Piaggio, troppi dividendi pochi investimenti ma gli analisti scommettono sul marchio
IL NUMERO DI VESPA VENDUTE NEL 2004 È QUASI QUADRUPLICATO A FINE 2013 SFIORANDO QUOTA 190MILA MA SUL LATO FINANZIARIO LA SOCIETÀ HA SPESSO DISATTESO LE PROMESSE FATTE AL MERCATO. IL 28 FEBBRAIO SI CONOSCERÀ IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE
Sara Bennewitz
Milano Piaggio è una delle poche aziende al mondo ad aver vinto la guerra in Vietnam e non quella in casa propria. Il successo riscosso ad Hanoi non è stato replicato né in Indonesia, né con il lancio della Vespa in India, tuttavia i veicoli come l’Ape in Asia continuano a dare grandi soddisfazioni alla società controllata da Roberto Colaninno. A gennaio, invece, il mercato delle due ruote in Italia è crollato dell’8%, soprattutto per colpa delle immatricolazioni di motorini, dove l’azienda di Pontedera è leader, scese del 15% mentre quelle di moto sono salite del 4%. Gli esperti fanno però notare che nelle crisi passate, quando le vendite di moto ripartono, poi anche gli scooter tornano a ingranare la marcia. A questo proposito, pare che l’azienda abbia richiamato alcuni operai dalla cassa integrazione dopo aver ricevuto tanti ordini dai concessionari. Che le prenotazioni dei distributori si trasformino in vendite è tutto da verificare, ma Italia a parte, gli analisti scommettono che nel 2014 l’Europa si riprenderà. Lo pensa Exane che consiglia di comprare le azioni Piaggio fino a 3 euro, ma anche Equita che invece invita alla prudenza con un target di 2,4 euro. Nelle capitali europee non solo la Vespa ma anche l’Mp3 stanno avendo grande successo, ancor prima che il presidente Francois Hollande fosse fotografato a bordo dello scooter su tutti i tabloid del mondo. Viceversa l’India che rappresenta un quinto dei ricavi e il 40% del margine lordo,
soffre per un cambio sfavorevole dell’11% con la rupia. Tra novità positive e negative, resta che Piaggio vale 24 volte gli utili attesi a fine anno e 16 volte quelli stimati al 2015. Un prezzo di lusso per un settore a bassa redditività, dove il ritorno sulle vendite (Ros) non arriva all’8% e quello sul margine lordo sfiora il 14%. Il fatto è che il marchio Vespa all’estero è più famoso che in patria e solo quello, secondo gli investitori anglosassoni, giustifica gli 800 milioni di capitalizzazione di Piaggio, senza contare gli altri brand tra cui Moto Guzzi (che ha un gran successo in Usa) e Aprilia. Il lavoro fatto sui marchi è stato encomiabile: il numero di Vespa vendute nel 2004 è quasi quadruplicato a fine 2013 sfiorando quota 190mila. Questa fama non ha trovato simili riscontri sul lato finanziario, in quanto Piaggio ha spesso disatteso le promesse fatte al mercato e dal 2011 in poi ha collezionato una serie di profit warning. Qualche novità in più sulle strategie future si saprà il 28 febbraio quando insieme ai conti del 2013, la società annuncerà le linee guida del nuovo piano industriale. Nell’attesa gli analisti lamentano una mancanza di management e un scarsità di investimenti a supporto della crescita. Piaggio è sbarcata negli Usa, ma non ancora in Sudamerica, aveva annunciato un interesse per l’Africa ma non ha dato seguito alle sue ambizioni perché diversificare in tante geografie permette di rendere il gruppo meno dipendente dai cicli dei singoli mercati, ma necessita di un impiego di forze e risorse che a Pontendera scarseggiano. Colpa del debito che si trascina dai tempi della ristrutturazione del 2001, ma anche della scelta di Colaninno di remunerare sempre gli azionisti - tra cui in primis la sua Immsi - con dividendi che forse l’azienda avrebbe dovuto investire nel core business. Difetti superabili nel caso in cui Piaggio considerasse l’ipotesi di un matrimonio industriale. Guardando a quanto l’americana Haworth ha pagato per Poltrona Frau e applicando un multiplo di 12 volte il mol atteso per 2014 a Piaggio, l’azienda tolti i debiti, dovrebbe valere oltre il doppio rispetto all’attuale capitalizzazione. E anche se non è escluso che in futuro pure l’azienda di Pontedera migri all’estero, sono in pochi a scommettere che Immsi sia pronta a sacrificare il gioiello della sua corona di investimenti in tempi brevi.