa con Grecia e Albania, due Paesi storicamente vicini all'Italia. Nell'ultimo anno, i tre governi hanno fatto fronte comune per portare a casa il risultato. Un sostegno politico importante, soprattutto considerando che il Nabucco West – pur essendo in tutto e per tutto analogo al TAP – godeva di un occhio di riguardo da parte della Commissione Europea. A decidere sono stati però i fondamentali economici. Il TAP è infatti il progetto più breve e con le tariffe più basse. Inoltre, porta a un grande mercato che, per quanto in crisi, resta pur sempre il terzo del continente. E questo senza considerare che l'evoluzione dei mercati europei va verso un mercato sempre più unico e virtuale, nel quale i punti di ingresso fisico saranno sempre meno rilevanti.La superiorità economica del TAP si è così tradotta nella capacità di allineare gli acquirenti finali, quelli che effettivamente commercializzeranno il gas. E senza la firma dei quali il tubo non si posa mai. A settembre è stata difatti annunciata la chiusura degli accordi con un operatore bulgaro, uno greco e sette attivi sul mercato italiano, che nel complesso si sono impegnati a comprare tutto il gas trasportato dal TAP (10 miliardi di metri cubi, Gmc) per venticinque anni.

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Più economia che politica, insomma. Anche perché a conti fatti il nuovo gasdotto avrà una qualche rilevanza in termini di sicurezza energetica soprattutto per il sistema italiano, che vedrà un aumento della capacità di importazione totale pari al 10% dei consumi totali e una diversificazione dei fornitori. Nell'insieme, un impatto comunque di poco superiore a quello di un rigassificatore. Ma che non costerà nulla ai consumatori italiani, perché il progetto è privato e la SEN esclude ogni forma di sostegno pubblico. A livello europeo, invece, l'impatto della concretizzazione del Corridoio meridionale sarà tutto sommato molto modesto. A regime, l'infrastruttura coprirà meno del 2% del fabbisogno europeo: nulla di comparabile col 25% russo o il 20% norvegese. E anche in caso si realizzasse in futuro l'ipotizzato raddoppio della capacità, non cambierebbe certo la geografia dell'approvvigionamento europeo. Si tratta in ogni caso dell'unica opzione disponibile lungo quella direttrice. Il progetto di Corridoio meridionale è stato spesso utilizzato come strumento retorico e con una certa ambiguità sui numeri. Nei documenti ufficiali si parla anche di gas mediorientale e centroasiatico, ma l'ipotesi di portare grandi quantità di gas iracheno o iraniano sui mercati europei non rappresenta attualmente un'alternativa praticabile. Sia per ragioni economiche, sia per evidenti ragioni di stabilità politica.


Quanto all'accesso alle enormi riserve turkmene, l'insormontabilità del veto russo all'attraversamento del Caspio e il rapporto sempre più stretto tra Ashgabat e Pechino sono da anni evidenti. E cortesie diplomatiche a parte, i clienti europei sono tagliati fuori. Il Corridoio meridionale, adesso e certamente fino al prossimo decennio, è dunque un gioco che inizia a finisce a Baku. E proprio per il governo azerbaigiano la realizzazione delle infrastrutture che danno corpo al Corridoio rappresentano un importante vittoria politica, con un valore che va oltre i cospicui vantaggi economici. A partire dalla metà degli anni Novanta, il governo di Baku ha fatto dell'apertura del settore energetico il pilastro sia del proprio sviluppo economico, sia della difesa della ritrovata indipendenza politica da Mosca. Una strategia che ha fin qui pagato ampi dividendi e che con la realizzazione del Corridoio affiancherà alle esportazioni petrolifere anche quelle di metano, impegnando in un progetto da 25 miliardi di dollari le compagnie europee. E i loro governi di riferimento, che avranno tutto l'interesse a difendere lo status quo.

La costruzione dei nuovi gasdotti rafforzerà poi il legame tra l'Azerbaigian e i vicini turchi, che negli ultimi anni stanno ricevendo crescenti investimenti da parte delle compagnie di stato azerbaigiane. Con la realizzazione del TANAP, oltre al gas in transito verso l'Europa, arriveranno in Turchia anche 6 Gmc all'anno per il mercato interno, in forte crescita. Facendo di Baku il secondo fornitore turco, dopo la Russia.
Una partita che si chiude con tanti vincitori, collegati da un lungo tubo d'acciaio che correrà dalle coste del Caspio a quelle della Puglia. E con alcuni perdenti: le compagnie che avevano creduto al progetto Nabucco, i governi di Austria e Ungheria che non potranno diversificare le rispettive reti e, soprattutto, la Commissione Europea, che ha cercato di intervenire in un contesto complesso senza fare i conti con le variabili politiche ed economiche sul campo.
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..e due..

La politica energetica di Pechino
La nuova via della Seta cinese è un enorme gasdotto

Dopo Kazakistan e Turkmenistan, la Cina punta all’Afghanistan. Idee meno chiare in casa propria
Gabriele Battaglia \ China Files

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Cina / gas / energia / politica energetica
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Cina / Asia / sviluppo economico

«Follow the money», dice Gola Profonda ai due giornalisti di Tutti gli uomini del presidente, il famoso film che ricostruisce lo scandalo Watergate. Oggi si può liberamente riadattare in «follow gas», dato l’attuale valore della materia prima in oggetto.
Si chiama Galkynysh, cioè «risveglio» in turkmeno. È un enorme giacimento di gas naturale – tra i primi cinque al mondo – da cui parte il gasdotto Turkmenistan-Cina, noto anche come Asia Centrale-Cina. Costruito in soli 18 mesi (record) e inaugurato nel dicembre 2009, il grande tubo gestito dalla China National Petroleum Corporation (Cnpc) è infatti una sorta di via centrale attorno alla quale si sviluppano molteplici diramazioni. Entro il 2015 trasporterà 60 miliardi di metri cubi l’anno. La via della Seta non è mai stata una via, bensì una rete di corridoi che si intrecciavano in Asia centrale come la tela di un ragno, per poi sfociare a Oriente e Occidente. Così è anche oggi, nella sua rinnovata versione «tubifera». Il gas turkmeno arriva infatti, grazie all’azienda petrolifera di Stato cinese, in Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan e perfino in Afghanistan. Potrebbe prolungarsi fino al Mar Caspio, dove si dice che la Cina vorrebbe aprire pozzi offshore.

Quei pozzi, sono per altro le stesse risorse su cui l’Europa aveva precedente messo gli occhi con i vari Nabucco e gasdotti trans-Adriatici, ma perdendosi poi per strada tra crisi economiche, lungaggini burocratiche, distinguo e sottigliezze politiche. La Cina no, la Cina agisce pragmaticamente e fa affari con tutti, inonda di denaro i «nuovi Khan» al potere negli Stati ex-sovietici e si porta avanti con i compiti. Pechino ha già comprato alcune aziende sussidiarie della KazMunaiGas, la società energetica di Stato kazaka, e di fatto controlla la maggior parte dell’export petrolifero del Paese su cui regna incontrastato dal 1990 Nursultan Nazarbaev.

Parentesi: «follow gas», si diceva. Nel grande gioco centroasiatico, non è forse un caso che le autorità italiane abbiano rispedito in fretta e furia Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako (ex banchiere ed ex ministro dell’Energia) Mukhtar Ablyazov, tra le braccia dello stesso Nazarbaev. Chiusa parentesi.

Tornando al «grande tubo» cinese, oltre a strumento economico, appare dunque anche strumento geopolitico di Pechino, che dispensa così energia a mezza Asia centrale. Uno dei fili di quella «collana di perle» che rappresenta la strategia politico-economica di espansione cinese: pacifica, fondata su tante basi commerciali (perle), tenute insieme da infrastrutture (la collana). Il gasdotto pone Pechino in forte competizione con Mosca. Fino a poco tempo fa era infatti la russa Gazprom a veicolare il gas kazako e turkmeno in giro per il mondo, stabilendo prezzi e tariffe. La Cina oggi offre un’alternativa e il pensiero corre immediatamente all’Africa, dove l’ingresso massiccio degli investimenti cinesi ha messo sulla difensiva vecchi e nuovi colonialismi occidentali. Anche in Asia, il blocco Usa-centrico è posto sul chi va là dall’azione di Pechino. Cosa succederà dopo il ritiro delle truppe d’occupazione dall’Afghanistan? Il terreno resterà sgombro per le pioggia di soldi, uomini e merci cinesi?

Il progetto più ambizioso della Cnpc sembra infatti riguardare proprio il Nord della provincia di Sar-e-Pul, in Afghanistan. Qui, la multinazionale ha già in concessione i pozzi di Kashkari, Bazarkhami e Zamarudsa, i primi a pompare petrolio dall’intervento a guida Usa del 2001. Il greggio viene trasportato da convogli attraverso il confine turkmeno per la raffinazione. Ma è intenzione cinese quella di integrare l’Afghanistan nella rete energetica eurasiatica attraverso una deviazione del gasdotto e di costruire quindi una raffineria nel Paese. Dietro le quinte, una fitta attività di public relations con le milizie locali e una pioggia di denaro per le autorità della regione. Molti analisti ritengono che la Cina sia già prontissima per capitalizzare il futuro ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan. Secondo proprie caratteristiche, si intende.

Infine il gasdotto arriva in Xinjiang, il «Far West» del Celeste Impero. Ed è proprio qui, paradossalmente in casa propria, che il Dragone vede la strategia del gas complicarsi, perché la turbolenta regione autonoma dell’estremo Occidente cinese è stata negli ultimi mesi teatro di alcuni episodi di violenza piuttosto gravi che rischiano di destabilizzare tutta l’area. Il problema è etnico-religioso, con l’originaria popolazione uigura, di religione musulmana, da una parte; gli han, l’etnia maggioritaria in Cina, dall’altra.

A fine giugno, in due diversi attacchi di «uomini armati» a Turfan e Hotan, sarebbero morte una quarantina di persone secondo fonti ufficiali, che diventano oltre cinquanta se si considera un precedente episodio che risale ad aprile. Non sono chiari i contorni degli episodi, ma le stesse fonti definiscono gli aggressori «terroristi» ed «estremisti religiosi», mentre le associazioni di uiguri all’estero imputano alla governance delle autorità cinesi le tensioni nell’area.

Wang Dahao, un giornalista han nato in Xinjiang, ha recentemente scritto che la questione etnica della regione non si risolve con la tradizionale strategia «bastone e carota» messa in atto da Pechino: repressione dura, da una parte, e una pioggia di soldi per garantire lo sviluppo in termini di Pil, dall’altra. Wang parla di «mutare radicalmente l’attuale equilibrio di interessi», cioè «rimodellare e intraprendere una nuova pianificazione nella distribuzione del potere e della composizione etnica, religiosa, culturale e demografica». Sono i processi decisionali e le responsabilità a dover essere redistribuiti, non solo il denaro. Si tratta insomma di coniugare uguaglianza (garantire lo sviluppo per tutti) e diversità (preservare le specificità etniche), come ci ha detto di recente anche Wang Hui, uno degli intellettuali di riferimento per la «nuova sinistra» cinese. Ma il percorso appare lungo e impervio.

Per ora, la Cina si trova nel paradosso di sapere benissimo che fare in mezza Asia Centrale e di non avere al contrario un’idea chiara di cosa fare in casa propria; con un gasdotto dall’enorme valore non solo economico che arriva in una regione estremamente irrequieta e senza una politica per pacificarla.
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Cina / Asia / sviluppo economico
 
Intervengo quando ci sono novità rilevanti o elementi/pattern tali da alzare l'alert.
Preferisco parlare o scrivere in modo sintetico e mirato.:o
Nessuna novità.
Confermo quanto gia indicato: Buy entry in area 16. Stop 'soggettivo' sotto la stessa area.
Unico dubbio l'indice generale che si trova nei pressi di una importante resistenza statica e dinamica.
Questo è l'unico dubbio.

Si ma, sai meglio di me che, se ci sono i motivi, spesso e volentieri alcuni titoli vanno in controtendenza.:yes:
 
MARKET TALK: Saipem, credibile interesse Subsea 7 (B.Imi) 19/02/2014 09:50 - MF-DJ

MILANO (MF-DJ)--Saipem guadagna l'1,3% a 16,4 euro, in completa controtendenza rispetto al mercato (Ftse Mib -0,32%). Secondo MF Subsea 7, societa' attiva nello stesso campo di Saipem, ma di dimensioni minori e quotata alla borsa di Oslo, sarebbe interessata a rilevare una quota di minoranza della controllata di Eni, attorno al 20%. L'interesse del gruppo, come nota MF, non e' affatto inverosimile, considerando che Subsea punterebbe a spuntare un prezzo vantaggioso proprio in considerazione della condizione di Saipem e che la controllante Eni ha appena presentato un piano che prevede cessioni per ben 9 mld euro entro il 2017. Gli esperti di Banca Imi hanno confermato sul titolo la raccomandazione add e il target price a 18 euro. "Non escludiamo che Subsea 7 possa essere interessata" ad acquistare "una partecipazione in Saipem o in una parte delle attivita' della societa', come ad esempio nel business del drilling o delle costruzioni offshore", commentano gli analisti. Una quota del 20% "potrebbe essere sufficiente a deconsolidare il debito di Saipem, che ammontava a circa 4,7 mld euro a dicembre 2013, con la partecipazione di Eni che diminuirebbe dal 43% al 23%", spiegano gli analisti. Gli esperti credono quindi che la notizia possa dare appeal speculativo al titolo e portare quindi ad un upside dei prezzi di Borsa dell'azione. La casa d'affari, inoltre, resta positiva "sui fondamentali di lungo termine" del gruppo.
 
UC SAIP C18MZ14 ISIN IT0004950678 a 0,0075 almeno 0,015
mi sembra molto ma molto sottovalutato
 
UC SAIP C18MZ14 ISIN IT0004950678 a 0,0075 almeno 0,015
mi sembra molto ma molto sottovalutato

ciao, sono dentro anch'io con quel cw, ma non capisco cosa intendi per "molto sottovalutato", vedo che ha una vola del 37%, non mi sembra cosi sottovalutato...tu cosa intendi dire?
 
buongiorno a tutti

calma e gesso. e la quotazione verrà. a mio parere
 
ma è possibile che sia andata a chiudere il gap a 16,25?
 
penso sia utile concentrare i contributi su un unico 3d.
sento più affine l'altro e vi invito ad alimentare :
SAIPEM mepias la patata vol. 2

saluti e buona giornata
Giusto!OK!
 
penso sia utile concentrare i contributi su un unico 3d.
sento più affine questo e vi invito ad alimentare :
SAIPEM mepias la patata vol. 2

saluti e buona giornata
 
..certo..

..come è possibile che chiuda tutti i gap.. :D
 
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